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Studi sull’ambiente, boschi, aree montane,…

Esiste ancora la naturalità e l’eccezionale valore naturalistico in Molise?

Riprendiamo un articolo del 2008, dal nostro vecchio sito, credendo che sia ancora attuale.

Dalla Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Regione Molise dell’anno 2008, si afferma che: in base agli studi effettuati l’indice di pregio naturalistico è uguale a 0,67, che ”indica un elevato valore complessivo del territorio, conferendo al Molise una posizione elevata rispetto alla media nazionale e vicino a quello di molte aree naturali protette, peraltro scarse sul territorio regionale. (sic) Complessivamente quindi, nonostante l’interazione di lungo periodo con le attività antropiche, il territorio molisano conserva caratteristiche proprie di elevata naturalità legata alla normale dinamica evolutiva influenzata dai fattori naturali”.

Gli studi sulla naturalità effettuati dall’ISPRA Nazionale e dall’ARPA Molise nell’ambito della Carta della Natura rappresentano un utile strumento per la gestione, governo e pianificazione del territorio. Meglio di noi gli Istituti, gli Enti pubblici, le Agenzie, le Associazioni, l’Università quasi tutta la popolazione sa che il Molise ha un notevole patrimonio naturalistico ambientale particolarmente ricco, oggetto di interesse con centinaia di studi e ricerche effettuati. Anche molte leggi regionali come la LR 9/1999 (Flora in via di estinzione), LR 6/2000 (Boschi) LR 15/2003 (Montagna)  e altre ancora e in particolare la L.R 23/2004 (aree protette) all’art. 1 comma 5 afferma “ La Regione Molise, consapevole dell’eccezionale valore naturalistico-ambientale nonche’ della ricchezza di biodiversita’ che caratterizzano la catena appenninica, opera per la realizzazione di un sistema di aree protette interconnesso ed interdipendente, al fine di promuovere e far riconoscere l’Appennino parco d’Europa”.  Poi c’è  la “Rete Natura 2000” con le aree SIC (Siti di importanza comunitaria), le ZPS (Zone di protezione speciale), le IBA (120.500,00 ettari pari al 27,4% del territorio regionale). Si fanno i piani di gestione, le valutazioni di incidenza, le valutazioni ambientali previste dai regolamenti direttive comunitarie e leggi e decreti nazionali e misure nell’ambito dei programmi dell’Unione europee (POR PSR ecc..).L’Arpa Molise ha un sistema informativo della Carta della Natura della Regione Molise ed ha realizzato secondo le direttive dell’ISPRA nazionale la Carta degli Habitat, la Carta della Qualità Ambientale, la Carta della Sensibilità Ecologica, la Carta della Pressione Antropica, la Carta della Vulnerabilità Territoriale e ulteriori 19 mappe tematiche relative a indicatori ecologico-strutturali, debitamente popolati e processati per l’ottenimento degli strati informativi principali. Tutta la cartografia ottenuta, insieme al ricco bagaglio di informazioni ad essa associata, ha costituito un Sistema Informativo Territoriale di “Carta della Natura” (Relazione Stato dell’ambiente della Regione Molise anno 2008 capitolo 12.12). Quante informazioni ricerche, analisi, studi, monitoraggi, indagini indicatori, dati cartografici, spesso ripetitive ci sono sulla “Natura” in Molise, per dire che sono i fattori naturali e non altri fattori che con la loro dinamica evolutiva determinano le caratteristiche di elevata “naturalità” nonostante l’iterazione di lungo periodo con le attività antropiche?

Se ci sono solo processi e fattori naturali allora il Molise è un grande parco è un monumento è una riserva naturale è tutta “un’area protetta”. Non ci dobbiamo per niente preoccupare di inquinamento dell’aria con PM10, CO2, NO, del suolo con amianto, piombo, uranio, cloro,  fanghi tossici pericolosi e dei rifiuti secondo la complicatissima classificazione CER di frane, alluvioni, erosioni. Non abbiamo problemi di accumulo di inquinanti nelle acque come arsenico, coliformi fecali e altri batteri e di “brutte” malattie per l’uomo. Non parliamo poi di beni culturali e archeologici dei 136 comuni con le frazioni, dei tratturi, delle montagne e del “paesaggio molisano ” dei boschi. Infatti con un indice di pregio naturalistico di 0,67 vicino a quelle di aree naturali protette, c’è da stare tranquilli. Il pregio naturalistico è tra i più elevati in Italia si legge nella relazione del 2008. Dopo però si dice che “ il rischio di inversione di questi valori è già evidentissimo in molte aree, ed è il segnale più negativo da contrastare per il futuro.”
A questo punto cosa dobbiamo pensare e quali strade bisogna prendere? A coloro che considerano il Molise solo montagne, alberi, boschi, tartufo, mozzarella, cavalli e caciocavalli, paesaggio, ambiente, turismo, agriturismo, agrindustria o a quelli che della “naturalità”, del pregio naturalistico, della sensibilità, della vulnerabilità, della fragilità ecologica, degli habitat dei piccoli uccellini e della flora, della biodiversità, delle aree protette in genere non importa. Si parla di “sviluppo sostenibile” di “green economy”. Vogliamo favorire ulteriori impianti industriali, cave, capannoni ecc.. Vogliamo allocare vari rifiuti, e altre infrastrutture quali strade, pale eoliche, centrali chimiche e turbogas o forse nucleari? Allora si fanno migliaia di verifiche relative alle VIA (Valutazione d’impatto ambientale), VAS (Valutazione ambientali strategiche), VI (Valutazioni di incidenza) VA (Verifiche di ammissibilità), Verifiche naturalistiche, percettive, visive, archeologiche, di stabilità, geologiche, acustiche corredate da centinaia di cartografie. Spesso con tutte queste “V” di verifiche vale la pena “Lassa fa u’ munn com’ z’ trov’” per dire sempre di sì a fare tutto e a prescrivere obbligare e controllare dopo quello che succede alla naturalità,… forse.

Carta della naturalità della Regione Molise

Fonte: Relazione Stato Ambiente Regione Molise anno 2008

La naturalità rappresenta un indice significativo del livello delle pressioni antropiche a cui un territorio è sottoposto. Benché sia difficile quantificare la naturalità, il livello di disturbo arrecato dall’attività umana può fornire una base ragionevole per la quantificazione di questo criterio (Ellenberg, 1963). I cambiamenti che avvengono nel tempo possono essere attribuiti ad una combinazione di disturbi naturali e di disturbi provocati dall’azione dell’uomo, che sono determinati prevalentemente da fattori socio-economici. Come si osserva dalla tabella il grado di naturalità di un buona parte del territorio regionale è influenzato dalla superfici agricole del Basso Molise, dell’alto Biferno, 2del Fortore molisano e della piana di Venafro, che caratterizzano con una naturalità medio-bassa circa il 60% del territorio Regionale.

