Benvenuti su 'Molise Alberi', il blog dedicato agli alberi secolari e ai boschi rigogliosi della regione Molise. Scopri le storie, le curiosità e le meraviglie nascoste dietro ogni tronco e foglia
In località le Forme nel Comune di Pizzone ai confini con il territorio del comune di Alfedena numerosi faggi sparsi con le loro “forme” strane. Tra questi un grande faggio che con i suoi tronchi che partono quasi tutti da terra. Ne abbiamo contati 5. Si allarga imponente a dominare la grande valle sottostante. Sullo sfondo innevato Monte Meta.
Gli chiamiamo “monumenti della natura” anche per le loro stranezze come alcuni faggi presenti in località “Le Forme” nel comune di Pizzone. Si tratta di faggi “policormici” con tronchi che crescendo insieme raggiungono circonferenze di tutto rispetto. Difficile, in alcuni casi, stabilire qual’e il tronco principale, delle volte appaiono talmente uniti che risulta complesso misurare la loro circonferenza, a 130 cm da terra . Alcuni di questi si trovano sul pianoro delle “Forme” a 1400 metri sul livello del mare nel Comune di Pizzone, nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ho misurato alcuni faggi con più fusti, le circonferenze del tronco sono di circa 9 metri, ma sono quelle esterne, con alcuni tronchi sviluppati un po’ a distanza da quello che possiamo considerare il principale.
L’ esemplare nella foto seguente ha 6-9 tronchi che partono più o meno da terra , ma ad una certa distanza appare come un unico albero maestoso con una circonferenza misurata di 680 cm.
Girando tra grandi faggi di questi luoghi sia in inverno che in primavera (ce ne sono 4-5 davvero belli) e stare un po’ seduti sulle panchine a guardarli ci fa sempre pensare che siamo in un bosco delle “fiabe”.
Pizzone, è un paese che ha un territorio ricco di boschi e di grandi alberi. Dalle bellissime faggete delle località le Forme, dall’ Acero di Valle Ura, tra i più grandi d’Italia, da diverse querce secolari in vicinanza del proprio centro abitato. In località Fonte Vetica intorno la chiesetta di Santi Giovanni e Paolo abbiamo trovato 3 piante. Due sono ubicate ai margini di una strada vicino un area pic-nic con tavoli e una fontanella, l’altra lungo una carrareccia. Una di questa è censita come albero monumentale ed inclusa nell’elenco nazionale è ha il tronco un po’ inclinato. Insieme fanno un unico spettacolo di chiome. Le circonferenza del tronco sono di 405 cm, e di circa 390 cm. La zona è ideale per stare un po’ in compagnia con questi monumenti della natura. L’unica nota storta è una recinzione e un muretto in pietra vicino i loro tronchi e un po’ di rifiuti (bottiglie di plastica ecc..) sotto le loro chiome. Una branca della roverella più grande è stata tagliata. Ecco alcune foto.
Speriamo di poter tornare in primavera quando cominciano a comparire le prime foglie per scattare altre foto
Se qualcuno è alla ricerca di un acero che sia fra i più grandi d’Italia, che sia di aspetto assolutamente singolare e che sia dotato di una storia straordinaria, eccolo servito: il monumentale Acero di Valle Ura, in comune di Pizzone, in pieno Parco Nazionale d’Abruzzo; è l’albero che fa al caso suo. La singolarità dell’albero sta nel fatto che, in realtà, esso è costituito da due aceri distinti, saldati alla base fino a un paio di metri di altezza. La circonferenza dell’insieme, all’altezza di m. 1,30 dal suolo era di m. 6,60 nel 1988. Si può ipotizzare che nei 25 anni trascorsi essa possa essersi incrementata di diversi centimetri. Uno dei due tronchi è cavo tanto che può contenere tranquillamente un uomo in piedi.
Secondo i montanari di Pizzone, sull’Acero veglierebbe un qualche sortilegio. Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai tutte le valanghe che da secoli scendono giù per il canalone di Valle Ura, schiantando tutti i faggi che incontrano sul loro cammino, si limitano a sfiorare il suo piede senza mai travolgerlo. La ragione risiederebbe in un patto che antichi briganti fecero con il diavolo. Essi avrebbero nascosto un tesoro frutto delle loro rapine sotto il terreno nella cavità dell’acero. Per assicurarsi la protezione di Satana, essi gli avrebbero sacrificato un neonato, sgozzandolo sopra il terreno che copriva il tesoro. Da allora, il diavolo ha sempre mantenuto il patto di sangue stipulato sì che, ogni volta che qualcuno si azzarda a tentare di trafugare il tesoro, all’improvviso attorno all’acero si scatena una tempesta di vento, pioggia e fulmini che mette in fuga gli incauti.
Si racconta che una volta, in piena notte, alcuni montanari avrebbero tentato l’impresa. Giunti davanti all’acero, furono raggelati da due occhi gialli, fosforescenti, che li fissavano dal fondo della caverna. Si trattava probabilmente di un gufo o un animale simile, ma si conoscono bene gli effetti della paura. Gli ardimentosi se la diedero a gambe senza più tornare indietro.
da Gli Alberi di Valido Capodarca
I particolari in: Abruzzo, sessanta alberi da salvare – Edizioni Il Vantaggio – Firenze, 1988.
Precedente articolo con fotografie ed ubicazione dell’acero a questo link
Specie: Acero Montano Nome scientifico: Acer pseudoplatanus L., 1753 Circonferenza: 5 mt circa Altezza: 15 metri
Non potevamo non pubblicare la foto dell’amico Giovanni che abbraccia un acero montano un po’ in pendenza. Non c’è solo il grande Acero di Valle Ura, adesso possiamo indicare anche il grande Acero in vicinanza di località Le Forme meglio conosciuta come Valle Fiorita. Giovanni l’ha misurato e secondo noi come si dice “ad occhio e croce” ha una circonferenza intorno ai 5,00 mt e per un acero montano non è poco.
