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Guardiaregia – I tre Frati (I tre faggi)

Specie: Fagus Sylvatica L.
Nome Comune: I Tre Faggi
Circonferenza (mt): 5.30 – 4.50 – 4.20
Stato Vegetativo: buono
Altezza (mt): 28-32 stimata
Età (anni): 250-400 circa
Quota Slm (mt): 1130

Chi non conosce i tre frati di Guardiaregia nella zona dello splendido Monte Mutria e della riserva regionale gestita dal WWF? Speriamo pochi. Qui ci sono i tre spettacolari faggi, anche se nelle vicinanze se ne vedono di altri di indubbia bellezza. Perchè sono stati chiamati tre frati? Come vuole la leggenda raccontata da Nicola Merola responsabile dell’Oasi WWF: “Tre fratelli per furto di bestiame, furono impiccati sul posto proprio sugli alberi di questa località. I faggi, da allora denominati dei “Tre Frati”, non furono più toccati nei secoli a venire, lasciati lì apposta a futura memoria del tragico ed “esemplare” episodio. Inoltre, leggenda nella leggenda, ancor oggi nelle sere di tempesta, il rumoroso turbinio del vento e della neve sui possenti rami, sembrano quasi ricordare le voci urlanti dei tre fratelli appena catturati e di lì a breve impiccati.” I faggi “un po’ maledetti” non essendo più stati tagliati possono oggi essere visti nella loro bellezza.

Il piu grande dei tre frati

Il primo, quello più vecchio è un vero e proprio patriarca della natura con un’età stimata in 400 anni circa. Le sue lunghe radici superficiali ricoperte di muschio sembrano come numerose zampe di gallina. Gli altri esemplari dimostrano un età tra i 250 ed i 300 anni. Chiome slanciate branche e rami altissimi. Tra i faggi più conosciuti in Regione i tre frati meritano comunque una visita e una abbraccio del tronco. Bisogna essere almeno in quattro, per quello più grande che si trova più a valle rispetto ai primi due.

Sono tutti e tre vicini, facilmente raggiungibili da una stradina che parte in vicinanza della diga di Arcichiaro da 891 mslm in località San Nicola per fonte Macchio. La strada è denominata comunale Cusano Mutri. Ci si arriva dopo circa 1,30 ore di cammino a quota 1130 mslm e si può poi scendere facendo anche un giro ad anello. Meglio farsi accompagnare comunque da qualcuno se non si conosce bene il posto. I faggi sono ubicati in una piccola conca dove c’é anche un quarto che per grandezza e altezza promette bene. Hanno perso dei rami in basso ma in alto le chiome sono veramente molto belle e regolari.

Uno dei tre Frati

Anche se, come al solito, le foto non rendono l’idea della maestosità dei “frati”, consigliamo di arrivare in questi luoghi percorrendo buona parte il sentiero nella faggeta, non solo per guardarli, ma fermarsi ed osservarli un po’ più a lungo. Respiriamo quindi sotto le imponenti fronde “un’aria che sa di magia e di antiche leggende” come affermato da Nicola Merola responsabile dell’Oasi. Si ringrazia per le informazioni fornite il responsabile dell’Oasi WWF-Riserva regionale di Guardiaregia-Campochiaro.


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Santa Gertrude in Alto Adige – I larici millenari

Larici di San Geltrude (Trentino Alto Adige)
Specie: Larix decidua.
Età stimata: meno di mille anni

Ci piace la parola “ultimo”, perchè pensiamo di poter andare nella Val d’Ultimo. Questa Valle esiste davvero. Si trova vicino il parco Nazionale dello Stelvio in zona contornata dalle cime dell’Ortles. Accanto al Maso Ausserlahner in località St. Gertraud (Santa Geltrude) a Ulten (Ultimo), crescono i tre Larici che per quasi un secolo sono stati considerati gli alberi più antichi forse del Nord Italia, con oltre 2200 anni. Recenti analisi dendrocronologiche ne hanno dimezzata l’età (1000 anni). Restano comunque un riferimento essenziale del patrimonio arboreo italiano. Noi abbiamo allegato la foto che ci ha mandato Guido Leonardi che ringraziamo e che gestisce un sito ricco di informazioni su quel territorio www.ultental-valdultimo.com e che inizia dal comune di Lana e le località San Pancrazio, Santa Valburga, Pracupola, San Nicolò e Santa Gertrude dove ci sono i Larici. Posti incantevoli per escursionismo, passeggiate, alpinismo ecc…

