Benvenuti su 'Molise Alberi', il blog dedicato agli alberi secolari e ai boschi rigogliosi della regione Molise. Scopri le storie, le curiosità e le meraviglie nascoste dietro ogni tronco e foglia
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo ha pubblicato con Decreto dipartimentale n. 5450 del 19/12/2017, (G.U. del 12/02/2018) l’Elenco degli alberi monumentali d’Italia, redatto ai sensi dell’articolo 7 della legge nazionale 14 gennaio 2013, n.10. Per la Regione Friuli Venezia Giulia noi di molisealberi abbiamo creato anche la cartografia in continuo aggiornamento anche con le segnalazioni di grandi e particolari alberi. Un grazie per la collaborazione.
Foto della Quercia di Donato di Francesco Nasini dal libro Grandi Alberi d’Abruzzo
Riportiamo sul nostro sito un po’ le storie e leggende di grandi alberi di Valido Capodarca attive da alcuni anni sul nostro gruppo facebook – Ci sono alberi che riescono meglio a farci provare sensazioni ed emozioni solo nel guardare le foto. Tra questi la Quercia di Donato che si trova a Scurcula Marsicana di cui si descrive una storia del sua antico proprietario nel Libro Grandi Alberi d’Abruzzo di Francesco Nasini in cui ” la Quercia di Donato ” rappresenta uno dei casi in cui la natura è riuscita a costruire un vero capolavoro vegetale con la sua lentezza ed è presa come prototipo di un albero “monumento” . Infatti è inserita anche nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia con circonferenza di 550 cm e altezza di 14 metri.
LA Quercia di “Donato” a Scurcola Marsicana in vicinanza di un Convento di Cappuccini
Ecco l’articolo di Valido Capodarca
LA QUERCIA DI DONATO E’ una delle più importanti querce d’Abruzzo. Quando, nel 1986, il maresciallo forestale Pannella me la fece conoscere, le sue misure erano:m. 5,65 la circonferenza del fusto, 20 l’altezza, 17 il diametro di chioma. L’età che il Corpo Forestale le attribuiva era di 750 anni. Si trova a poche centinaia di metri di distanza da Scurcola Marsicana (AQ), e vi si accede per via dei Cappuccini. Se l’età fosse esatta, si prospetterebbe una suggestiva considerazione. La quercia poteva essere già nata quando, a pochi chilometri da qui, nel XIII secolo,si svolgeva la battaglia di Tagliacozzo, a seguito della quale un colpo di spada recideva, in un colpo, la testa del giovane (appena 16 anni) Corradino di Svevia e i suoi sogni di conquista dell’Italia. Il fusto, pur deformato da diverse protuberanze, appare come una scultura moderna. Su di esso si notano degli scalini, intagliati dai ragazzi di Scurcola per salire sulla pianta. La pianta ha una singolare conformazione: un fusto dalla forma strana, dal quale si originano solo due grandi rami orizzontali, troncati sul nascere. Da questi partono,in perfetta verticale, sette o otto rami. Nel 1986 non erano pochi i problemi per la pianta: sulla sommità, nella conca del primo palco dei rami, si formava un ristagno d’acqua che sfaldava la corteccia passandole sotto. Su questa acqua crescevano cespugli di varie erbe. Il tronco era molto invaso da formiche. I progetti del comune prevedevano un risanamento della pianta e un ampliamento dello spazio attorno. Cosa sarebbe accaduto in seguito lo leggiamo in Grandi Alberi d’Abruzzo, di Francesco Nasini (sua la foto). Veniamo così a sapere che nel 1996, un imbecille diede fuoco alla Quercia versando benzina sulla grossa branca sovrastante la strada. A lungo si temette che l’albero non potesse farcela a sopravvivere ma, a 10 anni di distanza dall’atto vandalico, il giorno 12 novembre 2006, presso il Comune di Scurcola Marsicana si svolse la “Giornata di volontariato ambientale in difesa della Quercia di Donato”promossa dal Circolo Marsicano di Legambiente e dall’ Assessore all’Ambiente Luigi Sulpizi. Nell’occasione venne deciso un intervento di risanamento urgentissimo anche per una grave carie interna al tronco. Molti volontari si adoperarono per sistemare l’area e apporre una targa con inciso il nome della antica Quercia. Le ultime visite offrono notizie confortanti e riferiscono di una buona ripresa della gloriosa Quercia di Donato.
