La rinnovazione delle fustaie di Cerro in Molise (seconda parte) quale trattamento?

Nelle fustaie di cerro del Molise spesso si verifica che la pianta non si rinnova facilmente.

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Non siamo ricercatori o professori universitari per dire questo, ma delle volte accade. Il cerro è una pianta  eliofila, (o fotofile (da ϕῶς “luce”) cioè  vive e si sviluppa con la luce diretta del sole in opposizione a quelle che invece amano svilupparsi nell’ombra e che si chiamano  piante sciafile. La ricerca sulle cause della mancata rinnovazione del Cerro, non è facile. Possiamo solo dire che sicuramente l’uomo con un taglio del bosco non ottimale e con la presenza di specie presenti sciafile quali sono il carpino bianco, l’acero campestre, il nocciolo, la sanguinella, il biancospino, che hanno una ripresa vegetativa anticipata rispetto al cerro riescono a dominare, per cui  i “poveri” semi di cerro, che iniziano a germinare, entrando in vegetazione in ombra non crescono facilmente. Il problema della rinnovazione di cerro era stato già  affrontato  da Patrone nel negli anni 40-50 del secolo scorso e in alcuni piani di assestamento forestale adottando nelle fustaie tagli di sementazione piuttosto intensi e suggerendo nel fare recinzioni contro il danno ai semenzali da parte deigli animali al pascolo.  Come indicato dalla Studio del Dr  Paolo Cantiani del 2010:  “Le fustaie di cerro del Molise. Analisi del trattamento del passato per le attuali scelte selvicolturali” pubblicato anche sul nostro sito a cui si rimanda  si legge testualmente :  Ai recenti contributi sull’analisi delle esigenze eco-fisiologiche per la rinnovazione del cerro, non si è affiancata la sperimentazione sulle modalità del trattamento selvicolturale per favorire il processo di rinnovazione naturale delle fustaie di cerro. In pratica, gli auspici di una sperimentazione sul trattamento delle fustaie di cerro, specificatamente per la sua rinnovazione naturale, espressi già da De Philippis in una monografia sulla specie in Italia (1941), non sono stati ancora recepiti. In molti casi ciò ha concorso a determinare il fallimento degli interventi per la rinnovazione delle cerrete in Molise nel corso degli ultimi decenni. Vista la carenza di sperimentazione sulla selvicoltura delle fustaie di cerro, diventa di particolare importanza l’analisi delle scelte del trattamento delle cerrete operate dall’assestamento forestale nel corso del secolo scorso.

Si Conclude nello studio, a cui occorre dare secondo noi attuazione visto ancora l’importanza economica delle fustaie :  “Le fustaie di cerro del Molise rappresentano un valido e utile laboratorio per la sperimentazione sul trattamento della specie in Appennino. La persistenza nel territorio regionale della funzione produttiva di questa formazione, pur con variazioni nella tipologia di assortimenti prodotti per le diverse richieste del mercato nel tempo, ha fatto sì che le cerrete molisane siano state, e siano tuttora attivamente gestite. L’analisi critica della gestione del passato dimostra la validità tecnica e la sostenibilità del trattamento a tagli successivi delle cerrete quando correttamente applicato. Elementi critici nella gestione delle cerrete si sono evidenziati in seguito al loro sfruttamento eccessivo e irrazionale. I trattamenti assimilabili al taglio a scelta rappresentavano in realtà una selvicoltura non regolata, basata esclusivamente sullo sfruttamento massimo della risorsa senza alcuna considerazione colturale riguardo all’effetto nel lungo periodo. Evidenze di insuccesso della rinnovazione naturale si sono palesate laddove il carico del pascolo domestico superava la sostenibilità del bosco, nei casi in cui il trattamento si limitava al prelievo indiscriminato e non regolato del prodotto e in seguito a tagli di rinnovazione troppo poco incisivi. La funzione della pianificazione forestale è stata per le cerrete del Molise determinante per la codifica di un trattamento efficace e per la continuità nel tempo delle scelte selvicolturali. Si ritiene che la tecnica di rinnovazione del trattamento a tagli successivi possa essere ancora oggi lo strumento migliore per garantire la perpetuità delle cerrete, e rappresenti quindi l’elemento gestionale più efficace per la stabilità delle stesse formazioni.

Opportune migliorie al trattamento potrebbero essere focalizzate alle cure colturali:(i) diversificazione dei criteri di diradamento allo scopo di aumentare il grado di diversità specifica delle cerrete, laddove possibile; (ii) evitare il prelievo dei migliori fenotipi a scopo commerciale in fase di diradamento a vantaggio di una selezione dei migliori portaseme per la fase di rinnovazione; (iii) contenere la vigoria del piano dominato a prevalenza di carpino tramite accorgimenti colturali da effettuarsi in concomitanza col diradamento. Accortezze sul taglio di rinnovazione possono riguardare il contenimento delle dimensioni delle tagliate e la pianificazione più articolata delle utilizzazioni in modo da accrescere il più possibile la diversità delle strutture nello spazio. Attualmente nei boschi del Molise il carico della fauna selvatica è contenuto entro limiti sostenibili, mentre il pascolo in bosco dei domestici è limitato a sporadici boschi privati. Queste condizioni permettono di poter operare le scelte selvicolturali senza il limite della squilibrata concorrenza da parte della fauna. Si ritiene utile implementare la ricerca sperimentale sul trattamento della rinnovazione delle cerrete

Fonte: Ann. CRA – Centro Ric. Selv. – Vol. 36, 2009 – 2010: 25 – 36 35 P. Cantiani, F. Ferretti, F. Pelleri, D. Sansone, G. Tagliente

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