Benvenuti su 'Molise Alberi', il blog dedicato agli alberi secolari e ai boschi rigogliosi della regione Molise. Scopri le storie, le curiosità e le meraviglie nascoste dietro ogni tronco e foglia
I coleotteri sono degli insetti. Che centrano allora gli insetti con i grandi e monumentali alberi e con i coleotteri chiamati saproxilici? Saproxilici sono insetti, ma più in generale specie faunistiche, in cui uno stadio del proprio ciclo vitale, è legato al legno deperiente o morto di alberi senescenti, tronchi e rami caduti. I grandi e vecchi monumentali alberi con le loro “cavità” sono spesso quelli con la loro maggiore presenza di “legno morto” e sono un ottimo rifugio di coleotteri. L’albero cavo in piedi o a terra, pur se morto, ancora permette ad altre forme di vita di conservarsi e quindi di riprodursi. Se poi alcuni coleotteri saproxilici sono specie di interesse comunitario quali l’Osmoderma Eremita e la Rosalia Alpina (che vive per lo più nelle faggete) il ruolo dei nostri vecchi alberi con il loro legno diventa substrato di nutrimento e rifugio per queste specie. Si stima che circa il 30% della biodiversità di un ecosistema forestale sia dipendente dal legno morto, (Fonte Ministero dell’Ambiente) risulta essenziale permettere e mantenere a lungo questa unione forte tra alberi “vetusti” e “insetti” e in particolare i due coleotteri quali l’Osmoderma Eremita e la Rosalia Alpina, specie particolarmente minacciate inserite anche nelle “liste rosse” della fauna italiana . E’ necessario quindi che il legno morto in piedi e a terra sia, per quanto è possibile lasciato in bosco soprattutto se si riesce a trovare i due coleotteri. Esistono ormai da anni le raccomandazioni del Consiglio d’Europa in materia di conservazione sia delle foreste vetuste (Recommendation N° R (88) 11) e sia della fauna saproxilica (Recommendation N° R (88) 10). (Fonte Ministero dell’Ambiente) L’unione alberi vetusti e coleotteri saproxilici nella conservazione della biodiversità fa la forza.
per approfondimenti si segnala il sito http://innat.it/ nel Molise ci sono state diverse segnalazioni per i due insetti (vedi pallini rossi). Ecco le schede dei due coleotteri dal sito www.innat.it
I micro habitat e i l valore ecologico di un grande e vecchio albero
Camminiamo in una faggeta, si incontrano ogni tanto grossi tronchi di alberi, senza branche e rami , quasi dei cilindri irregolari. Monconi di fusto con tronchi spezzati a diversi metri, con buchi, cavità di varie dimensioni, con superfici che in alcuni tratti presentano delle lamelle (funghi), con seccume del legno diffuso pieni di “carie”, ricoperti da muschi e licheni, proprio brutti a vedersi. Coloro che non sempre frequentano i boschi, le prime parole che ci dicono vedendo questi alberi-tronchi , è ormai “secco”, ottimo legno e “brace” per cuocere un agnello o una salsiccia. Risulta poi difficile far capire a qualche amico l’importanza del valore “ecologico” di un vecchio e grande albero. Già nel 2014 il decreto di attuazione sul censimento degli alberi monumentali e il suo manuale tecnico disponibile sul sito del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali fissava il criterio “ecologico”per la monumentali di un albero. E’ scritto nel manuale ” Il valore ecologico di un albero fa riferimento alle presenze faunistiche e vegetali che si insediano al suo interno e nelle sue immediate vicinanze, da considerarsi importanti e meritevoli di tutela quanto più sono rare, in pericolo di estinzione e per questo motivo considerate di interesse comunitario (Dir. Habitat n. 43/92/CEE). L’albero senescente, soprattutto quello che vegeta in ambienti a spiccata naturalità, può rappresentare un vero e proprio habitat per diverse categorie animali (entomofauna, avifauna, micro-mammiferi) che, richiedendo nicchie trofiche speciali, si insediano nelle numerose entità discrete presenti in esso (es. cavità vuote, piene di acqua, piene di rosura, fori, essudati, corteccia sollevata, ramificazione avventizia, corpi fruttiferi di funghi), approfittando anche della presenza di legno morto. Considerata la specificità dell’argomento e la necessità di un approccio scientifico alla determinazione del criterio ecologico, maggiori dettagli saranno riportati in specifica guida.”
