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Villa Lagarina (TN) Il Platano della Villa, da gli Alberi di Valido

Platano di Villa LagarinaPuò essere invisibile al profano, ma il grandioso Platano della Villa del marchese Guerrieri Gonzaga non sfugge all’occhio del vero cercatore di alberi. D’altronde le dimensioni parlano da sole: Un fusto di circa 6 metri di circonferenza, che spinge verso il cielo una chioma che svetta fino a 40 metri di altezza e si spande sul terreno a coprire una superficie di 36 metri di diametro. Il suo volume è di 30 mila metri cubi, l’equivalente di quello di un palazzo di cento appartamenti di 100 mq l’uno. I dati, si badi bene, si riferiscono alla primavera del 1992, anno in cui lo avvistai dall’Autostrada del Brennero e appositamente uscii dall’autostrada per andare a conoscerlo, perciò vale la pena verificare di quanto si è incrementato. L’appassionato che si trovi a transitare lungo l’autostrada, supponiamo verso nord, ponga attenzione alla sua sinistra. In corrispondenza dello svincolo di Rovereto Nord, il gigante è ben visibile a qualche centinaio di metri, sulle alture che sovrastano i tetti di Villa Lagarina. L’età della pianta dovrebbe essere la stessa del parco che venne costituito nel 1820 su quello che era un vasto vigneto. Se il platano è il re, la sua corte, composta da alberi suoi coetanei, è ben degna di lui: vecchi tassi a coprire una collinetta che era l’antica ghiacciaia, un enorme ginkgo biloba, cospicui esemplari di faggio rosso, e un ippocastano che si specchia nel laghetto. Periodicamente il Platano si ammala, colpito da funghi o da parassiti, ma ogni volta le cure del marchese lo riportano allo splendore iniziale.
Prego il cercatore di alberi che dovesse passare da quelle parti, di fermarsi, di andare a visitarlo, e dirgli che Valido lo ricorda sempre con tanto affetto.

 dal gruppo facebook molisealberi – Gli Alberi di Valido

Villa Lagarina Platano
Villa Lagarina Platano

Criteri dimensionali per definire la monumentalità di un albero. Meglio lasciar perdere (prima parte)

Riprendiamo l’articolo di Valido Capodarca sul nostro gruppo facebook “molisealberi” e alcuni spunti dal “Manuale del perfetto cercatore di alberi” di Tiziano Fratus. Alla domanda, quali sono i criteri perché un albero possa essere definito monumentale? La risposta più appropriata come dice lo stesso Valido dopo una sua lunga ponderazione, è quella del titolo, cioè: meglio lasciar perdere.

Non possiamo far altro che confermare il tutto. Per il censimento degli alberi monumentali d’Italia la circolare del Corpo forestale dello Stato protocollo n. 8870 del 19/02/2015 individua i valori minimi di circonferenza del tronco per i criteri dimensionali. Premettiamo che per la monumentalità di un l’albero il diametro e quindi la circonferenza del tronco, sono indicativi in quanto, come dice la stessa normativa, il parametro dimensionale non è solo l’unico per definire la monumentalità. Esso rappresenta un elemento di filtro per una selezione iniziale ma non è imprescindibile qualora gli altri criteri siano di maggiore significatività ai sensi della lettera a) comma 1 art. 5 del decreto interministeriale del 23/10/2014. Inoltre se l’albero vegeta in condizioni non adatte alla specie, le dimensioni minime di circonferenza possono essere ulteriormente ridotte come si legge anche nella circolare. Partendo da queste premesse e considerando il solo criterio dimensionale e quindi escludendo gli altri criteri, vediamo specie per specie cosa succede almeno nei nostri luoghi qui in Molise.

Specie: Abies A. alba Mill. A. cephalonica Loudon A. nebrodensis (Lojac.) Mattei A. nordmanniana (Steven) Spach A. pinsapo Boiss circonferenza minima del tronco per la monumentalità 350 cm.