Poi c’è sempre una descrizione dettagliata sempre di l’Homo Radix (Tiziano Fratus) su questi Larici. Noi di molisealberi quando leggiamo di larici di altezze sopra i 30 mt o quasi e circonferenze sopra gli 8 metri, non possiamo far altro che mostrare rispetto per queste creature viventi. Poche parole, molte emozioni quando gli alberi sanno parlare da soli. Ecco una immagine dei Larici.

I Larici di Val d'Ultimo
I Larici di Val d’Ultimo

Si Ringrazia per la foto: Guido Leonardi
Link: www.ultental-valdultimo.com

Larici millenari della val d'Ultimo
Larici millenari della val d’Ultimo

Fonte: Natura Mediterraneo

 

Isernia – La Romana una analisi dei valori ambientali e vegetazionali (prima parte)

Molti anni fa noi dell’Associazione Ophrys effettuammo uno studio dal Titolo “Ipotesi di un diverso utilizzo di un’area del Torrente Vandra”. L’area interessata allo studio di circa 300 ettari era la zona della Romana – Feudo. Quest’area, ricadente in gran parte nel territorio del Comune di Isernia, ha sempre avuto una valenza naturalistica, paesaggistica, storica e archeologica anche per le testimonianze delle popolazioni italiche che l’hanno abitata.

La Romana si trova nel settore Nord occidentale del Comune di Isernia distante a circa 7 km dal centro abitato. Tale area si presenta come uno spartiacque caratterizzato nel versante NO dalla valle fluviale del Torrente Vandra, dal tipico profilo a V e dai versanti ripidi e scoscesi, mentre il versante SE si delinea con pendenze meno accentuate ad un paesaggio che si apre nella piana di Isernia. In ordine di successione da Nord, si individuano dapprima l’emergenza rocciosa del Macerone (787 mslm), quindi morbidi profili di Colle Martino (810 mslm) e per ultimo la possente rupe, ammantata di vegetazione, de La Romana (882 mslm) ove si riscontrano le acclività maggiori.

Nel territorio del Comune di Isernia la zona della Romana presenta ancora aspetti che dal punto di vista vegetazionale sono di interessanti per la presenza di numerose specie. Si passa in un limitato spazio in diverse fasce vegetazionali dai 300 mslm del Torrente Vandra agli 880 mslm di Monte La Romana. (anche se dalla cartografia non è indicato il Monte). Ciò permette, per chi si occupa di botanica, di scoprire, classificare oltre che fotografare molti fiori, arbusti e alberi in una superficie limitata di circa 80 ettari, che si riducono se si considerano le zone inaccessibili per le forti acclività. Attualmente La Romana fa parte del sito di importanza comunitaria con codice IT7212130 denominato Bosco La Difesa – Colle Lucina – La Romana.

 

 

Isernia - Cartografia della zona della Romana
Isernia – Cartografia della zona della Romana

 

i confini dell'area SIC della Romana
I confini dell’area SIC della Romana

La vicinanza delle curve di livello nella cartografia indica le forti pendenze dell’area

Isernia Area SIC la Romana
Isernia Area SIC la Romana

 

Castelpetroso Fraz di Indiprete – Una farnia tra le più grandi in Molise

Specie: Quercus robur
Nome Comune: Farnia
Circonferenza (mt): 4,80
Altezza (mt): 18-20
Età (anni): 250
Quota slm (mt): 665

Lungo la strada che collega il Bivio di Santa Maria del Molise con la frazione di Indiprete sparse qua e là si vedono alcune piante di Farnia, almeno così ci sembrano, per il fatto che manca il picciolo alle foglie ed alla base delle stesse hanno delle orecchiette. Superato il cartello che indica la frazione, in prossimità di una curva, sulla destra e di fronte ad un fabbricato, si nota subito un vero ed autentico patriarca, che come detto dagli abitanti del luogo è sicuramente tra i più grandi. Infatti un signore che nel 2008 aveva l’età di 83 anni se la ricorda sempre allo stesso modo.

