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Capracotta Monte Civetta un “Tasso”

Autunno in Alto Molise nel Comune di Capracotta da Monte Capraro e Monte Civetta si vedono ampi panorami e boschi di faggio.

Lungo la cresta di Monte Civetta a quota 1676 mtslm si vedono le foglie giallo rosse dei faggi. Sparsi altri colori quelli verdi degli aghi dei tassi, che non sono animali, ma piante chiamate “gli alberi della morte” perchè contengono degli alcaloidi velenosi. Nella faggeta di Monte Civetta in aree rocciose dove le piante rimangono spesso piccole e contorte emerge un tasso di di altezza di circa 8-10 metri. Grazie all’amico Michele abbiamo scoperto questa pianta di grandi dimensioni, forme e portamento. Pur avendo diversi tronchi esso appare unico con una chioma molto ampia. I sui aghi di colore verde scuro toccano a quasi a terra. Impressionante la sua capacità di “resistenza” nel vivere in un ambiente difficile. Del resto il suo legno è molto duro, usato in passato per costruire gli archi. Gli uccelli fanno il loro lavoro per diffondere questa pianta. Mangiando gli arilli, che non sono proprio dei frutti, rilasciano i semi. Questi semi possono rimanere molto tempo nel terreno prima di germinare, poi la pianta cresce molto lentamente Come spesso accade le foto non sempre rendono l’idea della sua grandezza. Non sapremo mai la sua età.

Civitanova del Sannio un faggio tricormico

Siamo sulla montagnola molisana tra pascoli e faggete, zone spesso meno conosciute e frequentate se non nei periodi estivi. Cavalli, bovini pecore brucano l’erba nell’area del lago di Civitanova chiamato anche lago di San Lorenzo. Qualche macchina e ciclisti sulla strada che sale dal Comune di Sessano nell’area. L’asfaltata costeggia a monte per un breve tratto il lago e poi scende in direzione di Frosolone. L’acqua nel lago ad agosto e settembre di solito non c’è, solo in inverno e con le piogge si creano dei “pantani”. Si nota da lontano una casetta rifugio su una piccola collinetta che sovrasta il lago. Scendendo nell’area del lago sulla brecciata a destra si vedono alcuni faggi ma anche numerose piante di felci e cardi. Gli animali al pascolo sanno cosa scegliere. Tra alberi sparsi un faggio tricormico con una chioma molto alta e larga e di tutto rispetto. Circonferenza circa 6 metri. “Impressioni e colori verdi e grigi di Settembre


Un faggio tricormico con fusti cilindrici quasi tutti uguali. Una perfezione della natura

Frosolone Colle dell’Orso un “faggione” di tutto rispetto

Colle dell’Orso di Frosolone, quota massima 1393 mslm, siamo nella Montagnola molisana, luoghi dove pascoli, boschi di faggio, “morge” con qualche laghetto indicano un paesaggio tipico dell’appennino molisano. Le morge, le pietre, le rocce in genere sono termini molto comuni in queste aree del Molise. Esempi tipici sono le morge di Bagnoli, di Duronia, di Salcito, di Pietracupa. A Frosolone ci sono le Morge della Commare, le Morge Molise, c’è anche una Contrada che si chiama: “Morgia carissimi”. I boschi di faggio della zona di Colle dell’Orso hanno un grosso valore non solo dal punto di vista economico ma svolgono una anche funzione ricreativa, turistica di difesa idrogeologica e luoghi per la conservazione della biodiversità. Girando a settembre tra questi boschi si sono incontrati alcune piante di grande dimensione. In particolare ci ha colpito un grande faggio con un tronco in cui si evidenziano i segni del suo tempo proprio tra pascoli e il bosco Esso può essere considerato un “vero signore” tale da essere habitat ideale di insetti e uccelli. L’enorme proiezione della chioma misurata a terra è stata di circa 25 metri la circonferenza sopra i 410 cm. Non è stato facile misurarlo visto che una sua parte si è sviluppato in una scarpata.

Pizzone tra i grandi faggi di località le “Forme”

Gli chiamiamo “monumenti della natura” anche per le loro stranezze come alcuni faggi presenti in località “Le Forme” nel comune di Pizzone. Si tratta di faggi “policormici” con tronchi che crescendo insieme raggiungono circonferenze di tutto rispetto. Difficile, in alcuni casi, stabilire qual’e il tronco principale, delle volte appaiono talmente uniti che risulta complesso misurare la loro circonferenza, a 130 cm da terra . Alcuni di questi si trovano sul pianoro delle “Forme” a 1400 metri sul livello del mare nel Comune di Pizzone, nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Ho misurato alcuni faggi con più fusti, le circonferenze del tronco sono di circa 9 metri, ma sono quelle esterne, con alcuni tronchi sviluppati un po’ a distanza da quello che possiamo considerare il principale.