Le aree che più si avvicinano alle tappe mature contribuiscono in maniera sostanziale alla naturalità soprattutto con le praterie, gli arbusteti, le aree con vegetazione in evoluzione verso il bosco e i boschi stessi: in particolare si vede come l’area del Matese molisano, dell’Alto Molise e della Mainarde siano caratterizzate da una elevatissima naturalità. È necessario però poter assegnare un valore di naturalità complessiva che non è ancora possibile valutare basandosi sulla sola distribuzione percentuale delle classi; sarà opportuno in particolare analizzare il contributo che ogni singola classe di naturalità apporta all’indice complessivo. Al fine di avere un valore sintetico della naturalità quindi sono state messe in relazione le singole classi di naturalità con il livello massimo potenziale.

L’indicatore complessivo della naturalità è stato definito attraverso la stima dell’Indice di Pregio Naturalistico (IPN) che si calcola analizzando le aree relative di ogni tipologia di classe di naturalità, mettendo in relazione cioè la loro distribuzione sul territorio con la situazione di massima naturalità, ossia quella che si avrebbe se l’intera superficie fosse occupata dalla classe a maggior naturalità. L’indice di pregio naturalistico assume valore 1 nel caso di maggior pregio naturalistico possibile e valore 0 nel caso di pregio naturalistico nullo [Ntot=1- (N/Nmax)]. Dall’analisi effettuata per il Molise è risultato un IPN pari a 0.67, questo indica un elevato pregio naturalistico complessivo, che conferisce al Molise un valore molto vicino a quello di aree naturali protette, confrontandolo infatti con lo stesso indice calcolato in alcuni siti naturalistici dell’Italia centrale si osserva come i valori relativi di queste aree varino da un minimo do 0.57 ad un massimo di 0.80. Complessivamente quindi nonostante l’interazione di lungo periodo con le attività antropiche, dettate dai fattori socio-economici, il territorio molisano può essere considerato una porzione del territorio nazionale che conserva caratteristiche proprie di elevata naturalità legata alla normale dinamica evolutiva influenzata dai fattori naturali.

La Carta forestale su basi Tipologiche della Regione Molise

Relazione sulla carta Forestale su basi Tipologiche della Regione Molise in scala 1:10000. Fonte Regione Molise

Indice

1. Aspetti geografici e amministrativi
1.1 Il clima
1.2 Geologia e pedologia
1.3 Idrografia e assetto idrogeologico
1.4 Le aree protette
2. Protocollo di restituzione cartografica
2.1 Popolazione di riferimento
2.2 Materiali
3. I tipi forestali
3.2 Introduzione ai tipi forestali
3.3 Caratterizzazione tipologica dei popolamenti forestali
3.4 Classificazione tipologica adottata per la regione Molise
3.5 Descrizione tipologie forestali
4. Risultati
Bibliografia

Carta delle tipologie forestali

 

Una invasione di latifoglie miste e varie in Molise ed “altro”

latifoglieinvasiveEra il 2009 dal nostro vecchio sito www.molisaealberi.com  un articolo sulle invasione delle latifoglie sui nostri terreni. Dalla cronaca di questi ultimi tempi (novembre 2013) avevamo già previsto alle  altre invasioni sui nostri suoli (rifiuti tossici ecc..). Ecco l’articolo:

La formazione di arbusti e alberi della Regione Molise in base ai dati della carta forestale del 2009 è di circa 160.000 Ha pari al 36% della superficie regionale di 443.758 Ha. La carta forestale classifica al quarto posto, dopo i querceti di roverella, cerrete, mesoxerofile e mesofile la copertura del suolo da parte delle latifoglie di invasione miste e varie. La superficie delle latifoglie di invasione è di ettari 13.647,51 pari al 8,66% dei 160.000 Ha della superficie boscata del Molise. Questo dato pur se molto generale e non omogeneamente distribuito ci deve far pensare un poco. Ciò vuol dire che facendo i conti della “massaia”, che per noi sono quasi sempre precisi, che su tutto il Molise fra alcuni anni, dipende molto dall’uomo, saremo invasi sempre più dalle latifoglie miste e varie e da arbusti di ginestre, ecc…, (verrà coperto e nascosto un po’ tutto)  oltre chi dice anche di pale eoliche, rifiuti tossici, ingombranti, siti inquinati e contaminati da mercurio, cromo ecc.., radiazioni ionizzanti (uranio), nitrati, PM10 ecc..

Entriamo meglio nel dettaglio. Che cosa sono le latifoglie di invasione miste e varie? Dalla relazione della carta forestale realizzata dall’Università del Molise nel 2009, esse sono caratterizzate dalla presenza di specie pioniere come olmi, aceri campestri, ciliegi, perastri che si sviluppano soprattutto su ex coltivi, oliveti o frutteti abbandonati ed in particolare ex pascoli Se a questi ci aggiungiamo altre specie, alcune di scarso valore economico e che spesso non vengono utilizzate, ma che comunque hanno anche il loro ruolo di difesa del suolo e di biodiversità come da tabella seguente :

Sup. Ha %
PIOPPO SALICETO RIPARIALE 8.927,38 5,66
ROBINIETO AILANTETO 517,86 0,33
LATIFOGLIE DI INVASIONE MISTE E VARIE 13.647,51 8,66
PIOPPETO DI PIOPPO TREMOLO 50,01 0,03
BOSCAGLIA PIONIERA CALANCHIVA 547,04 0,35
EUCALIPTETI 17,15 0,01
MACCHIA MEDITERRANEA A FILLIREA 427,62 0,27
ARBUSTETO A ROSE PRUGNOLO E ROVO 1.794,34 1,14
ARBUSTETO A GINEPRO COMUNE E AGAZZINO 94,69 0,06
ARBUSTETO ALTOMONTANO A GINEPRO NANO 814,74 0,52
ARBUSTETO A GINESTRE 3.009,90 1,91
29.848,24 18,94
Fonte Carta Forestale regione Molise 2009 su basi tipologiche in scala 1:10.000

si arriva a quasi 30.000,00 Ha cioè il 19% della superficie dei 160.000 Ha di arbusti e alberi del Molise. Se consideriamo i grandi comprensori boscati della regione Molise a struttura ormai chiusa che si trovano nelle zone di montagna (Matese, Mainarde-Meta Montagnola, Alto Molise. Monti del Sannio ecc..) dove le latifoglie di invasione miste e varie sono meno diffuse per la presenza di boschi di cerro, roverella, misti, di faggio ecc.., avremo un po’ di problemi in futuro per la loro gestione specie in aree collinari marginali e di pianura.

L’abbandono del suolo dell’agricoltura della pastorizia e degli allevamenti è in atto e purtroppo continua, e se c’è l’abbandono, le latifoglie invasive prenderanno il sopravvento con un incremento del loro grado di copertura. Di conseguenza avremo maggiori probabilità di incendi e maggiori problemi di gestione del territorio. Sarà un bel costo per la collettività e per i privati proprietari delle migliaia di particelle di terreno ex seminativi, ex pascoli ex vigneti ex oliveti ex frutteti ecc.., recuperare questi suoli abbandonati e invasi dalle latifoglie miste e varie, se non si interviene subito. E chi oggi, con i tempi che corrono e con i costi eccessivi di gestione forestale, pensa di andare a ripulire piccoli appezzamenti di terreni incolti con cespugli arbusti ginestre, zone degradate abbandonate, marginali, polverizzate, frammentate isolate dove adesso forse ci sono anche molti rifiuti. Eppure queste latifoglie invasive sono una risorsa in termini di biomassa forestale ai fini energetici e di riduzione del gas serra.