Per l’abete bianco abbiamo scritto un articolo e siamo arrivati alla conclusione che considerando solamente una circonferenza del tronco minima di 350 cm non avremo forse nessun albero monumentale qui in Molise. Nel bosco degli Abeti soprani (Pescopennataro) e nella riserva di Collemeluccio (Pescolanciano) e nel vicino Abruzzo (Abetina di Rosello) abbiamo abeti bianchi con circonferenze di 270-300 cm e altezze di 40-50 mt alberi tra i più alti d’Italia. Quindi è l’altezza in questo caso da fare da filtro per la monumentalità non tanto la circonferenza del tronco.

Anzi dalle misurazioni di alcuni abeti da noi effettuate nel bosco degli Abeti soprani trovare circonferenze di 340 cm risulta difficile. Le tavole dendrometriche dei boschi di abete bianco in appennino arrivano in media ad 80 cm di diametro quindi a circonferenze al massimo di 280 centimetri.

Se poi riuscissimo a trovare in Molise anche degli Abies cephalonica Loudon, (Abete greco), Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei, Abies nordmanniana (Steven) Spach Abies pinsapo Bois (Abeti di Spagna) anche di circonferenza inferiore a 350 cm dovremo definirli monumentali? Avete mai visto un Abete di Spagna in Molise o in Italia? Pare che l’Abies Pinsapo Bois si trova solo con alcuni nuclei nel sud della Spagna e forse in qualche ortobotanico in Italia.

Abete Bianco

 

Il limite superiore del bosco (seconda parte) – Il Matese e le specie al limite dell’areale

Riprendendo l’articolo precedente sul limite superiore del bosco nel nostro Appennino, abbiamo detto che non è sempre facile da poter individuare perchè molte sono le condizioni che lo fanno variare quali: tipo di gruppo montuoso, suolo, vegetazione, esposizione, latitudine, temperatura del suolo e dell’aria, impatto antropico (pascoli), durata stagione vegetativa, rocciosità, competizione tra le specie vegetali, periodo di presenza di neve, gelate tardive, valanghe, mancanza d’acqua, vento e condizioni microclimatiche particolari.

In particolare sul Matese in passato l’intenso carico di bestiame ovino e bovino ha rappresentato un fattore determinate per l’abbassamento del limite del bosco fino a 1500-1600 e quello che si è potuto notare é che mancano gli arbusteti di ginepro. Su Monte Mutria il limite della faggeta arriva fino a 1750-1800 metri circa, dopo dominano le praterie d’alta quota o di vetta in particolare a Sesleria apennina e cespuglieti a ridosso delle faggete di alta quota con specie quali Rhamnus fallax, Daphne, la cui straordinaria bellezza coincide con la fioritura di numerose specie legate agli ambienti impervi propri delle aree altomontane.

Se saliamo sulla cima di Monte Miletto e in zone vicinore possiamo constatare l’irregolarità di altitudine ove termina il bosco di faggio. In base alla morfologia del Matese, alla sua natura geologica ed anche all’azione dell’uomo, il limite del bosco nella parte nord del massiccio, dove ci sono le piste da sci di Campitello Matese, è variabile da 1550 mslm a 1650 mslm con un andamento quasi regolare.

Sul versante campano del Matese, invece, esposto generalmente a SO, il bosco tende a risalire anche a 1750 mslm nonostante le forti pendenze; qui oltre alle condizioni geomorfologiche, ci sono anche gli aspetti climatici come fattori determinanti per l’innalzamento del limite del bosco. Ciò sta a significare che sempre diversificati e difficili sono le valutazioni sui fattori che fanno variare in modo dinamico il limite superiore del bosco. Il bosco poi in queste aree ha importanza anche per la difesa da valanghe oltre che prevenire rischi idrogeologici.