Nevica in questi giorni in Molise. I rami e i tronchi degli alberi sono coperti di bianco. Anche le foglie aghiformi degli alberi sempreverdi come pini, abeti, cedri sono tutte imbiancate. Un albero che esprime meglio il rapporto stretto con la neve è l’Abete Bianco. Lo dice lo stesso nome “Bianco” proprio perchè gli aghi verdi hanno due striature chiare biancastre. Gli abeti bianchi sono presenti per lo più nell’ Alto Molise, nelle riserva MAB Unesco di Collemeluccio tra Pescolanciano Pietrabbondante e Chiauci di solito consociato con il cerro e nel Bosco degli Abeti Soprani di Pescopennataro. A Pescopennataro le abetine possiamo considerarle quasi autoctone, cioè originarie del luogo pur se è intervenuto l’uomo in passato. Fanno parte ormai della storia forestale di quei luoghi. Le abetine quasi pure artificiali e coetanee hanno però qualche problema legata alle mancanza di stabilità e alle malattie. Neve, vento e malattie fungine sono un po’ i nemici dell’abete bianco. Ma non è sempre vero se si effettuano degli interventi forestali (assestamento) che possono cercare di migliorare la stabilità di questi popolamenti. La gestione delle abetine non si deve porre solo come unico obiettivo quello economico-finanziario, ma soprattutto valorizzare le importanti funzioni ecologiche, ricreative e paesaggistiche. Si avranno vantaggi per tutti, in particolare per quelli che si avvicinano per esempio al selviturismo o turismo forestale oppure per quelli che scrivono di Silvoterapia, o terapia del bosco. L’uomo trova nel bosco sempre un rifugio dallo stress e dai problemi della vita. Nei boschi di abete bianco ricoperti di neve il “rifugio” è ancora più sentito. Buon 2019 agli amici di molisealberi.
Con decreto del Ministero delle Politiche agricole e forestali n. 661 del 09/08/2018 sono stati effettuati degli aggiornamenti nell’elenco degli alberi monumentali. Per il Molise ci sono altri 62 alberi monuementali, prevalentemente nella provincia di Campobasso. L’elenco nazionale è scaricabile qui:allegato_A_decreto_n._661_9.8.2018_nuove_iscrizioni (1)
Non potevamo che scrivere di storia e leggende intorno a quest’albero, forse il più famoso d’Italia per la notevole quantità di articoli, foto, gruppi social, video, wikipedia e altro. Censimento degli alberi monumentali d’Italia, anno 2017, a Capannori sono state censite 4 piante monumentali. Fra queste la Quercia delle streghe, come roverella con circonferenza del tronco di 400 cm, (non è quindi una Farnia) a quota 110 metri sul livello del mare. Da Wikipedia: la Quercia delle Streghe o di Pinocchio (o Farnia delle Streghe ) presenta un’altezza di 15 metri, un tronco dalla circonferenza di circa 4 metri ed una chioma di oltre 40 metri di diametro, misure che consentono alla Quercia di essere classificata seconda in Toscana per dimensioni. La particolarità di questa pianta è la tendenza ad espandere la chioma in direzione parallela al terreno, cosa non comune in questa specie.
Localizzazione della quercia delle streghe
Un po’ di Storia
Sempre da Wikipedia: Nei primi anni del secolo scorso, alcuni vandali spezzarono alcuni rami sedendovici sopra. Successivamente, durante la seconda guerra mondiale la quercia fu individuata dagli occupatori nazisti come legna da ardere, ma poi il progetto di abbattere l’albero monumentale fortunatamente sfumò grazie alla mobilitazione degli abitanti di San Martino in Colle. In seguito negli anni Sessanta l’albero fu colpito da un fulmine che gli causò importanti danni.
Valido Capodarca la descrive nei suoi libri agli iniizi degli anni 80. Egli scrive: La Quercia delle Streghe (questa) si trova nei pressi di Gragnano, frazione di Capannori (LU). Specie di appartenenza: benché venga definita da molti farnia, i caratteri sembrano più prossimi alla roverella, ma le cupole delle ghiande sono del cerro, ma cerro, di sicuro, non è. Il nome: le deriva da una credenza popolare secondo la quale sui suoi rami in passato le streghe usassero tenere i loro sabba; sarebbe stato proprio l’andirivieni delle streghe a provocare i tipici contorcimenti dei rami. L’età: da sfatare la fantasiosa idea che la quercia abbia 600 o addirittura 700 anni. Nel “Toscana, cento alberi da salvare”, del 1983, la pianta ha una circonferenza di m. 3,93 (ril. del 1981), la chioma ha un diametro di 37 metri. In “Alberi Monumentali della Toscana” del 2003 (ril. 2002) la circonferenza è di 4,21 e il diametro della chioma 38. I rilevamenti degli ultimi visitatori danno una circonferenza di m. 4,50. Dal 1981 al 2002 la circonferenza è aumentata di 28 cm in 21 anni, con un tasso di crescita di 1,35 cm l’anno. Supponendo una crescita costante, la quercia avrebbe raggiunto i 421 cm in circa 300 anni. Cifra approssimativa,ma la metà di quella favoleggiata. I 38 metri della chioma sono la media fra i 37 della direzione N-S e 39 della direzione E-O (sempre ril. del 2002). All’origine di questa disparità c’è un episodio avvenuto verso il 1930. Il suo proprietario, l’avvocato Giovanni Carrrara, nel 1981, racconta che una scolaresca in visita alla quercia (già allora, come ora, la pianta era oggetto di visite frequenti), si era appesa per gioco ad un lungo ramo che si protendeva verso sud, spezzandolo. Il proprietario di allora padre dell’avvocato, lo fece recidere. “Fosse accaduto oggi – diceva l’avvocato – l’avrei rimesso in sesto e quasi certamente si sarebbe risaldato”.