Bibliografia e Citazioni 
Carta forestale della regione Molise

– Particolarmente interessante sotto l’aspetto paesaggistico complessivo, il fenomeno della ricolonizzazione spontanea dei terreni abbandonati, causato dal progressivo processo di spopolamento delle campagne e dall’abbandono delle tradizionali pratiche agricole e pastorali. In molti casi la copertura vegetazionale si è evoluta naturalmente verso formazioni di boscaglie e talvolta addirittura veri e propri boschi a struttura irregolare, con un processo ancora più accentuato nell’Alto Molise piuttosto che nel resto della regione, a causa delle particolari condizioni morfologiche e altitudinali. Sugli ex coltivi e pascoli si sono così innescati dei processi di riconquista da parte della vegetazione naturale potenziale a favore soprattutto dei querceti.

LATIFOGLIE DI INVASIONE MISTE E VARIE
Questi popolamenti sono distribuiti più o meno uniformemente in tutto il territorio molisano. Sono caratterizzati dalla presenza di specie pioniere come  aceri campestri, ciliegi, perastri; si sviluppano soprattutto su ex coltivi, oliveti o frutteti abbandonati ed ex pascoli, mentre nei grandi 27 comprensori boscati a struttura chiusa e nelle zone di montagna sono meno diffusi. Si tratta di cenosi pressoché ubiquitarie, più frequenti in quelle aree dove le tradizionali forme di sfruttamento del suolo (agricoltura e pastorizia) sono in crisi e l’abbandono è in atto. La superficie totale occupata da questi popolamenti è di 13.650 ettari con gradi di copertura che variano tra la classe 2 (21-50%) e la classe 0 (>50%); la struttura di queste cenosi è prevalentemente ascrivibile ai “boschi infraperti” (72,92%) e alle “formazioni boscate a struttura composita” (27,05%).

Buone Pratiche selvicolturali nei siti della Rete Natura in Molise

cartina piccolaGli interventi e le operazioni forestali nei boschi pubblici e/o privati che rispettano i criteri e le buone pratiche selvicolturali nei siti della rete Natura 2000, riportati nel documento tecnico in appendice al presente articolo, sono esclusi dalla Valutazione d’Incidenza ai sensi del D.P.R. 357/97, così come modificato con il D.P.R. n. 120 del 12.03.2003 e della Direttiva Regionale approvata con Delibera n. 486 del 11.05.2009 e pubblicata sul BURM n. 12 del 01.06.2009. Restano fermi gli adempimenti procedurali previsti dalla succitata Direttiva Regionale, art. 5, comma 4.

Allegato alla DGR 1233 del 21/12/2009

HABITAT FORESTALI NELLA RETE NATURA 2000 DELLA REGIONE MOLISE

Riserva di Collemeluccio
Riserva di Collemeluccio

La Rete Natura 2000 nella regione Molise è formata da 85 SIC e 13 ZPS, per una superficie complessiva di 120.500 ettari, pari al 27,4% del territorio. I siti a dominanza di habitat montano-collinari, occupanti 35.637 ettari, rappresentano la tipologia più diffusa e distribuita sull’intera reteecologica. Gli habitat che vi si rinvengono, sono caratterizzati da una ricchezza floristica a cui fa riscontro una ricchezza fitocenotica che si articola attraverso tipologie forestali tipiche sia della regione mediterranea che di quella temperata. Le tipologie che presentano la maggiore estensione sono i faggeti con tasso e l’agrifoglio e i boschi a cerro e rovere…  L’intero allegato è scaricabile qui Allegato alla DGR del 21 12 2009

Fonte www.regione.molise.it

Le Tavole dendrometriche di alcuni boschi del Molise

Cosa sono le tavole Dendrometriche? Sono quelle che ci permettono di misurare gli alberi. Risposta semplice. Misurare gli alberi e i boschi (altezza, volume,  età, massa,  accrescimento, area basimetrica ecc.)  non è semplce. Le tavole dendrometriche sono delle tabelle che possono aiutarci.

La dendrometria (dendron = albero, metron = misura) studia l’accrescimento delle piante e  i metodi  per determinare il volume degli alberi in piedi o abbattuti e la massa legnosa di un intero bosco (cubatura). In poche parole per chi ha un albero nel giardino di casa o ha un bosco la dendrometria ci dice quanto volume di legna (in metri cubi)  possiamo ottenere per poi venderla o usarla per il nostro camino o stufa.

Le Tavole dendrometriche derivano comunque da studi, misure di alberi ed esperienze di forestali.  Siccome è difficile  andare a misurare migliaia di alberi in un bosco in alcuni casi si possono usare queste tavole dendrometriche per sapere il volume di legna che se ne  ricava. Non è semplice i risultati sono  sempre diversi perchè ci sono molti fattori che influenzano la crescita di un albero e di un bosco.

Un albero di cerro in un bosco del Molise con un età di 120 anni Generoso Patrone  nella redazione delle tavole dendrometriche del Molise afferma che ha un diametro di 40 cm e un volume di 440 metri cubi (Italia Forestale e Montana anno 1970).  Generoso Patrone fu tra i fondatori negli anni 50 dell’Accademia di Scienze Forestali. Ha redatto molti piani di assestamento. Patrone, Pavari, Antoniotti, De Philippis, Ciancio e qualcun’altro sono un po’ i  padri dell’assestamento Forestale. Patrone mori nel 1980. Ancora oggi si fa riferimento alle sue tavole dendrometriche . Per il Molise esistono le tavole dell’Antoniotti per alcuni comuni (Matrice Vastogirardi ecc..) sia per il faggio che per il cerro e si possono scaricare qui:

Tavole dendrometriche per il Molise

 

Normativa dei Piani d’Assestamento Forestali della Regione Molise

La Normativa sui Piani d’Assestamento Forestali della Regione Molise è rimasta ferma al 2005. Forse occorre cambiare qualcosa, sollecitando gli addetti ai lavori e i tecnici ad una procedura più semplice. Si legge dal sito della Regione Molise  le schede da compilare del Progetto Bosco Gestione sostenibile, Schede A, B1, B2,B3 N che pur se molto interessanti e di dettaglio possono creare confusione anche nella compilazione. Poi ci sono 11 Pagine di Normativa procedure amministrative e prezziari.

In effetti la pianificazione forestale è un po’ complessa ci sono i Piani Forestali Regionali, I piani Forestali Comprensoriali, i Piani di Assestamento o economici o di riassetto, i Piani dei Tagli, i Piani di Riordino, i Piani Forestali territoriali, i Piani di indirizzo forestale, Il Piano Forestale territoriale di Distretto, i Piani colturali, ecc.. Ogni Regione dice e scrive la sua pianificazione forestale come prevedono le norme statali .

