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Dieci anni di molisealberi

Sono passati dieci anni. Era il 2006 quando un po’ per  gioco, un po’ per  passione alcuni  soci dell’Assoiciazione Ophrys decisero di realizzare il sito www.molisealberi.com . Originariamente il sito era nato per fotografare e descrivere brevemente i boschi e gli alberi della Provincia di Isernia. Ci piaceva conoscere gli alberi e i boschi. Esisteva già un nostro sito sulle orchidee spontanee nato grazie ad un veccho poster.  Non si conoscevano i social network. Poi l’interesse verso  i “Grandi Alberi”  o più in generale deii “Patriarchi della natura” è aumentato anche grazie alla rete internet ai libri di pochi ma autorevoli autori come Valido Capodarca, Tiziano Fratus e altri ai censimenti del Corpo Forestale dello Stato e di alcune Regioni. Bisognava  cercare e scrivere per una maggiore cultura degli alberi e dei boschi. Tra alti e bassi, tra  periodi più o meno lunghi di “riposo” siamo, come dice la canzone di Jovannotti, “ancora qua” a descrivere,  raccontare e fotograrare di grandi alberi,  di  boschi  e aree protette della nostra piccola provincia. Dopo tutti questi anni forse è meglio un po’ camminare e fermarsi di più nei boschi ad osservare, ascoltare, respirare profondamente, riflettere, abbracciare un tronco, fotografare e se è possibile sedersi, riposare e dormire vicino un grande albero. Solo dopo, il raccontare e lo scrivere e solo quanto si ha voglia, diventa necessario un approfondimento sull’albero (età, dimensione, forma, valore paesaggistico, valore storico-leggendario, religioso valore ecologico, culturale, ecc..  ) e una maggiore conoscenza dei luogo dove si è stati, grazie anche all’aiuto di coloro (purtoppo pochi) interessati al  bosco e agli alberi.  Dopo 10 anni di  “molisealberi”  pensiamo che occorre leggere di più e scrivere di meno. Consigliamo infatti la lettura di un libro dal titolo:  “Ogni albero è un poeta”  di Tiziano Fratus che racconta la storia di un uomo che cammina nel bosco.  Oggi tutto è veloce, tutto è immagine e fotoracconti  anche per i grandi alberi e i boschi. Scrivere diventa “faticoso” per chi come noi non è uno scrittore, giornalista, poeta.  Noi di molisealberi non abbiamo mai guardato ai “numeri ” ai mi piace su facebook, agli accesssi al nostro sito. Spesso non rispodiamo a coloro che ci invitano a fare pubblicazioni su riviste, scrivere un libro o su altri siti.  Altre volte rispondiamo e ci scusiamo dicendo che non siamo costanti e non ci piace prendere impegni.  Molte delle nostre foto di alberi e articoli sono già su altri siti: metereologici,  blog,  giornali e riviste on line, ecc..   Chi è interessato alla cultura degli alberi e dei boschi allla selvicoltura al selviturismo ci trova  sul sito e chi vuole  può sempre segnalarci un garnde albero.  Non ci resta che ringraziare Tutti coloro che in questi anni ci hanno sostenuto, conosciuto  apprezzato e segnalato grandi alberi, e delle volte anche criticato. Buone camminate nei boschi  alla ricerca di alberi monumentali, alberi  sempre affascinanti, unici, di estrema bellezza e vere forze della natura.

Venafro: Gli Olivi millenari del Parco

Si può dire che “l’oro verde” di Roma antica erano gli olivi di Venafro. Piante millenarie quelle che si trovano nel  Parco degli Olivi di Venafro. La varietà oggi è chiamata Aurina. In epoca Sannita si chiamava “Licinia” da cui “olio Liciniano”.  L’olivo a Venfaro fu introdotto da Licinio, che era un Sannita o meglio cittadino di Venafro. Scrive Vincenzo Cuoco su questi monumenti verdi  “Dopo lunghe ricerche, fra le tante specie di questa pianta, ne ho trovata finalmente una capace di sostenere il freddo delle paterne montagne; e l’olio di questo ulivo non cede all’olio dei Salentini e dei Tarantini”.   La coltura olearia raggiunse livelli tali, da rendere Venafro famosa in tutto il mondo nel periodo romano. Hanno lascato scritti sull’olivo e sull’olio di Venafro:  Orazio, Plinio il Vecchio, e  Strabone, nel I sec. a.C.,  Poi  Giovanni Presta di Gallipoli, il maggiore studioso dell’olivicoltura di Venafro, un illustre botanco Michele Tenore, Vincenzo Petagna e in ultimo il  Prof. Ferdinando Alterio  nel suo  libro “La storia dell’olivo. Il cammino di una grande pianta. Venafro cuore del mediterraneo olivicolo”, edito dalla Volturnia edizioni (2011), scritto per conto dell’Ente Parco Regionale dell’Olivo.  Adesso parlano le immagini in cui si evidenzia l’unicità, la forza  e la bellezza di questi patriarchi  della natura.

OliviVenafro

Venafro Parco degli Olivi
Venafro Parco degli Olivi
Venafro Parco degli Olivi
Venafro Parco degli Olivi
Venafro Parco degli Olivi
Venafro Parco degli Olivi

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Il Parco degli Olivi di Venafro
Il Parco degli Olivi di Venafro
Il Parco degli Olivi di Venafro
Il Parco degli Olivi di Venafro
Il Parco degli Olivi di Venafro
Il Parco degli Olivi di Venafro

Sesto Campano un bel pioppo Tremolo isolato tra i campi

Specie : Pioppo Tremolo (Populus Tremula L.)
Circonferenza tronco:  cm 620

Per la Festa dell’albero dell’anno 2015 vogliamo ricordare un Pioppo tremolo isolato, che si trova nelle campagne del Venafrano. E’ un vero relitto  e che resiste ancora al tempo e all’uomo. Stranamente, non è stato ancora tagliato. Vive isolato in aperta campagna in un luogo in cui non si vede un albero. Ha una circonferenza di tutto rispetto per un pioppo. Si nota facilmente dalla Strada che conduce a Capriati vicino il Fiume Volturno. Nel 2014 in vicinazna di  questa pianta era stata organizzata la “festa dell’albero” da parte del Parco dell’Olivo di Venafro

Il pioppo Tremolo di località Rontorto
Il pioppo Tremolo di località Rontorto a Sesto Campano (Foto da google Earth)

Il nome del genere, Populus deriva forse da “arbor populi” = “albero del popolo”; l’attributo specifico (tremolo)  sempre dal latino, è riferito al movimento continuo delle foglie.

Il grande Pioppo a Sesto Campano

Criteri dimensionali di circonferenza del tronco per definire la monumentalità di un albero (seconda parte)

Con la circolare applicativa del Corpo Forestale dello stato sono stati stabiliti i criteri dimensionali per definire la monumentalità di un albero. Si tratta di dimensioni minime al fine di unificare le differenze di circonferenza del tronco misurate,  in tutte le regioni.  In un precedente articolo http://www.molisealberi.com/il-bosco-degli-abeti-soprani-e-i-suoi-giganti/  si è parlato di abeti bianchi con circonferenze di 350 cm che sono una rarità, almeno dalle nostre parti. Per l’Auracaria auracana (Molina) K. Koch 1873 che raggiunge altezze considerevoli anche di 40-50 metri circonferenze del tronco di 350 cm pensiamo non si sono mai viste in Italia. Già le Auracarie non sono comuni, la circonferenza  del tronco massima raggiunge i 200 cm.  L’Auracara auracana K.  viene dal Cile da un ambiente diverso ed è presente in parchi o ville. Per arrivare a 350 cm di circonferenza del tronco crediamo che sia quasi impossibile, anche se dai tempi della  natura e dagli alberi ci si aspetta sempre qualcosa , ma molto lentamente. Un  Calocedrus decurrens (Torr.) (Cipresso della California) con circonferenza minima del tronco da 350 cm diventa allo stesso modo impossibile da trovare.  Solo un cercatore di alberi come Tiziano Fratus  ha misurato un Calocedrus decurrens a 345 cm di circonferenza del tronco, 20 metri di altezza, nel  Parco di Villa Genero a Torino.