L’albero si trova a quota 665 mslm. Il tronco, che ha subito alcuni tagli, ha una circonferenza del tutto di riguardo. Da qui partono con un’angolatura simile quattro grossi rami (branche). Anche se la foto non rende l’idea, con un po’ di attenzione confrontando l’albero con il retrostante fabbricato, la chioma è davvero molto ampia e regolare. Fotografato nel periodo di ripresa vegetativa (inizio maggio 2008) sembra non avere rivali per rimanere lì fermo a lungo, combattendo anno per anno contro le avversità atmosferiche e i danni dell’uomo. Nemmeno la strada in vicinanza e il terreno non sembrano avergli creato problemi. Un elogio a coloro (che noi non conosciamo) che lo hanno saputo ben curare durante il corso di questi ultimi secoli. Nel 2013 siamo tornati a fotografarla: sta ancora bene.

 


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A Castel Del Giudice il più grande cerro del Molise

Comune:  Castel del Giudice
Specie: Cerro
Località: Le Vigne
Circonferenza: 6,20 mt
Età: 200-250 anni

Non ci siamo dimenticati di Lui; siamo tornati a fotografarLo in questo periodo (marzo 2014) prima della sua ripresa primaverile. E’ il cerro tra i più grandi del Molise. La sua chioma svetta un po’ da tutte le parti. Facilmente raggiungibile. In vicinanza c’è un’area attrezzata con cartelloni, tabelle, staccionate, panchine e una fonte, ma senza cestini per la raccolta dei rifiuti.

C’è un cartello sulla strada in vicinanza del cimitero di Castel del Giudice ad indicare la sua presenza. Si può fotografare benissimo in quanto c’è un bel prato in vicinanza. Un po’ d’impatto in veste autunnale è un edificio bianco sullo sfondo. La presenza dell’acqua e del fango nella zona crediamo lo faccia “campare” per molti altri anni. Ci preoccupa una incavatura sul tronco. Stavolta facciamo parlare le foto:


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Nel 2017 l’albero è caduto, rimangono le foto e un ricordo di un grande patriarca.

Le fustaie di cerro del Molise. Uno studio del Centro di Ricerca per la Selvicoltura

fustaieCosì ci scrive Paolo Cantiani in merito alla  richiesta di pubblicazione sul nostro sito del suo studio e che riportiamo in questo post: “Potete citare tutto dove ritenete più opportuno, ne sono solo lusingato e credo che certi tasselli della nostra storia recente, ma anche dell’attualità debbano essere divulgati…. Il caso ha voluto che anch’io abbia amato e lavorato in Molise. E’ stato un caso, ma un caso molto fortunato. La sua (rivolto a noi di molisealberi) terra ha ancora dei valori importanti. E’ una cosa per la quale andare molto fieri. Sono felice di avervi incontrato e veramente buon lavoro appassionato”.

Un ringraziamento è stato il minimo che potevamo fare a Paolo Cantiani. Troviamo sempre persone fuori regione che apprezzano il nostro Molise. Queste parole rendono orgogliosi un po’ tutti i molisani anche perchè dette da ricercatori che studiano giornalmente le foreste e che vivono di pane-alberi e boschi tutti gli anni. D’altronde di anni ce ne vogliono sempre di più visto che noi viviamo molto poco, 80-100 anni, rispetto ad un albero che puó vivere fino a 7000 anni.

Vediamo brevemente il lavoro pubblicato negli annali del Centro Ricerche per la Selvicoltura Vol 36, 2009-2010 pag 25-36, autori: Paolo Cantiani, Fabrizio Ferretti, Francesco Pelleri, Dalila Sansone, Giovanni Tagliente. Premesso che noi di molisealberi non siamo sempre “all’altezza” paragonandoci ai grandi alberi, abbiamo più o meno capito che è stata svolta un’ indagine sul trattamento delle Cerrete del Molise analizzando i piani d’assestamento ed altra documentazione storica. Nel territorio di un Comune (Carovilli) è stata analizzata “l’efficacia del trattamento applicato alla cerreta, valutando come le scelte gestionali abbiano influito sulla struttura di quattro popolamenti e stadi evolutivi successivi. L’Analisi conferma l’efficacia a tagli successivi delle fustaie di cerro del Molise”.

