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I Grandi Alberi del Molise

Una invasione di latifoglie miste e varie in Molise ed “altro”

latifoglieinvasiveEra il 2009 dal nostro vecchio sito www.molisaealberi.com  un articolo sulle invasione delle latifoglie sui nostri terreni. Dalla cronaca di questi ultimi tempi (novembre 2013) avevamo già previsto alle  altre invasioni sui nostri suoli (rifiuti tossici ecc..). Ecco l’articolo:

La formazione di arbusti e alberi della Regione Molise in base ai dati della carta forestale del 2009 è di circa 160.000 Ha pari al 36% della superficie regionale di 443.758 Ha. La carta forestale classifica al quarto posto, dopo i querceti di roverella, cerrete, mesoxerofile e mesofile la copertura del suolo da parte delle latifoglie di invasione miste e varie. La superficie delle latifoglie di invasione è di ettari 13.647,51 pari al 8,66% dei 160.000 Ha della superficie boscata del Molise. Questo dato pur se molto generale e non omogeneamente distribuito ci deve far pensare un poco. Ciò vuol dire che facendo i conti della “massaia”, che per noi sono quasi sempre precisi, che su tutto il Molise fra alcuni anni, dipende molto dall’uomo, saremo invasi sempre più dalle latifoglie miste e varie e da arbusti di ginestre, ecc…, (verrà coperto e nascosto un po’ tutto)  oltre chi dice anche di pale eoliche, rifiuti tossici, ingombranti, siti inquinati e contaminati da mercurio, cromo ecc.., radiazioni ionizzanti (uranio), nitrati, PM10 ecc..

Entriamo meglio nel dettaglio. Che cosa sono le latifoglie di invasione miste e varie? Dalla relazione della carta forestale realizzata dall’Università del Molise nel 2009, esse sono caratterizzate dalla presenza di specie pioniere come olmi, aceri campestri, ciliegi, perastri che si sviluppano soprattutto su ex coltivi, oliveti o frutteti abbandonati ed in particolare ex pascoli Se a questi ci aggiungiamo altre specie, alcune di scarso valore economico e che spesso non vengono utilizzate, ma che comunque hanno anche il loro ruolo di difesa del suolo e di biodiversità come da tabella seguente :

Sup. Ha %
PIOPPO SALICETO RIPARIALE 8.927,38 5,66
ROBINIETO AILANTETO 517,86 0,33
LATIFOGLIE DI INVASIONE MISTE E VARIE 13.647,51 8,66
PIOPPETO DI PIOPPO TREMOLO 50,01 0,03
BOSCAGLIA PIONIERA CALANCHIVA 547,04 0,35
EUCALIPTETI 17,15 0,01
MACCHIA MEDITERRANEA A FILLIREA 427,62 0,27
ARBUSTETO A ROSE PRUGNOLO E ROVO 1.794,34 1,14
ARBUSTETO A GINEPRO COMUNE E AGAZZINO 94,69 0,06
ARBUSTETO ALTOMONTANO A GINEPRO NANO 814,74 0,52
ARBUSTETO A GINESTRE 3.009,90 1,91
29.848,24 18,94
Fonte Carta Forestale regione Molise 2009 su basi tipologiche in scala 1:10.000

si arriva a quasi 30.000,00 Ha cioè il 19% della superficie dei 160.000 Ha di arbusti e alberi del Molise. Se consideriamo i grandi comprensori boscati della regione Molise a struttura ormai chiusa che si trovano nelle zone di montagna (Matese, Mainarde-Meta Montagnola, Alto Molise. Monti del Sannio ecc..) dove le latifoglie di invasione miste e varie sono meno diffuse per la presenza di boschi di cerro, roverella, misti, di faggio ecc.., avremo un po’ di problemi in futuro per la loro gestione specie in aree collinari marginali e di pianura.

L’abbandono del suolo dell’agricoltura della pastorizia e degli allevamenti è in atto e purtroppo continua, e se c’è l’abbandono, le latifoglie invasive prenderanno il sopravvento con un incremento del loro grado di copertura. Di conseguenza avremo maggiori probabilità di incendi e maggiori problemi di gestione del territorio. Sarà un bel costo per la collettività e per i privati proprietari delle migliaia di particelle di terreno ex seminativi, ex pascoli ex vigneti ex oliveti ex frutteti ecc.., recuperare questi suoli abbandonati e invasi dalle latifoglie miste e varie, se non si interviene subito. E chi oggi, con i tempi che corrono e con i costi eccessivi di gestione forestale, pensa di andare a ripulire piccoli appezzamenti di terreni incolti con cespugli arbusti ginestre, zone degradate abbandonate, marginali, polverizzate, frammentate isolate dove adesso forse ci sono anche molti rifiuti. Eppure queste latifoglie invasive sono una risorsa in termini di biomassa forestale ai fini energetici e di riduzione del gas serra.

Bibliografia e Citazioni 
Carta forestale della regione Molise

– Particolarmente interessante sotto l’aspetto paesaggistico complessivo, il fenomeno della ricolonizzazione spontanea dei terreni abbandonati, causato dal progressivo processo di spopolamento delle campagne e dall’abbandono delle tradizionali pratiche agricole e pastorali. In molti casi la copertura vegetazionale si è evoluta naturalmente verso formazioni di boscaglie e talvolta addirittura veri e propri boschi a struttura irregolare, con un processo ancora più accentuato nell’Alto Molise piuttosto che nel resto della regione, a causa delle particolari condizioni morfologiche e altitudinali. Sugli ex coltivi e pascoli si sono così innescati dei processi di riconquista da parte della vegetazione naturale potenziale a favore soprattutto dei querceti.

