Benvenuti su 'Molise Alberi', il blog dedicato agli alberi secolari e ai boschi rigogliosi della regione Molise. Scopri le storie, le curiosità e le meraviglie nascoste dietro ogni tronco e foglia
Autunno in Alto Molise nel Comune di Capracotta da Monte Capraro e Monte Civetta si vedono ampi panorami e boschi di faggio.
Lungo la cresta di Monte Civetta a quota 1676 mtslm si vedono le foglie giallo rosse dei faggi. Sparsi altri colori quelli verdi degli aghi dei tassi, che non sono animali, ma piante chiamate “gli alberi della morte” perchè contengono degli alcaloidi velenosi. Nella faggeta di Monte Civetta in aree rocciose dove le piante rimangono spesso piccole e contorte emerge un tasso di di altezza di circa 8-10 metri. Grazie all’amico Michele abbiamo scoperto questa pianta di grandi dimensioni, forme e portamento. Pur avendo diversi tronchi esso appare unico con una chioma molto ampia. I sui aghi di colore verde scuro toccano a quasi a terra. Impressionante la sua capacità di “resistenza” nel vivere in un ambiente difficile. Del resto il suo legno è molto duro, usato in passato per costruire gli archi. Gli uccelli fanno il loro lavoro per diffondere questa pianta. Mangiando gli arilli, che non sono proprio dei frutti, rilasciano i semi. Questi semi possono rimanere molto tempo nel terreno prima di germinare, poi la pianta cresce molto lentamente Come spesso accade le foto non sempre rendono l’idea della sua grandezza. Non sapremo mai la sua età.
Riprendiamo gli argomenti sulle foreste demaniali.
Area Sic di Monte Capraro
Dalla Stazione ferroviaria di San Pietro Avellana (IS) direzione Osservatorio astronomico e comune di Capracotta, si attraversa un bosco e si vedono alcune tabelle ad indicare la foresta demaniale di Monte Capraro. Un grande pannello, sopra una sbarra in metallo, indica un sentiero pedonale con indicazione del tempo di un’ora necessario per raggiungere il rifugio sul pianoro.
Monte Capraro non si conosce solo per gli impianti di risalita per lo sci invernale, ma il versante sud ed ovest è coperto da quasi 200 ettari di bosco con quote comprese tra i 1000 e i 1730 mslm. Monte Capraro fa parte dell’area SIC (Sito di importanza Comunitaria) denominata Monte di Mezzo–Monte Miglio–Pennataro-Monte Capraro e Monte Cavallerizzo, della rete Natura 2000. Siamo nel bacino idrografico del Sangro o meglio del Vandra.
In questo bosco si incontrano molti torrenti, fossi, valloni. Qui l’acqua è “padrona” ed ha determinato il modellamento del suolo. Dalla carta geologia e litologica l’area di Monte Capraro presenta:
– Formazione di calcari marnosi avana chiari, di calcilutiti e di marne pulverulente alternate, nella parte più alta e risalente al miocene medio.
– Orizzonte calcareo discontinuo costituito da calciruditi con clasti subarrotondati e da calcareniti nella parte media ad Ovest
– Formazione a calcari grigio-chiari debolmente marnosi tipo “scaglia cinerea” con sottili liste e noduli di selce varicolore prevalentemente rossa, riscontrabile in particolare per il versante occidentale di Monte Capraro fino ad una quota di 1300 mslm risalente all’Eocene, dove ci sono frane ed ed erosioni. Infatti e’ visibile una lunga fascia franosa che ogni tanto fa i “capricci” raggiungendo la strada sottostante.
In arancione la pericolosità elevata della frana (Fonte webgis Protezione civile del Molise)
Il clima è freddo umido, la temperatura media annua è di 8,2 gradi. Monte Capraro rientra quindi nella regione bioclimatica con temperatura media minima inferiore a 0 °C per 2 mesi. Forte incidenza dello stress da freddo da Ottobre a Maggio. Il problema per il bosco sono anche le nevicate tardive che possono danneggiare le piante di faggio e di cerro.
Orto Foto lato Ovest di Monte Capraro
La vegetazione
Semplicemente in base alle fasce altitudinali la riserva di Monte Capraro presenta una fascia basale con un querceto misto mesofilo con dominanza di cerro e una fascia montana con faggeta pura e mista con conifere in particolare abete bianco.
