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Albero monumentale: Castagno a Averara (BG)

Castagno a Averara (BG) Segnalato da Aramis Egman – Averara (Bergamo)

Nome comune dell’albero:Castagno
Altezza stimata (m): 35 metri
Circonferenza (cm): 600
Tipo: Albero singolo
Numero esemplari: 1
L’albero ha un solo fusto?: si

Comune di: Averara
Località: Val Tomasa c/o azz. Soluna
Indirizzo: via Val Tomasa
Indicazioni utili per raggiungere l’albero: Alta Valle Brembana raggiunto Averara proseguire strada per Redivo che fiancheggia il cimitero arrivati in cima alla salita ci si trova di fronte all’azienda SOLUNA lasciare l’auto proseguire a piedi nel sentiero indicato soluna per circa 10 minuti.
Proprietà: privata
Di chi é l’albero monumentale: azienda officinale SOLUNA

Ambiente Urbano: verde privato
Ambiente Extraurbano: Bosco di latifoglie, Sponde di fiumi e laghi
La pianta é segnalata per: Valore storico-culturale, Valore paesaggistico, Valore architettonico
Descrizione della motivazione: L’albero e stato stimato che abbia circa 350anni in paese viene chiamato Papà Castagno o Castegnù in dialetto e a un’imponenza a dir poco affascinante anche se su tutto il territori di Averara ne esistono di simili e da circa un anno che è stata istituita l’associazione castanicoltori Averara che ha già iniziato a recuperare castagni secolari fin ora siamo arrivati a 15 castagni secolari recuperati.
Minacce: Altro

Altre informazioni: latitudine 45.99 longitudine 9.63

Castagno a Averara

Criteri dimensionali di circonferenza del tronco per definire la monumentalità di un albero (seconda parte)

Con la circolare applicativa del Corpo Forestale dello stato sono stati stabiliti i criteri dimensionali per definire la monumentalità di un albero. Si tratta di dimensioni minime al fine di unificare le differenze di circonferenza del tronco misurate,  in tutte le regioni.  In un precedente articolo http://www.molisealberi.com/il-bosco-degli-abeti-soprani-e-i-suoi-giganti/  si è parlato di abeti bianchi con circonferenze di 350 cm che sono una rarità, almeno dalle nostre parti. Per l’Auracaria auracana (Molina) K. Koch 1873 che raggiunge altezze considerevoli anche di 40-50 metri circonferenze del tronco di 350 cm pensiamo non si sono mai viste in Italia. Già le Auracarie non sono comuni, la circonferenza  del tronco massima raggiunge i 200 cm.  L’Auracara auracana K.  viene dal Cile da un ambiente diverso ed è presente in parchi o ville. Per arrivare a 350 cm di circonferenza del tronco crediamo che sia quasi impossibile, anche se dai tempi della  natura e dagli alberi ci si aspetta sempre qualcosa , ma molto lentamente. Un  Calocedrus decurrens (Torr.) (Cipresso della California) con circonferenza minima del tronco da 350 cm diventa allo stesso modo impossibile da trovare.  Solo un cercatore di alberi come Tiziano Fratus  ha misurato un Calocedrus decurrens a 345 cm di circonferenza del tronco, 20 metri di altezza, nel  Parco di Villa Genero a Torino.

La tabella seguente riporta le circonferenze minime per la monumentalità riprese dal sito del CFS dedicato agli alberi monumentali:

1aaaaaaaPer i Cedrus la dimensione minima del tronco è 400 cm, forse poteva essere effettuata una distinzione tra il Cedro del LIbano e gl altri due: dell’atlante e il deodara, in relazione anche alle caratteristiche del  tronco.  Esemplari di Cedro del Libano sono forse più rari e  avremo preferito circonferenze sopra i 450-500 cm per esaltare un po’ di più la monumentalità. Anche i Cedro del Libano sono rari in Molise e si trovano prevalentemente in parchi e giardini. I Cedri sono stati importati in Italia a meta dell’Ottocento. Ci sono grandi esemplari, in Piemonte, in Toscana  nel Veneto ma anche nel Lazio e in Ville e Giardini romani e in Sicilia. Sono sempre piante con il loro fascino e maestosità e che non solo il dato numerico della circonferenza del tronco può rappresentare  l’aspetto di monumentalità. In Molise non si conoscono dimensioni di cedri sopra i 400 cm se non qualche raro esemplare. Un bella  pianta  di Cedro del libano sta a Campobasso nel giardino del convitto Mario Pagano.

