Benvenuti su 'Molise Alberi', il blog dedicato agli alberi secolari e ai boschi rigogliosi della regione Molise. Scopri le storie, le curiosità e le meraviglie nascoste dietro ogni tronco e foglia
Nome comune: Faggio pendulo Altezza stimata (m): 18/20 Circonferenza (misurata a circa 130 cm da terra): 100 cm
Numero esemplari: 1 Tipo: Albero singolo Proprietà: pubblica Indicazioni per raggiungere l’albero: Piazza Roma a Besana è la Piazza centrale di fronte al comune Via/c.so/piazza: Via Roma Località: Parco comunale Filippini Comune di Besana in Brianza (MB)
Ambiente Urbano: Verde pubblico
La pianta viene segnalata per: Forma o portamento particolari Valore storico-culturale
Descrizione della motivazione: perlomeno ha 200 anni
Altre informazioni: impossibile da non trovare
FAGGIO PENDULO a BESANA IN BRIANZA (MB) segnalato da Fabrizio Mapelli – Carate Brianza
Nome comune: Faggi Nome scientifico: Fagus sylvatica Altezza stimata (m): 24 Circonferenza (misurata a circa 130 cm da terra): 750 cm
Numero esemplari: 4 Tipo: Alberi in gruppo Fusti: L’albero ha un solo fusto
Di chi é l’albero monumentale: Regione Campania Proprietà: pubblica Località: Monte Faito Comune di Vico Equense (NA)
La pianta viene segnalata per: Valore storico-culturale Valore paesaggistico
Descrizione della motivazione: Sono 4 faggi secolari di circa 400 anni che bordavano le neviere utilizzate un tempo x la raccolta della neve.La neve ghiacciata veniva portata a valle in penisola sorrentina x il commercio del ghiaccio.
Minacce: Instabilità del terreno
Altre informazioni: Ho inviato la documentazione e la scheda tecnica compilata al Corpo Forestale dello Stato di Napoli ed a Roma al CITES. Spero che queti alberi di grande valore storico possano essere iscritti agli alberi monumentali d’Italia perchè maestosi e di grande valore storico. Fino ad oggi sono stati dimenticati
FAGGI a VICO EQUENSE (NA) segnalato da Dario Russo – Napoli
Sono 4 faggi secolari di circa 400 anni che bordavano le neviere utilizzate un tempo x la raccolta della neve.La neve ghiacciata veniva portata a valle in penisola sorrentina x il commercio del ghiaccio.
Si sale dall’abitato di Pizzone verso il pianoro delle Forme per una strada con molti tornanti. Scenari e posti per noi sempre affascinanti ed incantevoli nelle quattro stagioni dell’anno. Noi preferiamo l’inverno, con la neve. Siamo a quota 1400 mslm sul pianoro chiamato “Le Forme”. Molti lo conoscono come “Valle Fiorita”. Un lago é presente nel periodo autunno-invernale per l’accumulo delle acque provenienti dallo scioglimento delle nevi. In estate animali al pascolo. Boschi che rappresentano un mondo da “favola” con gli sfondi delle montagne della Meta, della Metuccia, di Monte Miele della lunga Valle Pagana.
Qui il faggio domina incontrastato fino al limite superiore del bosco a quota 1650-1700 mslm. Siamo nel “cuore” della catena Montuosa delle Mainarde e dei Monti della Meta. Punto di partenza per escursioni a Passo dei Monaci, la Meta, Prati di Mezzo, Val Canneto, Biscurri e ancora più lontano. Acqua e faggete sono le parole chiave di questi luoghi. Molti faggi sono stati censiti come monumenti naturali. Si trovano un po’ sparsi, difficile poi ritrovarli. Ne abbiamo individuati e fotografati alcuni a sud e ad est del pianoro e indicati con alcuni cerchietti nella cartografia allegata. Sono monumenti naturali non solo per il loro diametro del tronco, ma anche per la loro chioma, le forme dei rami e la particolare bellezza. Nelle caldi estate questi sono luoghi per riposare sotto “grandi faggi” evitando di lasciare i rifiuti “plastici”.