Che significa tagli successivi per chi non è addetto ai lavori? Diciamo che è una tecnica di rinnovazione e che oggi è lo strumento migliore per garantire le perpetuità delle cerrete. Questa rappresenta l’elemento gestionale più efficace per la stabilità delle stesse formazioni. O meglio, come si afferma nelle discussioni e conclusioni dello studio “le Fustaie di cerro del Molise rappresentano un valido e utile laboratorio per la sperimentazione sul trattamento della specie in Appennino. La persistenza nel territorio regionale della funzione produttiva di questa formazione, pur con variazioni nella tipologia di assortimenti prodotti per le diverse richieste del mercato nel tempo, ha fatto sì che le cerrete molisane siano state, e siano tuttora attivamente gestite”.

Noi di moliseaberi non possiamo che essere doppiamente contenti in quanto come si dice nello studio la pianificazione forestale in Molise è stata, ed è ancora oggi, particolarmente attiva. Obiettivo del lavoro è stato quello di fornire un contributo alla conoscenza delle modalità del trattamento delle cerrete molisane che sia di utilità per le scelte selvicolturali del futuro.

E’ possibile scaricare lo studio qui
Fonte: http://ojs-cra.cilea.it/index.php/asr/article/view/817

Un resoconto più semplice dello studio e del lavoro del Dr. Cantiani e del suo staff all’Università del Molise durante le giornate forestali molisane del 2011 potete scaricarlo qui
Fonte: http://web.unimol.it/Vecchio%20sito%20Unimol/serviziweb.unimol.it/unimol/eventi/Sim2011/cantiani.pdf

Elenco definitivo degli alberi monumentali in Provincia di Isernia

Mappa Provincia d'Isernia

Elenco definitivo degli alberi monumentali della Regione Molise (Provincia di Isernia)
Legge Regionale 48/2005
Fonte: Regione Molise