Un vecchio albero, come il nostro faggio, nel tempo ha avuto tanti ospiti, alcuni rimangono (funghi, licheni, muschi ), altri lasciano i loro segni ( insetti, uccelli, micro mammiferi ecc..) fornendo sempre nicchie trofiche speciali in poche parole cibo per tutti, come il suo legno morto. Il nostro vecchio tronco di faggio costituisce quindi un micro-habitat per molte specie considerato meritevole di tutela e quanto più queste specie sono rare e in pericolo di estinzione tanto le dobbiamo conservare. Anzi diventano alberi davvero importanti, di interesse comunitario oltre che di grande valore ecologico. Questi alberi, “brutti” quasi morti in quanto con diffuso seccume e/o con presenza di legno o morto , nei boschi e nelle aree dei siti della Rete Natura 2000 devono essere quindi mantenuti e conservati, senza che l’uomo possa toccarli, fino al termine del loro ciclo vitale. Poi i nostri grandi alberi-tronchi un volta caduti continuano a svolgere la loro funzione ecologica. Grazie ai microrganismi, alla pioggia, e agli eventi naturali il legno morto sarà lettiera forestale, sostanza organica e fertilità del suolo per un nuovo ciclo di vita.
Il nostro vecchio brutto grande albero-tronco di faggio sarà solo un bel ricordo, ma che ha dato nella sua lunga vita di 100 anni e oltre da mangiare a molti suoi ospiti.
La regione Friuli Venezia Giulia è stata sicuramente una delle prime regioni in Italia che dopo il primo censimento degli alberi monumentali in Italia (anni 2016-2018) si è posta il problema di come curare e salvaguardare questo grande patrimonio arboreo. Sono state approvate delle linee guida per la cura e salvaguardia di questi monumenti della natura. In Friuli Venezia Giulia sono presenti quasi 500 esemplari che potrebbero a soddisfare i criteri di monumentalità come si legge nel sito della regione http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA200/FOGLIA9/#id2
Per questi alberi occorre intervenire per salvaguardare la loro vitalità ed ancor più la loro stabilità. Le Linee Guida possono essere scaricate anche qui
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo ha pubblicato con Decreto dipartimentale n. 5450 del 19/12/2017, (G.U. del 12/02/2018) l’Elenco degli alberi monumentali d’Italia, redatto ai sensi dell’articolo 7 della legge nazionale 14 gennaio 2013, n.10. Per la Regione Friuli Venezia Giulia noi di molisealberi abbiamo creato anche la cartografia in continuo aggiornamento anche con le segnalazioni di grandi e particolari alberi. Un grazie per la collaborazione.
Foto della Quercia di Donato di Francesco Nasini dal libro Grandi Alberi d’Abruzzo
Riportiamo sul nostro sito un po’ le storie e leggende di grandi alberi di Valido Capodarca attive da alcuni anni sul nostro gruppo facebook – Ci sono alberi che riescono meglio a farci provare sensazioni ed emozioni solo nel guardare le foto. Tra questi la Quercia di Donato che si trova a Scurcula Marsicana di cui si descrive una storia del sua antico proprietario nel Libro Grandi Alberi d’Abruzzo di Francesco Nasini in cui ” la Quercia di Donato ” rappresenta uno dei casi in cui la natura è riuscita a costruire un vero capolavoro vegetale con la sua lentezza ed è presa come prototipo di un albero “monumento” . Infatti è inserita anche nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia con circonferenza di 550 cm e altezza di 14 metri.