La tabella seguente riporta le circonferenze minime per la monumentalità riprese dal sito del CFS dedicato agli alberi monumentali:

1aaaaaaaPer i Cedrus la dimensione minima del tronco è 400 cm, forse poteva essere effettuata una distinzione tra il Cedro del LIbano e gl altri due: dell’atlante e il deodara, in relazione anche alle caratteristiche del  tronco.  Esemplari di Cedro del Libano sono forse più rari e  avremo preferito circonferenze sopra i 450-500 cm per esaltare un po’ di più la monumentalità. Anche i Cedro del Libano sono rari in Molise e si trovano prevalentemente in parchi e giardini. I Cedri sono stati importati in Italia a meta dell’Ottocento. Ci sono grandi esemplari, in Piemonte, in Toscana  nel Veneto ma anche nel Lazio e in Ville e Giardini romani e in Sicilia. Sono sempre piante con il loro fascino e maestosità e che non solo il dato numerico della circonferenza del tronco può rappresentare  l’aspetto di monumentalità. In Molise non si conoscono dimensioni di cedri sopra i 400 cm se non qualche raro esemplare. Un bella  pianta  di Cedro del libano sta a Campobasso nel giardino del convitto Mario Pagano.

Il fascino discreto dei grandi alberi

Riportiamo in allegato una nostra breve presentazione di circa 100 diapositive di foto, articoli, normative ecc.. sui grandi alberi.

Il titolo è un po’ emblematico: “Il fascino discreto dei  patriarchi del mondo vegetale”

Si parte dai grandi monumenti della natura nel Mondo, in Italia e nel nostro piccolo Molise.

Essa è facilmente scaricabile  qui:

ilfascinodiscretodeigrandialberimolisealberi

 

Il faascino discreto dei grandi alberi
Il fascino discreto dei grandi alberi

 

 

 

Monte Marrone il “signor” faggio di 590 cm

Il Marrone (da non confondere con il Morrone) è una  montagna a confine tra Lazio e Molise nota per la battaglia del 1944 in cui gli alpini Italiani costrinsero i nazisti alla fuga. Siamo  lungo la linea Gustav. Un sentiero, chiamato, comunemente degli alpini, ci porta sul monte a quota 1805 mslm.  Da Castelnuovo a Volturno (Frazione di Rocchetta) attraverso una strada, in parte asfaltata,  si entra nella valle del rio Pretara,  (in vicinanza palestre per l’arrampicata), dopo una serie di curve si raggiunge un piazzale. La quota è intorno ai 1000 mslm, qui si lasciano le macchine, per effettaure le escursioni. A Castelnuovo nella parte bassa del paese c’è anche la farnia di Santa Lucia di cui abbiamo parlato spesso. Un articolo inerente la  quercia di Santa Lucia è anche apparso sul quotidiano la Stampa, scritto da Tiziano Fratus (Homoradix) . Sul piazzale notiamo subito un albero diverso, è una Rovere (pianta rara da queste parti). Se si segue un tratto lastricato dal parcheggiio si arriva nell’area monumentale dedicata al Corpo italiano di liberazione

Monumento ai caduti Monte Marrone
Monumento ai caduti di Monte Marrone foto www.molisealberi.com anno 2015

A piedi si segue il Sentiero M3 del Parco, coincidente con il Sentiero Italia. Nel 1999 in questi luoghi  passò il CamminaItalia. Lo ricorda una targa.