Comune Località Nome Comune Circonf. cm. proprietà
ACQUAVIVA DI ISERNIA S.OVINO Roverella 370,00 privata
AGNONE MONTECASTELBARONE Faggio 460,00 pubblica
CANTALUPO DEL SANNIO STAZIONE. IP Pioppo tremolo 300,00 privata
CANTALUPO DEL SANNIO TAVERNA CESE Pino domestico 360,00 privata
CANTALUPO DEL SANNIO CENTRO ABITATO Pino domestico 335,00 privata
CANTALUPO DEL SANNIO CIMITERO Roverella 670,00 privata
CAROVILLI CAMPO LUNGO Cerro 300,00 privata
CAROVILLI CAMPO LUNGO Cerro 485,00 privata
CASTEL DEL GIUDICE LE VIGNE Cerro 560,00 pubblica
CASTELPETROSO FONTE LA CRETA Roverella 430,00 privata
CASTELPETROSO INDIPRETE Roverella 480,00 privata
CASTELPETROSO PASTENA Roverella 420,00 privata
CASTELVERRINO SERRONE RIZZELLO Roverella 360,00 privata
CASTELVERRINO SERRONE RIZZELLO Roverella 420,00 privata
CERRO AL VOLTURNO S. VITTORINO Roverella 550,00 privata
CHIAUCI CENTRO ABITATO Cerro 340,00 pubblica
CHIAUCI MARRANGONE Roverella 445,00 privata
CIVITANOVA DEL SANNIO BIVIO CASELLE SAN LORENZO Faggio 360,00 pubblica
CIVITANOVA DEL SANNIO VALLE BANCA Faggio 570,00 pubblica
CONCA CASALE VILLA COMUNALE Platano 520,00 pubblica
FILIGNANO VALLE Roverella 360,00 pubblica
FORLI’ DEL SANNIO MACCHIA Roverella 480,00 privata
FORLI’ DEL SANNIO VIGNA DEL DUCA Cerro 315,00 privata
FORLI’ DEL SANNIO VIGNA DEL DUCA Roverella 310,00 privata
FROSOLONE GRISCIATA Faggio 360,00 pubblica
FROSOLONE VIA DANTE (chiesa cappuccini) Tiglio 360,00 chiesa
FROSOLONE VIA COTATRI (San Pietro in valle) Roverella 620,00 privata
FROSOLONE GRISCIATA Faggio 465,00 pubblica
ISERNIA BRECCELLE Roverella 450,00 privata
ISERNIA TREMOLICCI Pino domestico 390,00 privata
LONGANO CENTRO ABITATO Tiglio 353,00 pubblica
LONGANO TRIGNETE Roverella 550,00 privata
MACCHIAGODENA SAN. MATTEO Roverella 460,00 privata
MACCHIAGODENA MASSERIA CIOCCHI Rovere 420,00 privata
MIRANDA BOSCO SAN ANDRINO Faggio 400,00 pubblica
MONTAQUILA S. LUCIA Roverella 390,00 pubblica
MONTENERO VALCOCCHIARA S. ILARIO Tiglio 320,00 pubblica
PESCHE TAVERNA Roverella 370,00 privata
PIZZONE VALLE FIORITA Faggio 440,00 pubblica
PIZZONE VALLE FIORITA Faggio 570,00 pubblica
PIZZONE VALLE FIORITA Faggio 530,00 pubblica
PIZZONE VALLE FIORITA Faggio 350,00 pubblica
PIZZONE VALLE FIORITA Faggio 350,00 pubblica
PIZZONE VALLE FIORITA Faggio 535,00 pubblica
PIZZONE PERIFERIA Roverella 460,00 pubblica
PIZZONE VALLE URA Acero montano 670,00 pubblica
PIZZONE VALLE URA Faggio 350,00 pubblica
POGGIO SANNITA S. CATALDO Roverella 410,00 privata
POGGIO SANNITA S. CATALDO Roverella 390,00 privata
POGGIO SANNITA S. CATALDO Roverella 470,00 pubblica
POGGIO SANNITA S. CATALDO Roverella 350,00 privata
POZZILLI FEUCIARO Olivo 540,00 privata
POZZILLI BELVEDERE Roverella 360,00 privata
POZZILLI STARZE Roverella 390,00 privata
POZZILLI PARCO NEUROMED Olivo 430,00 privata
RIONERO SANNITICO CASTIGLIONE Roverella 510,00 privata
RIONERO SANNITICO CASTIGLIONE Roverella 390,00 privata
ROCCAMANDOLFI CASALICCHIO Salicone 480,00 pubblica
ROCCAMANDOLFI CAMPITELLO Faggio 385,00 pubblica
ROCCAMANDOLFI ORTOCATENA Faggio 485,00 pubblica
ROCCHETTA A VOLTURNO CENTRO ABITATO Roverella 660,00 privata
ROCCHETTA A VOLTURNO COLLE IARNOLO Roverella 585,00 privata
ROCCHETTA A VOLTURNO FRAZ. CASTELN. A VOLTURNO Roverella 640,00 privata
SAN PIETRO AVELLANA SANT’AMICO Cerro 320,00 privata
SANTA MARIA DEL MOLISE CAGNACCI Roverella 310,00 privata
SANTA MARIA DEL MOLISE CAGNACCI Roverella 430,00 privata
SCAPOLI CROCEVIA Roverella 462,00 privata
SESSANO DEL MOLISE CASTIGLIONE Tiglio 330,00 pubblica
SESTO CAMPANO RONTORTO Pioppo tremolo 620,00 privata
VASTOGIRARDI S. NICOLA Faggio 695,00 pubblica

Il limite superiore del Bosco in Molise

Monte Meta nei pressi di Passo dei Monaci
Monte Meta nei pressi di Passo dei Monaci