LA Quercia di “Donato” a Scurcola Marsicana in vicinanza di un Convento di Cappuccini
Ecco l’articolo di Valido Capodarca
LA QUERCIA DI DONATO E’ una delle più importanti querce d’Abruzzo. Quando, nel 1986, il maresciallo forestale Pannella me la fece conoscere, le sue misure erano:m. 5,65 la circonferenza del fusto, 20 l’altezza, 17 il diametro di chioma. L’età che il Corpo Forestale le attribuiva era di 750 anni. Si trova a poche centinaia di metri di distanza da Scurcola Marsicana (AQ), e vi si accede per via dei Cappuccini. Se l’età fosse esatta, si prospetterebbe una suggestiva considerazione. La quercia poteva essere già nata quando, a pochi chilometri da qui, nel XIII secolo,si svolgeva la battaglia di Tagliacozzo, a seguito della quale un colpo di spada recideva, in un colpo, la testa del giovane (appena 16 anni) Corradino di Svevia e i suoi sogni di conquista dell’Italia. Il fusto, pur deformato da diverse protuberanze, appare come una scultura moderna. Su di esso si notano degli scalini, intagliati dai ragazzi di Scurcola per salire sulla pianta. La pianta ha una singolare conformazione: un fusto dalla forma strana, dal quale si originano solo due grandi rami orizzontali, troncati sul nascere. Da questi partono,in perfetta verticale, sette o otto rami. Nel 1986 non erano pochi i problemi per la pianta: sulla sommità, nella conca del primo palco dei rami, si formava un ristagno d’acqua che sfaldava la corteccia passandole sotto. Su questa acqua crescevano cespugli di varie erbe. Il tronco era molto invaso da formiche. I progetti del comune prevedevano un risanamento della pianta e un ampliamento dello spazio attorno. Cosa sarebbe accaduto in seguito lo leggiamo in Grandi Alberi d’Abruzzo, di Francesco Nasini (sua la foto). Veniamo così a sapere che nel 1996, un imbecille diede fuoco alla Quercia versando benzina sulla grossa branca sovrastante la strada. A lungo si temette che l’albero non potesse farcela a sopravvivere ma, a 10 anni di distanza dall’atto vandalico, il giorno 12 novembre 2006, presso il Comune di Scurcola Marsicana si svolse la “Giornata di volontariato ambientale in difesa della Quercia di Donato”promossa dal Circolo Marsicano di Legambiente e dall’ Assessore all’Ambiente Luigi Sulpizi. Nell’occasione venne deciso un intervento di risanamento urgentissimo anche per una grave carie interna al tronco. Molti volontari si adoperarono per sistemare l’area e apporre una targa con inciso il nome della antica Quercia. Le ultime visite offrono notizie confortanti e riferiscono di una buona ripresa della gloriosa Quercia di Donato.
Nevica in questi giorni in Molise. I rami e i tronchi degli alberi sono coperti di bianco. Anche le foglie aghiformi degli alberi sempreverdi come pini, abeti, cedri sono tutte imbiancate. Un albero che esprime meglio il rapporto stretto con la neve è l’Abete Bianco. Lo dice lo stesso nome “Bianco” proprio perchè gli aghi verdi hanno due striature chiare biancastre. Gli abeti bianchi sono presenti per lo più nell’ Alto Molise, nelle riserva MAB Unesco di Collemeluccio tra Pescolanciano Pietrabbondante e Chiauci di solito consociato con il cerro e nel Bosco degli Abeti Soprani di Pescopennataro. A Pescopennataro le abetine possiamo considerarle quasi autoctone, cioè originarie del luogo pur se è intervenuto l’uomo in passato. Fanno parte ormai della storia forestale di quei luoghi. Le abetine quasi pure artificiali e coetanee hanno però qualche problema legata alle mancanza di stabilità e alle malattie. Neve, vento e malattie fungine sono un po’ i nemici dell’abete bianco. Ma non è sempre vero se si effettuano degli interventi forestali (assestamento) che possono cercare di migliorare la stabilità di questi popolamenti. La gestione delle abetine non si deve porre solo come unico obiettivo quello economico-finanziario, ma soprattutto valorizzare le importanti funzioni ecologiche, ricreative e paesaggistiche. Si avranno vantaggi per tutti, in particolare per quelli che si avvicinano per esempio al selviturismo o turismo forestale oppure per quelli che scrivono di Silvoterapia, o terapia del bosco. L’uomo trova nel bosco sempre un rifugio dallo stress e dai problemi della vita. Nei boschi di abete bianco ricoperti di neve il “rifugio” è ancora più sentito. Buon 2019 agli amici di molisealberi.