LATIFOGLIE DI INVASIONE MISTE E VARIE
Questi popolamenti sono distribuiti più o meno uniformemente in tutto il territorio molisano. Sono caratterizzati dalla presenza di specie pioniere come  aceri campestri, ciliegi, perastri; si sviluppano soprattutto su ex coltivi, oliveti o frutteti abbandonati ed ex pascoli, mentre nei grandi 27 comprensori boscati a struttura chiusa e nelle zone di montagna sono meno diffusi. Si tratta di cenosi pressoché ubiquitarie, più frequenti in quelle aree dove le tradizionali forme di sfruttamento del suolo (agricoltura e pastorizia) sono in crisi e l’abbandono è in atto. La superficie totale occupata da questi popolamenti è di 13.650 ettari con gradi di copertura che variano tra la classe 2 (21-50%) e la classe 0 (>50%); la struttura di queste cenosi è prevalentemente ascrivibile ai “boschi infraperti” (72,92%) e alle “formazioni boscate a struttura composita” (27,05%).

La Quercia “sacra” di Santa Lucia la Posta ad Agnone

Specie: Quercus cerris L.
Nome Comune: Cerro
Circonferenza (mt): 3,50
Età (anni): 100-130 presumibile

La Chiesetta di  Santa Lucia la Posta
La Chiesetta di Santa Lucia la Posta

In vicinaza del fiune Trigno in una zona a confine tra i comuni di Agnone Carovilli e Pietrabbondante in località Posticchia (il toponimo è tutta una filosofia ) c’è la cappella di Santa Lucia la Posta o delle Poste. Riportata anche sulle storiche IGM al 25.000 con il nome Santa Lucia a quota 950 mslm la chiesetta è stata ristrutturata di recente.

E’ un posto ideale per pellegrini e devoti per il silenzio e anche per l’elevata naturalità dell’area. Siamo in vicinanza della riserva MAB di Collemeluccio, il Bosco la Posta e la Selva di Castiglione. Qui regna sovrano il Cerro e nella riserva svettano le colonne di colore verde scuro degli  abeti bianchi. Il 29 giugno di ogni anno in questo luogo viene svolta una manifestazione religiosa in onore di Santa Lucia con relativa processione, rosario e vespri.

Chi arriva scendendo alla chiesetta nota subito lungo il sentiero un ostacolo rappresentato proprio dalla quercia ubicata a circa 50 mt dalla chiesetta. Per noi è un monumento naturale non tanto per il diametro del tronco ma per la sua chioma che svetta e si ramifica tra le altre piante in vicinanza e per la religiosità del luogo. D’autunno con i suoi colori appare sempre dominante nel bosco.

Come per ogni albero  anche qui c’è una storia da raccontare legata alla costruzione della Chiesetta.  Si narra  che un ricco signore della  Puglia percorreva il tratturo in vicinanza (l’attuale strada San Mauro – Pietrabbondante) in compagnia di sua figlia cieca. Ad un certo momento la figlia indicò al padre un punto dove ha visto comparire Santa Lucia protettrice della vista. La Santa era proprio sopra un albero, sorridente. La fanciulla, poi riacquistò la vista ed il padre, per devozione, fece erigere la chiesetta nel punto dove è avvenuto il miracolo.

Un albero “miracoloso” doveva esserci prima della chiesetta. L’albero prima e la chiesetta dopo rappresentano la sacralità e la religiosità dell’area  L’abbiamo chiamata allora la quercia “sacra” di Santa Lucia la Posta, ma sappiamo che non è vero perchè immaginiamo che la quercia dove apparve Santa Lucia fu tagliata per costruire la chiesetta. Per chi non crede ai miracoli possiamo solo dire che altre querce sono nate in vicinanza della chiesetta .

 


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Buone Pratiche selvicolturali nei siti della Rete Natura in Molise

cartina piccolaGli interventi e le operazioni forestali nei boschi pubblici e/o privati che rispettano i criteri e le buone pratiche selvicolturali nei siti della rete Natura 2000, riportati nel documento tecnico in appendice al presente articolo, sono esclusi dalla Valutazione d’Incidenza ai sensi del D.P.R. 357/97, così come modificato con il D.P.R. n. 120 del 12.03.2003 e della Direttiva Regionale approvata con Delibera n. 486 del 11.05.2009 e pubblicata sul BURM n. 12 del 01.06.2009. Restano fermi gli adempimenti procedurali previsti dalla succitata Direttiva Regionale, art. 5, comma 4.