 

In giallo la linea del limite superiore del bosco

 

Il Limite superiore del bosco del Matese

 

San Giovanni Lipioni – Santa Liberata: “La quercia del Lozzi”

Siamo passati a vedere come sta la Quercia del Lozzi che in dialetto viene chiamata la “Cerq du Luzz” (nome del proprietario). Siamo lungo la Strada che va da San Giovanni Lipioni a Torrebruna. La quercia é stata descritta molti anni fa dal Capodarca e ripresa nel libro di Francesco Nasini: “I grandi alberi d’Abruzzo”. Abbiamo notato che l’albero si mantiene bene. C’è stato sicuramente qualcuno che avrà pensato di tagliarla perché in vicinanza di una strada.

In effetti, con una circonferenza intorno ai 5 metri e in un contesto in cui sembra dominare il territorio circostante, sarebbe un vero peccato un taglio di questo meraviglioso esemplare. Con la legge dello Stato 10/2013 per gli alberi monumentali, le multe minime sono da 5.000 Euro e salgono anche fino a 100.000 Euro.

Bisogna dare un premio a chi non l’ha fatta tagliare: stavolta la strada si è adeguata alla pianta, spesso non è così. Una sosta meritata, anche di un osservatore distratto, ed osservare questo gioiello della natura. Due grossi tronchi mantengono la chioma in alto sempre possente e con rami molto intrecciati.

Qualche taglio c’è stato in basso ed una piccola cavità si è formata sul tronco. Assieme ad un’altra roverella in vicinanza, crea una chioma vastissima che sicuramente è in grado formare un ampia galleria d’ombra nelle giornate soleggiate e calde d’estate. Viene in mente subito di andarci a fare un “pisolino” sull’erba in vicinanza dell’albero per contemplarlo ancora un po’.

San Giovanni Lipioni la Quercia del Lozzi
San Giovanni Lipioni la Quercia del Lozzi

San Giovanni Lipioni la Quercia del Lozzi
San Giovanni Lipioni la Quercia del Lozzi

San Giovanni Lipioni la Quercia del Lozzi
San Giovanni Lipioni la Quercia del Lozzi

Chiauci – La grande quercia di Contrada Marangone

Dopo diversi tentativi andati a vuoto, l’abbiamo trovata. Lungo la strada che da Chiauci porta alla contrada Sant’Andrea di Pietrabbondante, appena dopo il cimitero, c’è un gruppo di casette (attenti al cane). Da qui si gira a destra per una asfaltata che scende e dopo una serie di curve si arriva al di sotto del ponte della strada Trignina in direzione di Civitanova del Sannio. Poco prima di arrivare sotto l’alto ponte sul fiume Trigno, c’è una brecciata che risale verso nord.

La Contrada si chiama Marangone ad est del Vallone Fonte la Pietra. Ci sono macchie di arbusti prevalentemente di ginestre, rovi, biancospino ecc. e boschetti sparsi di pino nero e altre conifere. Classici luoghi del Molise abbandonati all’agricoltura perchè marginali e in pendenza oltre che franosi. Del resto la zona in vicinanza si chiama “Lame”. Il bosco e i cespugli si riprendono lentamente un po’ tutto quello che era il territorio agricolo e coltivato. Solo più a valle un anziano cura ancora un piccolo vigneto, intorno solo incolti e boscaglie.

Si vedono orme di cinghiali, acqua che scorre in piccoli fossi dopo lo scioglimento della neve di inizio marzo 2015. Salendo per circa 200 metri, si intravede l’albero con una chioma di tutto rispetto. Si raggiunge passando attraverso una fitta vegetazione. Siamo a 805 mslm. Ha un tronco quasi circolare, branche regolari simili tra loro un po’ contorte ma ben in evidenza. Chioma di albero un po’ stregato, con rami contorti. Difficile, come al solito, fare una foto dell’intera pianta. L’albero non mostra segni particolari di malattie o tagli e danneggiamenti vari. Non avendo la rollina metrica (spesso succede che un cercatore di alberi non ha gli attrezzi del mestiere) ma conoscendo la lunghezza del bastoncino da trekking (vedi foto sotto) e facendo un po’ di calcoli la circonferenza del tronco quasi cilindrico è di 460 cm.