Pizzone – Alfedena Cartografia località Le Forme e l’ubicazione di alcuni esemplari di faggio
Ecco una cartografia tematica dell’area, tra i più bei posti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, siamo a Pizzone in Molise.
Pizzone Cartografia località Le Forme
Alcune foto di questi faggi che hanno una circonferenza variabile da 4,50 a 5,50 metri sono in alcuni casi con due e tre fusti uniti, che poi si dividono. Migliaia di foto si trovano scattate nelle faggete di Valle Fiorita e dintorni. Noi abbiamo cercato di fotografare le faggete ma per i pochi spazi di veduta ci è risultato difficile in alcuni casi, forse meglio così, meno disturbo alle faggete.
Specie: Fagus sylvatica var atropurpurea; Circonferenza: 335 cm; Altezza: 23 mt; Età: 100 anni.
Faggio Rosso di Saint VIncenT Fonte: Alberi monumentali della Valle d’Aosta
Ma esistono i faggi rossi? di solito conosciamo gli aceri. Eppure i faggi rossi Fagus sylvatica varietà atropurpurea (alcuni purpurea), si coltivano e sono molto attraenti. Le faggiole di forma triangolare in capsule spinose sono commestibili. Le foglie sono rosso brune splendenti. Il lato inferiore è verde tendente al blu, la colorazione autunnale è arancio, quella autunnale è giallo-arancio.
In effetti parlando di faggi c’è anche qui grande variabilità: il portamento, la forma e il colore delle foglie per cui anche riconoscerli e classificarli risulta sempre difficile. Il faggio rosso descritto anche da Tiziano Fratus nel suo libro “La Linfa nelle vene” sta a Saint Vincent in Viale Piemonte in un giardino di una casa privata, ed è il più grande della regione Valle d’Aosta. Forse perchè sta vicino al Casinò.
R’ Fajone o meglio “r’faone” il più grande faggio d’Italia con una circonferenza misurata di 7,20 mt da Valido Capodarca comincia a perdere qualche pezzo.
Come lui stesso afferma:
“Eh, sì. Credo che il destino del più grande faggio d’Italia sia questo, speriamo il più tardi possibile, magari fra cento anni: una tempesta di vento, più forte del solito, lo farà crollare al suolo, col tronco spezzato a pochi metri da terra. Intanto continuiamo a godercelo!
Nelle foto si vede il buco nel tronco in basso e un ramo spezzato che cadendo ha rotto parte della staccionata sottostante.
Riprendiamo con grande emozione ciò che ha scritto Valido Capodarca nel nostro gruppo facebook (molisealberi).
Il RE FAJONE – CHE EMOZIONE!
Può capitare anche a un incallito cercatore di alberi, di emozionarsi, anche dopo 34 anni di ricerche e migliaia di grandi alberi esplorati, visti, toccati. Può capitare, quando si ha la ventura di trovarsi al cospetto di “Sua Maestà” il Re Fajone, dopo averlo in precedenza solo conosciuto di fama, o in foto.
L’eccezionale personaggio abita a Vastogirardi (IS) e lo si raggiunge attraverso un agevole cammino di mezz’ora a piedi, lungo un sentiero che parte dalla Masseria San Nicola, un edificio che si trova lungo la strada che porta da Vastogirardi a San Pietro Avellana.
La circonferenza del suo fusto, rigorosamente misurata all’altezza di m. 1,30 dal suolo, è di m. 7,23. Salvo smentite che non si vede da quale parte possano arrivare, si tratterebbe del record italiano, e forse europeo, per un faggio con fusto monocormico. L’altezza complessiva dell’albero è di circa 40 metri.
Lo stato del fusto risente della non lieve età e si presenta con ampi vuoti all’interno. Lungo il fusto, alto non meno di venti metri, in alcune cavità con legno marcio si sono annidati degli sciami di vespe.