Per la Regione Molise la DGR 1229/2004 e successive modifiche ha approvato le Normativa le procedure e il Prezzario dei Piani di Assestamento. Si devono acquisire elaborati e se continuate a leggere occorre  far riferimento a dettagli  che spesso scoraggiano anche gli addetti ai lavori (tecnici forestali,  ecc.)

Ecco cosa si deve fare:

1 – R E L A Z I O N E

2 – C A R T O G R A F I A

3 – R E G I S T R O DEGLI EVENTI

1 – R E L A Z I O N E
In essa saranno riportati i dati relativi:
PARTE GENERALE
– caratteristiche geografiche, climatiche, morfologiche, geologiche, pedologiche,idrologiche, vegetazionali e floristiche e faunistiche della zona;
– vicende storiche che hanno riguardato il complesso da assestare;
– passate gestioni e utilizzazioni boschive;
– principali elementi che caratterizzano la specifica realtà socio-economica del Comune e della zona, quali la entità dei terreni agrari e pascolivi, sia di proprietà pubblica che privata, in relazione alla popolazione ed alle sue variazioni nel tempo;
– stato degli usi civici;
– esistenza di vincoli e di atti preordinati alla loro imposizione;
– individuazione di segni antropici tradizionali quali sentieri, muri di delimitazione, di terrazzamenti o di divisioni fondiarie, capanne pastorali, ecc.
PARTE SPECIALE
– consistenza, estensione, tipologia ed ubicazione del complesso boscato da assestare.
Questa parte è articolata nelle seguenti fasi:
a) – formazione del particellare e delle comprese o classi colturali.
Il bosco sarà suddiviso in particelle e, se ritenuto opportuno, in sottoparticelle. Il criterio da seguire, in attesa della redazione delle tipologie forestali regionali e delle relative linee guida selvicolturali, nonché di carta e inventario forestale, è quello di una selvicoltura puntuale e mirante all’aumento della produttività, della qualità tecnologica e del pregio dei soprassuoli.
Ciascuna di esse sarà caratterizzata da un soprassuolo sufficientemente omogeneo, da condizioni di fertilità uniformi, da confini inequivocabili facilmente individuabili, preferibilmente coincidenti con linee fisiografiche naturali e artificiali permanenti (strade, corsi d’acqua, crinali, sentieri, teleferiche, etc.). Ciascuna particella verrà delimitata sul territorio mediante idonea confinazione, che sarà riportata fedelmente in cartografia.
Ogni particella dovrà essere dettagliatamente descritta in forma sintetica, completa e chiara in ordine ai fattori ambientali e ai caratteri del popolamento e, della stazione, utilizzando come modello base le allegate schede A e B.
La materializzazione delle particelle e sottoparticelle sul terreno dovrà essere operata tracciando i confini con vernice di colore rosso su piante (doppia anellatura a petto d’uomo), rocce, termini lapidei, integrata dalla relativa numerazione. Per i confini di particelle che coincidono con i limiti esterni si farà ricorso ad una doppia colorazione (es. azzurro e rosso).
Tutte le particelle che presentano soprassuoli con caratteristiche colturali similari costituiranno una classe colturale o compresa.
Per ciascuna compresa si procederà al calcolo della provvigione, degli incrementi e della ripresa. In altre parole ogni classe colturale verrà considerata come un complesso boscato a sé stante.
b)- Inventariazione del bosco (rilievo dendrometrico-cronoauxometrico)
L’inventariazione della foresta si basa sul rilievo del numero delle piante, dei loro diametri e delle aree basimetriche corrispondenti, le altezze e gli incrementi radiali del fusto. Le misurazioni delle frequenze numeriche e diametriche possono essere realizzate mediante cavallettamento totale o campionamento.
Il rilievo dendrocronoauxometrico verrà realizzato particella per particella sulla base di aree di saggio, o cavallettamento totale o con metodo relascopico, a seconda della tipologia dell’insieme forestale (governo, struttura, ecc.) e delle sue attitudini (produttive, protettive, ambientali ecc…).
Si procederà mediante aree di saggio scelte con criterio soggettivo o oggettivo (campionamento sistematico o stratificato nei comprensori più grandi di 500 ha) nei boschi cedui, semplici e matricinati, nei cedui in conversione in alto fusto, nell’alto fusto (quando trattasi di stangaie, perticaie e giovani fustaie coetanee per le quali non si preveda, nel periodo di validità del P.d.A., alcuna utilizzazione che non sia un eventuale diradamento).
Le singole aree di saggio, normalmente di forma circolare a raggio fisso di 10 o 15 metri, saranno delimitate con vernice di colore bianco e porteranno segnato sulla pianta o pietra o altro elemento fisso coincidente con il centro, il numero progressivo che le  contraddistingue e che ne consente la individuazione sul terreno ai fini del collaudo (coordinate geografiche). La medesima evidenziazione riguarderà i centri di numerazione, quando sia stato adottato il metodo relascopico.
Nelle particelle d’alto fusto, specie in quelle in cui si prevede di intervenire nel periodo di validità del P.d.A. con normali utilizzazioni, si potrà effettuare, il cavallettamento totale. Tuttavia, quando le caratteristiche del soprassuolo lo consentono, è ammesso l’uso del rilievo campionario, anche con metodo relascopico.
Nell’effettuare le aree di saggio, o le prove di numerazione o, infine, il cavallettamento totale, occorrerà compilare e conservare il relativo piedilista con la distinzione per la specie. La misurazione delle altezze e degli incrementi sarà eseguita ripartendo le osservazioni fra tutte le classi diametriche proporzionalmente al loro peso e alle specie presenti. La densità dei punti di osservazione sarà correlata al grado di uniformità stazionale e strutturale dei soprassuoli.
c)-Stima della provvigione legnosa
Per pervenire alla determinazione della provvigione legnosa esistente, l’assestatore, partendo dai dati del cavallettamento, da quelli relativi alle prove di numerazione relascopica e da quelli delle aree di saggio, dovrà effettuare, per ciascuna compresa, da 5 a 8 alberi modello, in base al peso di ciascuna classe diametrica. Queste avranno ampiezze di cm.5 nell’alto fusto e di cm.2 nel ceduo. Gli alberi modello, su cui effettuare tutte le misure  necessarie (diametro, altezze, età, incrementi, ecc.), saranno scelti in modo da rappresentare le varie condizioni di fertilità (buona media e scadente) esistenti nell’ambito della classe colturale stessa. Ciò al fine di costruire una tavola di cubatura ovvero di  erificare al tempo stesso, in quale misura e con quali accorgimenti sia possibile utilizzare i dati delle tavole di cubatura comunque disponibili e applicabili al soprassuolo indagato.
Le piante di alto fusto da abbattere per albero modello dovranno essere preventivamente numerate e contrassegnate con martello forestale che vi apporrà il tecnico assestatore o il personale del Comando Stazione Forestale competente per territorio, a seguito del quale verrà redatto un regolare verbale amministrativo di assegno che, una volta controfirmato dal tecnico incaricato di redigere il P.d.A. e da un rappresentante della proprietà (o Ente delegato), verrà inviato, in copia, al Comune ed al Coordinamento Provinciale del C.F.S. Ad abbattimento e misurazione avvenuta, (per i boschi cedui si potrà far ricorso anche al metodo della pesata totale dei polloni), il materiale resterà a disposizione dell’Ente proprietario o gestore.
Dovranno essere compilate le schede di misura relative agli alberi modello ed inviate al presente servizio per la costruzione della relativa banca dati regionale.
3° – al raffronto tra la situazione reale dei boschi, quale si è venuta a delineare in base ai rilievi di campagna, e quella normale, quale è possibile ipotizzare per quel tipo di bosco in base a modelli teorici ben definiti e che facciano riferimento a condizioni di fertilità similari (tavole alsometriche locali).
4° – alle scelte selvicolturali relative alla forma di governo e trattamento prescelti che dovranno avere carattere adattativi
5° – alla scelta del turno valutando il tempo di permanenza delle specie e la fertilità della stazione;
6° – alla ripresa reale ed al piano dei tagli.
La ripresa dovrà ovviamente essere proporzionata, per ciascuna classe colturale, alla provvigione reale e al tasso di crescita, avendo per obiettivo di ottenere in maniera significativa e ragionevole, nel periodo di validità del P.d.A., l’eventuale riordino bioecologico e l’aumento della complessità e dell’articolazione strutturale della provvigione reale
Si cercherà, inoltre di operare affinché la ripresa totale si ripartisca nel tempo in maniera costante. Il piano dei tagli, redatto anch’esso separatamente per ciascuna compresa, dovrà contenere indicazioni di dettaglio nel senso che dovrà precisare, particella per particella, non solo la entità del prelievo ma anche le modalità con cui il medesimo dovrà operarsi e gli interventi proposti;
7° – all’uso dei pascoli.
8° – alle norme che dovranno disciplinare la raccolta dei prodotti secondari, quali: funghi, tartufi, fragole, erbe officinali ed aromatiche;
9° – ai miglioramenti fondiari. Tra essi potranno annoverarsi:
a)-opere di presidio per la lotta agli incendi boschivi, quali vasche, piccoli invasi, viali spartifuoco e piste di servizio, piccoli ricoveri per presidi sanitari e per stazioni radio ricetrasmittenti, torri di avvistamento;
b)- intervento di potenziamento della rete viaria principale e secondaria e/o di miglioramento di quella esistente;
c)-intervento di miglioramento pascoli, quali opere di captazione ed adduzione di acqua, case appoggio per il personale di guardiania, recinzioni fisse e mobili, locali per la lavorazione del latte, decespugliamento, trasemine, concimazioni, ecc.;
d) -opere intensive di sistemazione idraulico – forestale, quali briglie, difese spondali, canalizzazione di alvei, graticciate e viminate, canali di scolo, drenaggi, fossi di guardia, ecc.;
e) – interventi estensivi di sistemazione idraulico – forestale e di ripristino ambientale, quali rimboschimenti ex novo, le cure colturali a quelli già esistenti, le ricostituzioni boschive, la manutenzione degli stradelli di servizio del rimboschimenti stessi;
f) – interventi finalizzati alla valorizzazione turistica del complesso boscato oggetto di assestamento, quali percorsi pedonali tabellati, aree pic-nic, rifugi per escursionisti, ricoveri ed attrezzature per l’esercizio degli sport equestri, impianti sciistici, etc.
Il piano dei miglioramenti fondiari deve essere, dunque, completo e dettagliato. Esso dovrà costituire, infatti, la base programmatica cui dovranno fare riferimento tutti gli interventi futuri, comunque finalizzati, che riguardino i beni silvo – pastorali di proprietà dei Comuni e degli Enti.
10° – Alle norme legate alla salvaguardia di valori naturalistici o storici di particolare rilevanza e alle modalità di fruizione turistico-ricreativa.

2 – C A R T O G R A F I A
Essa si comporrà di:
1° – carta di inquadramento generale, in scala 1:25.000 e carta assestamentale (o silografica) in scala al 10.000 o 1:5.000 per piccoli complessi boscati, con la individuazione delle singole particelle in cui è stato compartimentato il bosco. La carta assestamentale dovrà essere realizzata utilizzando la base topografica ridotta in scala 1:10.000, formato raster o vettoriale della Carta Tecnica Regionale più recente.  Per una facile lettura della medesima, tutte le particelle costituenti una stessa compresa o classe colturale avranno identica rappresentazione grafico-cromatica. La colorazione eventualmente integrata a combinazioni grafico-cromatiche dovrà evidenziare le tipologie forestali e le compartimentazioni assestamentali. Sulla carta assestamentale dovrà essere riportato, in nero, il numero che contraddistingue ciascuna particella abbinata ad una lettera in caso di sottoparticella. La viabilità sarà rappresentata con diverse simbologie (tratteggi) a seconda del tipo e destinazione ( strade principali, di ordinario collegamento, strade e piste trattorabili, sentieri). In nero con tratto continuo verranno riportati i confini (con tratto interrotto quelli delle particelle) mentre i termini lapidei o elementi fissi salienti, interni e/o di limite, saranno indicati con apposita simbologia (triangolini, ipslon, ecc).
2° – carta del miglioramenti fondiari in scala 1:10.000 o in scala 1:5.000 per piccoli complessi boscati. Questa carta dovrà essere redatta con ogni possibile accortezza al fine di ubicare con precisione gli interventi programmati.

3 – REGISTRO DEGLI EVENTI O LIBRO ECONOMICO (utilizzando come
modello base l’allegata scheda N) Tutto il materiale predisposto contenuto nelle suddette norme tecniche, dovrà essere prodotto su supporto magnetico; i testi su formato microsoft Word mentre gli elaborati cartografici in formato compatibile ESRI – ArcView le schede descrittive in formato Excel o Access 2000.

….CONTINUA   con i Piani di gestione  Procedure Amministrative e Prezzario

Per ulteriori dettagli se vi accingete a voler fare dei Piani di Assestamento nella Regione Molise (non sappiamo se è ancora consigliabile) ecco tutta la normativa in pdf che potete scaricare anche qui:

normativa p.ass

modifica normativa p.ass

scheda A progetto_bosco

scheda B2 progetto_bosco

scheda B3 progetto bosco

scheda N progetto_bosco

Fonte del documento: www.regione.molise.it

Piano Forestale Regionale 2002-2006 da aggiornare?