Con decreto del Ministero delle Politiche agricole e forestali n. 661 del 09/08/2018 sono stati effettuati degli aggiornamenti nell’elenco degli alberi monumentali. Per il Molise ci sono altri 62 alberi monuementali, prevalentemente nella provincia di Campobasso. L’elenco nazionale è scaricabile qui:allegato_A_decreto_n._661_9.8.2018_nuove_iscrizioni (1)
L’amico grande cercatore di alberi, Valido Capodarca, ha voluto conoscere come stanno e che fine hanno fatto i 300 alberi che circa 30 anni fa vennero pubblicati nei due volumi “GLI ALBERI MONUMENTALI D’ITALIA” (Edizione Abete anno 1989) a firma di Alessandro Alessandrini, Lucio Bortolotti. Alla fine della ricerca, si potrà tirare un bilancio sulla rapidità con la quale vengono perduti questi monumenti unici, patrimonio di tutta la società. Per la Regione Molise ha chiesto a noi di molisealberi un aggiornamento. Ecco cosa scrive Valido nel gruppo facebook “molisealberi “: “A questa piccola regione, l’opera gli Alberi Monumentali d’Italia rende un’offesa che rasenta l’indecenza. Non osando dubitare della serietà di una persona esperta come il curatore dell’opera, dr. Lucio Bortolotti, possiamo solo pensare, in alternativa, a macroscopica superficialità di chi ha effettuato il censimento, o di chi ha selezionato le schede, riducendo gli alberi da 22 mila a 1500, fra i quali il Bortolotti si è trovato a scegliere. In pratica, selezionati solo 4 alberi, fra i quali è assente quello è stato considerato, ed era, il più grande faggio monocormico d’Italia, il Re Fajone di Vastogirardi. Lo troveremo solo in una anonima riga nell’elenco finale, accreditato di una circonferenza di m. 6,40 (viene da pensare che il Bortolotti non l’abbia nemmeno visto).
Sulla Roverella di Rocchetta viene considerata solo quella in località Santa Lucia di Castelvoturno (nuovo) , frazione di Rocchetta, e le vengono attribuiti solo m. 4,50 di circonferenza (da me misurata col metodo forestale nel 2013 è risultata di m. 6,14); viene completamente ignorata la più grande quercia del Molise, nell’abitato stesso di Rocchetta di m. 6,50 Comunque, ecco l’elenco.
1. Acero di Pizzone, Valle Ura, circ. m. 6,60
2. Due olmi montani, Pizzone, Valle dell’Altare, circ.m. 4,10 e 4,00 rispettivamente, ma uno dei due, già nel 1989, poco prima della pubblicazione, aveva subito una grave mutilazione
3. Roverella di Rocchetta al Volturno, loc.Santa Lucia, circ. m. 4,50
4. 3 Faggi, Guardiagregia, Colle Macchia, circ.m. 4,66 il maggiore
Spero che gli amici di Molisealberi riescano a fare un po’ di chiarezza dicendoci,in pratica
– se esistono ancora gli olmi di Pizzone e i tre faggi di Guardiagregia
– se è ancora viva la roverella di Castelvolturno (le foto più recenti la mostravano in condizioni di estrema sofferenza).
L’Acero di Pizzone in località Valle Ura, dalle informazioni assunte è ancora lì, dominante e incontrastato di quel bosco. Dei 2 olmi montani a Pizzone in località Coste dell’Altare, nella Guida Alberi Monumentali d’Italia del 1992 (Edizioni Abete) si sapeva che “vegetano a distanza di 100 metri l’uno dall’altro e sono ubicati a 1800 metri di quota tra le rocce di Coste dell’Altare. Si trovano in una zona impervia di difficile accesso e spesso soggetta a valanghe”
Olmo di Coste dell’Altare cm 400
Gli Olmi di Coste dell’ Altare non si sa se ci sono ancora
La Roverella in località Santa Lucia di Castelnuovo, frazione di Rocchetta, ha bisogno di interventi per farla mantenere ancora un po’ più in vita. Si trova inclinata sulla scarpata stradale con un tronco e con la sua particolare branca che si incurva verso l’alto. Comunque vive, le radici sono talmente forti che la tengono ancora ferma e che continuano a svolgere la loro funzione. Nella parte più in alta del monumento naturale ci sono alcuni rami secchi.