Sullo sfondo ad Ovest si vede il maestoso monte Totila e la catena delle Mainarde-Meta. Vale la pena andare in questi luoghi dove c’è un po’ di silenzio anche nel vicino Bosco del Pontone, tra i più belli in questa parte dell’Alto Molise. Siamo a pochi chilometri dalla riserva naturale biogenetica di Colle Meluccio. Inoltre i toponimi di questi luoghi sono: Querceto, Castagna, Lupone termini legati al bosco e agli alberi (Monte Lupone 1020 mslm, esiste anche un comune in provincia di Macerata).

I toponimi sono spesso importanti, ci permettono subito di capire in che luoghi poter andare a trovare alberi e dove l’uomo spesso è assente. La zona deve essere ricca d’acqua. Tra le fonti e le sorgenti, quella più vicino all’albero, ha un nome strano: Fonte dell’Asina Corta, che non siamo riusciti a trovare.

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Chiauci, la grande quercia di Contrada Marangone

 

Chiauci la grande quercia di Contrada Marangone
Chiauci la grande quercia di Contrada Marangone

 

Chiauci la grande quercia di Contrada Marangone sullo sfondo Monte Totila
Chiauci la grande quercia di Contrada Marangone sullo sfondo Monte Totila

Chiauci la grande quercia di Contrada Marangone
Chiauci la grande quercia di Contrada Marangone

Un po’ di botanica, organi ed elementi ignoti e ignorati di una pianta

radice
Radice

Un breve riassunto degli elementi di una pianta. Diapositive presentate dalla nostra Associazione al fine di avvicinare un po’ tutti, in particolare i giovani studenti e non, alla conoscenza e allo studio della botanica. Si tratta di schede di: radici, foglie, fusto, fiori e frutti. Le schede è possibile scaricarle qui: schede piante

 

 

 

 

Fusto
Fusto

Il decreto del 23/10/2014 sul censimento degli alberi monumentali in Italia (quarta parte). Le schede e gli elenchi

Si riportano gli articoli del decreto inerenti le schede di  segnalazione e di identificazione

Art. 6.
Scheda di segnalazione e scheda di identificazione

1. Al fine di garantire all’elenco nazionale degli alberi monumentali una omogeneità di contenuti e una comparabilità tra i dati e le informazioni, per l’attività di censimento viene predisposta una scheda di identificazione dell’albero monumentale/formazioni vegetali monumentali, da utilizzarsi nel rilievo di campagna da parte sia delle amministrazioni che hanno provveduto precedentemente
al censimento dei loro alberi monumentali che di quelle che non hanno ancora dato avvio ad una attività censuaria.
2. Quanto alla metodologia di rilevazione dei parametri, fra i quali, il parametro dimensionale relativo alla circonferenza, si fa riferimento all’allegato tecnico specifico.

3. Per la segnalazione di alberi monumentali, i soggetti di cui all’art. 3 utilizzano l’apposita scheda di segnalazione, resa disponibile nel sito web del Corpo forestale dello Stato: www.corpoforestale.it, alla sezione monitoraggio ambientale alberi monumentali. La scheda, opportunamente compilata, deve essere consegnata al comune che ha competenza sul territorio in cui radica la pianta oggetto di segnalazione.

