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I Grandi Alberi del Molise

Il grande vecchio faggio di Fonte della Contessa di Civitanova del Sannio

Specie: Fagus sylvatica L
Nome Comune: Faggio
Circonferenza (mt): 5,80
Stato Vegetativo: mediocre
Altezza (mt): 30
Quota slm (mt): 1250

Il grande vecchio faggio (2)Siamo vicino al lago di Civitanova del Sannio (IS)  sulla strada per Sant’Egidio di Frosolone in località Fonte della Contessa. Un bivio ci porta  su una brecciata per un breve tratto. C’è un boschetto. Qui alcuni faggi. Troviamo il più grande, il più alto e il più strano con tronco doppio alla fine e branca a ciuffo.

L’albero comunque non sta tanto bene. Il tronco unico in basso è un po’ messo male. Qualche problema interno. Siamo a sud della zona della Montagnola vicino il lago di Civitanova o meglio lago di San Lorenzo. Un lago “strano” perchè l’acqua  delle volte c’è e poi scompare.  Ecco le foto del lago “fantasma”.

Il lago di Civitanova o di San Lorenzo maggio 2007 con acqua
Il lago di Civitanova o di San Lorenzo maggio 2007 con acqua
Il Lago di Civitanova anno 2012 senza acqua
Il Lago di Civitanova anno 2012 senza acqua

C’è sicuramente un inghiottitoio che in tempi brevi e dopo alcuni  giorni da abbondanti piogge fa allontanare l’acqua. Il faggio è qui vicino assieme ad altri esemplari  in un ambiente, quello della Montagnola, ancora un po’ selvaggio tipo Far West. Ci sono in giro cavalli e animali al pascolo, almeno nel periodo primaverile-estivo.

Diametro del tronco di tutto rispetto mt 5,80. Tronco un po’ dritto poi si dirama in due. E’ ubicato in una piccola conca.  Censito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Molise nell’anno 2009 nel  Comune di Civitanova del Sannio in Località Valle Banca. L’albero  fa vivere forti emozioni a chiunque ho portato a farlo vedere. Non ci si aspettava un vecchio grande faggio. Speriamo che possa resistere un’altro po’ di anni, ormai è dal 2006 che lo conosciamo.

Emette poche foglie e solo nella parte alta. La chioma è molto ridotta con rami secchi. Il tronco vale la pena abbracciarlo. Non sappiamo l’età ma 200-250 anni li potrebbe avere.


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Da Google Earth si vedono molti rami secchi. Qui siamo in versione sicuramente invernale.


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La grande Roverella di Castelpizzuto

Specie: Quercus pubescens W.
Nome Comune: Roverella Circonferenza (mt): 4,10
Stato Vegetativo: buono;
Altezza (mt): 20-25
Età (anni): 150 Quota slm (mt): 830

Castelpizzuto con Castelverrino è tra i più piccoli comuni della Provincia di Isernia con i suoi più o meno 140 abitanti. Riccardo Finelli  in un suo libro ne parla qui. Un nostro amico del luogo ci dice che ci sono state molte più pecore che persone. Ultimamente abbiamo notato che stanno scomparendo anche le pecore. Nasce in media un bambino all’anno. Nel 2013 forse ne nasceranno 2 o nessuno come è successo anche negli anni scorsi e quindi si potranno piantare, come dice la nuova legge (un albero per ogni bambino nato), solamente 1-2 alberi. Sul suo territorio ci sono comunque “particolari” alberi con caratteristiche forme e dimensioni che emergono da boschetti, radure e incolti cespugliati; alcuni di essi sono secchi, deperienti ma rimasti lì. Strano che nessuno si preoccupi di alberi deperiti e morti che potrebbero essere oggetto di taglio e ruberie varie.

Non succede forse perchè solo pochi molisani o italiani o di altre nazionalità sono stati a Castelpizzuto, e poi la strada finisce e si deve tornare indietro. Ma noi pensiamo che alcun alberi sono difficili da raggiungere perché occorre fare molta strada tra alti cespugli, grosse pietre ed forti pendenze. Qui il tempo sembra essersi fermato. Non è la solita frase retorica ma consigliamo di perdere o guadagnare 2-3 ore della vostra vita per farsi un giro a piedi sul piccolo territorio e nel centro urbano anche per scoprire le ricchezze storiche (famosi i tetti con le “lisce” in pietra) ed architettoniche dei luoghi (fabbricati in pietra ormai abbandonati  e che li riparano trascurando l’architettura rurale del luogo).