Il fascino discreto dei grandi alberi

Riportiamo in allegato una nostra breve presentazione di circa 100 diapositive di foto, articoli, normative ecc.. sui grandi alberi.

Il titolo è un po’ emblematico: “Il fascino discreto dei  patriarchi del mondo vegetale”

Si parte dai grandi monumenti della natura nel Mondo, in Italia e nel nostro piccolo Molise.

Essa è facilmente scaricabile  qui:

ilfascinodiscretodeigrandialberimolisealberi

 

Il faascino discreto dei grandi alberi
Il fascino discreto dei grandi alberi

 

 

 

Monte Marrone il “signor” faggio di 590 cm

Il Marrone (da non confondere con il Morrone) è una  montagna a confine tra Lazio e Molise nota per la battaglia del 1944 in cui gli alpini Italiani costrinsero i nazisti alla fuga. Siamo  lungo la linea Gustav. Un sentiero, chiamato, comunemente degli alpini, ci porta sul monte a quota 1805 mslm.  Da Castelnuovo a Volturno (Frazione di Rocchetta) attraverso una strada, in parte asfaltata,  si entra nella valle del rio Pretara,  (in vicinanza palestre per l’arrampicata), dopo una serie di curve si raggiunge un piazzale. La quota è intorno ai 1000 mslm, qui si lasciano le macchine, per effettaure le escursioni. A Castelnuovo nella parte bassa del paese c’è anche la farnia di Santa Lucia di cui abbiamo parlato spesso. Un articolo inerente la  quercia di Santa Lucia è anche apparso sul quotidiano la Stampa, scritto da Tiziano Fratus (Homoradix) . Sul piazzale notiamo subito un albero diverso, è una Rovere (pianta rara da queste parti). Se si segue un tratto lastricato dal parcheggiio si arriva nell’area monumentale dedicata al Corpo italiano di liberazione

Monumento ai caduti Monte Marrone
Monumento ai caduti di Monte Marrone foto www.molisealberi.com anno 2015

A piedi si segue il Sentiero M3 del Parco, coincidente con il Sentiero Italia. Nel 1999 in questi luoghi  passò il CamminaItalia. Lo ricorda una targa.

Cammina Italia
Cammina Italia 1999 ANA-CAI

Dal piazzale si entra nel bosco seguendo la mulattiera con diversi tornanti; già si notano dei grossi esemplari di faggio. Una sbarra metallica ad indicare che qui c’è l’Orso Bruno (il progetto Life per sua conservazione). Si aggira la sella di Colle Rotondo e si giunge ad una  abbeveratoio con  una nicchia votiva e un faggio. Il faggio non è di grandi dimensioni, 360 cm di circonferenza ed è un po’ malandato, con numerose scritte e incisioni sulla corteccia e una bottiglia di birra Peroni inserita in una cavità del tronco tanto che non siamo riusciti a toglierla.

Il faggio malandato vcino l'abbeveratoio e una nicchia votiva
Il faggio malandato vicino l’abbeveratoio e una nicchia votiva

Siamo nella parte sud del Marrone, la brecciata continua quasi in pianura, poi  comincia a risalire dopo aver attraversato un vallone. Si arriva ad un secondo fontanile in una radura dove c’è un   monumento eretto dai comuni di Scapoli e Rocchetta nel trentennale dalla Liberazione, (un cubo in pietra). Esso ricorda 24 cittadini uccisi dai nazisti nella zona. Qui intorno ci sono grandi faggi molti policormici ma veri  patriarchi della natura. Dal faggione delle Catenelle delle Mainarde che sta nel Lazio con circonferenze che supera  forse i  7 metri, ai nostri faggi. Tra alcuni esemplari misurati abbiamo trovato un vero “signor”  faggio  con crconferenza del tronco di 590 cm a quota intorno i 1240 mslm. Altri faggi in vicinanza non raggiungono circonferenze così elevate, inoltre godono di buona salute. L’abbiamo chiamato “Signor” faggio anche se si tratta di faggi con diversi tronchi (policormico) ma ben saldati fra di loro a formar un unico albero. Non ci sbilanciamo con le età, ma crediamo che  250-300 anni di vita possono bastare a farci capire la loro grande capacità di saper vivere dove l’uomo spesso è assente  e quindi non in grado di arrecare danni.