Art. 7.
Realizzazione degli elenchi
1. Effettuate le attività di censimento, i comuni trasmettono alla regione di appartenenza i risultati dello stesso, esposti sotto forma di elenco, affiinché la stessa si pronunci circa la attribuzione del carattere di monumentalità di ogni singolo elemento censito. L’elenco comunale sarà corredato delle schede di identificazione e del materiale documentale e fotografico, entrambi in formato digitale.
Le regioni, ricevuti gli elenchi comunali contenenti le proposte di attribuzione del carattere di monumentalità, entro novanta giorni, provvedono, tramite le strutture deputate, alla relativa istruttoria e deliberano sulle iscrizioni, elaborando, quindi, il proprio elenco regionale in formato elettronico. Una volta approntato, tale elenco è trasmesso unitamente a tutta la documentazione, al Servizio
II – Divisione 6ª dell’Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato.
2. Tale struttura, in modo tempestivo e previa verifica formale degli elenchi regionali acquisiti, in ordine al rispetto dei criteri stabiliti, provvede a redigere l’elenco degli alberi monumentali d’Italia, sempre in formato elettronico, nonché ad implementare un archivio informatico delle singole schede di identifi cazione, aperto alla consultazione e/o all’inserimento dei dati da parte degli enti territoriali interessati, con abilitazione di funzioni diversificate.
3. L’elenco, qualsiasi sia il livello territoriale, segue lo schema allegato al presente decreto e riporta le seguenti  informazioni: di tipo geografico: regione, provincia, comune, toponimo;
di tipo topografico: coordinate geografiche, altitudine, localizzazione o meno in area urbanizzata;
di tipo botanico e dendrometrico: classificazione binomia, nome volgare, circonferenza (cm) ad 1,30 m, altezza (m);
di tipo valutativo: criterio prevalente per la attribuzione di monumentalità.
4. L’elenco compilato dai comuni deve fornire, altresì, specifica evidenza degli elementi arborei per i quali risulta già apposto il vincolo paesaggistico ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettera a) , del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifi cazioni e deve indicare, altresì, gli elementi arborei per i quali si intende proporre l’avvio del procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettera a) , e secondo l’ iter previsto dagli articoli 138, 139 e 140 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni.
5. L’elenco degli alberi monumentali d’Italia deve essere aggiornato con cadenza almeno annuale: le regioni comunicano al Corpo forestale dello Stato, gestore dello stesso, ogni eventuale variazione, non appena la stessa si verifichi.
6. Nel caso in cui l’elenco contenga elementi arborei per i quali risulti già formalizzato o proposto il provvedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettera a) del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni e integrazioni, le regioni inviano la relativa comunicazione e documentazione anche al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per permettere l’aggiornamento della banca dati del SITAP (Sistema Informativo Territoriale Ambientale e Paesaggistico), ai sensi del decreto ministeriale 26 maggio 2011 recante «Approvazione dello schema generale di convenzione con le regioni ai sensi dell’art. 156, comma 2, del Codice dei beni culturali e del paesaggio», pubblicato in Gazzetta Uffi ciale n. 285
del 6 dicembre 2012.8

Allegato n. 1
SCHEMA DI ELENCO
Regione Provincia Comune Località Coordinate geografiche
Altitudine (m s.l.m.) Area urbanizzata si/no
Specie Nome volgare
Circonferenza(cm) Altezza (m) Criterio monumentalità
Proposta dichiarazione notevole pubblico (vigente/proposta)

Le schede di identificazione e di segnalazione possono essere scaricate qui dal sito del Corpo Forestale dello Stato:

Il Decreto del 23/10/2014 sul censimento degli alberi monumentali d’Italia (quinta parte)

Si riportano gli ultimi articoli del decreto in merito alla pubblicazione, anche se secondo noi i tempi per un censimento del genere sono molto brevi e quindi rimarrà tutto sospeso. Per fare un censimento del genere occorrono almeno 3-5 anni, meno male che i grandi alberi vivono a lungo e sono fermi lì ad aspettare il censimento e la pubblicazione degli elenchi .