Alcuni grandi alberi si trovano in particolare sopra il paese in località Foresta, Via Borgo e in Contrada Cesa. Qui ci sono sparse qua e la grosse querce con diametro superiori agli  80-100 cm che arricchiscono il paesaggio in un luogo tutto circondato da rilievi “pizzuti”   (caratteristica roccia si trova in Località Torre). Infatti come si legge dal sito del Comune probabilmente il paese di Castelpizzuto deve il proprio nome alla forma acuminata del monte su cui si erge; nel corso degli anni il suo nome è variato da “Castrum piczutum” a “Rocca di Pizzuto” (o semplicemente “Pizzuto”), per culminare nella definitiva denominazione di “Castelpizzuto”. Pietre, alberi, rocce, e l’acqua sono il patrimonio di Castelpizzuto.

Molti non sanno che per arrivare in macchina al paese c’è un’unica strada asfaltata da Longano  da cui dista 5 km e termina proprio nel centro abitato; ma ci si può arrivare anche a piedi dopo circa 3 ore di cammino per una carrabile che dal Santuario dell’Addolorata va verso Monte Patalecchia (1400 mslm con le sue numerose antenne e con la zona di avvistamento incendi per l’ampio panorama) per poi scendere al paese. Ma torniamo  all’albero scelto. Si trova in località Sant’Antonio e che abbiamo appunto chiamato la grande quercia di Sant’Antonio di Castelpizzuto (anche se pare sia località San Giorgio) .

Si trova, salendo per la strada che sale dal paese, sulla destra di una chiesetta (Cappella privata di Sant’Antonio). E’ facile da raggiungere e si trova all’interno di un’aia. E’ difficile rendersi conto della sua altezza perché è un po’ inclinato verso un fosso ed é un po’ coperto da altre querce che sono a quota più alta rispetto al nostro albero. Due grossi tronchi emergono dal terreno e risultano circondati da materiale zincato, tavole di legname e reti in ferro che nascondono la base del grande tronco. Solo da vicino ci si rende subito conto della grandezza in particolare del fusto e dello sviluppo della chioma tali da far assumere una forma simile ad un candelabro. La quercia è in buone condizioni e non dovrebbe essere in pericolo immediato, si spera che un giorno si toglierà tutto il materiale nelle vicinanze. Da altre foto abbiamo visto che il materiale intorno alla quercia è stato tolto (anno 2010).  Essa comunque é ben protetta da un cancello che non ne permette l’accesso. Meno male.

 

Pizzone Il Grande Acero di Valle Ura

Specie: Acer pseudoplatanus L.
Nome Comune: Acero Montano
Circonferenza (mt): 6.60
Stato Vegetativo: buono tranne il fusto cavo diviso subito in 2 grossi tronchi
Altezza (mt): 25-30
Età (anni): 400-500

Acero di Valle Ura
Acero di Valle Ura

Nessuno sa che quest’ Acero è tra i primi 5 più grandi d’Italia. Qualche primato c’è anche qui in  Molise. L’amico Francesco Nasini che ha scritto un bellissimo libro sui grandi Alberi d’Abruzzo ha trovato di meglio dai nostri cugini abruzzesi a Pescasseroli, non solo a Monte Tranquillo.

Gli Aceri Montani con circonferenze superiori a 5,50 mt  nascosti nelle faggete non è semplice trovarli . Oltre all’età plurisecolare un Acero montano con una circonferenza di 6,60 mt  risulta sempre più complicato incontrarlo. Sfidiamo chiunque a dimostrarci il contrario. A Pizzone quasi tutti lo conoscono e pensiamo che la gente è orgogliosa del loro grande Acero, un vero Re.

Un signore nel 2005 ci fece vedere una gigantografia dell’albero composta da 6-7 fotografie sovrapposte per una lunghezza di 70-80 cm. Ciò a dimostrare la grandiosità e l’affetto per l’albero. Nella foto si vede Vincenzo che esce dalla cavità del tronco solo con la testa, eppure Vincenzo sta in piedi all’interno dell’albero. 2-3 persone vi entrano tranquillamente, dipende dalla loro circonferenza toracica non tanto dall’altezza. Quest’Acero deve essere scampato per secoli a intemperie e pericoli di frane, al peso della neve, al vento e ai tagli e alle valanghe.