Già nel 2011 era nata la necessità di aggiornare e scrivere un  nuovo piano forestale previsto dalla legge scaduto ormai nel 2006. Nella Giornata Forestale della Regione Molise del 29/04/2011, il Presidente dell’Accademia nazionale di Scienze Forestali Orazio Ciancio aveva così scritto: ” L’individuazione delle caratteristiche forestali, ambientali e sociali a scala regionale consente di verificare la connessione tra epistèmi, sapere obiettivo, e prassi, permettendo di esaminare il processo evolutivo almeno sotto tre punti di vista: 1) lo sfondo storico; 2) le modalità di analisi; 3) la prefigurazione dell’orizzonte possibile….. continua ….  Il processo di pianificazione fornisce elementi utili sia sul piano sociale, economico e culturale sia in merito alla gestione sostenibile di quel meraviglioso sistema biologico complesso che è il bosco. Al tempo stesso, valorizza al massimo livello quelle che sono le caratteristiche connaturali al bosco: i servigi connessi alle classiche funzioni di difesa idrogeologica e di produzione legnosa, ma anche quelli legati alla cosiddetta terza dimensione di Lucio Susmel: la possibilità di purificazione dell’acqua e dell’aria, di distensione, di valorizzazione paesaggistica, ecc. Per dettagli Università del Molise a questo link

Piano Forestale della Regione Molise 2002-2006

Fonte: http://www.regione.molise.it/pianoforestaleregionale/

Regione Molise – La legge regionale di tutela e valorizzazione degli alberi monumentali

Pubblicata sul BUR Molise n. 39 del 16/12/2005
Fonte: www.regione.molise.it

logo-regione-moliseARTICOLO 1

(Finalità)

1. Allo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale e il paesaggio della regione, la presente legge detta norme per l’individuazione degli alberi monumentali di alto pregio naturalistico e storico, di interesse paesaggistico e culturale presenti nella Regione Molise.

ARTICOLO 2

(Definizione)

1. Sono considerati alberi monumentali di alto pregio naturalistico e storico e di interesse paesaggistico e culturale:

a) Gli alberi isolati o facenti parte di formazioni boschive naturali o artificiali che per età o dimensioni possono essere considerate come rari esempi di maestosità o longevità;

b) Gli alberi che hanno un preciso riferimento a e-venti o memorie rilevanti dal punto di vista storico o culturale o a tradizioni locali.

ARTICOLO 3

(Elenco regionale degli alberi monumentali)

1. È istituito, presso l’assessorato regionale all’agricoltura, l’elenco regionale degli alberi monumentali.

2. A tal fine l’assessorato all’agricoltura, sentito il responsabile regionale del Corpo Forestale dello Stato, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, definisce la metodologia di rilevazione ed i contenuti informativi di una scheda tipo che deve contenere almeno i dati caratteristici di vegetazione e i criteri di tutela di cui all’articolo 2.

3. L’assessorato all’agricoltura, sulla base della scheda di cui al comma 2 ed esaminate le eventuali proposte pervenute ai sensi del comma 4, predispone l’elenco re-gionale degli alberi monumentali.

4. L’inserimento nell’elenco regionale degli alberi monumentali può avvenire anche su proposta del Corpo Forestale dello Stato, delle province, dei comuni, delle comunità montane, degli Enti parco ed anche a seguito di segnalazioni da parte degli Istituti scolastici, cittadini o associazioni ai medesimi Enti. In tale ultimo caso detti enti sono tenuti a trasmettere la segnalazione all’assessorato all’agricoltura, entro trenta giorni dal ricevimento, corredata dal loro parere trasmesso contestualmente a quanti hanno provveduto alla segnalazione o all’associazione interessata.

5. La scheda tipo di cui al comma 2 e l’elenco regionale degli alberi monumentali sono pubblicati nel Bollettino Ufficiale della Regione. L’elenco regionale degli alberi monumentali è aggiornato semestralmente.

6. Il Corpo Forestale dello Stato, le strutture regionali competenti in materia di servizi forestali, di servizi fitosanitari e l’assessorato all’agricoltura assicurano, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze, l’assistenza per gli aspetti agroforestali e di fitopatologia agli alberi dell’elenco di cui al comma 1.

ARTICOLO 4 (Iniziative di valorizzazione e tutela)

1. Gli alberi inseriti nell’elenco sono classificati come “Albero monumentale protetto”.

2. L’assessorato all’agricoltura e gli enti di cui all’articolo 3, comma 4, promuovono iniziative di pubblicizzazione e valorizzazione degli alberi inclusi nell’elenco, al fine cli divulgarne la conoscenza, il significato della tutela, nonché per migliorare il contesto territoriale e ambientale circostante.

3. I comuni riportano nel proprio strumento urbanistico generale gli alberi monumentali protetti e le relative aree di pertinenza dettando apposita normativa di tutela.

4. È vietato a chiunque abbattere, danneggiare o comunque modificare la struttura degli alberi monumentali inseriti nell’elenco regionale, salvo quanto previsto ai commi 5 e 6.

5. Gli interventi per una corretta manutenzione e conservazione degli alberi monumentali nonché il loro eventuale abbattimento, qualora non siano già attribuiti alla competenza di enti o amministrazioni diverse ai sensi della normativa statale e regionale vigente, sono autorizzati dal comune, previa acquisizione di un parere tecnico delle strutture regionali competenti in materia di servizi forestali e fitosanitari.

6. L’abbattimento di alberi inclusi nell’elenco di cui all’articolo 3, avviene per esigenze di pubblica incolumità o per esigenze fitosanitarie e comunque dopo aver accertato l’impossibilità ad adottare soluzioni alternative volte ad evitare l’abbattimento.

7. I comuni e le strutture regionali competenti in materia di servizi forestali e fitosanitari vigilano sull’applicazione delle disposizioni della presente legge.

ARTICOLO 5 (Sanzioni amministrative)

1. Chiunque compia gli interventi di manutenzione e conservazione degli alberi monumentali senza l’autorizzazione di cui all’articolo 4, comma 5 è assoggettato ad una sanzione amministrativa da un minimo di Euro 50,00 ad un massimo di Euro 100,00.

2. Chiunque danneggi o abbatta alberi sottoposti a tutela della presente legge senza l’autorizzazione di cui all’articolo 4, comma 5, è assoggettato a una sanzione amministrativa da un minimo di Euro 500,00 ad un massimo di Euro 2.500, 00 per ogni albero abbattuto.

3. L’area di pertinenza delle piante abbattute senza l’autorizzazione non può essere utilizzata per diversa destinazione per 50 (CINQUANTA) anni a decorrere dalla data di abbattimento delle piante.

4. All’applicazione delle sanzioni di cui al comma 1, provvedono i comuni nel cui territorio è stata commessa la violazione con le modalità e le procedure di cui al-la legge 24 novembre 1981, n. 689.

5. Il comune incamera i relativi proventi che destina esclusivamente alla cura, tutela, valorizzazione ed eventualmente alle cure colturali dell’alberatura pubblica.

ARTICOLO 6 (Reimpianto)

1. In caso di abbattimento i comuni provvedono al reimpianto di specie vegetali analoghe a quelle abbattute.

ARTICOLO 7 (Concorso per le scuole)

1. Per incrementare la conoscenza e l’amore per gli alberi è istituito il premio regionale “La storia del Molise attraverso gli alberi” aperto alle scuole di ogni ordine e grado.

2. Una commissione formata da un rappresentante dell’Università del Molise, dai Dirigenti Scolastici delle province di Campobasso ed Isernia, dal responsabile regionale del Corpo Forestale dello Stato, dall’Assessore all’agricoltura e presieduta dal Presidente del Consiglio Regionale, di anno in anno, stabilisce il tema del premio e la modalità della partecipazione.

3. Per ogni ciclo scolastico, (scuole materne, scuole medie e scuole superiori) saranno messi a disposizione vari premi. Per l’Università, per ogni anno accademico, sarà premiata con una Borsa di Studio una tesi di laurea attinente il tema del concorso.

ARTICOLO 8  (Norma finanziaria)

1. Alle spese di natura corrente derivanti dall’applicazione della presente legge, quantificabili in euro 80.000,00 per ciascuno degli esercizi 2006, 2007 e 2008, si fa fronte mediante legge di bilancio.

 ARTICOLO 9 (Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Re-gione Molise.

2. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla rispettare come legge della Regione Molise.

Giganti verdi, le Sequoie anche in Molise?

Campobasso metasequoiaCi sono sulla terra alberi giganti. Come e perché il gigantismo è più diffuso tra le piante ? Come fa una pianta a crescere fino a quasi 120 metri d’altezza? Non abbiamo una risposta univoca. Anzi meglio non rispondere o si risponde facilmente: “Sono i segreti e la forza della Natura”. E l’argomento è chiuso.  Parlare di alberi giganti, vengono in mente  le Sequoie della California o meglio quelle del  dell’Humboldt Redwoods State Park.

Proprio in questo parco nazionale ci sono gli esseri viventi più alti del mondo. Qui c’è Hyperion una Sequoia Sempervirens scoperta nel 2006 da due naturalisti la cui altezza è stata accertata essere di 115,55 metri (precisione estrema). Sempre in California ma nel Parco nazionale delle Sequoie c’è il conosciutissimo Generale Sherman che non è una Sempervirens ma una Sequoiadendron gigantea, Lindl (Sequoiadendron giganteum, Buchholz)   con una altezza di circa 84 metri  un volume di circa 1500  metri cubi e il peso in 2000 tonnellate, numeri da  “brividi”. Questo  è considerato l’albero più grande del mondo.

Precedentemente il record di altezza apparteneva alla sequoia Helios, alta 114,30 metri, anch’essa situata nel  Parco nazionale di Redwood. Siamo comunque sempre in California. Un albero gigante  ha bisogno di una grande quantità di acqua che deve poter sollevare dalle radici fino alla foglia più alta. Nelle sequoie pare che una goccia d’acqua ci mette un mese per arrivare in cima.

In Italia forse quella più grande l’ha incontrata ultimamente alle porte di Biella, in località Chiavazza, Tiziano Fratus descrivendola egregiamente. Ma Fratus ha descritto molte sequoie anche nel suoi Piemonte in molti Parchi, a Merano a Reggello e cosi via. Ma le sequoie che ha descritto “l’Uomo radice” sono presenti un po’ in tutta Italia in  Piemonte,  Liguria,  Trentino Alto Adige,  Friuli Venezia Giulia, e in Toscana quasi tutte con una storia e con le loro particolarità. Alcune foto le potete vedere qui nell’Album: Giona delle Sequoie.  Buona parte delle Sequoie in Italia furono piantate intorno al 1850.

Qui in Molise ci accontentiamo di poco: abbiamo oggi 2 sequoie e mezzo a Campobasso. Quella di Piazza Cesare Battisti ormai a tronco “tagliato” perciò “mezza sequoia secca” con qulache foglia (vedi foto), le altre 2 in Via Mazzini all’interno del giardino del Convitto Mario Pagano e l’altra al Centro Potito. Queste ultime due stanno ancora bene, vuol dire che hanno una buona risorsa d’acqua, ma non potranno vivere molto a lungo (massimo 200-250 anni) dato che si trovano fuori del loro ambiente ideale. Qui alcune foto del 2010 in cui si cominciò a tagliare la Sequoia di Piazza Cesare Battisti.  Ecco dov’è ubicata la mezza Sequoia di Piazza Cesare Battisti a Campobasso per chi non la conosce ancora.

Visualizza Grandi Alberi in Molise in una mappa di dimensioni maggiori

Qui invece una foto del 2012 della Sequoia a circa 30 mt di distanza da quella abbattuta.

La sequoia al Convitto Mario Pagano
La sequoia al Convitto Mario Pagano Circonferenza 5,80 mt altezza 23-25 mt
La sequoia all'interno del Convitto Mario Pagano a Campobasso
La sequoia all’interno del Convitto Mario Pagano a Campobasso

 

I Boschi in Molise sono considerati?

molisealberiPrendiamo lo spunto da un articolo di Francesco Manfredi Selvaggi del 25/02/2008 in cui si afferma  che “Il patrimonio forestale del Molise è considerevole, ma poco considerato, nonostante che produca benefici in termini ambientali, ricreativi e paesaggistici “. Sono passati 5 anni ma di boschi se ne parla poco perchè materia di addetti ai lavori  (forestale, imprese boschive, enti di gestione) e per i soli interessi economici. Ogni tanto quanto si comincia a tagliare un po’ troppo gli alberi o si vedono delle “brutture di alberi o scempi” i giornali ne parlano soprattutto se capitozzature e tagli raso avvengono nei centri abitati. Spesso  non si rispettano le minime norme e le prescrizioni di massima e di polizia forestale che ormai diciamo sono un po’ “vecchie”  come la legge forestale regionale (anno 2000) che si deve adeguare anche alle leggi statali successive al 2000.  E poi le infrazioni e le sanzioni  per tagli di alberi non rispettando le leggi  sono in alcuni casi irrisori. Nella legge forestale regionale non sono indicate le sanzioni, ma solo nelle Prescrizioni di massima e di Polizia Forestale Provinciali  che sono degli anni 70 e previste dal  Regio Decreto del 30 dicembre 1923, n. 3267. (legge forestale). L’articolo del 2008 per noi è ancora attuale. Si spera in una maggiore considerazione del bosco e degli alberi anche per i non addetti ai lavori. Riprendiamo l’articolo