Art. 8.
Pubblicazione degli elenchi
1. Ogni comune rende noti gli alberi inseriti nell’elenco nazionale ricadenti nel territorio amministrativo di propria competenza mediante affissione all’albo pretorio, in modo tale da permettere al titolare di diritto soggettivo o al portatore di interesse legittimo di ricorrere, nei modi
e termini previsti dalla specifi ca normativa, avverso l’inserimento in elenco di uno specifico elemento arboreo.
2. Onde consentire le misure di tutela e di valorizzazione dei beni censiti da parte della collettività e delle amministrazioni pubbliche, l’elenco degli alberi monumentali d’Italia viene anche pubblicato, e costantemente aggiornato, sul sito internet del Corpo forestale dello Stato: www.corpoforestale.it nella sezione relativa al monitoraggio ambientale.
Art. 9.
Tutela e salvaguardia
1. Ai sensi dell’art. 7, comma 4, della legge 14 gennaio 2013, n. 10, l’abbattimento e le modifi che della chioma e dell’apparato radicale sono realizzabili, dietro specifica autorizzazione comunale, solo per casi motivati e improcrastinabili per i quali è accertata l’impossibilità di adottare soluzioni alternative, previo parere vincolante del Corpo forestale dello Stato, che si può avvalere della
consulenza dei Servizi fitosanitari regionali. I comuni provvedono a comunicare alla regione gli atti autorizzativi emanati per l’abbattimento o modifica degli esemplari. Nell’eventualità in cui si rilevi unpericolo imminente per la pubblica incolumità e la sicurezza urbana, l’Amministrazione comunale provvede tempestivamente agli interventi necessari aprevenire e ad eliminare il pericolo, dandone
immediata comunicazione al Corpo forestale dello Stato, e predispone,ad intervento concluso, una relazione tecnica descrittiva della situazione e delle motivazioni che hanno determinato l’intervento.
2. Per gli elementi arborei che risultano sottoposti a provvedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettera a) , del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modifi cazioni e integrazioni, o per i quali risulti già pubblicata la proposta di dichiarazione ai sensi dell’art. 139, comma 2 del medesimo decreto, deve essere richiesta, altresì,
l’autorizzazione paesaggistica ai sensi dell’art. 146 della suddetta normativa.
3. Al fi ne di garantire tutela agli alberi o alle formazioni vegetali censite e in attesa di iscrizione all’elenco nazionale degli alberi monumentali, laddove alle stesse non sia stata conferita alcuna forma di conservazione da parte delle normative regionali o non si sia provveduto
alla dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modifi cazioni e integrazioni, a partire dalla proposta di attribuzione di monumentalità da parte del comune con proprio atto amministrativo notifi ato al proprietario, si
applicano comunque le sanzioni previste dall’art. 7, comma 4, della legge 14 gennaio 2013, n. 10.
Art. 10.
Segnaletica
1. Il Corpo forestale dello Stato fornisce le informazioni su ciascun bene monumentale iscritto in elenco anche per il tramite di una cartellonistica fissa, assicurando che la stessa abbia i requisiti standard previsti nell’allegato tecnico e che segua il formato predisposto dal gestore dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia.
Art. 11.
Competenze del Corpo forestale dello Stato e attività di collaborazione con gli enti territoriali
1. A supporto della attività di censimento, i comuni possono richiedere specifi ca collaborazione ai comandi provinciali del Corpo forestale dello Stato, con particolare riferimento alla verifica specialistica delle segnalazioni provenienti da cittadini, associazioni, istituti scolastici, enti territoriali.
2. I comandi provinciali provvedono ad effettuare controlli annuali su tutti gli esemplari censiti al fine di verificarne le condizioni vegetative e comunicano ogni eventuale modifica riscontrata alla regione e all’Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato e, qualora gli esemplari censiti siano sottoposti ai vincolo paesaggistico ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettera a) , del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifi cazioni e integrazione, altresì, alla Soprintendenza territorialmente competente del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
In caso di esercizio del potere sostitutivo di cui all’art. 7, comma 3, della legge 14 gennaio 2013, n. 10, il Corpo forestale dello Stato, tramite i comandi provinciali e relative strutture dipendenti, provvede ad effettuare il censimento previsto per conto degli enti territoriali inadempienti.
3. Al personale delle strutture del Corpo forestale dello Stato coinvolte nella particolare attività sono assicurati opportuni corsi di formazione e di addestramento, da effettuarsi a livello sia centrale che decentrato nonché l’uso di strumentazione necessaria all’attività valutativa nell’ambito della formulazione dei pareri richiesti anche ai sensi dell’art. 7, comma 4, della legge 14 gennaio 2013,
n. 10.
4. Rappresentanti dei comandi regionali del Corpo forestale dello Stato partecipano, ai sensi dell’art. 137 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni e integrazioni, alle commissioni regionali deputate alla formulazione di proposte per la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili e aree di cui all’art. 136 del decreto legislativo 22 gennaio 2004,
n. 42, nei casi in cui queste riguardino fi lari, alberate ed alberi monumentali.
Art. 12.
Norme fi nanziarie
1. Per l’attuazione di quanto previsto nel presente decreto sono impiegate le risorse di cui all’art. 7, comma 5, della legge 14 gennaio 2013, n. 10.