Sembra che una valanga nel 2002 o 2003 abbia fatto danni alle specie in vicinanza, ma lui si è salvato. Un miracolo che è rimasto ancora lì, secondo noi per due motivi: il primo è che la natura ci fa dei “belli scherzi” e il secondo perché è un pò difficile da raggiungere se non si è esperti del luogo. Forse e meglio così.

All’Acero ci si può arrivare dalla strada che da Pizzone porta sul Pianoro delle Forme (denominato anche Valle Fiorita). Si percorre la tortuosa asfaltata con l’automobile per circa 7 km (meglio a piedi) poi a sinistra si prende un sentiero a circa 1250 mtslm vicino un fontanile. Il sentiero passa all’interno di un bellissimo bosco di faggio. Lo si percorre per circa 1-2 km. Poi le tracce si perdono e comincia la vera ricerca dell’albero. Qui si sale sempre più e l’Acero dovrebbe essere su una quota intorno ai 1680 mtslm. Bisogna mantenere le forze fino alla fine visto che l’ultimo tratto è davvero difficile per le forti pendenze ma bisogna insistere e se è possibile farsi accompagnare dalle guardie del parco nazionale d’abruzzo lazion e molise o da persone conoscitori del luogo

L'amico Giovanni sbuca dall'Acero
L’amico Giovanni sbuca dall’Acero

 


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Giganti verdi, le Sequoie anche in Molise?

Campobasso metasequoiaCi sono sulla terra alberi giganti. Come e perché il gigantismo è più diffuso tra le piante ? Come fa una pianta a crescere fino a quasi 120 metri d’altezza? Non abbiamo una risposta univoca. Anzi meglio non rispondere o si risponde facilmente: “Sono i segreti e la forza della Natura”. E l’argomento è chiuso.  Parlare di alberi giganti, vengono in mente  le Sequoie della California o meglio quelle del  dell’Humboldt Redwoods State Park.

Proprio in questo parco nazionale ci sono gli esseri viventi più alti del mondo. Qui c’è Hyperion una Sequoia Sempervirens scoperta nel 2006 da due naturalisti la cui altezza è stata accertata essere di 115,55 metri (precisione estrema). Sempre in California ma nel Parco nazionale delle Sequoie c’è il conosciutissimo Generale Sherman che non è una Sempervirens ma una Sequoiadendron gigantea, Lindl (Sequoiadendron giganteum, Buchholz)   con una altezza di circa 84 metri  un volume di circa 1500  metri cubi e il peso in 2000 tonnellate, numeri da  “brividi”. Questo  è considerato l’albero più grande del mondo.

Precedentemente il record di altezza apparteneva alla sequoia Helios, alta 114,30 metri, anch’essa situata nel  Parco nazionale di Redwood. Siamo comunque sempre in California. Un albero gigante  ha bisogno di una grande quantità di acqua che deve poter sollevare dalle radici fino alla foglia più alta. Nelle sequoie pare che una goccia d’acqua ci mette un mese per arrivare in cima.

In Italia forse quella più grande l’ha incontrata ultimamente alle porte di Biella, in località Chiavazza, Tiziano Fratus descrivendola egregiamente. Ma Fratus ha descritto molte sequoie anche nel suoi Piemonte in molti Parchi, a Merano a Reggello e cosi via. Ma le sequoie che ha descritto “l’Uomo radice” sono presenti un po’ in tutta Italia in  Piemonte,  Liguria,  Trentino Alto Adige,  Friuli Venezia Giulia, e in Toscana quasi tutte con una storia e con le loro particolarità. Alcune foto le potete vedere qui nell’Album: Giona delle Sequoie.  Buona parte delle Sequoie in Italia furono piantate intorno al 1850.