Il Querceto misto mesofilo a prevalenza di Cerro
Riscontrabile nell’orizzonte submontano e rappresenta una tipologia di vegetazione con un elevato indice di biodiversità, con clima temperato fresco, suolo fertile e ben provvisto di acqua per tutto l’anno. Nell’Appennino i querceti misti mesofili sono fondamentalmente caratterizzati dalla presenza del Cerro (Quercus cerris) e secondariamente da altre latifoglie (Roverella, Carpino bianco e nero, Aceri, ecc…) alle quali si associa una vasta gamma di specie arbustive ed erbacee. Dal punto di vista ecologico il Cerro è una specie particolarmente versatile, in montagna riesce ad arrivare a 1200 mslm ed eccezionalmente, in condizioni climatiche favorevoli, fino ai 1500 m di altitudine (Pirone, 1995); insinuandosi nelle faggete dove costituisce cenosi riconducibili all’ordine Fagetalia sylvaticae. Fisionomicamente la formazione vegetazionale risulta costituita da una fustaia monoplana di Cerro (Quercus cerris L.) e subordinatamente Faggio (Fagus sylvatica L.), Carpino bianco (Carpinus betulus L.), Carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), Acero campestre (Acer campestre L.), Acero napoletano (Acer opalus Miller var. neapolitanum Ten.), Acero di monte (Acer pseudoplatanus L.), Perastro (Pyrus pyraster).
A chi é interessato di statistiche si ricorda che Monte Capraro é la quarta vetta più Alta del Molise con i suoi 1730 mslm (Wikipedia e molti altri siti indicano 1787 mslm). Noi abbiamo fatto riferimento alle tavolette IGM in scala 1.25.000. In vicinanza vi nasce il fiume Trigno.
Tra le aree protette e di interesse in Molise c’è Il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta nell’Alto Molise, a quota 1.550 metri s.l.m., lungo la strada provinciale che collega il centro abitato alla località sciistica di Prato Gentile. Il Giardino si trova in posizione di straordinaria bellezza paesaggistica che domina un’ampia vista sulle Mainarde, la Maiella e il Matese. Si estende su circa 9 ettari, è uno dei pochi esempi di “orto botanico naturale” esistenti in Italia, nel senso che la maggior parte delle specie botaniche presenti sono spontanee ed endemiche della flora dell’Appennino e l’intera tipologia ed architettura interna al giardino stesso è quella naturale, senza artefatti di sorta od interventi da parte dell’uomo che ne abbiano minimamente alterato l’originaria allocazione degli elementi naturali preesistenti.
Gli unici interventi che sono stati effettuati riguardano il ripristino e la sistemazione dei sentieri preesistenti ed il miglioramento complessivo della fruibilità da parte dei visitatori e degli studiosi, oltre alla costruzione di un edificio, in fase di completamento, che presto sarà utilizzato come museo, centro di ricerca per la biodiversità vegetale e per il biomonitoraggio ambientale, centro di accoglienza per i visitatori, spermoteca, erbario e foresteria per gli studenti.
Nel Giardino crescono spontaneamente circa 200 specie distribuite in vari ambienti che vanno dalla faggeta, ai cespuglieti, alle zone umide, agli habitat rocciosi e rupestri; oltre a ciò sono stati realizzati alcuni terrazzamenti per fare posto alle aiuole dimostrative delle specie di maggior attrazione per i visitatori. Insieme a queste specie spontanee è in atto un lavoro di introduzione, previa acclimatazione, di molte specie botaniche rappresentative dei più importanti habitat montani dell’Appennino centro-meridionale (Maiella, Gran Sasso d’Italia, Monti della Laga, Terminillo, Monti Sibillini, Matese, Meta, Mainarde). L’ambiente è naturalmente quello originario, lasciato quasi completamente allo stato naturale ed inserito nel tipico e meraviglioso paesaggio rupestre e sassoso delle pendici di Monte Campo (1746 metri s.l.m.) che fa da splendido sfondo.
Il visitatore incontra il percorso della faggeta dell’abetina e la ricchezza flogistica dell’ambiente umido oltre che l’ambiente della roccia e quello rupestre. Tra le specie di notevole interesse ambientale sono quelle endemiche e alcune rischio di estinzione come il ciombolino (Cymbalaria pallida), la linajola (Linaria purpurea) la margherita laciniata (Leucanthemum ceratopylloides subsp. Tenuifolium).
Il Giardino è gestito da un Consorzio tra Università del Molise, comune di Capracotta Regione Molise, Provincia di Isernia ed è impegnato in vari progetti relativi alla biodiversità, al recupero di essenze agroalimentari locali, alla coltivazione di piante officinali ed a progetti di didattica ed educazione ambientale e alla sviluppo del turismo naturalistico. In questi anni il Giardino ha avuto un forte incremento di visitatori non solo alunni delle scuole ma anche ricercatori e molti turisti.
Convegni di alto valore scientifico fanno del Giardino una realtà ormai consolidata per tutto il Molise in Italia e in Europa, e non solo. Rappresenta per chi e interessato alla conoscenza e alla ricerca un “fiore” all’occhiello per la biodiversità e per la conservazione degli habitat del nostro Appennino.