L’albero è meta di numerose visite e spesso è la nostra accompagnatrice, Anna Scocchera, a far loro da guida, riscontrando sempre lo stesso stupore e gli stessi elogi da parte dei visitatori. Di recente il comune ha voluto agevolare l’avvicinamento al gigante costruendo una utile e non impattante gradinata con tronchi di legno sugli ultimi quaranta metri (i più ripidi) del percorso.
A proposito del nome di Re Fajone, è la stessa Anna Scocchera a informarci che esso è dovuto a un equivoco generato da un giornalista. In realtà, il nome originario sarebbe “Faone” , ma la pronuncia locale inserisce una lieve “i” fra la “a” e la “o”; abbiamo così: Fajone. Per maggiore esattezza, la dicitura fa precedere il nome dall’articolo determinativo “il”, che, in gergo locale si dice “r”. Perciò “Il Faggione” diventa “’R Faione”. Intorno al 1980, un giornalista, involontariamente, aggiunse una “e” alla R e il nome divenne “Re Fajone”. Oggi si sta cercando di far tornare in auge il nome originario, apponendo dei cartelli con scritto “Faone” lungo il percorso. Il mio consiglio è di lasciare invariato il nome corrente: Il Re dei faggi italiani, ha ben il diritto di fregiarsi del titolo.
Un sentito grazie a Valido Capodarca che ci ha raggiunto qui in Provincia di Isernia per parlare e scrivere di grandi alberi.
Come scritto nel nostro gruppo di facebook dal più famoso cercatore di alberi, Valido Capodarca: “Il primatista assoluto, in Italia, in quanto ad alberi dedicati al proprio nome, è certamente San Francesco. Fra Centro e Nord Italia sono almeno una decina gli alberi che lo ricordano”. Noi di molisealberi riprendendo un po’ di spunti bibliografici abbiamo fatto un elenco di tre alberi di San Francesco, con una breve descrizione. Oggi tutto è dedicato a San Francesco.
Partiamo da Assisi località Eremo delle Carceri. Qui ci sono due lecci censiti nel 2008 dalla Regione Umbria indicati con codice pianta 001 e 002. Il primo ha una circonferenza di cm 200 altezza mt 5 larghezza chioma mt 4. Il secondo circonferenza di cm 360 altezza mt 21 larghezza chioma mt 16. Storie e miracoli si associano a questi luoghi dove Francesco pregava e contemplava. Boschi di leccio grotte e pietre sono i testimoni della vita del Santo di Assisi.
Leccio Eremo delle Carceri
Andiamo ora a Rivodutri in provincia di Rieti frazione Cepparo a quota intorno i 1230 mtslm dove c’è un faggio con una forma particolare con rami che si intrecciano ad ombrello dove la leggenda narra che Francesco si riparò da un temporale. Le dimensioni dell’albero sono 8 mt di altezza, la circonferenza è di 400 cm L’età oscilla intorno ai 250 anni (Fonte: Alberi monumentali del Lazio di Valido Capodarca). Capodarca lo definisce: originalissimo, un gigantesco cespuglio con i tronchi più grandi un po’ rovinati oggi come “radice quadrata” di una pianta madre (vecchio faggio di San Francesco che sta morendo ) in un nuovo faggio di San Francesco.
Si tratta comunque di fusti obliqui con rami contorti. Se l’albero ha 250 anni e San Francesco è vissuto 800 anni fa, qualcosa non quadra, ma a noi piacciono le leggende sugli alberi di San Francesco. Ci avviciniamo alle sue creature (non solo gli alberi), alla sua spiritualità, alle sue Lodi, al Creato, alla Natura, alla nostra sorella e madre Terra; “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”. Questo faggio forse è un discendente di quello originario. E’ stato, in questi 800 anni, sempre un faggio un po’ particolare e magico, come dalla foto, e a noi basta questo.
Il Faggio di San Francesco
Dopo il leccio e il faggio uno dei dieci monumenti della natura da non perdere in Italia come dice Tiziano Fratus nel suo manuale del: “Perfetto cercatore di Alberi è il cipresso di San Francesco a Verrrucchio in provincia di Rimini. La targhetta dell’albero dice: Piantato da San Francesco nel 1213. Età 800 anni.” Circonferenza base cm 530. Altezza 25 mt.