Durante la guerra, un reparto di panzer tedeschi usò l’ampio ombrello della chioma per mimetizzarvi i suoi carri armati. Al momento di andarsene, il comandante aveva ordinato di abbattere la quercia per rifornirsi di legna ma alla fine rinunciò; non, come racconta qualche sensazionalista ma poco credibile giornalista, per le proteste dei contadini (ma ve li immaginate i contadini schierarsi con i forconi davanti ai cannoni e alle mitragliatrici, e il colonnello tedesco che si spaventa e si fa intimidire?). Molto più semplicemente, la madre dell’avvocato parlava bene il tedesco e, con gentilezza e diplomazia, fece capire al militare il valore monumentale della pianta e l’opportunità di rifornirsi con le altre querce dei dintorni.
Colpita da un fulmine intorno al 1960 e da una malattia pochi anni dopo,la quercia ebbe sempre le cure necessarie a farla guarire. Morto parecchi anni fa l’avvocato, la proprietà della Quercia è passata alla figlia.
Da qualche tempo, qualcuno ha avuto l’idea di darle un nuovo nome “la Quercia di Pinocchio”, identificandola con quella sotto cui Pinocchio nascose i zecchini di Mangiafuoco.
Non si contano più le pubblicazioni che ne hanno parlato, e i riconoscimenti che la quercia ha ottenuto, a partire dal suo inserimento fra i 300 alberi monumentali d’Italia, nell’omonimo volume del Corpo Forestale.
Negli ultimi anni la quercia, continuando a espandersi, è andata ad appoggiare i suoi rami sull’argine al di là della stradina comunale che le passa a fianco, sì che i proprietari, per consentire il transito, sono stati costretti a puntellare i rami stessi con dei robusti pali.
Sopra l’argine, a pochi metri dalla strada, c’è una casa, dove da un quindicina di anni vive la pittrice Sandra Cortesi, che è felice di svegliarsi ogni mattina con la visione della quercia, che ha scelto come soggetto preferito dei suoi dipinti. La donna ama trascorrere lunghe ore sotto la quercia, e soprattutto ama ascoltare i registrare nella memoria i commenti dei visitatori che, provenienti da ogni dove, sostano incantati sotto la Quercia delle Streghe.
La leggenda e le fiaba
Secondo la leggenda su questi rami e branche si riunivano le streghe, poi per riti magici o cose del genere i rami si sarebbero allungati arrivando ad dimensione della chioma di 40 metri tra le più grandi d’Italia. La Quercia ispirò Collodi nel suo Pinocchio, sarebbe quella dove il burattino più celebre del mondo nascose i denari da cui sarebbe nato un albero pieno di zecchini d’oro. La quercia, nella fiaba, si trova lungo la strada per il paese dei Balocchi e dove Pinocchio venne impiccato dagli assassini che volevano rubargli le quattro monete d’oro e vicino alla quale poi il burattino incontrò il Gatto e la Volpe, che lo convinsero a sotterrare i denari nel Campo dei Miracoli nella città di Acchiappacitrulli. Ma questa è un’altra storia.
Quercia delle streghe foto da Street view anno 2016 autorei Google
Della Quercia si riporta un articolo su la Stampa di Tiziano Fratus #homoradix
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 35 del 12/02/2018 il Decreto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali del 19/12/2017 che approva il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia.
Ecco l’unico articolo :
Decreta:
Articolo unico
1. E' approvato il primo Elenco degli alberi monumentali d'Italia,
ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10 e del decreto
interministeriale 23 ottobre 2014. L'elenco, suddiviso per regioni,
province e comuni, costituito da n. 2080 alberi o sistemi omogenei di
alberi, e' riportato al prospetto allegato A - sezione 1), che
costituisce parte integrante e sostanziale del presente
provvedimento.
2. E' adottato altresi' l'elenco riportato al prospetto allegato A
- sezione 2), che costituisce parte integrante e sostanziale del
presente provvedimento, costituito da n. 327 alberi o sistemi
omogenei di alberi. Tale elenco si compone di tutti quegli alberi
rispondenti ai requisiti di monumentalita' e censiti dalla regione,
anche in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato, per la
cui iscrizione non e' stato ancora perfezionato da parte del Comune
l'adempimento amministrativo di presa d'atto e di successiva
trasmissione della proposta alla Regione. Trascorso il termine di
centoventi giorni dalla pubblicazione del presente decreto, che sara'
tempestivamente diffuso a cura della regione stessa nelle forme che
ritiene opportune, l'elenco di cui al prospetto A - sezione 2), in
assenza di osservazioni ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 e
successive modificazioni e integrazioni e della normativa vigente in
materia di ricorsi amministrativi, e' inteso come approvato,
rientrando a far parte, quindi, della sezione 1).
3. La Direzione generale delle foreste del Mipaaf, alla quale
spetta il compito di conservare tutta la documentazione a corredo,
provvede a trasmettere ad ogni regione, per quanto di competenza
territoriale, l'elenco nelle sue due sezioni, affinche' la stessa
possa trasmetterlo ad ogni comune interessato. I comuni rendono noti
gli alberi inseriti nell'elenco nazionale ricadenti nel territorio
amministrativo di competenza mediante affissione all'albo pretorio,
in modo tale da permettere al titolare di diritto soggettivo o al
portatore di interesse legittimo di ricorrere avverso l'inserimento,
nei modi e termini previsti dalla specifica normativa.
4. Al fine di consentire le misure di tutela, conoscenza,
valorizzazione e gestione dei beni censiti, l'Elenco degli alberi
monumentali d'Italia e' pubblicato nel sito internet del Ministero
delle politiche agricole alimentari e forestali
www.politicheagricole.it - all'interno della sezione: «politiche
nazionali/alberi monumentali/elenco nazionale alberi monumentali».
5. Ogni aggiornamento dell'elenco viene proposto dalla regione
mediante invio telematico alla Direzione generale delle foreste e
successivamente attraverso inserimento delle informazioni
nell'applicativo Web Gis dedicato, al quale si accede con indirizzo
http://www.sian.it/geoalberimonumentali - L'approvazione periodica
delle variazioni dell'elenco nazionale sara' effettuata mediante
decreto del Direttore generale delle foreste.
6. Della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico
ai sensi dell'art. 138 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio
2004, n. 42 e successive modificazioni e integrazioni, le Regioni
inviano relativa Comunicazione e documentazione anche al Ministero
dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, al fine
dell'aggiornamento della banca dati del SITAP (Sistema informativo
territoriale ambientale e paesaggistico).
7. Gli alberi o sistemi omogenei di alberi iscritti nell'Elenco
degli alberi monumentali d'Italia sono segnalati in apposite tabelle
secondo lo schema dell'allegato n. 6 del decreto interministeriale 23
ottobre 2014, apponendo la seguente dicitura «Albero monumentale
tutelato ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10» o
«Sistema omogeneo di alberi monumentali tutelati ai sensi dell'art. 7
della legge 14 gennaio 2013, n. 10».
Il presente decreto e' divulgato attraverso il sito internet del
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed e'
altresi' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
Roma, 19 dicembre 2017
Il Capo Dipartimento: Blasi
Noi di molisealberi abbiamo cominciato ad aggiornare la mappa partendo dall’elenco del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che si va ad aggiungere al nostro elenco
Nel dicembre 2017 il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha pubblicato il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia redatto ai sensi dell’art.7 della legge 14 gennaio 2013, n.10 e del relativo decreto attuativo del 23 ottobre 2014 Per la Regione Molise l’elenco è il seguente:
Nel dicembre 2017 il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha pubblicato il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia redatto ai sensi dell’art.7 della legge 14 gennaio 2013, n.10 e del relativo decreto attuativo 23 ottobre 2014. Per la Valle d’Aosta gli alberi monumentali sono 112.
REGIONE VALLE D’AOSTA
ID
N. SCHEDA
PROVINCIA
COMUNE
LOCALITA’
LATITUDINE su GIS
LONGITUDINE su GIS
SPECIE
CIRCONFERENZA FUSTO (cm)
NOME SCIENTIFICO
NOME VOLGARE
1
01/A326/AO/02
Aosta
Aosta
Borgo Sant’Orso
45°44’27,39”
7°19’32,99”
Tilia platyphyllos Scop.
Tiglio nostrale
461
2
02/A326/AO/02
Aosta
Aosta
Arco d’Augusto
45°44’21,36”
7°19’40,19”
Platanus acerifolia (Aiton) Wild
Platano comune
471
3
01/A877/AO/02
Aosta
Bionaz
Gordzé
45°56’14,19”
7°33’33,78”
Larix decidua Mill.
Larice
540
4
01/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’19,02”
7°44’20,03”
Larix decidua Mill.
Larice
350
5
02/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’20,05”
7°44’20,07”
Larix decidua Mill.
Larice
370
6
03/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’20,01”
7°44’20,05”
Larix decidua Mill.
Larice
359
7
04/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,07”
7°44’21,08”
Larix decidua Mill.
Larice
341
8
05/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,02”
7°44’21,05”
Larix decidua Mill.
Larice
412
9
06/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’20,03”
7°44’22,06”
Larix decidua Mill.
Larice
335
10
07/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’21,01”
7°44’25,04”
Larix decidua Mill.
Larice
358
11
08/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’24,00”
7°44’24,00”
Larix decidua Mill.
Larice
426
12
09/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’19,04”
7°44’23,08”
Larix decidua Mill.
Larice
360
13
10/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’19,09”
7°44’25,05”
Larix decidua Mill.
Larice
340
14
11/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,09”
7°44’27,01”
Larix decidua Mill.
Larice
340
15
12/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,09”
7°44’28,08”
Larix decidua Mill.
Larice
355
16
13/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’19,08”
7°44’29,07”
Larix decidua Mill.
Larice
368
17
14/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’20,03”
7°44’29,09”
Larix decidua Mill.
Larice
340
18
15/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’21,07”
7°44’28,08”
Larix decidua Mill.
Larice
455
19
16/C594/AO/02
Aosta
Challand-Saint-Victor
Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’22,08”
7°44’27,04”
Larix decidua Mill.
Larice
337
20
01/C596/AO/02
Aosta
Champdepraz
Villa Binel – Viering
45°41’31,29”
7°39’46,76”
Sequoiadendron giganteum (Lindl) J. Buchholz
Sequoia gigante
830
21
01/C294/AO/02
Aosta
Châtillon
Castello Barone Gamba
45°44’41,65”
7°36’42,37”
Sequoiadendron giganteum (Lindl) J. Buchholz
Sequoia gigante
750
22
02/C294/AO/02
Aosta
Châtillon
Castello Passerin d’Entrèves
45°45’05,01”
7°36’44,68”
Cedrus atlantica (Endl.) Carrière “Glauca”
Cedro dell’Atlante
506
23
04/C294/AO/02
Aosta
Châtillon
Castello Passerin d’Entrèves
45°45’37,00”
7°37’08,00”
Fagus sylvatica L.
Faggio
403
24
05/C294/AO/02
Aosta
Châtillon
Castello Passerin d’Entrèves
45°44’59,59”
7°36’41,16”
Fagus sylvatica L. “Rubra”
Faggio rosso
380
25
06/C294/AO/02
Aosta
Châtillon
Castello Passerin d’Entrèves
45°45’01,95”
7°36’43,48”
Tilia platyphyllos Scop.
Tiglio nostrale
516
26
07/C294/AO/02
Aosta
Châtillon
Castello Passerin d’Entrèves
45°45’02,05”
7°36’43,38”
Tilia platyphyllos Scop.
Tiglio nostrale
420
27
01/C821/AO/02
Aosta
Cogne
Buthier
45°36’13,69”
7°20’57,57”
Fraxinus excelsior L.
Frassino maggiore
472
28
01/D012/AO/02
Aosta
Courmayeur
Golette
45°47’20,29”
6°57’12,43”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
351
29
01/D338/AO/02
Aosta
Donnas
Monterey – Via Roma, 97
45°36’10,64”
7°46’24,10”
Platanus acerifolia (Aiton) Wild
Platano comune
490
30
02/D338/AO/02
Aosta
Donnas
Monterey – Via Roma, 97
45°36’10,64”
7°46’24,10”
Platanus acerifolia (Aiton) Wild
Platano comune
385
31
01/D537/AO/02
Aosta
Fénis
Sopra Alpe Savoney
45°39’26,16”
7°31’59,02”
Pinus cembra L.
Pino cembro
271
32
01/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Pont-Sec
45°44’23,94”
7°51’06,83”
Fraxinus excelsior L.
Frassino maggiore
570
33
02/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Villa Margherita
45°46’37,21”
7°49’37,99”
Pinus cembra L.
Pino cembro
370
34
03/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Villa Margherita
45°46’36,43”
7°49’37,32”
Pinus cembra L.
Pino cembro
368
35
04/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Villa Margherita
45°46’37,12”
7°49’38,09”
Pinus cembra L.
Pino cembro
470
36
05/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Villa Margherita
45°46’36,22”
7°49’37,89”
Pinus cembra L.
Pino cembro
367
37
06/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Bosco di Freiderecko
45°48’25,06”
7°49’15,05”
Larix decidua Mill.
Larice
349
38
07/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Bosco di Freiderecko
45°48’26,04”
7°49’16,00”
Larix decidua Mill.
Larice
422
39
08/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Bosco di di Freiderecko
45°48’27,01”
7°49’15,08”
Larix decidua Mill.
Larice
360
40
09/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Bosco di Freiderecko
45°48’27,08”
7°49’16,08”
Larix decidua Mill.
Larice
373
41
10/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Bosco di protezione Freiderecko
45°48’26,09”
7°49’16,04”
Larix decidua Mill.
Larice
472
42
11/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint-Jean
Bosco di Freiderecko
45°48’27,05”
7°49’17,07”
Larix decidua Mill.
Larice
500
43
12/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’48,06”
7°51’15,07”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
394
44
13/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’47,03”
7°51’14,08”
Larix decidua Mill.
Larice
414
45
14/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’48,05”
7°51’15,06”
Larix decidua Mill.
Larice
351
46
15/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’47,03”
7°51’14,02”
Acer pseudoplatanus L.
Acero montano
315
47
16/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’47,00”
7°51’14,09”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
458
48
17/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’46,06”
7°51’21,04”
Larix decidua Mill.
Larice
335
49
18/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’42,01”
7°51’18,01”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
375
50
19/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’43,00”
7°51’18,04”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
350
51
20/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’41,01”
7°51’21,00”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
402
52
21/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’38,05”
7°51’22,02”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
413
53
22/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di di Pont-Sec
45°44’36,05”
7°51’29,07”
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
370
54
23/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’39,02”
7°51’27,05”
Acer pseudoplatanus L.
Acero montano
304
55
24/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’39,09”
7°51’26,01”
Larix decidua Mill.
Larice
364
56
25/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’44,30″
7°51’25,10″
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
438
57
26/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’47,80″
7°51’24,60″
Larix decidua Mill.
Larice
372
58
27/E168/AO/02
Aosta
Gressoney-Saint- Jean
Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’48,60″
7°51’18,90″
Picea abies (L) H. Karst.
Abete rosso
473
59
01/E369/AO/02
Aosta
Issime
Champriond
45°41’38,32”
7°51’34,21”
Thuja plicata Donn ex D. Don.
Tuia gigante
341
60
02/E369/AO/02
Aosta
Issime
Seingle Superiore
45°40’42,37″
7°51’32,62″
Fagus sylvatica L.
Faggio
386
61
01/E458/AO/02
Aosta
La Salle
Derby
45°43’35,75”
7°05’39,09”
Castanea sativa Mill.
Castagno
763
62
01/F726/AO/02
Aosta
Morgex
Grigne Rosse
45°46’54,02”
7°02’59,12”
Larix decidua Mill.
Larice
507
63
01/F987/AO/02
Aosta
Nus
Mazod
45°44’30,64”
7°27’30,43”
Morus nigra L.
Gelso nero
288
64
01/G459/AO/02
Aosta
Perloz
Pessé
45°37’58,82”
7°47’36,55”
Fraxinus excelsior L.
Frassino maggiore
381
65
01/G854/AO/02
Aosta
Pont-Saint-Martin
Giardini pubblici, Via Caduti del Lavoro 21
45°35’24,26”
7°47’54,51”
Taxus baccata L.
Tasso
263
66
01/G860/AO/02
Aosta
Pontey
Gimiod
45°43’54,29”
7°35’58,15”
Morus nigra L.
Gelso nero
250
67
01/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco d Artalle
45°35’44,57″
7°08’37,04″
Larix decidua Mill.
Larice
430
68
02/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle (
45°35’44,55″
7°08’38,89″
Larix decidua Mill.
Larice
400
69
03/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di di Artalle
45°35’44,67″
7°08’39,66″
Larix decidua Mill.
Larice
370
70
04/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’45,22″
7°08’00,10″
Larix decidua Mill.
Larice
371
71
05/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’43,37″
7°08’39,47″
Larix decidua Mill.
Larice
361
72
06/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
5°35’43,03″
7°08’01,63″
Larix decidua Mill.
Larice
399
73
07/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’43,78″
7°08’01,07″
Larix decidua Mill.
Larice
352
74
08/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
5°35’44,18″
7°08’00,67″
Larix decidua Mill.
Larice
411
75
09/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’44,44″
7°08’01,82″
Larix decidua Mill.
Larice
365
76
10/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’45,07″
7°08’01,26″
Larix decidua Mill.
Larice
386
77
11/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’44,74″
7°08’00,88″
Larix decidua Mill.
Larice
394
78
12/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’44,50″
7°08’02,28″
Larix decidua Mill.
Larice
366
79
13/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’43,37″
7°08’02,93″
Larix decidua Mill.