IFaggio di Monte Marrone

Il Faggio di Monte Marrone circonferenza 590 cm

Faggiodimontemarrone6Per  continuare  il cammino verso il Monte Marrone si raggiunge poi la sorgente di Fonte delle Campate. Qui l’acqua non manca e scende spesso lungo il sentiero e molti fossi.  Si esce dalla faggeta fino  al Passo della Montagnola (1740 mlm) . A  destra, in breve tempo, si tocca la cima del monte Marrone (1805 mslm). Sulla croce la grande aquila di bronzo e il motto “tût per l’Italia” ricordano l’impresa del Battaglione alpino Piemonte. Il panaroma da qui è stupendo.

Monte Marrone
Monte Marrone

Pietrabbondante la quercia di Contrada Mozzoni

A Pietrabbondante in un territorio ricco di storia, paese famoso per il suo Teatro sannitico, ci sono interessanti querce sparse un po’ sulle numerose Contrade presenti sul suo territorio. In località  Mozzoni vicino un fabbricato ci sono alcuni alberi. Uno in particolare con tronco un po’ inclinato e vicino una scarpata merita una visita. Si raggiunge facilmente dalla strada interpoderale che porta in Contrada Andolfi. Ha un bel tronco e una chioma di tutto rispetto. Abbiamo chiesto a qualcuno se conosceva qualcosa in più sull’albero, ma non abbiamo avuto risposte. Anzi la classica risposta: “è stato sempre qui” che vuoi che Vi dica. La circonferenza misurata è di circa 410 cm. anche se essendo inclinato e su una scarpata non è sempre semplice trovare unna giusta misura. L’albero emerge con la sua ampia chioma nel paesaggio circostante, per questo motivo l’abbiamo notato facilmente. Come parametro di confronto per la sua grandezza  c’è il tronco di un’altra quercia molto più piccola. Ecco le foto.

Pietrabbondante la quercia di Contrada Mozzoni
Pietrabbondante la quercia di Contrada Mozzoni

Piterabbondantelaquerciadicontradamozzoni

La quercia di Contrada Mozzoni Cartografia
La quercia di Contrada Mozzoni a Pietrabbondante Cartografia

Ala (TN) Il faggio di località Sega d’Ala alla Malga Fratta, da gli alberi di Valido

Faggio di Malga Fratte
Faggio di Malga Fratte foto di Valido Capodarca

“E’ considerato il secondo faggio più grande dei Monti Lessini – ci rivela la signora Patricia Veronesi, proprietaria del camping “Al Faggio”, nei pressi di Malga Fratte, località Sega d’Ala – Il primo, invece, è quello là”. Guardiamo nella direzione indicata e riconosciamo, a circa 1,5 km, l’ampio ventaglio dei rami della “Regina”, che abbiamo da poco conosciuto. Il grande Faggio (m. 5,61 la circonferenza, 28 l’altezza, 22 il diametro della chioma), si erge al centro del camping, gli dà il nome e ne costituisce l’emblema. La sua età dovrebbe aggirarsi fra i 300 e i 320 anni.
“Sua Maestà” è il nome, carico di affettuoso rispetto, con il quale suole rivolgersi alla pianta la signora Patricia, che con essa ama talvolta soffermarsi a “parlare”.
Il Faggio è meta di scolaresche. Sul tronco spicca una targhetta metallica, apposta dagli alunni di Ala, che recita: Faggio secolare nr. 2 – LUNGA VITA – Classi quinte elementari di Ala. Maggio 1991.
La direzione del camping ha fatto divieto ai campeggiatori di erigere tende nell’area ombreggiata o di fare qualsiasi cosa possa recare danno alla pianta.
Il poderoso tronco è rivestito di muschio sul quale le formiche hanno tracciato, cospicuo esempio della loro ingegneria, delle piste lungo le quali esse si spostano.
Nella conca del primo palco di rami è addirittura cresciuto un sorbo degli uccellatori.
Ogni stagione è buona per visitare “Sua Maestà” , ma il periodo più gratificante è l’autunno, quando egli indossa il suo manto regale, una splendida e ineguagliabile porpora degna della sua nobiltà

