Una interessante pubblicazione o meglio, un bel manuale tecnico per chi si trova a gestire le fustaie coetanee di pino nero e a fare i diradamenti selettivi (per diradamento in selvicoltura si puo intendere lo sradicamento di alcune piante, in una piantagione troppo fitta, ogni tanto bisogna pure tagliare per rinnovare e per favorire lo sviluppo delle piante che restano
Gli interventi selvicolturali devono avere effettive caratteristiche di “colturalità”, ovvero essere realmente incisivi sui rapporti di competizione delle piante (nello spazio aereo e nel suolo) modificando effettivamente in positivo il regime microclimatico nel bosco. La prassi gestionale forestale degli ultimi decenni si è indirizzata verso una eccessiva cautela nella modalità di attuazione degli interventi selvicolturali. Questo ha portato, nel caso specifico dei diradamenti delle fustaie, ad agire quasi esclusivamente nel piano dominato, secondo la logica di “disturbare” il meno possibile la componente dominante del popolamento. Spesso le normative in materia di diradamenti pongono come limite di prelievo una percentuale del numero delle piante e prescrivono di agire dal basso, ovvero generalmente nel solo piano dominato. I motivi di ciò stanno soprattutto nella maggior facilità del controllo del taglio rispetto alla normativa e nel basso impatto visivo dell’intervento. Tuttavia, nel caso di boschi a prevalenza di specie eliofile (come i pini) ciò non comporta alcun beneficio sui fenomeni di effettiva competizione tra le piante e sui parametri climatici e fisiologici. Spesso quindi questi interventi non rispondono alla logica di miglioramento delle funzioni produttive, protettive, sociali ed ecologiche, ma potrebbero altresì apportare solo effetti negativi al sistema bosco. Considerando anche il fatto che spesso i diradamenti su fustaie scarsamente produttive quali quelle di pino nero rappresentano una voce di costo per il gestore, si ritiene che gli interventi debbano avere la massima efficacia possibile per il miglioramento di tutte le funzioni del bosco, nella logica dunque di minimizzare il rapporto costi/benefici. In questo senso oltre che la modalità e l’intensità del singolo intervento, il ragionamento va esteso anche al regime dei diradamenti entro l’intero ciclo di vita del popolamento. Potrebbe essere infatti opportuno, laddove l’assetto strutturale del popolamento lo permetta, allungare i tempi tra diradamenti effettuando i singoli interventi con maggiore incisività; ciò garantirebbe una minore spesa e un minore impatto complessivo sul sistema (riduzione del numero di interventi). Il diradamento selettivo proposto dal Progetto SelPiBioLife è coerente con questa logica. I punti cardine della modalità dell’intervento sono:
• l’incisività dell’intervento ad apportare effettivi stimoli alla crescita e al miglioramento
della forma dei soggetti candidati (funzioni produttiva e protettiva);
• la creazione di un ambiente microclimatico complessivo ottimale per l’incremento
della biodiversità vegetale ed animale.
Il metodo proposto comporta che l’analisi del popolamento sia più accurata rispetto a quanto necessario per il classico diradamento dal basso. La scelta delle piante candidate e delle loro competitrici impone infatti un maggiore sforzo di ragionamento in fase di martellata. Si tratta di scelte che impongono quindi al selvicoltore l’assunzione di effettive responsabilità. Si ritiene che le semplici e replicabili regole di ragionamento per effettuare la martellata del diradamento selettivo esposte nel Manuale siano di effettivo supporto per il tecnico selvicoltore. Il manuale rappresenta pure un supporto per la fase di controllo a posteriori della qualità delle scelte di martellata.
Il manuale è scaricabile qui Manuale-SelPiBio-Ottobre_2016 (1) Manuale a cura di Paolo Cantiani Autori: Gianni Bettini, Elisa Bianchetto, Fabrizio Butti, Paolo Cantiani, Carolina Chiellini, Isabella De Meo, Giada d’Errico, Arturo Fabiani, Lorenzo Gardin, Anna Graziani, Silvia Landi, Maurizio Marchi, Giuseppe Mazza, Stefano Mocali, Piergiuseppe Montini, Manuela Plutino, Pio Federico Roversi, Elena Salerni, Stefano Samaden, Isaac Sanz Canencia, Giulia Torrin Editore la Compagna delle foreste Partner è il Centro di ricerca per l’agrobiologia e la pedologia
Fonte http://www.selpibio.eu/
La aree dimostrative del progetto sono :
- nella Foresta Pratomagno-Valdarno (Arezzo) facente parte che interessa una superficie catastale di 3.300,14 ettari.
- nel Complesso Forestale Madonna delle Querce (Siena e Grosseto) che interessa una superficie catastale di 2168,60 ettari.
il Video del progetto: