Archivi della categoria: Studi sul Molise

Studi sull’ambiente, boschi, aree montane,…

La “Cerquabella” Storia di una fine di un grande monumento (anno1986)

Siamo nelle Marche, a Montegiorgio sulla via Faleriense nella terra di Valido Capodarca uno dei primissimi cercatori di alberi, almeno in Italia. Valido ha vissuto un po’ tutta la storia della Cerquabella di Montegiorgio. La descrive nel suo libro Alberi Monumentali delle Marche. E’ stata tanto famosa da essere nota come la quercia più bella d’Italia. Forse è la quercia con più pubblicaizioni di ogni genere. Già nel  1981 era sulle Carte del Touring Club Italiano. Scrive Valido: …quando pochi grandi alberi erano conosciuti a livello nazionale, ce n’era solo uno che aveva l’onore di essere riportato, con nome e tondino di localizzazione, sulle carte automobilistiche del T.C.I. Questo albero era Querciabella, della quale –morta nel 1986 – è conservato il rudere ancora in piedi. Consideriamo che nemmeno il Castagno dei Cento Cavalli o il Platano dei Cento Bersaglieri avevano questo onore.  La circonferenza del fusto prima di morire era  di 5,60 per Querciabella, il diametro della chioma è 34 metri  L’altezza era di 22 metri. la sua biografia era ricchissima di episodi e anedotti. …. Sotto la chiona per secoli avevano bivaccato Carovane di zingari e la sua ombra aveva offerto riparo a tente famiglie nella tradizionale scampagnata del Primo Maggio….  Oggi Cerquabella è ridotta a un rudere, impressionante per le su dimensioni e per tutti i significati allegorici che sembra voler trasmettere a chi lo osserva. Cerquabella era un albero che avrebbe meritato un monumento per la incomparabile bellezza, ma non c’è n’è stato bisogno: il suo monumento se l’è eretto da sola”. da: “Alberi monumentali delle Marche” di Valido CAPODARCA – 2007
Quando nel 1984 Valido Capodarca, scrisse: Marche cinquanta alberi da salvare e quando nel 1986 la pianta non cominciò più a germogliare ad indicare la fine della sua storia noi di molisealberi non ancora esistevamo. Solo dopo circa 15 anni abbiamo cominiciato a leggere i libri di Valido Capodarca e in particolare: “Abruzzo sessanta alberi da salvare” del 1988.

 da gli alberi di Valido. Foto della Cerquabella di Motegiorgio di Valido Capodarca

Cerquabella_1983
Cerquabella_1983
Cerquabella_1987
Cerquabella_1987
Cerquabella2009
Cerquabella 2016 da Google Earth

 

Tra i grandi alberi dell’Ortobotanico di Roma l’Agathis robusta

Le Agathis sono un genere di piante della famiglia delle Araucariaceae provenienti generalmente dall’Oceania. Si tratta di  grandi alberi sempreverdi che crescono dritti  fino ad un’altezza di 40 m, con corteccia liscia.  Le foglie sono di 5-12 cm di lunghezza e di 2-5 cm di larghezza, dure e coriacee nella struttura, senza nervatura centrale; sono disposte a coppie contrapposte (raramente spire di tre) sullo stelo. I coni sono globosi, 8-13 cm di diametro, e maturano in 18-20 mesi dopo l’impollinazione; poi si disintegrano a scadenza per liberare i semi.
Questi alberi sono spettacolari, sono di dimensioni prodigiose e sono anche abbastanza rari qui da noi. Si trovano solo in ortobotanici. Una pianta di Agathis l’abbiamo fotografata all’ortobotanico di Roma. E’ veramente “robusta” almeno con il suo tronco di forte resistenza. Svetta altissima di fronte la serra Arancera.

Agathis robustaper dettagli e altre foto in un nostro precedente articolo Una giornata con i grandi alberi all’ortobotanico di Roma   http://www.molisealberi.com/wp-content/uploads/2013/05/95122158-Una-giornata-con-i-grandi-alberi-dell-Ortobotanico-di-Roma.pdf

agathisrobusta1

 

 

Il fascino del Larice di Morgex località Grignes Rosses

Non ci siamo stati a Morgex in Valle d’Aosta. Sapevamo del  famoso vino D.O.C. “Blanc de Morgex et de La Salle” (i vitigni tra  più alti d’Europa). Il vino è stato trovato e anche bevuto ma per pensare al vino ci si è dimenticati di andare a trovare un Larice millenario. Tiziano Fratus  descrive il suo incontro con questo Larice nel 2012. Arrivati nel paese di Morgex si seguono le indicazioni per località Villair, Da qui si parte per l’Alpe Licony e  per circa tre ore di cammino non facile si arriva al Larice. Fratus  lo descrive come:  un patriarca della terra che gli uomini hanno stimato in mille anni. Le misure ufficiali sono riportate nell’immancabile targhetta in ferro arancione che la Regione Valle d’Aosta ha posizionato ai piedi di tutti i monumentali, 505 cm la circonferenza del tronco (a petto d’uomo, ovvero a 130 cm da terra) e 30 metri di altezza. Come tutti i larici monumentali è cresciuto leggermente inclinato. A otto metri di altezza il tronco emette le prime branche laterali. Le ramificazioni più basse sono state spezzate. Dal Libro delle Piante Monumentali della valle d’Aosta si legge che questo è il larice tra i più longevi della Valle d’Aosta  dal quale si è potuto risalire all’età  che supera i 1000 anni. Dal sito del navigatore cartografico della Regione oltre ai sentieri  sono localizzati anche gli alberi monumentali  http://geonavsct.partout.it/pub/geosentieri/

LaricediMorgex

Ad Issen un Libocedro o Calocedro o Cedro della California (Calocedrus decurrens Florin)

Non è facile incontrare un Cedro o Cipresso della California dalle nostre parti. Dovremo andare subito nel parco dello Yosemite in California. Eppure in Italia in qualche parco o giardino ci sono dei Calocedri (a Napoli per esempio). Tiziano Fratus nella sua rubrica di cercatore di alberi sul giornale la Stampa del luglio 2015 rimane impressionato da un calocedro policormico, che si trova in Toscana nel famoso Arboreto di Vallombrosa nel comune di Regello (FI). Vedendolo ll calocedro lo riporta  immediatamente in California, a Yosemite. Egli scrive  “L’albero da solo vale il viaggio. E’ maestoso, la base si spalanca in un ventre circolare (ben 750 cm la sua circonferenza) nel quale posso entrare per sbirciare la fuga verticale delle sei branche primarie in cui si articola. La luce scava nel legno come se fosse una frattura nella roccia d’una grotta. Splendide le nostre foreste e i nostri parchi monumentali, ma che perdita se un giorno non fossero stati accolte queste splendide specie straniere! Bisogna aprire il cuore, usare quel che Dio ci ha messo in testa.” Anche noi di molisealberi abbiamo visto un Calocedro in Toscana a Badia Prataglia e in Valle d’Aosta a Issen. Se non era per la targhetta arancione posta sulla rete metallica che circonda una villa, passava inosservato. Siamo lungo la valle del Lys o Valle di Gressoney in zona Walser.I dati di questo albero si leggono nella foto Calocedrusdecurrens

Calocedrusdecurrens1
la caratteristcia chioma del calocedrus di Issen

Calcedrusdecurrens.pngIl calocedro, è un albero originario della California  con corteccia rossastra  con delle fessurazioni e si sfoglia in lunghe strisce sulla base del tronco dei vecchi alberi. Le foglie son di un bel colore verde brillante e squamiformi  Il Calocedrus decurrens è una pianta monoica. Il nome generico deriva dal greco ‘kalòs’ (bello) e dal latino ‘cedrus’, nome che designava una conifera; il nome specifico si riferisce alle foglie decorrenti sui rametti. Il suo legno è uno dei principali materiali utilizzati per la realizzazione di matite, facile da temperare. Questa pianta ha un suo fascino, pur se non fa parte del nostri ambienti.

Donnas i 2 Platani delle Caves

Specie : Platanus Acerifolia (Aiton) Willd (Platano comune)
Circonferenza esemplare di destra 480 cm circa
Altezza circa 38 metri (Fonte: Le piante monumentali della Valle d’Aosta di Corrado Letey)
Età 325 anni (300 anni nel 1993)
Siamo stati a Donnas, in Valle dìAosta dove c’era molto probabilmente il più grosso
ippocastano d’Italia con una circonferenza di 570 cm chiamato la “Pianta Grossa” di cui avevamo già scritto qui  http://www.molisealberi.com/valle-daosta-a-donnas-cera-il-piu-grande-ippocastano-ditalia/  Dal 2012 l’ippocastano non c’è più. Ci siamo fermati velocemente ad osservare 2 Platani che svettano sull’abitato di Donnas lungo la strada statale 26. Una misura veloce, una toccata al tronco e una foto. Non avendo un obiettivo idoneo non ho potuto fotografarli per intero visto la notevole altezza. Inoltre avevo un po’ bloccato il traffico veicolare.
Siccome c’erano dei cartelli “AFFITTASI” o “VENDESI” su un palo in vicinanza dei due monumenti naturali , qui in Valle d’Aosta  vendono anche i grandi alberi ? Alberi come questi, di dimensioni, età e di alto valore paesaggistico, vincolati e tutelati dalla Regione Valle d’Aosta non hanno nessun prezzo. Devono essere osservati e toccati anche se solo per un attimo. Il Platano a sinistra ha un tronco un po’ più inclinato e una corteccia che sembra “bruciata”.

 donnasplatanodellecaves

Donnas I 2 Platani delle Caves
Donnas I 2 Platani delle Caves

donnasplatano.png

Le foreste servono nella lotta ai cambiamenti climatici ?

Il ruolo delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici e’ sempre piu’ riconosciuto come fondamentale in tutto il mondo. Rappresentanti dei governi, forse alcune imprese, sindacati, organizzazioni non lucrative, università, istituti di ricerca, comunità  di vario tipo,  gestori delle foreste in riunioni, convegni, conferenze, dibattiti in rete, studi analisi,  chi di più chi meno si dice nei documenti finali che: le foreste e i loro prodotti hanno la capacita’ straordinaria di ridurre le emissioni di gas serra, catturare il  carbonio, e ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sulle persone.” Frase ormai fatta è che quasi tutti hanno più o meno capito.  Il problema è sempre il solito cercare di capire meglio. Se riscriviamo questa frase in modo diverso o meglio partendo dalle foreste per arrivare al clima scriviamo:  “La mancanza  delle foreste e i loro prodotti aumentano le emissioni di gas serra, non si cattura il carbonio, aumenta quindi l’impatto dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sulle persone. Se non ci fossero le foreste noi uomini non saremo su questa terra, quindi tutto parte dalla presenza e “forza”  delle foreste.

Amazzonia la Foresta pluviale
Amazzonia la Foresta pluviale

Noi ci scordiamo spesso o meglio non capiamo cosa si intende per foresta. Dove c’è la foresta non c’è l’uomo. La foresta infatti   una vasta zona non antropizzata (quindi l’uomo non dovrebbe esserci)  dove la vegetazione naturale, costituita soprattutto da alberi ad alto fusto, cresce e si diffonde spontaneamente.  Le foreste pluviali, che coprono solo il 6 % della superficie terrestre  ospitano metà delle specie terrestri, stanno scomparendo velocemente. La deforestazione di queste determina un continuo incremento della concentrazione di anidride carbonica che corrisponde approssimativamente al 20 % delle emissioni mondiali di CO2 . Nelle foreste ci sono gli alberi che assorbendo ed immagazzinando il diossido di carbonio, hanno un ruolo fondamentale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Il carbonio viene immagazzinato nella biomassa forestale, nel tronco, nei rami, nelle foglie nelle radici nel suolo. Una foresta lavoro costantemente all’immagazzinamento di carbonio  perché nuovi alberi sostituiscono quelli abbattuti, ed anche dopo i prodotti legnosi continuano ad immagazzinare carbonio. Negli ultimi 15 anni, la superficie forestale in Europa per esempio è cresciuta di circa 13 milioni di ettari, Allora perche c’è un continuo incremento della concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica (CO2) che è forse il problema  scientifico e non solo “scientifico” da risolvere in questo nuovo millennio ? Vuol dire che le foreste in Europa servono poco rispetto a quelle tropicali e pluviali dell’Amazzonia a ridurre la Co2?  Il dibattito continua.

Il cerro si rinnova?

Per chi ancora non lo sa il cerro è una quercia. Di solito  molti  fanno riferimento alla “quercia” che  viene identificata spesso  con una roverella o una farnia. Il suo nome latino è  Quercus Cerris L. Il Cerro è abbastanza diffuso in Molise in particolare in Alto Molise. su una fascia  altitudinale tra gli 800 m a 1000-1200 m di quota. Comprende la fascia della classe Querco-Fagetea  dell’ordine Fagetalia sylvaticae, Nei riguardi del terreno la pianta preferisce terreni argilloso-compatti. La crescita di una piantina avviene più agevolmente con una copertura che non superi circa il 50% del sole pieno; da giovane ha crescita molto veloce ma dopo alcuni anni molte piante muoiono praticamente si “seccano”. La rinnovazione del cerro rappresenta, forse, il problema selvicolturale più importante in alcune zone del Molise a prevalenza di tale specie, se pur attenuato dalla superficie ancora  ridotta e dalla presenza di popolamenti di recente formazione. Nonostante la copiosa disseminazione, la nascita di numerosi semenzali e l’aiuto con ripetute cure colturali, le giovani piantine spesso non riescono a superare la soglia critica del terzo – quarto anno d’età. Tale problema è da imputare principalmente al rilascio di un elevato numero di piante portaseme che se, da una parte, favorisce un’abbondante disseminazione, dall’altra riduce notevolmente la quantità di luce utile per il successivo sviluppo dei giovani semenzali. Diverse esperienze dimostrano che quando il cerro non ha ostacoli alle sue esigenze di luce si sviluppa eccezionalmente superando senza difficoltà tutti gli ostacoli che si possano presentare. Ne è testimone, inoltre, la rinnovazione presente ai margini dei boschi, ben sviluppata, e quella che si presenta tutte le volte che una buca nella copertura favorisce l’ingresso della luce. Trovare poi grandi alberi  di Cerro con circonferenze superiori  a 400 cm  diventa spesso un po’ difficile almeno all’interno di boschi “chiusi”. Molti alberi con circonferenza superiori a 400 cm sono in effetti in zone ai margini di boschi, vicino vecchi casolari e ruderi, in aree più aperte del bosco  come nei comuni dell’Aloto Molise di Castel del Giudice, Chiauci, Pietrabbondante, Carovili,  Vastogirardi ecc.. A Chiauci infatti c’è forse il più grande Cerro del Molise di cui abbiamo già scritto in un precedente articolo.

I Siti della Rete Natura 2000 del Molise le categorie di pressioni e minacce per i boschi

Si parla spesso di conservare gli Habitat all’interno della rete dei siti Natura 2000. Anche in Molise le pressioni e le minacce ci sono tanto che sono state descritte per ciascuno dei 61 siti  che coprono una superficie di circa 52.000 Ettari.  Questa superficie rappresenta circa il 12% dei  440.000 Ha totali del Molise. Inoltre in Molise circa 160.000 ettari sono da considerarsi forrmazioni arbustive e arboree sempre in continuo aumento.

CARTOGRAFIA_PDG_REGIONE_MOLISE.ajpg
Carta dei siti Rete Natura del Molise SIC e ZPS

Le categorie di pressioni e minacce agli habitat all’interno della rete dei  siti Natura, per quanto riguarda le foreste la flora e la vegetazione sono:
Assenza di alberi di alte dimensioni, di esemplari vetusti e di idonea struttura dell’habitat causata da gestione forestale inidonea.
Dimensioni insufficienti delle aree interne (bassi valori del rapporto sup. aree interne/sup. habitat).
Eccessiva diffusione di boschi monoplani.
Elevata percentuale di boschi con distribuzione  omogenea.
Limitata presenza microhabitat.
Limitato numero di specie arboree presenti.
Presenza di danni gravi o sensibili dello stato vegetativo.
Presenza significativa di dissesti.
Quantità di lettiera insufficiente.
Rinnovazione insufficiente.
Scarsa densità dello strato arboreo (area basimetrica insufficiente).
Scarsa diffusione dello strato arbustivo.
Scarsa diffusione di boschi governati a fustaia.
Scarsa diffusione di piante grandi.

Come si può notare il pericolo e la minaccia per gli alberi e in partcolare per i grandi alberi è sempre in agguato.

Per dettagli sui piani di gestione dei siti della rete natura 2000 in Molise a questo link

http://www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13191

Tra i grandi alberi dell’Ortobotanico di Roma l’Abies nebrodensis (Lojac) Mattei

Già in un precedente articolo del 2013 http://www.molisealberi.com/alberimolise/ortobotanico/ e dopo un po’ di tempo siamo ritornati in compagnia dell’ “Arboricultore” Antimo Palumbo dell’Assoicazione Culturale Adea Amici degli Alberi all’Ortobotanico di Roma. Un trekking culturale, zigzagando, tra palme, magnolie, abeti, essenza esotiche, tropicali il tutto intessuto con spunti, aneddoti, notizie di carattere storico, botanico, culturale folkloristico, alimentare sui grandi alberi. Ecco un breve fotoracconto. Si tratta di alberi che non si incontrano facilmente nei nostri boschi e nelle nostre città che ci hanno stimolato l’interesse alla loro conoscenza.  Molte delle foto comunque sono state scattate da noi di molisealberi in altre date. Abbiamo seguito in parte l’elenco che gentilmente ci ha concesso  Antimo Palumbo.

Si comincia con l’Abies nebrodensis (Lojac) Mattei (Sicilia) in poche  parole l’Abete dei Nebroidi o meglio delle Madonie, in quanto è una specie che per le sue carratteristiche occorre mantenere e conservare a lungo per i pochi esemplari rimasti

L’Abete dei Nebroidi è una specie rara e in via di estinzione. Sono rimasti alcune piante  nelle Madonie in Sicilia nelle località di Vallone Madonna degli Angeli, Monte Scalone, Monte dei Pini e Monte Cavallo nel Comune di  Polizzi Generosa a quota sopra i 1500 mslm (Fonte Ente Parco delle Madonie).

Parco delle Madonie località dove ci sono esemplrai di Abete dei Nebroidi
Parco delle Madonie località dove ci sono esemplari di Abete dei Nebroidi

Qui si trovano forse le uniche al mondo, piante di Abies nebrodensis  tutelate dalla Convenzione di Berna e da quella di Washington.

Forse 9000 anni fa era presente con l’abete bianco (suo parente stretto). Prima infatti era considerata un subspecie dell’Abete Bianco chiamata Abies pectinata (Lam.) DC. var. nebrodensis Lojac,  A. alba Mill. var. nebrodensis (Lojac.) Svoboda; A. alba Mill. subsp. nebrodensis (Lojac.). Gli studiosi Lojacono Pojero e Giovanni Ettore Mattei solo agli inizi del 1900 hanno fatto una descrizione dettagliata indicandola come nuova specie, diversa dall’Abete bianco. Infatti per chi non è attento dalle foto la pianta  sembra un Abete bianco (le due striscce bianche sotto gli aghi)  ma la corteccia ha placche squamose le foglie sono più piccole (10 mm) più rigide e sub spinose, rispetto all’abete bianco. Sono in gruppi di 2, lineari-rigide e scanalate di sopra, verde scuro superiormente e glauche inferiormente, con un peduncolo alla base dilatato in piccolo umbone, all’apice poi sono arrotondate. Gli aghi quindi tendono a disporsi a sprrale e pettine per quelli che si trovanop più in ombra.  Inoltre l’albero è a portamento più ridotto e i rami sono disposti quasi a croce. (Fonte modificata da S. Pignatti, Flora d’Italia, vol. I, pag. 74)

Aghi di Abete dei nebroidi
Abies nenebrodensis (Lojac) Mattei le foglie
Abies nebrodensis (Lojac) Mattei
Abies nebrodensis (Lojac) Mattei

abiesnebrodensis2

Un Pinus Pinea nel territorio di Pratella (CE)

Vogliamo ringrazire un gruppo di appassionati di alberi del territorio di Pratella e in particolare la Signora Graziella e il Signor Renzo che hanno effettuato una breve ricerca di grandi gli alberi  del loro territorio. Il tutto e’ stato inserito anche nella loro pagina Facebook Rocca Sancti Biti.
Selva incolta e boscosa con  cerri, e alberi selvatici ….. con montagne, colline, valli, monti e pianure con una totale estensione 1651 tomoli….
(descrizione del territorio di Rocca Vecchia -1808 )….. ( usi civici busta 224, Archivio di Stato di Caserta).
Il paesaggioarboreo Pratellese è abbastanza poliedrico e sfaccettato. Il tessuto dei boschi sempreverdi è permeato da uliveti e querce ora centenarie e solitarie a guardia degli antichi campi, ora in formazioni compatte insieme ad Aceri, Tigli, Pioppi, Olmi e Frassini. Colline e monti con folte schiere di Cerri e Faggi che coprono e proteggono i monti.  Tuttavia la conoscenza dei rappresentanti nel mondo vegetale qui a Pratella risulta ancora incompleta e frammentaria.
Tra le poche iniziative volte alla riscoperta della natura e destinate alla tutela, alla valorizzazione e alla conservazione degli “alberi monumentali” è parsa di particolare importanza la fase di accertamento sul territorio degli esemplari arborei degni di riconoscimento e di protezione. L’attenzione sul verde storico in Pratella è rivolta all’albero nella sua presenza reale ed affettiva, intesa come testimonianza storico-culturale del percorso umano. Alberi monumentali che carichi di anni, rimangono documenti viventi e archivi naturali su cui meditare per non perdere l’identità storico-culturale.

Pinus – Pinea
( Pigna ad ombrello )

Via Fontanelle
Rocca Vecchia – Pratella (CE)

PinusPineadi Pratella

Il Pinus Pinea di Pratella
Il Pinus Pinea di Pratella

Scheda dell’albero
Altitudine m. 284
Latitudine 41.395323
Longitudine 14. 158939

Circonferenza tronco: 345 cm  Buon vigore vegetativo  Eta’ – Ultracentenaria.
La memoria orale la indica come la “pigna r’ f-licion gl’ americanu.
Ha un valore paesaggistico nonche’ storico – affettivo.