I boschi nella nostra regione sono situati in ogni fascia altitudinale, pure in pianura (vedi le pinete litoranee). La gran parte della superficie forestale è, comunque, collocata al disopra degli 800 metri di quota. C’è un limite superiore, che qui da noi è di circa 1900 metri, superato il quale scompare la vegetazione arborea come si verifica nelle cime più alte del Matese (monte Miletto, la Gallinola, monte Mutria) e delle Mainarde (la Meta, la Metuccia, ecc.). la montagna è il luogo esclusivo del bosco d’alto fusto, il quale è prevalentemente una faggeta, seppure vi sono anche cerrete d’alto fusto quale il Bosco Mazzocca a Riccia e il Bosco Pianelle a Tufara.
Nelle zone montane o, comunque, in quelle cosiddette interne c’è un aumento dei terreni boscati per via dell’abbandono dell’agricoltura mentre, all’opposto, nelle aree pianeggianti si registra una loro diminuzione a causa dell’urbanizzazione e, cioè, l’espansione edilizia e lo sviluppo delle vie di comunicazione. Le tipologie di bosco nel Molise sono diversissime e vanno dalle macchie boschive che occupano le scarpate, gli angoli dei campi presentandosi in maniera così frazionata da non avere la dignità di bosco, ai rimboschimenti di pino . Pure i boschi possono essere inclusi tra i componenti del paesaggio antropizzato. Poche sono le foreste vergini le quali non sono solo quelle impervie, lontane dagli abitati e scomode da raggiungere, ma anche estensioni boschive lasciate allo stato naturale per ragioni particolari quale quella di essere riserve di caccia reale e questi sono i boschi di Colle Meluccio e di Monte di Mezzo.

Esse sono incluse tra le aree MAB dell’Unesco le quali costituiscono un sistema di superfici forestali scelte perché rappresentative dei diversi ecosistemi forestali; in questo campo si ha una estrema varietà poiché la montagna dove in prevalenza si situano i boschi è caratterizzata da una forte eterogeneità geomorfologica, superiore a quella di altre zone altimetriche, la quale dà luogo a un’ampia casistica di nicchie ecologiche. La gestione delle riserve biogenetiche dell’Unesco è connotata dal lasciare tali ambiti alla loro dinamica naturale. Il legname morto viene lasciato in situ, come succede a Colle Meluccio e a Monte di Mezzo, e ciò è l’indicatore più sicuro della naturalità di un bosco. . Infine, va sottolineato che i boschi, pur della medesima composizione e di uguale dimensione, non hanno tutti la stessa importanza, la quale dipende dal contesto in cui si trovano.

Le superfici forestali, ovunque stiano, sono soggette dal 1985 al vincolo paesistico il quale si aggiunge per molti di essi al vincolo idrogeologico che per decenni, a partire dal 1923, ha salvaguardato il patrimonio boschivo molisano. Con un gioco di parole si può dire che prima della legge Galasso si proteggevano i boschi perché essi, a loro volta, proteggono dalle frane e dalla caduta massi. Se i boschi planiziali e quelli di collina sono costantemente minacciati, le estensioni forestali montane non sono da considerare in pericolo se non per la probabilità, davvero bassa, di qualche valanga (2 decenni fa una slavina distrusse una striscia della pinetina di Campitello). (le frane e le erosioni e le zone a rischio comunque sono in aumento). In montagna dove, lo abbiamo visto prima, ci sono i boschi d’alto fusto le superfici boscose hanno un maggiore grado di naturalità che altrove, il quale ultimo può essere messo in relazione con il numero di strade forestali: ci sono meno strade di esbosco nei boschi di alto fusto rispetto a quelli cedui in quanto il turno di taglio è più lungo (80 anni contro 20). Queste stradine se, per un verso, sono di disturbo all’ambiente possono servire anche per la prevenzione incendi. 

L’economia del bosco è oggi nel Molise pressoché inesistente perché il legno non è competitivo con gli attuali materiali edilizi e neanche viene più usato tanto come combustibile. Se anche vi sono ditte boschive, che sono quelle del taglio degli alberi, queste non hanno collegamenti con le imprese industriali del settore del legno le quali, segherie, mobilifici, ecc. qui da noi peraltro non esistono. Ad influire su questo stato di cose sono state anche le politiche seguite nel campo della forestazione la quale ha avuto come obiettivo solo la prevenzione del dissesto idrogeologico e non quella produttiva se non limitatamente ai finanziamenti europei destinati ad incentivare il ritiro delle colture granarie dei terreni. Ad ogni modo si sottolinea la necessità di ridare centralità nel dibattito regionale al tema del bosco che è un elemento fondamentale dell’ecosistema e che può diventare un fattore di sviluppo per la nostra regione.

Si riportano gli articoli 1 e 2 della legge forestale regionale n. 6 del 2000, Alcune finalità oggi sono state raggiunte? Per noi qualcosa ancora non va nei punti  b)  e d) dell’articolo 1  e molti punti dell’art 2 quali c) e) f) h)  m) n) A Voi lettori  che ci seguite su molisealberi giudicare e trovare le priorità per intervenire nei vari punti degli art 1 e 2 ed quindi aprire un dibattito. Inoltre il piano e inventario forestale regionale è scaduto nel 2006.

Legge Forestale della Regione Molise del 18/01/2006 n. 6 “Patrimonio forestale regionale – Valorizzazione economica – Tutela ambientale – Disciplina Art.1 Finalità . La presente legge persegue, nel quadro degli obiettivi di sviluppo economico e sociale del Molise, le seguenti finalità:

a) la conservazione, il miglioramento e l’ampliamento del bosco, l’utilizzo e l’incremento della produzione legnosa, la valorizzazione delle bellezze naturali e paesaggistiche, la tutela degli habitat naturali, in sinergia con quella di altre risorse concorrenti allo sviluppo delle popolazioni rurali e alla promozione della qualità della vita;

b) la difesa del suolo e la sistemazione idraulico-forestale, la prevenzione e la difesa dei boschi da incendi e cause avverse;

c) la conservazione ed il miglioramento dei pascoli;

d) la massima occupazione della manodopera, rapportata alle singole realtà territoriali.

Art.2 Natura degli interventi

1. Per il conseguimento delle finalità di cui alla presente legge, si attuano i seguenti interventi:

a) redazione del Piano ed Inventario Forestale Regionale;

b) ampliamento delle superfici forestali con imboschimenti a fini protettivi e produttivi nonché conservazione e miglioramento del patrimonio boschivo;

c) sistemazione idraulico-forestale dei corsi d’acqua, delle pendici e consolidamento delle dune litorali nonché tutela delle zone umide e lacuali;

d) produzione vivaistica forestale nonché controllo del commercio di semi e di piante da rimboschimento;

e) prevenzione e difesa dei boschi dagli incendi, da agenti patogeni e cause avverse;

f) miglioramento della fruibilità forestale con creazione e manutenzione di aree attrezzate e di sentieri silvo-pastorali anche a fini turistici;g) realizzazione di opere di interesse pubblico di bonifica montana nonché recupero, ai fini forestali, di aree dissestate, di cave dismesse e di discariche abbandonate; recupero e valorizzazione di aree di particolare interesse ambientale; arredo verde di scarpate di svincoli stradali, di aree di raccolta di rifiuti solidi urbani e depuratori;

h) conservazione, miglioramento ed ampliamento del verde pubblico;

l) tutela della biodiversità e degli ecosistemi esistenti;

m) sviluppo e regolamentazione delle attività di utilizzazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti legnosi e di sottobosco;

n) riconoscimento e tutela delle aree naturali protette.