Larice
422
80
14/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’42,59″
7°08’04,73″
Larix decidua Mill.
Larice
370
81
15/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’44,42″
7°08’04,20″
Larix decidua Mill.
Larice
409
82
16/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’43,99″
7°08’04,22″
Larix decidua Mill.
Larice
355
83
17/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
i Bosco di Artalle
5°35’44,66″
7°08’05,81″
Larix decidua Mill.
Larice
352
84
18/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’41,41″
7°08’14,76″
Larix decidua Mill.
Larice
435
85
19/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’42,98″
7°08’38,79″
Larix decidua Mill.
Larice
364
86
20/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’42,50″
7°08’38,73″
Larix decidua Mill.
Larice
362
87
21/H262/AO/02
Aosta
Rhêmes-Notre-Dame
Bosco di Artalle
45°35’42,38″
7°08’38,58″
Larix decidua Mill.
Larice
390
88
01/H673/AO/02
Aosta
Saint-Oyen
Château Verdun – Via Flassin, 3
45°49’26,30”
7°12’54,19”
Laburnum alpinum (Mill.) Bercht. e Presl
Maggiociondolo
305
89
01/H676/AO/02
Aosta
Saint-Vincent
Viale Piemonte, 72
45°45’10,41”
7°38’30,22”
Abies cephalonica Loudon
Abete greco
365
90
02/H676/AO/02
Aosta
Saint-Vincent
Via Billia/Via Marconi
45°45’06,22”
7°38’28,32”
Platanus acerifolia (Aiton) Wild
Platano comune
472
91
01/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’17,62″
7°02’31,12″
Larix decidua Mill.
Larice
491
92
02/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’20,50″
7°02’32,56″
Larix decidua Mill.
Larice
364
93
03/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’17,86″
7°02’32,38″
Larix decidua Mill.
Larice
489
94
04/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’16,54″
7°02’34,18″
Larix decidua Mill.
Larice
388
95
05/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’15,28″
7°02’34,54″
Larix decidua Mill.
Larice
387
96
06/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’15,46″
7°02’35,38″
Larix decidua Mill.
Larice
427
97
07/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’15,28″
7°02’36,76″
Larix decidua Mill.
Larice
361
98
08/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’14,32″
7°02’34,66″
Larix decidua Mill.
Larice
400
99
09/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’11,00″
7°02’22,00″
Larix decidua Mill.
Larice
376
100
10/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’15,70″
7°02’32,56″
Larix decidua Mill.
Larice
463
101
11/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’17,08″
7°02’30,76″
Larix decidua Mill.
Larice
572
102
12/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’09,82″
7°02’35,20″
Larix decidua Mill.
Larice
355
103
13/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’00,16″
7°02’39,76″
Larix decidua Mill.
Larice
438
104
14/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°34’31,22″
7°02’54,58″
Larix decidua Mill.
Larice
375
105
15/L582/AO/02
Aosta
Valgrisenche
Bosco di protezione di Arolla
45°35’39,14″
7°02’45,82″
Larix decidua Mill.
Larice
361
106
01/L647/AO/02
Aosta
Valsavarenche
Bosco di protezione di Bien
45°34’48,00″
7°13’32,00″
Larix decidua Mill.
Larice
429
107
02/L647/AO/02
Aosta
Valsavarenche
Bosco di protezione di Bien
45°34’48,79″
7°13’32,25″
Larix decidua Mill.
Larice
438
108
03/L647/AO/02
Aosta
Valsavarenche
Bosco di protezione di Bien
45°57’44,80”
7°21’41,90”
Larix decidua Mill.
Larice
372
109
04/L647/AO/02
Aosta
Valsavarenche
Bosco di Bien
45°57’43,50”
7°21’46,50”
Larix decidua Mill.
Larice
368
110
05/L647/AO/02
Aosta
Valsavarenche
Bosco di Bien
45°57’34,00′
7°21’46,70”
Larix decidua Mill.
Larice
348
111
06/L647/AO/02
Aosta
Valsavarenche
Bosco di Bien
45°57’31,10”
7°21’53,30”
Larix decidua Mill.
Larice
358
112
07/L647/AO/02
Aosta
Valsavarenche
Bosco di Bien
45°57’30,70”
7°21’54,70”
Larix decidua Mill.
Larice
373
Fonte Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali anno 2017
Tra alcuni grandi esemplari di faggio che si trovano in vicinanza del pianoro di Campitello Matese, stazione sciistica del Molise, c’è ne uno molto interessante non solo per le sue dimensioni del tronco che supera i 400 cm. Il suo grande fusto pare abbracciare un grosso sasso bianco che a distanza sembrava della neve ben scolpita. Hanno sempre un fascino le radici e i tronchi dei faggi che vogliono “proteggere” grosse pietre. I faggi nascono dalle cavità di qualche pietra ? Ma le radici dei faggi a contatto con il terreno ci sono sempre?