A Guardiaregia i tre frati ( i tre faggi) in località Colle Macchia, inclusi nella Riserva regionale Guardiaregia Campochiaro, con la loro storia (o leggenda) legata al brigantaggio risultano ancora meta di escursionisti tramite un sentiero denominato appunto dei “Tre Frati”. Pochi sono gli esempi di sentieri creati a posta per valorizzare e conoscere i grandi alberi in Molise, anche se forse, in alcuni casi è meglio così, C’è stato, per esempio, qualche male intenzionato che ha fatto danno come è accaduto nell’anno 2017, l’incendio del tronco del grande Castagno in località le Cupe di Boiano di cui abbiamo già scritto qui http://www.molisealberi.com/il-castagno-di-localita-le-cupe-e-per-santegidio-a-boiano/
La grande Roverella di Rocchetta a Volturno, al centro del paese, si presenta ad aprile 2018, all’inizio della sua ripresa vegetativa così nella foto
Sperando in una maggiore tutela e valorizzazione di questi e altri monumentali alberi, da parte di chi ha cuore la propria terra come il Molise sapendo che prima o poi (per gli alberi è più un poi) la lasceremo ai posteri.
Non potevamo che scrivere di storia e leggende intorno a quest’albero, forse il più famoso d’Italia per la notevole quantità di articoli, foto, gruppi social, video, wikipedia e altro. Censimento degli alberi monumentali d’Italia, anno 2017, a Capannori sono state censite 4 piante monumentali. Fra queste la Quercia delle streghe, come roverella con circonferenza del tronco di 400 cm, (non è quindi una Farnia) a quota 110 metri sul livello del mare. Da Wikipedia: la Quercia delle Streghe o di Pinocchio (o Farnia delle Streghe ) presenta un’altezza di 15 metri, un tronco dalla circonferenza di circa 4 metri ed una chioma di oltre 40 metri di diametro, misure che consentono alla Quercia di essere classificata seconda in Toscana per dimensioni. La particolarità di questa pianta è la tendenza ad espandere la chioma in direzione parallela al terreno, cosa non comune in questa specie.
Localizzazione della quercia delle streghe
Un po’ di Storia
Sempre da Wikipedia: Nei primi anni del secolo scorso, alcuni vandali spezzarono alcuni rami sedendovici sopra. Successivamente, durante la seconda guerra mondiale la quercia fu individuata dagli occupatori nazisti come legna da ardere, ma poi il progetto di abbattere l’albero monumentale fortunatamente sfumò grazie alla mobilitazione degli abitanti di San Martino in Colle. In seguito negli anni Sessanta l’albero fu colpito da un fulmine che gli causò importanti danni.
Valido Capodarca la descrive nei suoi libri agli iniizi degli anni 80. Egli scrive: La Quercia delle Streghe (questa) si trova nei pressi di Gragnano, frazione di Capannori (LU). Specie di appartenenza: benché venga definita da molti farnia, i caratteri sembrano più prossimi alla roverella, ma le cupole delle ghiande sono del cerro, ma cerro, di sicuro, non è. Il nome: le deriva da una credenza popolare secondo la quale sui suoi rami in passato le streghe usassero tenere i loro sabba; sarebbe stato proprio l’andirivieni delle streghe a provocare i tipici contorcimenti dei rami. L’età: da sfatare la fantasiosa idea che la quercia abbia 600 o addirittura 700 anni. Nel “Toscana, cento alberi da salvare”, del 1983, la pianta ha una circonferenza di m. 3,93 (ril. del 1981), la chioma ha un diametro di 37 metri. In “Alberi Monumentali della Toscana” del 2003 (ril. 2002) la circonferenza è di 4,21 e il diametro della chioma 38. I rilevamenti degli ultimi visitatori danno una circonferenza di m. 4,50. Dal 1981 al 2002 la circonferenza è aumentata di 28 cm in 21 anni, con un tasso di crescita di 1,35 cm l’anno. Supponendo una crescita costante, la quercia avrebbe raggiunto i 421 cm in circa 300 anni. Cifra approssimativa,ma la metà di quella favoleggiata. I 38 metri della chioma sono la media fra i 37 della direzione N-S e 39 della direzione E-O (sempre ril. del 2002). All’origine di questa disparità c’è un episodio avvenuto verso il 1930. Il suo proprietario, l’avvocato Giovanni Carrrara, nel 1981, racconta che una scolaresca in visita alla quercia (già allora, come ora, la pianta era oggetto di visite frequenti), si era appesa per gioco ad un lungo ramo che si protendeva verso sud, spezzandolo. Il proprietario di allora padre dell’avvocato, lo fece recidere. “Fosse accaduto oggi – diceva l’avvocato – l’avrei rimesso in sesto e quasi certamente si sarebbe risaldato”.