Allegato alla DGR 1233 del 21/12/2009

HABITAT FORESTALI NELLA RETE NATURA 2000 DELLA REGIONE MOLISE

Riserva di Collemeluccio
Riserva di Collemeluccio

La Rete Natura 2000 nella regione Molise è formata da 85 SIC e 13 ZPS, per una superficie complessiva di 120.500 ettari, pari al 27,4% del territorio. I siti a dominanza di habitat montano-collinari, occupanti 35.637 ettari, rappresentano la tipologia più diffusa e distribuita sull’intera reteecologica. Gli habitat che vi si rinvengono, sono caratterizzati da una ricchezza floristica a cui fa riscontro una ricchezza fitocenotica che si articola attraverso tipologie forestali tipiche sia della regione mediterranea che di quella temperata. Le tipologie che presentano la maggiore estensione sono i faggeti con tasso e l’agrifoglio e i boschi a cerro e rovere…  L’intero allegato è scaricabile qui Allegato alla DGR del 21 12 2009

Fonte www.regione.molise.it

Le Tavole dendrometriche di alcuni boschi del Molise

Cosa sono le tavole Dendrometriche? Sono quelle che ci permettono di misurare gli alberi. Risposta semplice. Misurare gli alberi e i boschi (altezza, volume,  età, massa,  accrescimento, area basimetrica ecc.)  non è semplce. Le tavole dendrometriche sono delle tabelle che possono aiutarci.

La dendrometria (dendron = albero, metron = misura) studia l’accrescimento delle piante e  i metodi  per determinare il volume degli alberi in piedi o abbattuti e la massa legnosa di un intero bosco (cubatura). In poche parole per chi ha un albero nel giardino di casa o ha un bosco la dendrometria ci dice quanto volume di legna (in metri cubi)  possiamo ottenere per poi venderla o usarla per il nostro camino o stufa.

Le Tavole dendrometriche derivano comunque da studi, misure di alberi ed esperienze di forestali.  Siccome è difficile  andare a misurare migliaia di alberi in un bosco in alcuni casi si possono usare queste tavole dendrometriche per sapere il volume di legna che se ne  ricava. Non è semplice i risultati sono  sempre diversi perchè ci sono molti fattori che influenzano la crescita di un albero e di un bosco.

Un albero di cerro in un bosco del Molise con un età di 120 anni Generoso Patrone  nella redazione delle tavole dendrometriche del Molise afferma che ha un diametro di 40 cm e un volume di 440 metri cubi (Italia Forestale e Montana anno 1970).  Generoso Patrone fu tra i fondatori negli anni 50 dell’Accademia di Scienze Forestali. Ha redatto molti piani di assestamento. Patrone, Pavari, Antoniotti, De Philippis, Ciancio e qualcun’altro sono un po’ i  padri dell’assestamento Forestale. Patrone mori nel 1980. Ancora oggi si fa riferimento alle sue tavole dendrometriche . Per il Molise esistono le tavole dell’Antoniotti per alcuni comuni (Matrice Vastogirardi ecc..) sia per il faggio che per il cerro e si possono scaricare qui:

Tavole dendrometriche per il Molise

 

Normativa dei Piani d’Assestamento Forestali della Regione Molise

La Normativa sui Piani d’Assestamento Forestali della Regione Molise è rimasta ferma al 2005. Forse occorre cambiare qualcosa, sollecitando gli addetti ai lavori e i tecnici ad una procedura più semplice. Si legge dal sito della Regione Molise  le schede da compilare del Progetto Bosco Gestione sostenibile, Schede A, B1, B2,B3 N che pur se molto interessanti e di dettaglio possono creare confusione anche nella compilazione. Poi ci sono 11 Pagine di Normativa procedure amministrative e prezziari.

In effetti la pianificazione forestale è un po’ complessa ci sono i Piani Forestali Regionali, I piani Forestali Comprensoriali, i Piani di Assestamento o economici o di riassetto, i Piani dei Tagli, i Piani di Riordino, i Piani Forestali territoriali, i Piani di indirizzo forestale, Il Piano Forestale territoriale di Distretto, i Piani colturali, ecc.. Ogni Regione dice e scrive la sua pianificazione forestale come prevedono le norme statali .

Per la Regione Molise la DGR 1229/2004 e successive modifiche ha approvato le Normativa le procedure e il Prezzario dei Piani di Assestamento. Si devono acquisire elaborati e se continuate a leggere occorre  far riferimento a dettagli  che spesso scoraggiano anche gli addetti ai lavori (tecnici forestali,  ecc.)

Ecco cosa si deve fare:

1 – R E L A Z I O N E

2 – C A R T O G R A F I A

3 – R E G I S T R O DEGLI EVENTI

1 – R E L A Z I O N E
In essa saranno riportati i dati relativi:
PARTE GENERALE
– caratteristiche geografiche, climatiche, morfologiche, geologiche, pedologiche,idrologiche, vegetazionali e floristiche e faunistiche della zona;
– vicende storiche che hanno riguardato il complesso da assestare;
– passate gestioni e utilizzazioni boschive;
– principali elementi che caratterizzano la specifica realtà socio-economica del Comune e della zona, quali la entità dei terreni agrari e pascolivi, sia di proprietà pubblica che privata, in relazione alla popolazione ed alle sue variazioni nel tempo;
– stato degli usi civici;
– esistenza di vincoli e di atti preordinati alla loro imposizione;
– individuazione di segni antropici tradizionali quali sentieri, muri di delimitazione, di terrazzamenti o di divisioni fondiarie, capanne pastorali, ecc.
PARTE SPECIALE
– consistenza, estensione, tipologia ed ubicazione del complesso boscato da assestare.
Questa parte è articolata nelle seguenti fasi:
a) – formazione del particellare e delle comprese o classi colturali.
Il bosco sarà suddiviso in particelle e, se ritenuto opportuno, in sottoparticelle. Il criterio da seguire, in attesa della redazione delle tipologie forestali regionali e delle relative linee guida selvicolturali, nonché di carta e inventario forestale, è quello di una selvicoltura puntuale e mirante all’aumento della produttività, della qualità tecnologica e del pregio dei soprassuoli.
Ciascuna di esse sarà caratterizzata da un soprassuolo sufficientemente omogeneo, da condizioni di fertilità uniformi, da confini inequivocabili facilmente individuabili, preferibilmente coincidenti con linee fisiografiche naturali e artificiali permanenti (strade, corsi d’acqua, crinali, sentieri, teleferiche, etc.). Ciascuna particella verrà delimitata sul territorio mediante idonea confinazione, che sarà riportata fedelmente in cartografia.
Ogni particella dovrà essere dettagliatamente descritta in forma sintetica, completa e chiara in ordine ai fattori ambientali e ai caratteri del popolamento e, della stazione, utilizzando come modello base le allegate schede A e B.
La materializzazione delle particelle e sottoparticelle sul terreno dovrà essere operata tracciando i confini con vernice di colore rosso su piante (doppia anellatura a petto d’uomo), rocce, termini lapidei, integrata dalla relativa numerazione. Per i confini di particelle che coincidono con i limiti esterni si farà ricorso ad una doppia colorazione (es. azzurro e rosso).
Tutte le particelle che presentano soprassuoli con caratteristiche colturali similari costituiranno una classe colturale o compresa.
Per ciascuna compresa si procederà al calcolo della provvigione, degli incrementi e della ripresa. In altre parole ogni classe colturale verrà considerata come un complesso boscato a sé stante.
b)- Inventariazione del bosco (rilievo dendrometrico-cronoauxometrico)
L’inventariazione della foresta si basa sul rilievo del numero delle piante, dei loro diametri e delle aree basimetriche corrispondenti, le altezze e gli incrementi radiali del fusto. Le misurazioni delle frequenze numeriche e diametriche possono essere realizzate mediante cavallettamento totale o campionamento.
Il rilievo dendrocronoauxometrico verrà realizzato particella per particella sulla base di aree di saggio, o cavallettamento totale o con metodo relascopico, a seconda della tipologia dell’insieme forestale (governo, struttura, ecc.) e delle sue attitudini (produttive, protettive, ambientali ecc…).
Si procederà mediante aree di saggio scelte con criterio soggettivo o oggettivo (campionamento sistematico o stratificato nei comprensori più grandi di 500 ha) nei boschi cedui, semplici e matricinati, nei cedui in conversione in alto fusto, nell’alto fusto (quando trattasi di stangaie, perticaie e giovani fustaie coetanee per le quali non si preveda, nel periodo di validità del P.d.A., alcuna utilizzazione che non sia un eventuale diradamento).
Le singole aree di saggio, normalmente di forma circolare a raggio fisso di 10 o 15 metri, saranno delimitate con vernice di colore bianco e porteranno segnato sulla pianta o pietra o altro elemento fisso coincidente con il centro, il numero progressivo che le  contraddistingue e che ne consente la individuazione sul terreno ai fini del collaudo (coordinate geografiche). La medesima evidenziazione riguarderà i centri di numerazione, quando sia stato adottato il metodo relascopico.
Nelle particelle d’alto fusto, specie in quelle in cui si prevede di intervenire nel periodo di validità del P.d.A. con normali utilizzazioni, si potrà effettuare, il cavallettamento totale. Tuttavia, quando le caratteristiche del soprassuolo lo consentono, è ammesso l’uso del rilievo campionario, anche con metodo relascopico.
Nell’effettuare le aree di saggio, o le prove di numerazione o, infine, il cavallettamento totale, occorrerà compilare e conservare il relativo piedilista con la distinzione per la specie. La misurazione delle altezze e degli incrementi sarà eseguita ripartendo le osservazioni fra tutte le classi diametriche proporzionalmente al loro peso e alle specie presenti. La densità dei punti di osservazione sarà correlata al grado di uniformità stazionale e strutturale dei soprassuoli.
c)-Stima della provvigione legnosa
Per pervenire alla determinazione della provvigione legnosa esistente, l’assestatore, partendo dai dati del cavallettamento, da quelli relativi alle prove di numerazione relascopica e da quelli delle aree di saggio, dovrà effettuare, per ciascuna compresa, da 5 a 8 alberi modello, in base al peso di ciascuna classe diametrica. Queste avranno ampiezze di cm.5 nell’alto fusto e di cm.2 nel ceduo. Gli alberi modello, su cui effettuare tutte le misure  necessarie (diametro, altezze, età, incrementi, ecc.), saranno scelti in modo da rappresentare le varie condizioni di fertilità (buona media e scadente) esistenti nell’ambito della classe colturale stessa. Ciò al fine di costruire una tavola di cubatura ovvero di  erificare al tempo stesso, in quale misura e con quali accorgimenti sia possibile utilizzare i dati delle tavole di cubatura comunque disponibili e applicabili al soprassuolo indagato.
Le piante di alto fusto da abbattere per albero modello dovranno essere preventivamente numerate e contrassegnate con martello forestale che vi apporrà il tecnico assestatore o il personale del Comando Stazione Forestale competente per territorio, a seguito del quale verrà redatto un regolare verbale amministrativo di assegno che, una volta controfirmato dal tecnico incaricato di redigere il P.d.A. e da un rappresentante della proprietà (o Ente delegato), verrà inviato, in copia, al Comune ed al Coordinamento Provinciale del C.F.S. Ad abbattimento e misurazione avvenuta, (per i boschi cedui si potrà far ricorso anche al metodo della pesata totale dei polloni), il materiale resterà a disposizione dell’Ente proprietario o gestore.
Dovranno essere compilate le schede di misura relative agli alberi modello ed inviate al presente servizio per la costruzione della relativa banca dati regionale.
3° – al raffronto tra la situazione reale dei boschi, quale si è venuta a delineare in base ai rilievi di campagna, e quella normale, quale è possibile ipotizzare per quel tipo di bosco in base a modelli teorici ben definiti e che facciano riferimento a condizioni di fertilità similari (tavole alsometriche locali).
4° – alle scelte selvicolturali relative alla forma di governo e trattamento prescelti che dovranno avere carattere adattativi
5° – alla scelta del turno valutando il tempo di permanenza delle specie e la fertilità della stazione;
6° – alla ripresa reale ed al piano dei tagli.
La ripresa dovrà ovviamente essere proporzionata, per ciascuna classe colturale, alla provvigione reale e al tasso di crescita, avendo per obiettivo di ottenere in maniera significativa e ragionevole, nel periodo di validità del P.d.A., l’eventuale riordino bioecologico e l’aumento della complessità e dell’articolazione strutturale della provvigione reale
Si cercherà, inoltre di operare affinché la ripresa totale si ripartisca nel tempo in maniera costante. Il piano dei tagli, redatto anch’esso separatamente per ciascuna compresa, dovrà contenere indicazioni di dettaglio nel senso che dovrà precisare, particella per particella, non solo la entità del prelievo ma anche le modalità con cui il medesimo dovrà operarsi e gli interventi proposti;
7° – all’uso dei pascoli.
8° – alle norme che dovranno disciplinare la raccolta dei prodotti secondari, quali: funghi, tartufi, fragole, erbe officinali ed aromatiche;
9° – ai miglioramenti fondiari. Tra essi potranno annoverarsi:
a)-opere di presidio per la lotta agli incendi boschivi, quali vasche, piccoli invasi, viali spartifuoco e piste di servizio, piccoli ricoveri per presidi sanitari e per stazioni radio ricetrasmittenti, torri di avvistamento;
b)- intervento di potenziamento della rete viaria principale e secondaria e/o di miglioramento di quella esistente;
c)-intervento di miglioramento pascoli, quali opere di captazione ed adduzione di acqua, case appoggio per il personale di guardiania, recinzioni fisse e mobili, locali per la lavorazione del latte, decespugliamento, trasemine, concimazioni, ecc.;
d) -opere intensive di sistemazione idraulico – forestale, quali briglie, difese spondali, canalizzazione di alvei, graticciate e viminate, canali di scolo, drenaggi, fossi di guardia, ecc.;
e) – interventi estensivi di sistemazione idraulico – forestale e di ripristino ambientale, quali rimboschimenti ex novo, le cure colturali a quelli già esistenti, le ricostituzioni boschive, la manutenzione degli stradelli di servizio del rimboschimenti stessi;
f) – interventi finalizzati alla valorizzazione turistica del complesso boscato oggetto di assestamento, quali percorsi pedonali tabellati, aree pic-nic, rifugi per escursionisti, ricoveri ed attrezzature per l’esercizio degli sport equestri, impianti sciistici, etc.
Il piano dei miglioramenti fondiari deve essere, dunque, completo e dettagliato. Esso dovrà costituire, infatti, la base programmatica cui dovranno fare riferimento tutti gli interventi futuri, comunque finalizzati, che riguardino i beni silvo – pastorali di proprietà dei Comuni e degli Enti.
10° – Alle norme legate alla salvaguardia di valori naturalistici o storici di particolare rilevanza e alle modalità di fruizione turistico-ricreativa.

2 – C A R T O G R A F I A
Essa si comporrà di:
1° – carta di inquadramento generale, in scala 1:25.000 e carta assestamentale (o silografica) in scala al 10.000 o 1:5.000 per piccoli complessi boscati, con la individuazione delle singole particelle in cui è stato compartimentato il bosco. La carta assestamentale dovrà essere realizzata utilizzando la base topografica ridotta in scala 1:10.000, formato raster o vettoriale della Carta Tecnica Regionale più recente.  Per una facile lettura della medesima, tutte le particelle costituenti una stessa compresa o classe colturale avranno identica rappresentazione grafico-cromatica. La colorazione eventualmente integrata a combinazioni grafico-cromatiche dovrà evidenziare le tipologie forestali e le compartimentazioni assestamentali. Sulla carta assestamentale dovrà essere riportato, in nero, il numero che contraddistingue ciascuna particella abbinata ad una lettera in caso di sottoparticella. La viabilità sarà rappresentata con diverse simbologie (tratteggi) a seconda del tipo e destinazione ( strade principali, di ordinario collegamento, strade e piste trattorabili, sentieri). In nero con tratto continuo verranno riportati i confini (con tratto interrotto quelli delle particelle) mentre i termini lapidei o elementi fissi salienti, interni e/o di limite, saranno indicati con apposita simbologia (triangolini, ipslon, ecc).
2° – carta del miglioramenti fondiari in scala 1:10.000 o in scala 1:5.000 per piccoli complessi boscati. Questa carta dovrà essere redatta con ogni possibile accortezza al fine di ubicare con precisione gli interventi programmati.

