Benvenuti su 'Molise Alberi', il blog dedicato agli alberi secolari e ai boschi rigogliosi della regione Molise. Scopri le storie, le curiosità e le meraviglie nascoste dietro ogni tronco e foglia
Tra i grandi cerri del Molise quello di Castel Del Giudice era un patriarca di tutto rispetto tanto che Valido Capodarca lo ha inserito in classifica al quinto posto con i suoi m. 5,85 di circonferenza dei cerri italiani scomparsi. Vogliamo ricordarlo con alcune foto.
L’ultima volta che eravamo stati a visitarlo era il 2014
Forse è uno dei pochi alberi in Molise dove c’è la targhetta con su scritto che tipo di pianta è, con la sua storia. A Filignano c’è un tiglio in piazza. La storia è molto interessante, può essere letta sulla targhetta posta alla base dell’albero. Si parte dall’anno 1752, una duchessa fece piantare questa pianta in un luogo sacro com’era consuetudine alla fine del 700. Il Tiglio assume, in questo caso, un valore storico e religioso, è un testimone del tempo, la dimensione per la sua monumentalità non è importante. La pianta comunque non sta tanto bene, si vede meglio dalle foto il tronco con dei problemi di carie al legno. Del resto ha un’età forse tra i 250-270 anni, che non sono pochi.
Siamo stati a Mozzano vicino Ascoli Piceno. Un passaggio veloce con l’auto sulla strada Salaria. Ho inserito per gioco, su maps di google “Albero del Piccioni”, e l’abbiamo trovato.
Lo conosciamo bene in quanto chi ha letto il libro di Valido Capodarca “Alberi monumentali delle Marche; non può che rimanere senza fiato ed un po’ emozionato nella lunga descrizione e della storia di quest’albero. La riassumiamo brevemente, poi le fotografie fanno il resto. Diciamo che un platano con un tronco di circonferenza di 8,70 metri non l’abbiamo mai visto. Alla base comunque la circonferenza è di 10,50 metri. Diciamo pure che circa 25 metri di diametro della chioma sono un numero di tutto rispetto e l’età millenaria di questo Platano ci fa capire come sia la pianta tra le più maestose originali e unica per questa specie. Un patriarca con la “P” maiuscola. Valido Capodarca afferma: “l’Albero del Piccioni è oggi, senza tema di smentite, la pianta più conosciuta dell’intera regione Marche e noi aggiungiamo di tutti i cercatori di alberi e non solo. La denominazione “di Piccioni” deriva probabilmente dal fatto che l’albero si trovasse nel i terrreni di Piccione Parisani, nobile ascolano, e l’albero era citato nei documenti come albero di confine della via Salaria tra il territorio di Mozzano e Ascoli Piceno. Secondo una tradizione popolare invece il nome sarebbe legato al celebre brigante Giovanni “Piccioni” . Gia intorno all’anno 1000 ci sono dei documenti che forse ne attestano la sua esistenza, ma ci sono dei dubbi, anche perchè un platano in media arriva fino a 300-450 anni. Ci viene in mente il platano dell’Ortobotanico di Roma. Vedendo le foglie dell’albero a prima vista sembra un Platanus Orientalis, ma ci sono alcuni dubbi, e potrebbe essere una antico ibrido sterile come afferma anche Valido Capodarca. Non potrebbe essere nemmeno un Platanus acerifolia o hybryda cioè un incrocio di vivaio o spontaneo fra il platano orientale arrivato in Italia duemila anni fa e quello occidentale o sicomoro americano in quanto è arrivato in Italia importato solo all’ inizio seicento (Cit. Tiziano Fratus). Un platanus orientalis con una circonferenza di 6,50 metri si trova all’ortobotanico di Roma https://www.flickr.com/photos/molisealberi/5725541579 ed è datato da 300 a 500 anni con circonferenza di 220 cm più piccolo di quello del Piccioni. Ipoteticamente per un platano ci vogliono 300-500 anni per aumentare il diametro del tronco di 2 metri. Quindi potrebbe avere un millennio di età, ma forse abbiamo esagerato con questo numero a tre cifre, se pensiamo ad altri alberi millenari. Il tronco dell’albero ha tre aperture, tanto che mi sono divertito ad entrare ed uscire più volte senza toccarlo. Una curiosità e un fatto forse unico che descrive Valido Capodarca nel suo libro. Nel 2004 un camion andò a finire contro l’albero, travolgendo anche il cartello con la scritta sulle sue caratteristiche. L’autista si salvò grazie all’albero. Sotto c’è una a scarpata abbastanza alta che porta su una stradina e poi un dirupo sul fiume Tronto. Consigliamo una visita a questo pianta cercando di non scrivere sul tronco dell’albero e di non lascaire i rifiuti visto che c’è una panchina e un cestello di raccolta.