dal gruppo facebook molisealberi da gli alberi di Valido

Villa Lagarina (TN) Il Platano della Villa, da gli Alberi di Valido

Platano di Villa LagarinaPuò essere invisibile al profano, ma il grandioso Platano della Villa del marchese Guerrieri Gonzaga non sfugge all’occhio del vero cercatore di alberi. D’altronde le dimensioni parlano da sole: Un fusto di circa 6 metri di circonferenza, che spinge verso il cielo una chioma che svetta fino a 40 metri di altezza e si spande sul terreno a coprire una superficie di 36 metri di diametro. Il suo volume è di 30 mila metri cubi, l’equivalente di quello di un palazzo di cento appartamenti di 100 mq l’uno. I dati, si badi bene, si riferiscono alla primavera del 1992, anno in cui lo avvistai dall’Autostrada del Brennero e appositamente uscii dall’autostrada per andare a conoscerlo, perciò vale la pena verificare di quanto si è incrementato. L’appassionato che si trovi a transitare lungo l’autostrada, supponiamo verso nord, ponga attenzione alla sua sinistra. In corrispondenza dello svincolo di Rovereto Nord, il gigante è ben visibile a qualche centinaio di metri, sulle alture che sovrastano i tetti di Villa Lagarina. L’età della pianta dovrebbe essere la stessa del parco che venne costituito nel 1820 su quello che era un vasto vigneto. Se il platano è il re, la sua corte, composta da alberi suoi coetanei, è ben degna di lui: vecchi tassi a coprire una collinetta che era l’antica ghiacciaia, un enorme ginkgo biloba, cospicui esemplari di faggio rosso, e un ippocastano che si specchia nel laghetto. Periodicamente il Platano si ammala, colpito da funghi o da parassiti, ma ogni volta le cure del marchese lo riportano allo splendore iniziale.
Prego il cercatore di alberi che dovesse passare da quelle parti, di fermarsi, di andare a visitarlo, e dirgli che Valido lo ricorda sempre con tanto affetto.

 dal gruppo facebook molisealberi – Gli Alberi di Valido

Villa Lagarina Platano
Villa Lagarina Platano

Criteri dimensionali per definire la monumentalità di un albero. Meglio lasciar perdere (prima parte)

Riprendiamo l’articolo di Valido Capodarca sul nostro gruppo facebook “molisealberi” e alcuni spunti dal “Manuale del perfetto cercatore di alberi” di Tiziano Fratus. Alla domanda, quali sono i criteri perché un albero possa essere definito monumentale? La risposta più appropriata come dice lo stesso Valido dopo una sua lunga ponderazione, è quella del titolo, cioè: meglio lasciar perdere.

Non possiamo far altro che confermare il tutto. Per il censimento degli alberi monumentali d’Italia la circolare del Corpo forestale dello Stato protocollo n. 8870 del 19/02/2015 individua i valori minimi di circonferenza del tronco per i criteri dimensionali. Premettiamo che per la monumentalità di un l’albero il diametro e quindi la circonferenza del tronco, sono indicativi in quanto, come dice la stessa normativa, il parametro dimensionale non è solo l’unico per definire la monumentalità. Esso rappresenta un elemento di filtro per una selezione iniziale ma non è imprescindibile qualora gli altri criteri siano di maggiore significatività ai sensi della lettera a) comma 1 art. 5 del decreto interministeriale del 23/10/2014. Inoltre se l’albero vegeta in condizioni non adatte alla specie, le dimensioni minime di circonferenza possono essere ulteriormente ridotte come si legge anche nella circolare. Partendo da queste premesse e considerando il solo criterio dimensionale e quindi escludendo gli altri criteri, vediamo specie per specie cosa succede almeno nei nostri luoghi qui in Molise.