Chi va in montagna conosce molto bene che esiste una zona molto marcata che i botanici e studiosi hanno chiamato “Limite superiore del Bosco”. Questo limite è molto evidente rappresentando una caratteristica del paesaggio montano. In Molise sul Matese e in particolare sulle montagne Mainarde-Meta il “limite del bosco” è abbastanza evidente. Ci ha sempre incuriosito come mai gli alberi ad una certa altitudine sulle nostre montagne non ci sono più. Per molti la risposta è molto semplice, per noi invece, e la biografia lo dimostra non esiste una spiegazione unica e forse non convincente per giustificare il limite del bosco. Sicuramente ci sono molti fattori che possono influenzare lo sviluppo degli alberi in una fascia di transizione di circa 200-300 metri. Salendo all’interno di un bosco possiamo accorgerci del suo limite vedendo alberi più distanziati, a volte meno cresciuti, più distorti con individui sparsi e arbusti bassi, foglie più piccole,… Si possono avere già due limiti quelli del bosco chiuso e quello degli alberi isolati e sparsi. Il problema sta nel fatto che il limite di bosco non coincide quasi mai con il limite delle fasce di vegetazione.
Nel nostro Appennino il limite di bosco comprende sia una fascia montana dove ci sono ancora alberi (faggio e conifere in particolare) che subalpina o boreale con arbusti e piccoli alberelli sparsi.
Per meglio localizzare il limite del bosco per le due grandi catene montuose del Molise (Matese e Mainarde-Meta) si può stimare in media 1650-1800 mt. Sono numeri da prendere con “le pinze” perchè esso varia in funzione del: tipo di vegetazione, esposizione, latitudine, temperatura del suolo e dell’aria, impatto antropico (pascoli), durata stagione vegetativa, rocciosità competizione tra le specie vegetali, periodo di presenza di neve, gelate tardive, valanghe mancanza d’acqua, vento e condizioni microclimatiche particolari. A questi da aggiungere i grandi fenomeni del riscaldamento globale  dell’incremento dell’anidride carbonica nell’aria. Tutti questi fattori illustrati giocano chi in maniera più marcata chi in maniera meno e poco significativa il limite della crescita degli alberi e del bosco.
Sicuramente il “limite del bosco” non è una linea rettilinea che spesso si vede a distanza sulle nostre montagne. Il clima in corso permette seppure lentamente alla foresta di riconquistare il terreno che aveva perduto, ma non sempre. Unico dato certo é che nella zona di transizione (Ecotono) gli alberi sono più sensibili alle variazioni climatiche ed è opportuno prima di tutto andare a vedere per esempio cosa accade nelle aree alle singole piante di faggio sul Matese e sulle Mainarde-Meta e a tutte le quote sopra i 1650-1700 mtsm delle montagne del Molise.

Occorrono comunque dati e tempi e lunghe osservazioni per lo studio di queste comunità vegetali. Successivamente cercheremo di esaminare i singoli meccanismi e gli elementi che fanno variare questo limite del bosco ma non è detto che poi sull’Appennino questo limite sia variato o e in corso di variazione in modo rapido: la dinamica è abbastanza lenta (almeno 30 anni). Occorrerebbero studi più approfonditi e di dettaglio e molte cartografie e immagini satellitari a distanza di anni, un po’ come si sta facendo per i ghiacciai.

Esiste ancora la naturalità e l’eccezionale valore naturalistico in Molise?

Riprendiamo un articolo del 2008, dal nostro vecchio sito, credendo che sia ancora attuale.

Dalla Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Regione Molise dell’anno 2008, si afferma che: in base agli studi effettuati l’indice di pregio naturalistico è uguale a 0,67, che ”indica un elevato valore complessivo del territorio, conferendo al Molise una posizione elevata rispetto alla media nazionale e vicino a quello di molte aree naturali protette, peraltro scarse sul territorio regionale. (sic) Complessivamente quindi, nonostante l’interazione di lungo periodo con le attività antropiche, il territorio molisano conserva caratteristiche proprie di elevata naturalità legata alla normale dinamica evolutiva influenzata dai fattori naturali”.