3 – REGISTRO DEGLI EVENTI O LIBRO ECONOMICO (utilizzando come
modello base l’allegata scheda N) Tutto il materiale predisposto contenuto nelle suddette norme tecniche, dovrà essere prodotto su supporto magnetico; i testi su formato microsoft Word mentre gli elaborati cartografici in formato compatibile ESRI – ArcView le schede descrittive in formato Excel o Access 2000.

….CONTINUA   con i Piani di gestione  Procedure Amministrative e Prezzario

Per ulteriori dettagli se vi accingete a voler fare dei Piani di Assestamento nella Regione Molise (non sappiamo se è ancora consigliabile) ecco tutta la normativa in pdf che potete scaricare anche qui:

normativa p.ass

modifica normativa p.ass

scheda A progetto_bosco

scheda B2 progetto_bosco

scheda B3 progetto bosco

scheda N progetto_bosco

Fonte del documento: www.regione.molise.it

Il “Mazzone”, la grande quercia di Jelsi

Nome comune: Roverella
Specie: Quercus pubescens
Località: Masserie Papali/Macchione
Età: circa 500 anni
Circonferenza a m. 1,30: cm. 600
Altezza mt 25
Morfologia della chioma: uniforme
Stato vegetativo: buono
Posizione: in filari di n° 3 piante
(Caratteristiche inviate dal Dr Forestale Lino Cirucci. Fonte: Schede redatte dal Corpo Forestale dello Stato (Comando stazione di Riccia anno 2000)

Alcuni simpatiche persone di Jelsi ci hanno trasmesso la foto di una delle più grandi roverelle esistenti in Provincia di Campobasso. Siamo ad Jelsi paese della festa del grano, del ballo dell’uomo orso e noi aggiungiamo anche di grandi querce. Ben cinque roverelle (ma ce ne saranno anche di più) dai dati del Censimento della Regione Molise del 2009,  hanno una circonferenza superiore ai 5 metri.Il “Mazzone” di cui la foto qui sotto è di 6 mt con ben sette persone sopra il palco da cui si diramano 6  branche e rami. Dalla foto si vede che è un vero colosso. E’ una quercia a candelabro. Il Dr Forestale Lino Cirucci, che con la sua Associazione: “Centro studi di storia, cultura, tradizioni e territorio San Amanzio” ci racconta che a questo albero i Briganti, dopo l’unità d’Italia erano soliti legare i loro cavalli data la vasta ombra che proiettava al suolo. Il numero 6 è un numero fortunato per quest’albero, speriamo che continui a vivere per altri 66, per non dire 666 anni.

La quercia di 6 mt di circonferenza con 7 persone. Foto di Michele Fratino.
La quercia di 6 mt di circonferenza con 7 persone. Foto di Michele Fratino.

Il pino domestico della frazione Indiprete di Castelpetroso

Specie: Pinus Pinea L.
Nome Comune: Pino Domestico
Circonferenza (mt): 3,20
Stato Vegetativo: buono qualche problema è sulla strada per noi perché è  stato costruito un muretto troppo vicino al tronco.
Altezza (mt): 20
Età (anni): 200 forse

Questo pino domestico, ha dato il nome alla zona che attualmente viene chiamata “Pugnuol” che in gergo dialettale di Castelpetroso significa “Pinolo”. Le persone anziane se lo ricordano sempre della stessa stazza. La sua chioma e ad ombrello con ramificazione a V. I suoi aghi stropicciati  danno un buon odore. I pinoli commestibili sono grandi e molto buoni. Non a caso si chiama anche: “pino da pinoli”.  Forse il nome Pinocchio deriva da Pinoli. E’ un albero con “un bel  naso lungo” allora.  Nella foto a circa 7 mt  da terra (riferimento il lampione vicino)  ci sono le 4 ramificazioni.


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Regione Molise – La legge regionale di tutela e valorizzazione degli alberi monumentali

Pubblicata sul BUR Molise n. 39 del 16/12/2005
Fonte: www.regione.molise.it

logo-regione-moliseARTICOLO 1

(Finalità)

1. Allo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale e il paesaggio della regione, la presente legge detta norme per l’individuazione degli alberi monumentali di alto pregio naturalistico e storico, di interesse paesaggistico e culturale presenti nella Regione Molise.

ARTICOLO 2

(Definizione)

1. Sono considerati alberi monumentali di alto pregio naturalistico e storico e di interesse paesaggistico e culturale:

a) Gli alberi isolati o facenti parte di formazioni boschive naturali o artificiali che per età o dimensioni possono essere considerate come rari esempi di maestosità o longevità;

b) Gli alberi che hanno un preciso riferimento a e-venti o memorie rilevanti dal punto di vista storico o culturale o a tradizioni locali.

ARTICOLO 3

(Elenco regionale degli alberi monumentali)

1. È istituito, presso l’assessorato regionale all’agricoltura, l’elenco regionale degli alberi monumentali.