Specie: Abies A. alba Mill. A. cephalonica Loudon A. nebrodensis (Lojac.) Mattei A. nordmanniana (Steven) Spach A. pinsapo Boiss circonferenza minima del tronco per la monumentalità 350 cm.

Per l’abete bianco abbiamo scritto un articolo e siamo arrivati alla conclusione che considerando solamente una circonferenza del tronco minima di 350 cm non avremo forse nessun albero monumentale qui in Molise. Nel bosco degli Abeti soprani (Pescopennataro) e nella riserva di Collemeluccio (Pescolanciano) e nel vicino Abruzzo (Abetina di Rosello) abbiamo abeti bianchi con circonferenze di 270-300 cm e altezze di 40-50 mt alberi tra i più alti d’Italia. Quindi è l’altezza in questo caso da fare da filtro per la monumentalità non tanto la circonferenza del tronco.

Anzi dalle misurazioni di alcuni abeti da noi effettuate nel bosco degli Abeti soprani trovare circonferenze di 340 cm risulta difficile. Le tavole dendrometriche dei boschi di abete bianco in appennino arrivano in media ad 80 cm di diametro quindi a circonferenze al massimo di 280 centimetri.

Se poi riuscissimo a trovare in Molise anche degli Abies cephalonica Loudon, (Abete greco), Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei, Abies nordmanniana (Steven) Spach Abies pinsapo Bois (Abeti di Spagna) anche di circonferenza inferiore a 350 cm dovremo definirli monumentali? Avete mai visto un Abete di Spagna in Molise o in Italia? Pare che l’Abies Pinsapo Bois si trova solo con alcuni nuclei nel sud della Spagna e forse in qualche ortobotanico in Italia.

Abete Bianco

 

Il limite superiore del bosco (seconda parte) – Il Matese e le specie al limite dell’areale

Riprendendo l’articolo precedente sul limite superiore del bosco nel nostro Appennino, abbiamo detto che non è sempre facile da poter individuare perchè molte sono le condizioni che lo fanno variare quali: tipo di gruppo montuoso, suolo, vegetazione, esposizione, latitudine, temperatura del suolo e dell’aria, impatto antropico (pascoli), durata stagione vegetativa, rocciosità, competizione tra le specie vegetali, periodo di presenza di neve, gelate tardive, valanghe, mancanza d’acqua, vento e condizioni microclimatiche particolari.

In particolare sul Matese in passato l’intenso carico di bestiame ovino e bovino ha rappresentato un fattore determinate per l’abbassamento del limite del bosco fino a 1500-1600 e quello che si è potuto notare é che mancano gli arbusteti di ginepro. Su Monte Mutria il limite della faggeta arriva fino a 1750-1800 metri circa, dopo dominano le praterie d’alta quota o di vetta in particolare a Sesleria apennina e cespuglieti a ridosso delle faggete di alta quota con specie quali Rhamnus fallax, Daphne, la cui straordinaria bellezza coincide con la fioritura di numerose specie legate agli ambienti impervi propri delle aree altomontane.

Se saliamo sulla cima di Monte Miletto e in zone vicinore possiamo constatare l’irregolarità di altitudine ove termina il bosco di faggio. In base alla morfologia del Matese, alla sua natura geologica ed anche all’azione dell’uomo, il limite del bosco nella parte nord del massiccio, dove ci sono le piste da sci di Campitello Matese, è variabile da 1550 mslm a 1650 mslm con un andamento quasi regolare.

Sul versante campano del Matese, invece, esposto generalmente a SO, il bosco tende a risalire anche a 1750 mslm nonostante le forti pendenze; qui oltre alle condizioni geomorfologiche, ci sono anche gli aspetti climatici come fattori determinanti per l’innalzamento del limite del bosco. Ciò sta a significare che sempre diversificati e difficili sono le valutazioni sui fattori che fanno variare in modo dinamico il limite superiore del bosco. Il bosco poi in queste aree ha importanza anche per la difesa da valanghe oltre che prevenire rischi idrogeologici.

 

In giallo la linea del limite superiore del bosco

 

Il Limite superiore del bosco del Matese