Gli studi sulla naturalità effettuati dall’ISPRA Nazionale e dall’ARPA Molise nell’ambito della Carta della Natura rappresentano un utile strumento per la gestione, governo e pianificazione del territorio. Meglio di noi gli Istituti, gli Enti pubblici, le Agenzie, le Associazioni, l’Università quasi tutta la popolazione sa che il Molise ha un notevole patrimonio naturalistico ambientale particolarmente ricco, oggetto di interesse con centinaia di studi e ricerche effettuati. Anche molte leggi regionali come la LR 9/1999 (Flora in via di estinzione), LR 6/2000 (Boschi) LR 15/2003 (Montagna)  e altre ancora e in particolare la L.R 23/2004 (aree protette) all’art. 1 comma 5 afferma “ La Regione Molise, consapevole dell’eccezionale valore naturalistico-ambientale nonche’ della ricchezza di biodiversita’ che caratterizzano la catena appenninica, opera per la realizzazione di un sistema di aree protette interconnesso ed interdipendente, al fine di promuovere e far riconoscere l’Appennino parco d’Europa”.  Poi c’è  la “Rete Natura 2000” con le aree SIC (Siti di importanza comunitaria), le ZPS (Zone di protezione speciale), le IBA (120.500,00 ettari pari al 27,4% del territorio regionale). Si fanno i piani di gestione, le valutazioni di incidenza, le valutazioni ambientali previste dai regolamenti direttive comunitarie e leggi e decreti nazionali e misure nell’ambito dei programmi dell’Unione europee (POR PSR ecc..).L’Arpa Molise ha un sistema informativo della Carta della Natura della Regione Molise ed ha realizzato secondo le direttive dell’ISPRA nazionale la Carta degli Habitat, la Carta della Qualità Ambientale, la Carta della Sensibilità Ecologica, la Carta della Pressione Antropica, la Carta della Vulnerabilità Territoriale e ulteriori 19 mappe tematiche relative a indicatori ecologico-strutturali, debitamente popolati e processati per l’ottenimento degli strati informativi principali. Tutta la cartografia ottenuta, insieme al ricco bagaglio di informazioni ad essa associata, ha costituito un Sistema Informativo Territoriale di “Carta della Natura” (Relazione Stato dell’ambiente della Regione Molise anno 2008 capitolo 12.12). Quante informazioni ricerche, analisi, studi, monitoraggi, indagini indicatori, dati cartografici, spesso ripetitive ci sono sulla “Natura” in Molise, per dire che sono i fattori naturali e non altri fattori che con la loro dinamica evolutiva determinano le caratteristiche di elevata “naturalità” nonostante l’iterazione di lungo periodo con le attività antropiche?

Se ci sono solo processi e fattori naturali allora il Molise è un grande parco è un monumento è una riserva naturale è tutta “un’area protetta”. Non ci dobbiamo per niente preoccupare di inquinamento dell’aria con PM10, CO2, NO, del suolo con amianto, piombo, uranio, cloro,  fanghi tossici pericolosi e dei rifiuti secondo la complicatissima classificazione CER di frane, alluvioni, erosioni. Non abbiamo problemi di accumulo di inquinanti nelle acque come arsenico, coliformi fecali e altri batteri e di “brutte” malattie per l’uomo. Non parliamo poi di beni culturali e archeologici dei 136 comuni con le frazioni, dei tratturi, delle montagne e del “paesaggio molisano ” dei boschi. Infatti con un indice di pregio naturalistico di 0,67 vicino a quelle di aree naturali protette, c’è da stare tranquilli. Il pregio naturalistico è tra i più elevati in Italia si legge nella relazione del 2008. Dopo però si dice che “ il rischio di inversione di questi valori è già evidentissimo in molte aree, ed è il segnale più negativo da contrastare per il futuro.”
A questo punto cosa dobbiamo pensare e quali strade bisogna prendere? A coloro che considerano il Molise solo montagne, alberi, boschi, tartufo, mozzarella, cavalli e caciocavalli, paesaggio, ambiente, turismo, agriturismo, agrindustria o a quelli che della “naturalità”, del pregio naturalistico, della sensibilità, della vulnerabilità, della fragilità ecologica, degli habitat dei piccoli uccellini e della flora, della biodiversità, delle aree protette in genere non importa. Si parla di “sviluppo sostenibile” di “green economy”. Vogliamo favorire ulteriori impianti industriali, cave, capannoni ecc.. Vogliamo allocare vari rifiuti, e altre infrastrutture quali strade, pale eoliche, centrali chimiche e turbogas o forse nucleari? Allora si fanno migliaia di verifiche relative alle VIA (Valutazione d’impatto ambientale), VAS (Valutazione ambientali strategiche), VI (Valutazioni di incidenza) VA (Verifiche di ammissibilità), Verifiche naturalistiche, percettive, visive, archeologiche, di stabilità, geologiche, acustiche corredate da centinaia di cartografie. Spesso con tutte queste “V” di verifiche vale la pena “Lassa fa u’ munn com’ z’ trov’” per dire sempre di sì a fare tutto e a prescrivere obbligare e controllare dopo quello che succede alla naturalità,… forse.