2. A tal fine l’assessorato all’agricoltura, sentito il responsabile regionale del Corpo Forestale dello Stato, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, definisce la metodologia di rilevazione ed i contenuti informativi di una scheda tipo che deve contenere almeno i dati caratteristici di vegetazione e i criteri di tutela di cui all’articolo 2.

3. L’assessorato all’agricoltura, sulla base della scheda di cui al comma 2 ed esaminate le eventuali proposte pervenute ai sensi del comma 4, predispone l’elenco re-gionale degli alberi monumentali.

4. L’inserimento nell’elenco regionale degli alberi monumentali può avvenire anche su proposta del Corpo Forestale dello Stato, delle province, dei comuni, delle comunità montane, degli Enti parco ed anche a seguito di segnalazioni da parte degli Istituti scolastici, cittadini o associazioni ai medesimi Enti. In tale ultimo caso detti enti sono tenuti a trasmettere la segnalazione all’assessorato all’agricoltura, entro trenta giorni dal ricevimento, corredata dal loro parere trasmesso contestualmente a quanti hanno provveduto alla segnalazione o all’associazione interessata.

5. La scheda tipo di cui al comma 2 e l’elenco regionale degli alberi monumentali sono pubblicati nel Bollettino Ufficiale della Regione. L’elenco regionale degli alberi monumentali è aggiornato semestralmente.

6. Il Corpo Forestale dello Stato, le strutture regionali competenti in materia di servizi forestali, di servizi fitosanitari e l’assessorato all’agricoltura assicurano, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze, l’assistenza per gli aspetti agroforestali e di fitopatologia agli alberi dell’elenco di cui al comma 1.

ARTICOLO 4 (Iniziative di valorizzazione e tutela)

1. Gli alberi inseriti nell’elenco sono classificati come “Albero monumentale protetto”.

2. L’assessorato all’agricoltura e gli enti di cui all’articolo 3, comma 4, promuovono iniziative di pubblicizzazione e valorizzazione degli alberi inclusi nell’elenco, al fine cli divulgarne la conoscenza, il significato della tutela, nonché per migliorare il contesto territoriale e ambientale circostante.

3. I comuni riportano nel proprio strumento urbanistico generale gli alberi monumentali protetti e le relative aree di pertinenza dettando apposita normativa di tutela.

4. È vietato a chiunque abbattere, danneggiare o comunque modificare la struttura degli alberi monumentali inseriti nell’elenco regionale, salvo quanto previsto ai commi 5 e 6.

5. Gli interventi per una corretta manutenzione e conservazione degli alberi monumentali nonché il loro eventuale abbattimento, qualora non siano già attribuiti alla competenza di enti o amministrazioni diverse ai sensi della normativa statale e regionale vigente, sono autorizzati dal comune, previa acquisizione di un parere tecnico delle strutture regionali competenti in materia di servizi forestali e fitosanitari.

6. L’abbattimento di alberi inclusi nell’elenco di cui all’articolo 3, avviene per esigenze di pubblica incolumità o per esigenze fitosanitarie e comunque dopo aver accertato l’impossibilità ad adottare soluzioni alternative volte ad evitare l’abbattimento.

7. I comuni e le strutture regionali competenti in materia di servizi forestali e fitosanitari vigilano sull’applicazione delle disposizioni della presente legge.

ARTICOLO 5 (Sanzioni amministrative)

1. Chiunque compia gli interventi di manutenzione e conservazione degli alberi monumentali senza l’autorizzazione di cui all’articolo 4, comma 5 è assoggettato ad una sanzione amministrativa da un minimo di Euro 50,00 ad un massimo di Euro 100,00.

2. Chiunque danneggi o abbatta alberi sottoposti a tutela della presente legge senza l’autorizzazione di cui all’articolo 4, comma 5, è assoggettato a una sanzione amministrativa da un minimo di Euro 500,00 ad un massimo di Euro 2.500, 00 per ogni albero abbattuto.

3. L’area di pertinenza delle piante abbattute senza l’autorizzazione non può essere utilizzata per diversa destinazione per 50 (CINQUANTA) anni a decorrere dalla data di abbattimento delle piante.

4. All’applicazione delle sanzioni di cui al comma 1, provvedono i comuni nel cui territorio è stata commessa la violazione con le modalità e le procedure di cui al-la legge 24 novembre 1981, n. 689.

5. Il comune incamera i relativi proventi che destina esclusivamente alla cura, tutela, valorizzazione ed eventualmente alle cure colturali dell’alberatura pubblica.

ARTICOLO 6 (Reimpianto)

1. In caso di abbattimento i comuni provvedono al reimpianto di specie vegetali analoghe a quelle abbattute.

ARTICOLO 7 (Concorso per le scuole)

1. Per incrementare la conoscenza e l’amore per gli alberi è istituito il premio regionale “La storia del Molise attraverso gli alberi” aperto alle scuole di ogni ordine e grado.

2. Una commissione formata da un rappresentante dell’Università del Molise, dai Dirigenti Scolastici delle province di Campobasso ed Isernia, dal responsabile regionale del Corpo Forestale dello Stato, dall’Assessore all’agricoltura e presieduta dal Presidente del Consiglio Regionale, di anno in anno, stabilisce il tema del premio e la modalità della partecipazione.

3. Per ogni ciclo scolastico, (scuole materne, scuole medie e scuole superiori) saranno messi a disposizione vari premi. Per l’Università, per ogni anno accademico, sarà premiata con una Borsa di Studio una tesi di laurea attinente il tema del concorso.