Durante la guerra, un reparto di panzer tedeschi usò l’ampio ombrello della chioma per mimetizzarvi i suoi carri armati. Al momento di andarsene, il comandante aveva ordinato di abbattere la quercia per rifornirsi di legna ma alla fine rinunciò; non, come racconta qualche sensazionalista ma poco credibile giornalista, per le proteste dei contadini (ma ve li immaginate i contadini schierarsi con i forconi davanti ai cannoni e alle mitragliatrici, e il colonnello tedesco che si spaventa e si fa intimidire?). Molto più semplicemente, la madre dell’avvocato parlava bene il tedesco e, con gentilezza e diplomazia, fece capire al militare il valore monumentale della pianta e l’opportunità di rifornirsi con le altre querce dei dintorni.
Colpita da un fulmine intorno al 1960 e da una malattia pochi anni dopo,la quercia ebbe sempre le cure necessarie a farla guarire. Morto parecchi anni fa l’avvocato, la proprietà della Quercia è passata alla figlia.
Da qualche tempo, qualcuno ha avuto l’idea di darle un nuovo nome “la Quercia di Pinocchio”, identificandola con quella sotto cui Pinocchio nascose i zecchini di Mangiafuoco.
Non si contano più le pubblicazioni che ne hanno parlato, e i riconoscimenti che la quercia ha ottenuto, a partire dal suo inserimento fra i 300 alberi monumentali d’Italia, nell’omonimo volume del Corpo Forestale.
Negli ultimi anni la quercia, continuando a espandersi, è andata ad appoggiare i suoi rami sull’argine al di là della stradina comunale che le passa a fianco, sì che i proprietari, per consentire il transito, sono stati costretti a puntellare i rami stessi con dei robusti pali.
Sopra l’argine, a pochi metri dalla strada, c’è una casa, dove da un quindicina di anni vive la pittrice Sandra Cortesi, che è felice di svegliarsi ogni mattina con la visione della quercia, che ha scelto come soggetto preferito dei suoi dipinti. La donna ama trascorrere lunghe ore sotto la quercia, e soprattutto ama ascoltare i registrare nella memoria i commenti dei visitatori che, provenienti da ogni dove, sostano incantati sotto la Quercia delle Streghe.
La leggenda e le fiaba
Secondo la leggenda su questi rami e branche si riunivano le streghe, poi per riti magici o cose del genere i rami si sarebbero allungati arrivando ad dimensione della chioma di 40 metri tra le più grandi d’Italia. La Quercia ispirò Collodi nel suo Pinocchio, sarebbe quella dove il burattino più celebre del mondo nascose i denari da cui sarebbe nato un albero pieno di zecchini d’oro. La quercia, nella fiaba, si trova lungo la strada per il paese dei Balocchi e dove Pinocchio venne impiccato dagli assassini che volevano rubargli le quattro monete d’oro e vicino alla quale poi il burattino incontrò il Gatto e la Volpe, che lo convinsero a sotterrare i denari nel Campo dei Miracoli nella città di Acchiappacitrulli. Ma questa è un’altra storia.
Quercia delle streghe foto da Street view anno 2016 autorei Google
Della Quercia si riporta un articolo su la Stampa di Tiziano Fratus #homoradix
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 35 del 12/02/2018 il Decreto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali del 19/12/2017 che approva il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia.