per dettagli Alberi Monuemtali delle Marche di Valido Capodarca Edizioni Roberto Scocco anno 2008
Specie : Platanus Acerifolia (Aiton) Willd (Platano comune)
Circonferenza esemplare di destra 480 cm circa
Altezza circa 38 metri (Fonte: Le piante monumentali della Valle d’Aosta di Corrado Letey)
Età 325 anni (300 anni nel 1993)
Siamo stati a Donnas, in Valle dìAosta dove c’era molto probabilmente il più grosso
ippocastano d’Italia con una circonferenza di 570 cm chiamato la “Pianta Grossa” di cui avevamo già scritto qui http://www.molisealberi.com/valle-daosta-a-donnas-cera-il-piu-grande-ippocastano-ditalia/ Dal 2012 l’ippocastano non c’è più. Ci siamo fermati velocemente ad osservare 2 Platani che svettano sull’abitato di Donnas lungo la strada statale 26. Una misura veloce, una toccata al tronco e una foto. Non avendo un obiettivo idoneo non ho potuto fotografarli per intero visto la notevole altezza. Inoltre avevo un po’ bloccato il traffico veicolare.
Siccome c’erano dei cartelli “AFFITTASI” o “VENDESI” su un palo in vicinanza dei due monumenti naturali , qui in Valle d’Aosta vendono anche i grandi alberi ? Alberi come questi, di dimensioni, età e di alto valore paesaggistico, vincolati e tutelati dalla Regione Valle d’Aosta non hanno nessun prezzo. Devono essere osservati e toccati anche se solo per un attimo. Il Platano a sinistra ha un tronco un po’ più inclinato e una corteccia che sembra “bruciata”.
Già in un precedente articolo del 2013 http://www.molisealberi.com/alberimolise/ortobotanico/ e dopo un po’ di tempo siamo ritornati in compagnia dell’ “Arboricultore” Antimo Palumbo dell’Assoicazione Culturale Adea Amici degli Alberi all’Ortobotanico di Roma. Un trekking culturale, zigzagando, tra palme, magnolie, abeti, essenza esotiche, tropicali il tutto intessuto con spunti, aneddoti, notizie di carattere storico, botanico, culturale folkloristico, alimentare sui grandi alberi. Ecco un breve fotoracconto. Si tratta di alberi che non si incontrano facilmente nei nostri boschi e nelle nostre città che ci hanno stimolato l’interesse alla loro conoscenza. Molte delle foto comunque sono state scattate da noi di molisealberi in altre date. Abbiamo seguito in parte l’elenco che gentilmente ci ha concesso Antimo Palumbo.
Si comincia con l’Abies nebrodensis (Lojac) Mattei (Sicilia) in poche parole l’Abete dei Nebroidi o meglio delle Madonie, in quanto è una specie che per le sue carratteristiche occorre mantenere e conservare a lungo per i pochi esemplari rimasti
L’Abete dei Nebroidi è una specie rara e in via di estinzione. Sono rimasti alcune piante nelle Madonie in Sicilia nelle località di Vallone Madonna degli Angeli, Monte Scalone, Monte dei Pini e Monte Cavallo nel Comune di Polizzi Generosa a quota sopra i 1500 mslm (Fonte Ente Parco delle Madonie).
Qui si trovano forse le uniche al mondo, piante di Abies nebrodensis tutelate dalla Convenzione di Berna e da quella di Washington.
Forse 9000 anni fa era presente con l’abete bianco (suo parente stretto). Prima infatti era considerata un subspecie dell’Abete Bianco chiamata Abies pectinata (Lam.) DC. var. nebrodensis Lojac, A. alba Mill. var. nebrodensis (Lojac.) Svoboda; A. alba Mill. subsp. nebrodensis (Lojac.). Gli studiosi Lojacono Pojero e Giovanni Ettore Mattei solo agli inizi del 1900 hanno fatto una descrizione dettagliata indicandola come nuova specie, diversa dall’Abete bianco. Infatti per chi non è attento dalle foto la pianta sembra un Abete bianco (le due striscce bianche sotto gli aghi) ma la corteccia ha placche squamose le foglie sono più piccole (10 mm) più rigide e sub spinose, rispetto all’abete bianco. Sono in gruppi di 2, lineari-rigide e scanalate di sopra, verde scuro superiormente e glauche inferiormente, con un peduncolo alla base dilatato in piccolo umbone, all’apice poi sono arrotondate. Gli aghi quindi tendono a disporsi a sprrale e pettine per quelli che si trovanop più in ombra. Inoltre l’albero è a portamento più ridotto e i rami sono disposti quasi a croce. (Fonte modificata da S. Pignatti, Flora d’Italia, vol. I, pag. 74)
Si trova da solo a 1400 metri di altitudine con la sua forma quasi piramidale, con le sue bacche rosse, lontano da tutti gli altri alberi e dal bosco nella zona del Matese tra Roccamandolfi e Castelpizzuto. Albero sempre magico, lentissimo nella crescita.