Che dire di questo Cipresso, qui intorno all’albero e nel chiosco del Convento di Santa Croce si respira aria miracolosa. E’ una rarità anche per gli studiosi di alberi. Possiamo dire, qui si ferma un po’ la scienza che cede il posto alla fede e alla religione. Se non vuoi ardere, cresci ? diceva Francesco al suo bastone che non riusciva a bruciare. Così buttandolo a terra nacque il nostro Cipresso. L’albero oggi sta ancora in piedi dopo aver perso la cima e grazie anche ad alcuni sostegni. Il tronco è legato con filo di ferro e una cintura arrugginita.
Tiziano Fratus, osservatore attento di alberi, dice che nel 1800 la cintura arrugginita era stata applicata per poter tenere insieme le diverse branche, dopo che i soldati napoleonici tentarono di bruciarlo. Questo Cipresso, si legge dai giornali di oggi, è stato clonato per donarlo all’attuale papa Francesco. E’ uscita una piantina alta 40 centimetri diretta discendente del cipresso che 800 anni fa piantò San Francesco.
UnAlbero forte, storico, leggendario, miracoloso, favoloso, imponente non ci vengono in mente altri aggettivi. Ci sono altri Cipressi di età superiore a 600-700 anni Capodarca classifica al secondo posto quello di Toffia (messo un po’ male) in provincia di Rieti e Fratus un cipresso alle cinque Terre in Liguria di 800 anni e a Grizzana in Provincia di Bologna in frazione La Scola con circonferenza di cm 550 Si tratta quindi di Cipressi che per circonferenza e per altri parametri arrivano all’età in cui visse San Francesco. Continueremo nei prossimi giorni a parlare di grandi alberi di San Francesco e delle loro storie e leggende.
Specie: Fagus sylvatica L Nome Comune: Faggio Circonferenza (mt): 5,80 Stato Vegetativo: mediocre Altezza (mt): 30 Quota slm (mt): 1250
Siamo vicino al lago di Civitanova del Sannio (IS) sulla strada per Sant’Egidio di Frosolone in località Fonte della Contessa. Un bivio ci porta su una brecciata per un breve tratto. C’è un boschetto. Qui alcuni faggi. Troviamo il più grande, il più alto e il più strano con tronco doppio alla fine e branca a ciuffo.
L’albero comunque non sta tanto bene. Il tronco unico in basso è un po’ messo male. Qualche problema interno. Siamo a sud della zona della Montagnola vicino il lago di Civitanova o meglio lago di San Lorenzo. Un lago “strano” perchè l’acqua delle volte c’è e poi scompare. Ecco le foto del lago “fantasma”.
Il lago di Civitanova o di San Lorenzo maggio 2007 con acquaIl Lago di Civitanova anno 2012 senza acqua
C’è sicuramente un inghiottitoio che in tempi brevi e dopo alcuni giorni da abbondanti piogge fa allontanare l’acqua. Il faggio è qui vicino assieme ad altri esemplari in un ambiente, quello della Montagnola, ancora un po’ selvaggio tipo Far West. Ci sono in giro cavalli e animali al pascolo, almeno nel periodo primaverile-estivo.
Diametro del tronco di tutto rispetto mt 5,80. Tronco un po’ dritto poi si dirama in due. E’ ubicato in una piccola conca. Censito nell’elenco degli alberi monumentali della Regione Molise nell’anno 2009 nel Comune di Civitanova del Sannio in Località Valle Banca. L’albero fa vivere forti emozioni a chiunque ho portato a farlo vedere. Non ci si aspettava un vecchio grande faggio. Speriamo che possa resistere un’altro po’ di anni, ormai è dal 2006 che lo conosciamo.
Emette poche foglie e solo nella parte alta. La chioma è molto ridotta con rami secchi. Il tronco vale la pena abbracciarlo. Non sappiamo l’età ma 200-250 anni li potrebbe avere.
Il tronco del faggio che poi si biforca con una branca laterale. Alcuni rami secchi