Ci si arriva partendo dal Pianoro le Forme dopo circa 45 minuti direzione la Metuccia. Giovanni ci ha detto che non é stato facile trovarlo, ma la perseveranza premia. Per chi vuole farsi un giro, sempre dietro autorizzazione da parte del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, le coordinate con sistema di riferimento WGS84 sono 41°41’05.24″N, 13°58’19.30″E.
Si sale dall’abitato di Pizzone verso il pianoro delle Forme per una strada con molti tornanti. Scenari e posti per noi sempre affascinanti ed incantevoli nelle quattro stagioni dell’anno. Noi preferiamo l’inverno, con la neve. Siamo a quota 1400 mslm sul pianoro chiamato “Le Forme”. Molti lo conoscono come “Valle Fiorita”. Un lago é presente nel periodo autunno-invernale per l’accumulo delle acque provenienti dallo scioglimento delle nevi. In estate animali al pascolo. Boschi che rappresentano un mondo da “favola” con gli sfondi delle montagne della Meta, della Metuccia, di Monte Miele della lunga Valle Pagana.
Qui il faggio domina incontrastato fino al limite superiore del bosco a quota 1650-1700 mslm. Siamo nel “cuore” della catena Montuosa delle Mainarde e dei Monti della Meta. Punto di partenza per escursioni a Passo dei Monaci, la Meta, Prati di Mezzo, Val Canneto, Biscurri e ancora più lontano. Acqua e faggete sono le parole chiave di questi luoghi. Molti faggi sono stati censiti come monumenti naturali. Si trovano un po’ sparsi, difficile poi ritrovarli. Ne abbiamo individuati e fotografati alcuni a sud e ad est del pianoro e indicati con alcuni cerchietti nella cartografia allegata. Sono monumenti naturali non solo per il loro diametro del tronco, ma anche per la loro chioma, le forme dei rami e la particolare bellezza. Nelle caldi estate questi sono luoghi per riposare sotto “grandi faggi” evitando di lasciare i rifiuti “plastici”.
Ecco una cartografia tematica dell’area, tra i più bei posti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, siamo a Pizzone in Molise.
Alcune foto di questi faggi che hanno una circonferenza variabile da 4,50 a 5,50 metri sono in alcuni casi con due e tre fusti uniti, che poi si dividono. Migliaia di foto si trovano scattate nelle faggete di Valle Fiorita e dintorni. Noi abbiamo cercato di fotografare le faggete ma per i pochi spazi di veduta ci è risultato difficile in alcuni casi, forse meglio così, meno disturbo alle faggete.
Specie: Acer pseudoplatanus L. Nome Comune: Acero Montano Circonferenza (mt): 6.60 Stato Vegetativo: buono tranne il fusto cavo diviso subito in 2 grossi tronchi Altezza (mt): 25-30 Età (anni): 400-500
Nessuno sa che quest’ Acero è tra i primi 5 più grandi d’Italia. Qualche primato c’è anche qui in Molise. L’amico Francesco Nasini che ha scritto un bellissimo libro sui grandi Alberi d’Abruzzo ha trovato di meglio dai nostri cugini abruzzesi a Pescasseroli, non solo a Monte Tranquillo.
Gli Aceri Montani con circonferenze superiori a 5,50 mt nascosti nelle faggete non è semplice trovarli . Oltre all’età plurisecolare un Acero montano con una circonferenza di 6,60 mt risulta sempre più complicato incontrarlo. Sfidiamo chiunque a dimostrarci il contrario. A Pizzone quasi tutti lo conoscono e pensiamo che la gente è orgogliosa del loro grande Acero, un vero Re.
Un signore nel 2005 ci fece vedere una gigantografia dell’albero composta da 6-7 fotografie sovrapposte per una lunghezza di 70-80 cm. Ciò a dimostrare la grandiosità e l’affetto per l’albero. Nella foto si vede Vincenzo che esce dalla cavità del tronco solo con la testa, eppure Vincenzo sta in piedi all’interno dell’albero. 2-3 persone vi entrano tranquillamente, dipende dalla loro circonferenza toracica non tanto dall’altezza. Quest’Acero deve essere scampato per secoli a intemperie e pericoli di frane, al peso della neve, al vento e ai tagli e alle valanghe.
Sembra che una valanga nel 2002 o 2003 abbia fatto danni alle specie in vicinanza, ma lui si è salvato. Un miracolo che è rimasto ancora lì, secondo noi per due motivi: il primo è che la natura ci fa dei “belli scherzi” e il secondo perché è un pò difficile da raggiungere se non si è esperti del luogo. Forse e meglio così.
All’Acero ci si può arrivare dalla strada che da Pizzone porta sul Pianoro delle Forme (denominato anche Valle Fiorita). Si percorre la tortuosa asfaltata con l’automobile per circa 7 km (meglio a piedi) poi a sinistra si prende un sentiero a circa 1250 mtslm vicino un fontanile. Il sentiero passa all’interno di un bellissimo bosco di faggio. Lo si percorre per circa 1-2 km. Poi le tracce si perdono e comincia la vera ricerca dell’albero. Qui si sale sempre più e l’Acero dovrebbe essere su una quota intorno ai 1680 mtslm. Bisogna mantenere le forze fino alla fine visto che l’ultimo tratto è davvero difficile per le forti pendenze ma bisogna insistere e se è possibile farsi accompagnare dalle guardie del parco nazionale d’abruzzo lazion e molise o da persone conoscitori del luogo