Cammina Italia
Cammina Italia 1999 ANA-CAI

Dal piazzale si entra nel bosco seguendo la mulattiera con diversi tornanti; già si notano dei grossi esemplari di faggio. Una sbarra metallica ad indicare che qui c’è l’Orso Bruno (il progetto Life per sua conservazione). Si aggira la sella di Colle Rotondo e si giunge ad una  abbeveratoio con  una nicchia votiva e un faggio. Il faggio non è di grandi dimensioni, 360 cm di circonferenza ed è un po’ malandato, con numerose scritte e incisioni sulla corteccia e una bottiglia di birra Peroni inserita in una cavità del tronco tanto che non siamo riusciti a toglierla.

Il faggio malandato vcino l'abbeveratoio e una nicchia votiva
Il faggio malandato vicino l’abbeveratoio e una nicchia votiva

Siamo nella parte sud del Marrone, la brecciata continua quasi in pianura, poi  comincia a risalire dopo aver attraversato un vallone. Si arriva ad un secondo fontanile in una radura dove c’è un   monumento eretto dai comuni di Scapoli e Rocchetta nel trentennale dalla Liberazione, (un cubo in pietra). Esso ricorda 24 cittadini uccisi dai nazisti nella zona. Qui intorno ci sono grandi faggi molti policormici ma veri  patriarchi della natura. Dal faggione delle Catenelle delle Mainarde che sta nel Lazio con circonferenze che supera  forse i  7 metri, ai nostri faggi. Tra alcuni esemplari misurati abbiamo trovato un vero “signor”  faggio  con crconferenza del tronco di 590 cm a quota intorno i 1240 mslm. Altri faggi in vicinanza non raggiungono circonferenze così elevate, inoltre godono di buona salute. L’abbiamo chiamato “Signor” faggio anche se si tratta di faggi con diversi tronchi (policormico) ma ben saldati fra di loro a formar un unico albero. Non ci sbilanciamo con le età, ma crediamo che  250-300 anni di vita possono bastare a farci capire la loro grande capacità di saper vivere dove l’uomo spesso è assente  e quindi non in grado di arrecare danni.

IFaggio di Monte Marrone

Il Faggio di Monte Marrone circonferenza 590 cm

Faggiodimontemarrone6Per  continuare  il cammino verso il Monte Marrone si raggiunge poi la sorgente di Fonte delle Campate. Qui l’acqua non manca e scende spesso lungo il sentiero e molti fossi.  Si esce dalla faggeta fino  al Passo della Montagnola (1740 mlm) . A  destra, in breve tempo, si tocca la cima del monte Marrone (1805 mslm). Sulla croce la grande aquila di bronzo e il motto “tût per l’Italia” ricordano l’impresa del Battaglione alpino Piemonte. Il panaroma da qui è stupendo.

Monte Marrone
Monte Marrone

Pietrabbondante la quercia di Contrada Mozzoni

A Pietrabbondante in un territorio ricco di storia, paese famoso per il suo Teatro sannitico, ci sono interessanti querce sparse un po’ sulle numerose Contrade presenti sul suo territorio. In località  Mozzoni vicino un fabbricato ci sono alcuni alberi. Uno in particolare con tronco un po’ inclinato e vicino una scarpata merita una visita. Si raggiunge facilmente dalla strada interpoderale che porta in Contrada Andolfi. Ha un bel tronco e una chioma di tutto rispetto. Abbiamo chiesto a qualcuno se conosceva qualcosa in più sull’albero, ma non abbiamo avuto risposte. Anzi la classica risposta: “è stato sempre qui” che vuoi che Vi dica. La circonferenza misurata è di circa 410 cm. anche se essendo inclinato e su una scarpata non è sempre semplice trovare unna giusta misura. L’albero emerge con la sua ampia chioma nel paesaggio circostante, per questo motivo l’abbiamo notato facilmente. Come parametro di confronto per la sua grandezza  c’è il tronco di un’altra quercia molto più piccola. Ecco le foto.

Pietrabbondante la quercia di Contrada Mozzoni
Pietrabbondante la quercia di Contrada Mozzoni

Piterabbondantelaquerciadicontradamozzoni

La quercia di Contrada Mozzoni Cartografia
La quercia di Contrada Mozzoni a Pietrabbondante Cartografia