2. A tal fi ne le predette risorse sono assegnate ai pertinenti capitoli del Programma «Tutela e conservazione della fauna e della fl ora e salvaguardia della Biodiversità» dello stato di previsione della spesa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

3. Le risorse fi nanziarie rese disponibili sono ripartite
tra il Corpo forestale dello Stato e le regioni sulla base, da una parte, dei fabbisogni connessi all’attività di coordinamento, gestione degli elenchi, controllo e vigilanza, rilascio pareri del Corpo forestale dello Stato e, dall’altra, di quelli legati al sostegno del lavoro di censimento da parte dei comuni e alla redazione degli elenchi regionali; la ripartizione dei fondi destinati alle regioni avverrà sulla base di criteri stabiliti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali fondati sul confronto dei più significativi parametri territoriali.
Art. 13.
Clausola di salvaguardia
1. Nei territori delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano, le funzioni attribuite dal presente decreto al Corpo forestale dello Stato, ad esclusione di quanto stabilito dall’art. 2, comma 1, sono esercitate dai Corpi forestali regionali o provinciali.
2. Ai sensi dell’art. 8, comma 1, della legge 14 gennaio 2013, n. 10, le disposizioni della legge sono attuale nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano secondo le proprie organizzazioni tecnico-amministrative.
Roma, 23 ottobre 2014
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
MARTINA
Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo
FRANCESCHINI
Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare

Villa Lagarina (TN) località Bellaria Il faggio di Ca Vecia – da gli alberi di Valido

Dopo aver conosciuto il grande Platano di Villa Lagarina, chi avrà la pazienza di accompagnarmi ancora per qualche post, potrà conoscere gli alberi più monumentali e significativi della Val Lagarina, quel tratto della valle dell’Adige che va da Bolzano a Verona.

Già nello stesso comune di Villa Lagarina, sui monti che sovrastano da sinistra la valle, si incontra il primo degli stupendi faggi della regione. E’ Chiamato “Il Faggio di Ca’ Vecia” dal nome della casa accanto alla quale dimora da qualche secolo. Lo si raggiunge dopo svariati chilometri di ardui tornanti, in località Bellaria, un chilometro dopo il lago di CEI. 

L’albero, nei suoi trecento anni, ha mutato più volte proprietari, dall’iniziale conte Lodron, all’attuale Giuliana Caviggioli Le dimensioni parlano da sole: il tronco ha una circonferenza di metri 5,55 ma quello che fa più spalancare gli occhi dallo stupore è l’ampiezza della chioma che, al momento del rilevamento (1992) raggiungeva i 35 metri di diametro. Era, in quel momento, record assoluto per un faggio italiano. Sarebbe stato battuto dieci anni dopo dai 36 metri del Faggione di Luogomano. Poiché però qualche settimana fa l’ultimo è crollato al suolo per metà, il primato è tornato al faggio di Ca’ Vecia.