Roccamandolfi il grande faggio di Campo le Fosse (foto di Michele Minotti)
Siamo sui monti del Matese, ci siamo incontrati con gli amici di Molise Explorer che organizzano da diversi anni dei trek tour, sempre interessanti, soprattutto dopo le camminate, per gli ottimi cibi a base di formaggi, salumi, dolci vino e altre bevande che ogni escursionista condivide con gli altri. Quando si parla di Roccamandolfi viene da pensare al “brigantaggio” e alla forra del torrente Callora. Il territorio del comune ha luoghi spesso inaccessibili, che erano stati in passato nascondigli per i briganti, la forra invece è ideale per chi fa torrentismo. E’ facile perdersi nelle faggete se non si ha un po’ di senso di orientamento. C’è stata una breve nevicata la notte prima dell’escursione, l’aria mattutina come si dice è “frizzante”, anche se non so cosa significa, penso sempre ad un buon “spumantino”. Con Michele, che ci fa da guida, dovremo percorrere ad anello 11 km. Speriamo di trovare anche qui, a quota sopra i 1300 mslm, qualche grande faggio. Si parte dall’accogliente rifugio-ristorante Guado la Melfa, per il pianoro di Campitelli. Ci fermiamo a vedere una vecchia fiat cinquecento, si parla delle loro “avventure” sulla neve;
Roccamandolfi Guado la Melfa
La fiat cinquecento
Le vecchie 500 vanno un po’ dappertutto. Pensavo, potremo trovare anche un bel faggio con circonferenza del tronco da 500 cm. Leggiamo i toponimi sulla cartografia: Monte Valle dei Lupi, Monte Morzone, Serra delle Vallocchie scure, Campo delle Fosse, Colle del Caprio. Sono nomi di luoghi come da film di avventura, affascinanti, ombrosi spesso per la presenza di estese faggete intervallate qua e la da pianori, rocce e creste affioranti. I faggi sono quasi tutti uguali, qualcuno più vecchio è stato segnato sul tronco con una vernice gialla perchè in una zona SIC (sito della rete natura 2000) occorre lasciare piante da destinare all’invecchiamento indefinito. I faggi che sono spesso policormici, con più fusti derivanti da ceppaie, ci raccontano sempre la storia forestale e non solo di un luogo. Notiamo piante martellate, con qualche “NO” scritto in rosso sui tronchi a far capire a chi dovrebbe tagliarli che deve lasciare sempre “il meglio” di una pianta, per la rinnovazione del bosco e per le leggi della natura e dell’uomo. Seguiamo delle piste di esbosco e un sentiero non sempre evidente che sulla carta escursionistica del Matese è indicato con il numero 100 DM (Dorsale Matese), Siamo ai confini con la Campania, i panorami dalle creste rocciose a sud ovest affacciano sul territorio di Letino (Sorgenti dell’acqua Lete) come Michele esperto conoscitore del Matese e in particolare dell’Alto Molise ci descrive. Si vede l’ampio pianoro del lago Matese. Il sentiero CAI n.100 continua per Colle Tamburo e Monte Miletto (la montagna più alta della catena a 2059 mslm). Appena le pendenze per Colle Tamburo si fanno più elevate, il nostro gruppo di escursionisti devia per chiudere l’anello, sempre tra faggi grandi e piccoli spesso con i classici rami ondulati e contorti anche per l’azione del vento, qui sempre presente. Entriamo in un pianoro che dalla foto di google earth sembra un triangolo. Siamo in località campo le fosse a quota intorno i 1400 mslm . Si vede un esemplare isolato di faggio. Questa pianta, merita per le sue dimensioni e forma. Per deformazione professionale, sono il primo ad accorgermi della sua maestosità. Ci fermiamo, rollina intorno al tronco, si misura più volte la circonferenza media è di 500 cm., come la fiat 500 incontrata stamattina. Il numero 500 ci ha portato fortuna. La pianta nella sua veste invernale ha una chioma di grande impatto visivo ai margini del pianoro, è riuscita a crescere senza molte difficoltà, senza che l’uomo sia intervenuto. Le branche e i rami sono disposti in modo regolare. Il colore verde intenso del muschio sul tronco, qualche cavità, non si evidenziano segni particolari di sofferenza. Siamo in inverno e in riposo vegetativo, bisogna tornare a primavera per veder meglio il nuovo spettacolo della sua ampia chioma.
Roccamandolfi il grande faggio di Campo delle Fosse
Roccamandolfi il grande faggio di Campo delle Fosse
Roccamandolfi il grande faggio di Campo delle Fosse