Carta della naturalità della Regione Molise

Fonte: Relazione Stato Ambiente Regione Molise anno 2008

La naturalità rappresenta un indice significativo del livello delle pressioni antropiche a cui un territorio è sottoposto. Benché sia difficile quantificare la naturalità, il livello di disturbo arrecato dall’attività umana può fornire una base ragionevole per la quantificazione di questo criterio (Ellenberg, 1963). I cambiamenti che avvengono nel tempo possono essere attribuiti ad una combinazione di disturbi naturali e di disturbi provocati dall’azione dell’uomo, che sono determinati prevalentemente da fattori socio-economici. Come si osserva dalla tabella il grado di naturalità di un buona parte del territorio regionale è influenzato dalla superfici agricole del Basso Molise, dell’alto Biferno, 2del Fortore molisano e della piana di Venafro, che caratterizzano con una naturalità medio-bassa circa il 60% del territorio Regionale.

Le aree che più si avvicinano alle tappe mature contribuiscono in maniera sostanziale alla naturalità soprattutto con le praterie, gli arbusteti, le aree con vegetazione in evoluzione verso il bosco e i boschi stessi: in particolare si vede come l’area del Matese molisano, dell’Alto Molise e della Mainarde siano caratterizzate da una elevatissima naturalità. È necessario però poter assegnare un valore di naturalità complessiva che non è ancora possibile valutare basandosi sulla sola distribuzione percentuale delle classi; sarà opportuno in particolare analizzare il contributo che ogni singola classe di naturalità apporta all’indice complessivo. Al fine di avere un valore sintetico della naturalità quindi sono state messe in relazione le singole classi di naturalità con il livello massimo potenziale.

L’indicatore complessivo della naturalità è stato definito attraverso la stima dell’Indice di Pregio Naturalistico (IPN) che si calcola analizzando le aree relative di ogni tipologia di classe di naturalità, mettendo in relazione cioè la loro distribuzione sul territorio con la situazione di massima naturalità, ossia quella che si avrebbe se l’intera superficie fosse occupata dalla classe a maggior naturalità. L’indice di pregio naturalistico assume valore 1 nel caso di maggior pregio naturalistico possibile e valore 0 nel caso di pregio naturalistico nullo [Ntot=1- (N/Nmax)]. Dall’analisi effettuata per il Molise è risultato un IPN pari a 0.67, questo indica un elevato pregio naturalistico complessivo, che conferisce al Molise un valore molto vicino a quello di aree naturali protette, confrontandolo infatti con lo stesso indice calcolato in alcuni siti naturalistici dell’Italia centrale si osserva come i valori relativi di queste aree varino da un minimo do 0.57 ad un massimo di 0.80. Complessivamente quindi nonostante l’interazione di lungo periodo con le attività antropiche, dettate dai fattori socio-economici, il territorio molisano può essere considerato una porzione del territorio nazionale che conserva caratteristiche proprie di elevata naturalità legata alla normale dinamica evolutiva influenzata dai fattori naturali.

La Carta forestale su basi Tipologiche della Regione Molise

Relazione sulla carta Forestale su basi Tipologiche della Regione Molise in scala 1:10000. Fonte Regione Molise

Indice

1. Aspetti geografici e amministrativi
1.1 Il clima
1.2 Geologia e pedologia
1.3 Idrografia e assetto idrogeologico
1.4 Le aree protette
2. Protocollo di restituzione cartografica
2.1 Popolazione di riferimento
2.2 Materiali
3. I tipi forestali
3.2 Introduzione ai tipi forestali
3.3 Caratterizzazione tipologica dei popolamenti forestali
3.4 Classificazione tipologica adottata per la regione Molise
3.5 Descrizione tipologie forestali
4. Risultati
Bibliografia

Carta delle tipologie forestali