ARTICOLO 8  (Norma finanziaria)

1. Alle spese di natura corrente derivanti dall’applicazione della presente legge, quantificabili in euro 80.000,00 per ciascuno degli esercizi 2006, 2007 e 2008, si fa fronte mediante legge di bilancio.

 ARTICOLO 9 (Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Re-gione Molise.

2. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla rispettare come legge della Regione Molise.

La grande quercia a Carovilli

Specie: Quercus cerris L.
Nome Comune: Cerro
Circonferenza (mt): 4,90
Stato Vegetativo: buono
Altezza (mt): 25
Età (anni): 200-250
Quota Slm (mt): 860

E’ la grande quercia di Carovilli. Si trova in vicinanza di un ristorante che prende il suo stesso nome. Si scorge facilmente dalla strada verso San Pietro Avellana. Un po’ tutti la conoscono nella zona, almeno per coloro che da diversi anni vanno a pranzare al ristorante.  La sua chioma è davvero considerevole. Il tronco  e’ in leggera pendenza e si biforca a circa tre metri d’altezza. E’ talmente regolare la chioma che nel  periodo autunnale distribuisce la sua ghianda in modo sempre “uniforme” sul terreno.

Ecco cosa scrive Valido Capodarca sulla grande quercia di Carovilli:

IL CERRO DI CAROVILLI
Concludiamo il nostro viaggio fra i grandi alberi del Molise con quello che, forse, è esteticamente più valido fra quelli visitati. Purtroppo, questa volta le notizie biografiche disponibili sono poche, per il mancato incontro con un interlocutore debitamente informato. Gli stessi proprietari dell’agriturismo ne hanno il possesso solo da pochi anni. Dobbiamo perciò  limitarci ad alcune osservazioni.
La quercia in questione si trova in comune di Carovilli, nei pressi di una struttura di agriturismo che prende il nome proprio dalla quercia. La circonferenza del suo fusto è prossima ai 5 metri (esattamente 4,96). Il diametro della chioma è di 26 metri, circa 22 se ne possono attribuire all’altezza. Visto dalla strada provinciale, il fusto sembra più esiguo di quanto sia in realtà, per la pronunciata ovalizzazione dello stesso. Solo facendo un giro attorno ad esso ci si accorge della sua imponenza. L’aspetto della pianta è dei più sani, e la sua silhouette è un prodigio di armonia e di simmetria.
In mancanza di notizie storiche, si può solo interrogare la pianta e ascoltare cosa essa ci racconta.  Il fusto è internamente cavo e alla base, sul lato nord, appare un foro alla sua base, poco sopra il livello del suolo. In mancanza di altre interpretazioni circa la sua origine si può solo formulare una ipotesi: che siano stati gli stessi proprietari a praticarlo per fornire un’uscita all’acqua piovana che altrimenti, ristagnando nella cavità del fusto, potrebbe danneggiarlo.  La preghiera che rivolgo agli eventuali lettori che conoscessero questo cerro e le sue vicende biografiche, è di fornirle con un commento.


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Il castagno di località le Cupe e per Sant’Egidio a Boiano

Specie: Castanea Sativa
Nome Comune: Castagno
Circonferenza (mt): 6,00
Altezza (mt): 15
Età (anni): 600-800 forse millenario
Quota Slm (mt): 950

Nell’ambito del censimento degli Alberi monumentali del Molise nella provincia di Campobasso,  il vecchio Castagno in località le Cupe si conosce da tempo. Dei castagni e del Matese c’è un bel binomio legato alla storia e alla natura di questi luoghi. Il nostro pluricentenario Castagno si trova facilmente lungo il vecchio sentiero che da Civita di Boiano sale verso la chiesa di Sant’Egidio che i boianesi, e non solo, conoscono molto bene. Su wikipedia si legge che questo castagno è tra i più antichi d’Italia, la cui presenza ha permesso di datare come probabile l’introduzione della pianta nella Penisola al periodo delle invasioni barbariche.

Noi ci mettiamo un “forse” o nel gruppo tra i più antichi sicuramente del Molise con la circonferenza del tronco di 6.00 mt. La pianta si trova su un piccolo pianoro un po’ aperto del bosco facile da notare a pochi metri dal sentiero, con alcuni grossi rami con diramazione orizzontale. Una particolarità: nel tronco abbiamo notato che qualcuno ha lasciato dei piccoli “lumini di cera” ormai spenti in corrispondenza della parte più chiara. Senso di pace e un po’ di sacralità dovrebbe emanare quest’albero.

Se ne consiglia un visita anche per i non boianesi per poi proseguire alla Chiesa di Sant’Egidio del X secolo con in vicinanza una bella fontana oltre a tavoli e area pic-nic con accumuli comunque di rifiuti forse lasciati li’ dall’anno precedente durante la festa del 30 e 31 agosto.

Nel 2017 come riportano alcune cronache di giornali l’albero risulta essere stato bruciato  all’interno del maestoso tronco

Bojano, acceso un fuoco nel fusto di un castagno monumentale

 

http://caserta24ore.altervista.org/31032017/ha-quasi-800-anni-un-castagno-di-bojano-tra-i-faggi-e-castagni-del-parco-nazionale-del-matese-da-valorizzare/?doing_wp_cron=1492705063.9507958889007568359375