Qui in Molise ci accontentiamo di poco: abbiamo oggi 2 sequoie e mezzo a Campobasso. Quella di Piazza Cesare Battisti ormai a tronco “tagliato” perciò “mezza sequoia secca” con qulache foglia (vedi foto), le altre 2 in Via Mazzini all’interno del giardino del Convitto Mario Pagano e l’altra al Centro Potito. Queste ultime due stanno ancora bene, vuol dire che hanno una buona risorsa d’acqua, ma non potranno vivere molto a lungo (massimo 200-250 anni) dato che si trovano fuori del loro ambiente ideale. Qui alcune foto del 2010 in cui si cominciò a tagliare la Sequoia di Piazza Cesare Battisti.  Ecco dov’è ubicata la mezza Sequoia di Piazza Cesare Battisti a Campobasso per chi non la conosce ancora.

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Qui invece una foto del 2012 della Sequoia a circa 30 mt di distanza da quella abbattuta.

La sequoia al Convitto Mario Pagano
La sequoia al Convitto Mario Pagano Circonferenza 5,80 mt altezza 23-25 mt
La sequoia all'interno del Convitto Mario Pagano a Campobasso
La sequoia all’interno del Convitto Mario Pagano a Campobasso

 

La Grande Quercia di Rocchetta a Volturno

Specie: Quercus pubescens L. (ibrida?)
Nome Comune: Roverella
Circonferenza (mt): 6,50
Altezza (mt): 25
Età (anni): 250-300
Quota Slm (mt): 550

La Grande quercia di Rocchetta a Volturno (2)Santa Maria delle Grotte ricorda uno dei gioielli di chiese rupestri Benedettine  che si trova nel territorio di Rocchetta a Volturno. Ne consigliamo una visita. Ma non solo, conviene anche  passare su Via  Santa Maria delle Grotte nel centro abitato di Rocchetta Volturno,  per vedere  un vero “colosso” Semplicemente è  la Roverella nel centro abitato di Rocchetta a Volturno. La larghezza del tronco e la chioma sono veramente possenti. In estate fa tanta ombra sulla strada e sulle case in vicinanza.

La roverella ha un tronco un po’ particolare e inclinato alto circa 2 metri da cui si dipartono alcune branche tutte quasi erette. Una branca sembra caduta ultimamente. Il tronco  quasi a sedia  regge le branche e una bella chioma che supera un filo della luce e i lampioni sovrastando le case in vicinanza. Vedendo dall’alto il centro abitato di Rocchetta emerge bene la chioma  a “palla”  della pianta quasi a dire: “io sono superiore e più alta di tutti quindi comando io”  Ubicata a quota 550 mslm la pianta risulta essere stata recintata da una staccionata in legno. Il terreno c’è e la  forza delle radici è possente anche sulla strada laterale, tanto che hanno dovuto scavare abbastanza intorno al tronco, evitando “strozzamenti”.

Le radici  hanno grande capacità di prelevare acqua ed elementi nutritivi per farla rimanere sempre in un buono stato vegetativo. In estate è un luogo ideala per un po’ di frescura. Le foto del “colosso” parlano da sole. Crediamo che la quercia è tra le più grandi del Molise come ubicazione nel centro abitato. Esemplare per cui essere fieri.

La Grande quercia di Rocchetta a Volturno


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Ecco la stessa un po’ di anni fa anno 2008La

 

I Boschi in Molise sono considerati?

molisealberiPrendiamo lo spunto da un articolo di Francesco Manfredi Selvaggi del 25/02/2008 in cui si afferma  che “Il patrimonio forestale del Molise è considerevole, ma poco considerato, nonostante che produca benefici in termini ambientali, ricreativi e paesaggistici “. Sono passati 5 anni ma di boschi se ne parla poco perchè materia di addetti ai lavori  (forestale, imprese boschive, enti di gestione) e per i soli interessi economici. Ogni tanto quanto si comincia a tagliare un po’ troppo gli alberi o si vedono delle “brutture di alberi o scempi” i giornali ne parlano soprattutto se capitozzature e tagli raso avvengono nei centri abitati. Spesso  non si rispettano le minime norme e le prescrizioni di massima e di polizia forestale che ormai diciamo sono un po’ “vecchie”  come la legge forestale regionale (anno 2000) che si deve adeguare anche alle leggi statali successive al 2000.  E poi le infrazioni e le sanzioni  per tagli di alberi non rispettando le leggi  sono in alcuni casi irrisori. Nella legge forestale regionale non sono indicate le sanzioni, ma solo nelle Prescrizioni di massima e di Polizia Forestale Provinciali  che sono degli anni 70 e previste dal  Regio Decreto del 30 dicembre 1923, n. 3267. (legge forestale). L’articolo del 2008 per noi è ancora attuale. Si spera in una maggiore considerazione del bosco e degli alberi anche per i non addetti ai lavori. Riprendiamo l’articolo

I boschi nella nostra regione sono situati in ogni fascia altitudinale, pure in pianura (vedi le pinete litoranee). La gran parte della superficie forestale è, comunque, collocata al disopra degli 800 metri di quota. C’è un limite superiore, che qui da noi è di circa 1900 metri, superato il quale scompare la vegetazione arborea come si verifica nelle cime più alte del Matese (monte Miletto, la Gallinola, monte Mutria) e delle Mainarde (la Meta, la Metuccia, ecc.). la montagna è il luogo esclusivo del bosco d’alto fusto, il quale è prevalentemente una faggeta, seppure vi sono anche cerrete d’alto fusto quale il Bosco Mazzocca a Riccia e il Bosco Pianelle a Tufara.
Nelle zone montane o, comunque, in quelle cosiddette interne c’è un aumento dei terreni boscati per via dell’abbandono dell’agricoltura mentre, all’opposto, nelle aree pianeggianti si registra una loro diminuzione a causa dell’urbanizzazione e, cioè, l’espansione edilizia e lo sviluppo delle vie di comunicazione. Le tipologie di bosco nel Molise sono diversissime e vanno dalle macchie boschive che occupano le scarpate, gli angoli dei campi presentandosi in maniera così frazionata da non avere la dignità di bosco, ai rimboschimenti di pino . Pure i boschi possono essere inclusi tra i componenti del paesaggio antropizzato. Poche sono le foreste vergini le quali non sono solo quelle impervie, lontane dagli abitati e scomode da raggiungere, ma anche estensioni boschive lasciate allo stato naturale per ragioni particolari quale quella di essere riserve di caccia reale e questi sono i boschi di Colle Meluccio e di Monte di Mezzo.

Esse sono incluse tra le aree MAB dell’Unesco le quali costituiscono un sistema di superfici forestali scelte perché rappresentative dei diversi ecosistemi forestali; in questo campo si ha una estrema varietà poiché la montagna dove in prevalenza si situano i boschi è caratterizzata da una forte eterogeneità geomorfologica, superiore a quella di altre zone altimetriche, la quale dà luogo a un’ampia casistica di nicchie ecologiche. La gestione delle riserve biogenetiche dell’Unesco è connotata dal lasciare tali ambiti alla loro dinamica naturale. Il legname morto viene lasciato in situ, come succede a Colle Meluccio e a Monte di Mezzo, e ciò è l’indicatore più sicuro della naturalità di un bosco. . Infine, va sottolineato che i boschi, pur della medesima composizione e di uguale dimensione, non hanno tutti la stessa importanza, la quale dipende dal contesto in cui si trovano.

Le superfici forestali, ovunque stiano, sono soggette dal 1985 al vincolo paesistico il quale si aggiunge per molti di essi al vincolo idrogeologico che per decenni, a partire dal 1923, ha salvaguardato il patrimonio boschivo molisano. Con un gioco di parole si può dire che prima della legge Galasso si proteggevano i boschi perché essi, a loro volta, proteggono dalle frane e dalla caduta massi. Se i boschi planiziali e quelli di collina sono costantemente minacciati, le estensioni forestali montane non sono da considerare in pericolo se non per la probabilità, davvero bassa, di qualche valanga (2 decenni fa una slavina distrusse una striscia della pinetina di Campitello). (le frane e le erosioni e le zone a rischio comunque sono in aumento). In montagna dove, lo abbiamo visto prima, ci sono i boschi d’alto fusto le superfici boscose hanno un maggiore grado di naturalità che altrove, il quale ultimo può essere messo in relazione con il numero di strade forestali: ci sono meno strade di esbosco nei boschi di alto fusto rispetto a quelli cedui in quanto il turno di taglio è più lungo (80 anni contro 20). Queste stradine se, per un verso, sono di disturbo all’ambiente possono servire anche per la prevenzione incendi. 

L’economia del bosco è oggi nel Molise pressoché inesistente perché il legno non è competitivo con gli attuali materiali edilizi e neanche viene più usato tanto come combustibile. Se anche vi sono ditte boschive, che sono quelle del taglio degli alberi, queste non hanno collegamenti con le imprese industriali del settore del legno le quali, segherie, mobilifici, ecc. qui da noi peraltro non esistono. Ad influire su questo stato di cose sono state anche le politiche seguite nel campo della forestazione la quale ha avuto come obiettivo solo la prevenzione del dissesto idrogeologico e non quella produttiva se non limitatamente ai finanziamenti europei destinati ad incentivare il ritiro delle colture granarie dei terreni. Ad ogni modo si sottolinea la necessità di ridare centralità nel dibattito regionale al tema del bosco che è un elemento fondamentale dell’ecosistema e che può diventare un fattore di sviluppo per la nostra regione.

Si riportano gli articoli 1 e 2 della legge forestale regionale n. 6 del 2000, Alcune finalità oggi sono state raggiunte? Per noi qualcosa ancora non va nei punti  b)  e d) dell’articolo 1  e molti punti dell’art 2 quali c) e) f) h)  m) n) A Voi lettori  che ci seguite su molisealberi giudicare e trovare le priorità per intervenire nei vari punti degli art 1 e 2 ed quindi aprire un dibattito. Inoltre il piano e inventario forestale regionale è scaduto nel 2006.

Legge Forestale della Regione Molise del 18/01/2006 n. 6 “Patrimonio forestale regionale – Valorizzazione economica – Tutela ambientale – Disciplina Art.1 Finalità . La presente legge persegue, nel quadro degli obiettivi di sviluppo economico e sociale del Molise, le seguenti finalità:

a) la conservazione, il miglioramento e l’ampliamento del bosco, l’utilizzo e l’incremento della produzione legnosa, la valorizzazione delle bellezze naturali e paesaggistiche, la tutela degli habitat naturali, in sinergia con quella di altre risorse concorrenti allo sviluppo delle popolazioni rurali e alla promozione della qualità della vita;

b) la difesa del suolo e la sistemazione idraulico-forestale, la prevenzione e la difesa dei boschi da incendi e cause avverse;

c) la conservazione ed il miglioramento dei pascoli;

d) la massima occupazione della manodopera, rapportata alle singole realtà territoriali.

Art.2 Natura degli interventi

1. Per il conseguimento delle finalità di cui alla presente legge, si attuano i seguenti interventi:

a) redazione del Piano ed Inventario Forestale Regionale;

b) ampliamento delle superfici forestali con imboschimenti a fini protettivi e produttivi nonché conservazione e miglioramento del patrimonio boschivo;

c) sistemazione idraulico-forestale dei corsi d’acqua, delle pendici e consolidamento delle dune litorali nonché tutela delle zone umide e lacuali;

d) produzione vivaistica forestale nonché controllo del commercio di semi e di piante da rimboschimento;

e) prevenzione e difesa dei boschi dagli incendi, da agenti patogeni e cause avverse;

f) miglioramento della fruibilità forestale con creazione e manutenzione di aree attrezzate e di sentieri silvo-pastorali anche a fini turistici;g) realizzazione di opere di interesse pubblico di bonifica montana nonché recupero, ai fini forestali, di aree dissestate, di cave dismesse e di discariche abbandonate; recupero e valorizzazione di aree di particolare interesse ambientale; arredo verde di scarpate di svincoli stradali, di aree di raccolta di rifiuti solidi urbani e depuratori;

h) conservazione, miglioramento ed ampliamento del verde pubblico;

l) tutela della biodiversità e degli ecosistemi esistenti;

m) sviluppo e regolamentazione delle attività di utilizzazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti legnosi e di sottobosco;

n) riconoscimento e tutela delle aree naturali protette.

Molisealberi in Piemonte con Tiziano Fratus

Esperienza di molisealberi, con lo scrittore-poeta-fotografo-alberografo-cercatore di alberi, Tiziano Fratus. Per farla breve, il grande Tiziano: “l’Uomo radice” ci ha accolto con la sua semplicità, umiltà e gentilezza in quel di  Torino e dintorni.  Di che cosa abbiamo parlato con Tiziano? Per l’80% del tempo di grandi alberi. Tiziano ci ha  accompagnato alla visita di un castagno e di un frassino maggiore, naturalmente secolari. Le foto e l’articolo, che abbiamo ripreso dal suo sito a noi dedicato  “parlano” da sole.  Come lui stesso si definisce e meglio spiega  in uno dei suoi ultimi libri  La linfa nelle Vene : l’Uomo radice”  è un  “Uomo o donna che vive quotidianamente un rapporto di stretta connessione con la terra e gli elementi naturali e vegetali , con particolare attenzione alle proprie radici locali, valorizzando i beni e le risorse della terra in cui vive e lavora”.  E’ anche  “un uomo o donna radice anche quell’individuo che sa girare il mondo costituendo nuove connessioni con il paesaggio che si trova ad attraversare. Elemento centrale della connessione è l’albero, in particolare l’albero secolare e/o l’albero monumentale”.

Speriamo  che molti possono diventare degli “Uomini radice” in molti luoghi d’Italia come Tiziano.  Speriamo che aumentino i  “cercatori di alberi veri” (siamo ancora pochi e noi di molisealberi cominciamo a diventare vecchi e spesso nascosti nei boschi) per ” dedicare parte della nostra  esistenza alla ricerca di alberi monumentali, secolari o di pregio, o come dice  sempre Tiziano  un uomo o donna “ossessionato dalla bellezza degli alberi”.

Noi di molisealberi grazie all’Uomo radice” e cercatore di alberi riprendiamo un pò il “discorso” fermato  sui grandi alberi e sui  boschi delle nostre parti. Perchè  “Siamo noi che possiamo trasformare il paesaggio che ci circonda in qualcosa da studiare, da capire, da nominare e sicuramente da amare come quelle piccole e grandi cose che costellano l’esistenza che sono gli alberi. Condividiamo con Lui  la  passione-ossessione per gli alberi. Grazie di cuore Tiziano, per quello che fai per molisealberi e per gli alberi.

Ecco l’articolo di Tiziano dal suo sito e dedicato a noi di molisealberi

Ed ecco le foto con Tiziano Fratus al grande Castagno di  Giaglione (TO) e al Frassino Maggiore di Moncenisio a 1460 msl (TO). Mai visto un Frassino così. Fotografato anche il Fotografo Tiziano 

 

Agnone La Roverella di Colle Santa Chiara

Specie: Quercus pubescens L.
Nome Comune: Roverella
Circonferenza (mt): 3,20
Stato Vegetativo: abbastanza buono
Altezza (mt): 20-22
Età (anni): 100-150 anni
Quota Slm (mt): 785

Scendendo  per Fonte Sambuco-Castelverrino dalla SS 85 in località Masseria Cellilli-Colle Santa Chiara nel Comune di Agnone, si incontra una bella quercia che supera di gran lunga in altezza le abitazioni sottostanti. Potata più volte, é riuscita a mantenere un’ampia chioma. Il palo della luce antistante l’albero ci fa capire meglio la sua maestosità. L’albero si trova a 785 mslm con un doppio tronco inclinato verso l’esterno della strada. In vicinanza piante come questa non ne abbiamo viste molte. Sempre complimenti a coloro che in passato sono riusciti a salvarla dall’asfalto sottostante e a curarla. Nel tratto di strada la carreggiata è più stretta. Un vero luogo d’ombra in estate.

Castelverrino


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Il Pioppo di Pescopennataro

Specie: Populus nigra var. Italica
Nome Comune: Pioppo Nero
Circonferenza (mt): 2.00-2.20
Stato Vegetativo: buono
Altezza (mt): 25
Età (anni): 80-100
Quota Slm (mt): 1174

Pioppo cipressino a Pescopennataro
Pioppo cipressino a Pescopennataro

A Pescopennataro sono presenti molti abeti bianchi, infatti il paese viene comunemente chiamato “il paese dell’Abete Bianco”. E’ più raro trovare qualche pianta di Pioppo nero a forma piramidale (chiamata volgarmente Pioppo cipressino). Non è una una pianta comunque di alto valore monumentale ma è bella a vedersi in particolare quando il vento muove le sue foglie. Il pioppo cipressino è stato importato e utilizzato come pianta ornamentale e anche per costituire molti filari alberati lungo le strade. I suoi rami sono numerosi, piccoli e si possono trovare già alla base del fusto che ha una corteccia molto rugosa e screpolata. Esso raggiunge considerevoli altezze come questo che emerge isolato su un ampio prato. La sua unicità è dovuta alla zona che è particolarmente umida e che ha permesso facilmente alla pianta di crescere liberamente nell’areale dove predomina il faggio e l’abete bianco. Abbiamo provato a stimare la sua età che sicuramente è intorno ai 100 anni (forse abbiamo esagerato?!) anche se il pioppo ha un rapido accrescimento; l’altezza però è considerevole.

Ecco dove si trova sulla mappa


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Gli alberi monumentali in Provincia di Isernia

Mappa Provincia d'IserniaIn Provincia di Isernia gli alberi monumentali più numerosi sono sicuramente il cerro e le roverelle. Non mancano comunque faggi e castagni. Si trovano spesse presso casali abbandonati o vecchie masserie. Qui l’uomo e le generazioni passate, le tradizioni familiari e forse la non curanza, hanno lasciato crescere e sviluppare queste piante. Grandi alberi si trovano nelle piazze dei paesi e conservano ancora la loro architettura patriarcale come platani, tigli e cipressi.
L’Albero della Regione più conosciuto è il Re Fajone: esso è un po’ il simbolo del Molise. Sicuramente é il più fotografato e immortalato nella sua bellezza. E’ un faggio con circonferenza di 6,4 metri e altezza di 18 mt… da vero patriarca. Si trova in località Valle Santa Maria, all’interno di un bosco, in vicinanza della riserva di MAB Montedimezzo nel Comune di Vastogirardi. E’ riportato in diverse guide turistiche. Le condizioni fitosanitarie della pianta non sono comunque soddisfacenti.

Altra specie di valore è un cerro in località le Vigne del Comune di Castel del Giudice. E’ il cerro che ha una circonferenza tra le più grandi della sua specie. La circonferenza è di 6.30 mt, l’altezza di 15 mt e si trova in un buono stato di vegetazione. Sicuramente è il Cerro con diametro più grande della Provincia.

Spostandoci dall’Alto Molise alle Mainarde nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, merita attenzione l’Acero di Valle Ura in una zona impervia, con pendenze elevate del Comune di Pizzone. E’ un albero leggendario perchè sembra essere scampato ad eventi atmosferici più diversi: valanghe , fulmini, vento, forse perché si trova protetto all’interno di un canalone. Il Capodarca già nel suo libro “Abruzzo, 60 Alberi da salvare” lo descrive bene in dettaglio e racconta la sua avventura per trovarlo. La sua circonferenza è di 6.60 mt, l’altezza è di 18 mt. E’ raro trovare aceri montani di questa dimensione. Uno simile e forse più famoso si trova a Monte Tranquillo (Pescasseroli).

In località Le Forme sempre nel comune di Pizzone ci sono solitari alberi di faggio. Essi costituiscono un elemento fondamentale del paesaggio. Un curioso fenomeno, sempre descritto dal Capodarca, in cui un grande faggio ha inglobato nella parte basale del tronco un masso di pietra di notevole dimensione che sembra far parte del tronco stesso.

Altri alberi secolari in particolare faggi si trovano sulla Montagnola Colle dell’Orso a Frosolone e Civitanova del Sannio. A Filignano c’è una grande Roverella con rami ad arco. Si citano poi altri alberi monumentali nei comuni di Venafro (Oliveti secolari), Isernia (Pino domestico), Castelpetroso (Querce), Pietrabbondante, San Pietro Avellana, Carovilli, Pescolanciano (cerri e faggi). Molti grandi alberi si trovano inoltre nei centri abitati in piazze o in vicinanza di casolari come ad esempio maestose Roverelle a Rocchetta a Volturno, ad Acquaviva di Isernia ed inoltre tigli con la loro folta chioma vicino chiesette di campagna in località S. Ilario nel comune di Montenero Valcocchiara, a Sessano del Molise all’angolo della Chiesa di Madonna degli Angeli e nei comuni di Frosolone e Longano. Platani secolari si trovano in molti centri abitati tra cui Isernia. A Venafro stupendi oliveti millenari dell’epoca sannita. Alcuni di questi oliveti presentano delle grosse cavità rimanendo solo dei grossi tronchi.