Eppure, al momento della mia visita del 1992, il Faggio di Ca’ Vecia si trovava al minimo della sua estensione. Era avvenuto che tutto l’albero era stato invaso da larve di coleotteri, che aveva fatto seccare numerosi rami periferici, ma che avevano anche attirato la presenza di tanti picchi che erano arrivati per nutrirsene. Nel 1991 era giunta un ditta specializzata del Trentino che aveva asportato tutte le parti malate e disinfestato la pianta dai parassiti. Dopo la cura, la pianta era sembrata ringiovanita e, pur ridotta di diametro, misurava ancora 35 metri. Purtroppo, insieme alle larve dei coleotteri, erano spariti anche i picchi.

Il faggio dovrebbe essere rappresentato in questa foto del 2010 di google.

Avio (Trento) I Tre faggi di Malga Trett – da gli alberi di Valido

Continuano i racconti e le storie riprese dal Gruppo facebook molisealberi degli Alberi di Valido.

faggiodimalgatrett
Un faggio di Malga Trett – Comune di Avio (TN)

I TRE FAGGI DI MALGA TRETT  (Malga Tretto)
Primavera del 1992. Con il mitico Luigi Scaccabarozzi che mi fa da guida, abbiamo appena visitato il Faggio di Ca’ Vecia. Avevamo deciso di lasciare la mia macchina al casello di Villa Lagarina e proseguire il viaggio con una macchina sola. Davanti a noi, una serie interminabile di tornanti oltre i quali si spalancano precipizi verticali di centinaia di metri, prima di raggiungere il casello. Che strano modo di guidare, Scaccabarozzi! Sparato fino alla curva, poi frenata brusca all’ultimo momento. Ovviamente:
“Luigi – gli dico – ma non sarebbe meglio che rallenti prima, invece di frenare all’ultimo metro?”
“Sai che ho avuto una paresi facciale da poco – mi risponde – e quando abbasso la testa, l’occhio sinistro mi si riempie di lacrime e non ci vedo più”.
“Ma hai l’altro occhio!” Ribatto.
“Con quello sono cieco da anni!”
Lascia immaginare con quale sollievo rividi la pianura e la mia auto.
“Da qui si cambia, Luigi! Tu vai avanti con la tua, io ti seguo con la mia!”
Macchine in colonna, si risale la valle, di nuovo in altura, fino ai faggi di Malga Trett. Qui i faggi monumentali sono addirittura tre. Il faggio nr. 3, sui 4 metri di circonferenza, è in prossimità della recinzione del pascolo. Il faggio nr. 2, isolato, è proprio in mezzo al pascolo. Ha una circonferenza di m. 5,29 ed è quello di cui presentiamo l’immagine. Il nr. 1 è un esemplare da favola, di m. 5,54 di circonferenza. Allora, direte, perché non ci fai vedere il nr. 1? Perché la pianta è assolutamente infotografabile. Da lontano, si vedrebbe solo la massa scura di un bosco. Da vicino, occorre arrivare a 20 cm di distanza, scansando con energia il resto della vegetazione, per vedere e toccare il fusto. Gli integralisti della natura direbbero che va bene così: la natura deve fare il suo corso. Personalmente, penso che una saggia azione di diradamento della vegetazione minore circostante, non potrebbe che portare beneficio alla pianta, consentendole di assorbire aria e luce, con deciso prolungamento della sua vita.

da Gli Alberi di Valido Capodarca

Dal censimento del CFS, Il faggio aveva una circonferenza di 596 cm.

Malga Tret
Comune di Avio (Tn) Lago di Pra da Stua – Malga Tretto