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Sesto Campano un bel pioppo Tremolo isolato tra i campi

Specie : Pioppo Tremolo (Populus Tremula L.)
Circonferenza tronco:  cm 620

Per la Festa dell’albero dell’anno 2015 vogliamo ricordare un Pioppo tremolo isolato, che si trova nelle campagne del Venafrano. E’ un vero relitto  e che resiste ancora al tempo e all’uomo. Stranamente, non è stato ancora tagliato. Vive isolato in aperta campagna in un luogo in cui non si vede un albero. Ha una circonferenza di tutto rispetto per un pioppo. Si nota facilmente dalla Strada che conduce a Capriati vicino il Fiume Volturno. Nel 2014 in vicinazna di  questa pianta era stata organizzata la “festa dell’albero” da parte del Parco dell’Olivo di Venafro

Il pioppo Tremolo di località Rontorto
Il pioppo Tremolo di località Rontorto a Sesto Campano (Foto da google Earth)

Il nome del genere, Populus deriva forse da “arbor populi” = “albero del popolo”; l’attributo specifico (tremolo)  sempre dal latino, è riferito al movimento continuo delle foglie.

Il grande Pioppo a Sesto Campano

Monte Marrone il “signor” faggio di 590 cm

Il Marrone (da non confondere con il Morrone) è una  montagna a confine tra Lazio e Molise nota per la battaglia del 1944 in cui gli alpini Italiani costrinsero i nazisti alla fuga. Siamo  lungo la linea Gustav. Un sentiero, chiamato, comunemente degli alpini, ci porta sul monte a quota 1805 mslm.  Da Castelnuovo a Volturno (Frazione di Rocchetta) attraverso una strada, in parte asfaltata,  si entra nella valle del rio Pretara,  (in vicinanza palestre per l’arrampicata), dopo una serie di curve si raggiunge un piazzale. La quota è intorno ai 1000 mslm, qui si lasciano le macchine, per effettaure le escursioni. A Castelnuovo nella parte bassa del paese c’è anche la farnia di Santa Lucia di cui abbiamo parlato spesso. Un articolo inerente la  quercia di Santa Lucia è anche apparso sul quotidiano la Stampa, scritto da Tiziano Fratus (Homoradix) . Sul piazzale notiamo subito un albero diverso, è una Rovere (pianta rara da queste parti). Se si segue un tratto lastricato dal parcheggiio si arriva nell’area monumentale dedicata al Corpo italiano di liberazione

Monumento ai caduti Monte Marrone
Monumento ai caduti di Monte Marrone foto www.molisealberi.com anno 2015

A piedi si segue il Sentiero M3 del Parco, coincidente con il Sentiero Italia. Nel 1999 in questi luoghi  passò il CamminaItalia. Lo ricorda una targa.

Cammina Italia
Cammina Italia 1999 ANA-CAI

Dal piazzale si entra nel bosco seguendo la mulattiera con diversi tornanti; già si notano dei grossi esemplari di faggio. Una sbarra metallica ad indicare che qui c’è l’Orso Bruno (il progetto Life per sua conservazione). Si aggira la sella di Colle Rotondo e si giunge ad una  abbeveratoio con  una nicchia votiva e un faggio. Il faggio non è di grandi dimensioni, 360 cm di circonferenza ed è un po’ malandato, con numerose scritte e incisioni sulla corteccia e una bottiglia di birra Peroni inserita in una cavità del tronco tanto che non siamo riusciti a toglierla.

Il faggio malandato vcino l'abbeveratoio e una nicchia votiva
Il faggio malandato vicino l’abbeveratoio e una nicchia votiva

Siamo nella parte sud del Marrone, la brecciata continua quasi in pianura, poi  comincia a risalire dopo aver attraversato un vallone. Si arriva ad un secondo fontanile in una radura dove c’è un   monumento eretto dai comuni di Scapoli e Rocchetta nel trentennale dalla Liberazione, (un cubo in pietra). Esso ricorda 24 cittadini uccisi dai nazisti nella zona. Qui intorno ci sono grandi faggi molti policormici ma veri  patriarchi della natura. Dal faggione delle Catenelle delle Mainarde che sta nel Lazio con circonferenze che supera  forse i  7 metri, ai nostri faggi. Tra alcuni esemplari misurati abbiamo trovato un vero “signor”  faggio  con crconferenza del tronco di 590 cm a quota intorno i 1240 mslm. Altri faggi in vicinanza non raggiungono circonferenze così elevate, inoltre godono di buona salute. L’abbiamo chiamato “Signor” faggio anche se si tratta di faggi con diversi tronchi (policormico) ma ben saldati fra di loro a formar un unico albero. Non ci sbilanciamo con le età, ma crediamo che  250-300 anni di vita possono bastare a farci capire la loro grande capacità di saper vivere dove l’uomo spesso è assente  e quindi non in grado di arrecare danni.

IFaggio di Monte Marrone

Il Faggio di Monte Marrone circonferenza 590 cm

Faggiodimontemarrone6Per  continuare  il cammino verso il Monte Marrone si raggiunge poi la sorgente di Fonte delle Campate. Qui l’acqua non manca e scende spesso lungo il sentiero e molti fossi.  Si esce dalla faggeta fino  al Passo della Montagnola (1740 mlm) . A  destra, in breve tempo, si tocca la cima del monte Marrone (1805 mslm). Sulla croce la grande aquila di bronzo e il motto “tût per l’Italia” ricordano l’impresa del Battaglione alpino Piemonte. Il panaroma da qui è stupendo.

Monte Marrone
Monte Marrone

Un po’ di botanica, organi ed elementi ignoti e ignorati di una pianta

radice
Radice

Un breve riassunto degli elementi di una pianta. Diapositive presentate dalla nostra Associazione al fine di avvicinare un po’ tutti, in particolare i giovani studenti e non, alla conoscenza e allo studio della botanica. Si tratta di schede di: radici, foglie, fusto, fiori e frutti. Le schede è possibile scaricarle qui: schede piante

 

 

 

 

Fusto
Fusto

Salviamo la Quercia di Santa Lucia di Castelnuovo a Volturno? Una lettera

Si ringrazia il Sig Roberto per la lettera che ci ha inviato e che ci ha autorizzato a pubblicare:

In una mail inviata al quotidiano La Stampa di Torino il Sig Roberto fa rilevare un errore storico (gli Americani e non i Tedeschi distrussero per esigenze cinematografiche nel 1944 Castelnuovo al Volturno) riportato nell’articolo del 10 ottobre “La quercia di Santa Lucia nel cuore sperduto del Molise” e ha concluso “Qualcuno la salverà?”. Difatti Tiziano Fratus scrive fra l’altro: “… il monumento verde a bordo strada, combatte ogni giorno una battaglia silenziosa per la sopravvivenza. Il tronco è carico di colonie di muschi, si torce e sputa quattro ramificazioni; quella più in basso si allunga a proboscide e pare la più in salute, una seconda è marmorizzata, le superiori spezzate e secche … Il piede è pesantemente danneggiato dalla parte della strada…” Il Sig Roberto si chiede “Chi si prenderà cura e tenterà di salvare la quercia sotto la quale da ragazzino giocavo più di mezzo secolo fa ogni estate?” Risposta non facile.

ll paese di Castelnuovo al Volturno fu distrutto nell’estate del ’44 dai Tedeschi per esigenze cinematografiche. Vero il fatto, ma non gli attori. Furono infatti gli Americani che il 4 giugno 1944, come citano tutte le fonti, “superarono la fantasia” (Il Paese del 21 gennaio 1949; La Domenica del Corriere n° 23 del 10 giugno 1962; Cronaca dell’11 febbraio 1967 e ABC n°47 del 22 novembre 1964; 1 agosto 2003 quotidiano RINASCITA “Una tragica Hollywood 1944: Castelnuovo al Volturno” Francesco Fossa). I Tedeschi in quel periodo perpetrarono ben altre indicibili azioni. E’ unicamente per amor di storia. Anche della storia della mia famiglia: mio nonno Federico (1865-1948) era fra coloro che furono allontanati prima della distruzione.Come sarebbe bello che qualcuno riprendesse questa storia di 70 anni fa e le altre storie di questo paesino “attaccato con lo sputo” alle grigie montagne del Molise. Grazie Sig. Fratus da parte di quel ragazzino che più di mezzo secolo fa, ogni estate andava a giocare sotto quella quercia.

Qualcuno la salverà?

Otto anni di molisealberi e 20 anni della nostra Associazione. Grazie a Voi tutti!!

Vogliamo ringraziare tutti quelli che ci seguono da diversi anni ed in particolare i cercatori e gli amici degli alberi. Era il 2006. Non sapevamo del mondo dei grandi alberi e dei cercatori di alberi. Non sapevamo nulla della biologia degli alberi: conoscevamo solo “quercia e pino” e poi “monumentale” era un teralberienevemine che ci suonava strano (pensavamo ai monumenti ai caduti) così come “Patriarca della natura o arboreo”. Gli interessi dell’Associazione Ophrys erano più sul territorio, sul paesaggio e sulle orchidee (anno 1999). Il primo libro sui grandi alberi che ricordo di aver letto era del grande Valido Capodarca “Abruzzo 60 alberi da salvare”, assieme ad articoli e ritagli di giornali; era l’anno 2005.

Si inizio’ a studiare sui boschi e le foreste, ma l’assestamento forestale e la selvicoltura erano materie un po’ complicate. Non potevamo chiamarci moliseboschi o moliseforeste, non siamo mai stai bravi nello studio dei boschi, anche perchè poi suonava male. Allora ci venne l’idea: inventiamoci il sito www.molisealberi.com e parliamo un po’ di alberi, forse è più semplice. Parliamo di luoghi meglio conservati e protetti e di grandi alberi della Provincia di Isernia al fine di promuovere e divulgare una forma nuova di turismo: il “Selviturismo” e di avvicinare attraverso il web, ed oggi anche sui social network, alla cultura del bosco e degli alberi.

Con una corda di tre metri ed una macchina fotografica ci mettemmo a cercare e misurare qualche albero intorno ad Isernia. Qualche cacciatore e cercatore di tartufi rimaneva meravigliato e forse pensavano a degli “stupidi” quando ci vedevano misurare e abbracciare un albero. All’inizio ci interessava soltanto un po’ osservare la forma e gli aspetti più strani e caratteristici e misurare un po’ come si dice ad “occhio”. Sapevamo della legge della regione Molise del 2005 sulla tutela e valorizzazione degli alberi monumentali ma soltanto nel 2007 iniziò un primo censimento di grandi alberi in Molise terminato nel 2009.

Arriviamo al 2008. Ci fu il boom del nostro sito grazie anche alla trasmissione radiofonica di Radio rai 2. Avevamo descritto e censito una cinquantina di alberi in Provincia di Isernia. Siamo diventati poi un po’ meno provincializzati, abbiamo ampliato il nostro arboreto, siamo usciti dai confini.

Nella normativa nazionale si inizia a parlare di alberi monumentali nel 2008 (Dlgs 26 marzo 2008 n.62, relativo ai beni culturali, e n.63, relativo al paesaggio), anche se già nel 1977 con la Legge Regionale dell’Emilia-Romagna n. 2 ci fu il primo atto normativo specificamente varato in Italia per salvaguardare i patriarchi arborei. Nel lontano 1979 Valido Capodarca girava già per l’Italia centrale a cercare grandi alberi e iniziò a scrivere libri.

Alla metà degli anni ‘80 il Corpo Forestale dello Stato completa il censimento avviato nel 1982 su tutto il territorio nazionale che permette di individuare e catalogare oltre 22.000 alberi di particolare interesse, tra cui circa 150 definiti monumentali perché portatori di un valore eccezionale e molti riportati sul nostro sito.

alberiOggi con la legge del 2013 dopo 30 anni si vuole continuare nel censimento di alberi eccezionali, di grande interesse e monumentali. Nel frattempo molti sono diventati cercatori di alberi abbiamo anche il bel manuale di Tiziano Fratus del “Perfetto cercatore di alberi”.

Noi di molisealberi cerchiamo di non stare fermi: vogliamo che siano più conosciute le parole quali “monumenti naturali”, “beni paesaggistici” e “alberi” intesi come di alto valore culturale. Quando finiremo forse entreremo a far parte del patrimonio culturale regionale e nazionale, ma adesso non ci interessa. Siamo anche noi vecchi, maturi o meglio senescenti, ma grazie soprattutto a Voi che ancora ci seguite sul sito. Speriamo di continuare ad andare avanti e a scrivere articoli su www.molisealberi.com.

Buon alberi a tutti!! Andrea.

Una breve visita all’arboreto più antico d’Italia a Badia Prataglia (prima parte)

ArboretoOccupandoci di grandi alberi, non poteva mancare una visita a Badia Prataglia nell’arboreto più antico d’Italia. Impiantato nel lontano 1848, data storica di inizio della prima guerra d’Indipendenza. Siamo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Il Granduca di Toscana Leopoldo II nel 1846 lo affidò alla gestione di un boemo Karl Siemon (Carlo Siemoni). Questi iniziò una raccolta di molte piante forestali provenienti da tutto il mondo, allo scopo di verificarne l’adattamento con l’ambiente dell’Appennino tosco-romagnolo nella prospettiva di impiegarle poi per i rimboschimenti. Abbiamo visitato l’arboreto che comprende molte specie. Noi di molisealberi raramente ci siamo trovati tante piante da riconoscere in spazi affascinanti come questo. Come al solito abbiamo pensato di fotografare alcuni grandi alberi. Siamo partiti da una Sequoia.

Sequoia sempervirens (Lamb) Endl. Sequoia. California, Oregon
Sequoia sempervirens (Lamb) Endl. Sequoia. California, Oregon

Interessante è una Thuja plicata Donn ex D. Don. chiamata il Cipresso rosso occidentale. Originario dell’America settentrionale con un tronco bello grosso e con i caratteristici rami arcuati. Queste piante raggiungono anche i 70 metri di altezza, ma bisogna andare in California e in Canada per vedere un po’ di giganti. Noi ci accontentiamo di questa di Badia Prataglia.

Ci vorrebbero arboreti come questi un po’ in tutta Italia. Quante sfumature di colori verdi si vedono dall’alto, uno spettacolo unico di un centinaio di alberi di diversa specie.

Vicino l’arboreto c’é un museo intitolato allo stesso Siemoni e realizzato nel 1985. Espone soprattutto le principali specie forestali spontanee e quelle introdotte in Italia: esemplari secchi incorniciati, sezioni di tronchi di alberi, legni intaccati da insetti, campioni di legni di specie forestali.

Isernia – Il Pino domestico

Specie: Pinus Pinea
Nome Comune: Pino domestico
Circonferenza (mt): 2,90
Altezza (mt): 20-22
Età (anni): 100-120

Molti non ci fanno caso perchè salgono sempre con le macchine dal bivio di Longano-Sant’Agapito per raggiungere Isernia lungo la salita dell’ospedale denominata Via Sant ‘Ippolito. Eppure qui c’è un grande pino domestico fotografato in notturna che supera anche in altezza il viadotto retrostante e che fa anche da ombra sulla strada. Tra il ponte e il fabbricato il Pino domestico rappresenta un bell’elemento del paesaggio.

La sua classica forma ad ombrello con alcuni rami laterali che man mano stanno cadendo anche sulla strada, testimoniano anche una non più giovane età. Ci siamo chiesti come mai è rimasto lì in una zona pendente ormai urbanizzata con terreno sicuramente ridotto e instabile. Segreti della natura. Consigliamo quindi agli automobilisti un po’ frettolosi e di passaggio di fermarsi ad osservare e fotografare non solo di notte questo bel esemplare.

Un Pino
Un Pinus

Civitanova del Sannio – Un faggio “largo” e “alto”

Specie: Fagus Sylvatica L.
Nome Comune: Faggio
Circonferenza (mt): 5,60

Un faggio bicormico. Il Numero 15 sul tronco. Grande esemplare. Si trova lungo la strada che da Sessano del Molise porta verso il lago di Civitanova, nella Montagnola Molisana a quota 1180 mslm. Qui ci sono dei veri grattacieli della natura, con altezze paragonabili a 7-8 piani di un palazzo. Faggi altissimi, quasi impossibile fotografarli interamente. Ci ha colpito oltre l’altezza, l’ubicazione di questo esemplare. Si trova ai margini del bosco, mentre all’interno altri alberi sono un po’ più bassi. Siamo affascinati da quest’albero e dal suo maestoso tronco… non abbiamo parole.

Un grande Faggio tra Sessano e Civitanova del Sannio - Montagnola Molisana
Un grande Faggio tra Sessano e Civitanova del Sannio – Montagnola Molisana

 


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