Ecco l’unico articolo :
Decreta:
Articolo unico
1. E' approvato il primo Elenco degli alberi monumentali d'Italia,
ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10 e del decreto
interministeriale 23 ottobre 2014. L'elenco, suddiviso per regioni,
province e comuni, costituito da n. 2080 alberi o sistemi omogenei di
alberi, e' riportato al prospetto allegato A - sezione 1), che
costituisce parte integrante e sostanziale del presente
provvedimento.
2. E' adottato altresi' l'elenco riportato al prospetto allegato A
- sezione 2), che costituisce parte integrante e sostanziale del
presente provvedimento, costituito da n. 327 alberi o sistemi
omogenei di alberi. Tale elenco si compone di tutti quegli alberi
rispondenti ai requisiti di monumentalita' e censiti dalla regione,
anche in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato, per la
cui iscrizione non e' stato ancora perfezionato da parte del Comune
l'adempimento amministrativo di presa d'atto e di successiva
trasmissione della proposta alla Regione. Trascorso il termine di
centoventi giorni dalla pubblicazione del presente decreto, che sara'
tempestivamente diffuso a cura della regione stessa nelle forme che
ritiene opportune, l'elenco di cui al prospetto A - sezione 2), in
assenza di osservazioni ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 e
successive modificazioni e integrazioni e della normativa vigente in
materia di ricorsi amministrativi, e' inteso come approvato,
rientrando a far parte, quindi, della sezione 1).
3. La Direzione generale delle foreste del Mipaaf, alla quale
spetta il compito di conservare tutta la documentazione a corredo,
provvede a trasmettere ad ogni regione, per quanto di competenza
territoriale, l'elenco nelle sue due sezioni, affinche' la stessa
possa trasmetterlo ad ogni comune interessato. I comuni rendono noti
gli alberi inseriti nell'elenco nazionale ricadenti nel territorio
amministrativo di competenza mediante affissione all'albo pretorio,
in modo tale da permettere al titolare di diritto soggettivo o al
portatore di interesse legittimo di ricorrere avverso l'inserimento,
nei modi e termini previsti dalla specifica normativa.
4. Al fine di consentire le misure di tutela, conoscenza,
valorizzazione e gestione dei beni censiti, l'Elenco degli alberi
monumentali d'Italia e' pubblicato nel sito internet del Ministero
delle politiche agricole alimentari e forestali
www.politicheagricole.it - all'interno della sezione: «politiche
nazionali/alberi monumentali/elenco nazionale alberi monumentali».
5. Ogni aggiornamento dell'elenco viene proposto dalla regione
mediante invio telematico alla Direzione generale delle foreste e
successivamente attraverso inserimento delle informazioni
nell'applicativo Web Gis dedicato, al quale si accede con indirizzo
http://www.sian.it/geoalberimonumentali - L'approvazione periodica
delle variazioni dell'elenco nazionale sara' effettuata mediante
decreto del Direttore generale delle foreste.
6. Della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico
ai sensi dell'art. 138 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio
2004, n. 42 e successive modificazioni e integrazioni, le Regioni
inviano relativa Comunicazione e documentazione anche al Ministero
dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, al fine
dell'aggiornamento della banca dati del SITAP (Sistema informativo
territoriale ambientale e paesaggistico).
7. Gli alberi o sistemi omogenei di alberi iscritti nell'Elenco
degli alberi monumentali d'Italia sono segnalati in apposite tabelle
secondo lo schema dell'allegato n. 6 del decreto interministeriale 23
ottobre 2014, apponendo la seguente dicitura «Albero monumentale
tutelato ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10» o
«Sistema omogeneo di alberi monumentali tutelati ai sensi dell'art. 7
della legge 14 gennaio 2013, n. 10».
Il presente decreto e' divulgato attraverso il sito internet del
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed e'
altresi' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
Roma, 19 dicembre 2017
Il Capo Dipartimento: Blasi
Noi di molisealberi abbiamo cominciato ad aggiornare la mappa partendo dall’elenco del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che si va ad aggiungere al nostro elenco