I grandi faggi policormici di località Le Forme a Pizzone
alcuni con circonferenze superiori ai 6 metri

L’ esemplare nella foto seguente ha 6-9 tronchi che partono più o meno da terra , ma ad una certa distanza appare come un unico albero maestoso con una circonferenza misurata di 680 cm.

Un grande Faggio di 680 cm

Girando tra grandi faggi di questi luoghi sia in inverno che in primavera (ce ne sono 4-5 davvero belli) e stare un po’ seduti sulle panchine a guardarli ci fa sempre pensare che siamo in un bosco delle “fiabe”.

Faggione con un insieme di tronchi di circonferenza di cm 920

Campochiaro Oasi WWF Località Chianetta un grande faggio

E’ un faggio bicormico quello che abbiamo incontrato casualmente a circa 1100 mslm sul sentiero CAI n.128 nel Comune di Campochiaro. Ci troviamo nelle faggete del Matese; ci sono agrifogli sparsi, il loro verde sembra più intenso quando c’è neve a terra. L’albero ha una chioma considerevole, emerge con la sua maestosità sulle altre piante in vicinanza. Boschi sempre incantevoli quelli che si vedono percorrendo la strada che dalla diga di Arcichiaro nel Comune di Guardiaregia sale fino al quadrivio della “Casella” al confine con la Regione Campania. Inoltrandosi poi nelle faggete e seguendo i sentieri altri grandi alberi sono sicuramente nascosti alla nostra vista, ma il cercatore di alberi, non si dovrebbe fermare quasi mai.

Roccamandolfi località campo le fosse un faggio da 500 cm e una fiat 500 gialla

Roccamandolfi il grande faggio di Campo le Fosse (foto di Michele Minotti)

Siamo sui monti  del Matese, ci siamo incontrati con gli amici di Molise Explorer che organizzano  da diversi  anni dei trek tour, sempre  interessanti, soprattutto  dopo le camminate, per gli ottimi cibi a base di formaggi, salumi, dolci  vino e altre bevande che ogni escursionista condivide con gli altri.  Quando si parla di Roccamandolfi viene da pensare al “brigantaggio” e alla  forra del torrente Callora. Il territorio del comune ha luoghi spesso inaccessibili, che erano stati in passato nascondigli per i briganti, la forra invece è ideale per chi fa torrentismo. E’ facile perdersi nelle faggete se non si ha un po’ di senso di orientamento. C’è stata una breve nevicata la notte prima dell’escursione, l’aria mattutina come si dice è “frizzante”, anche se non so cosa significa, penso sempre ad un buon “spumantino”. Con Michele, che ci fa da guida, dovremo percorrere ad anello 11 km.  Speriamo di trovare anche qui, a quota sopra i 1300 mslm,  qualche grande faggio. Si parte dall’accogliente rifugio-ristorante Guado la Melfa, per il  pianoro di Campitelli. Ci fermiamo a vedere una vecchia fiat cinquecento, si parla delle loro “avventure”  sulla neve;

Le vecchie 500 vanno un po’ dappertutto. Pensavo, potremo trovare anche un bel faggio con circonferenza del tronco da 500 cm. Leggiamo i toponimi sulla cartografia: Monte Valle dei Lupi, Monte Morzone, Serra delle Vallocchie scure, Campo delle Fosse, Colle del Caprio. Sono nomi di luoghi come da film di avventura, affascinanti, ombrosi spesso per la presenza di estese faggete intervallate qua e la da  pianori,  rocce e creste affioranti. I faggi sono quasi tutti uguali,  qualcuno più vecchio è stato segnato sul tronco con una vernice gialla perchè  in una zona  SIC (sito della rete natura 2000) occorre lasciare piante da destinare all’invecchiamento indefinito. I faggi che sono spesso policormici, con più fusti derivanti da ceppaie, ci raccontano sempre  la  storia forestale e non solo di un luogo. Notiamo piante martellate, con qualche “NO” scritto in rosso sui tronchi a far capire a chi dovrebbe tagliarli che deve lasciare sempre “il meglio” di una pianta, per la rinnovazione del bosco e per le leggi della natura e dell’uomo. Seguiamo delle piste di esbosco e un sentiero  non sempre evidente che sulla carta escursionistica del Matese è indicato con il numero 100 DM (Dorsale Matese), Siamo ai confini  con la Campania, i panorami dalle creste rocciose  a sud ovest affacciano sul territorio di  Letino  (Sorgenti dell’acqua Lete) come Michele esperto  conoscitore del Matese e in particolare dell’Alto Molise ci descrive. Si vede l’ampio  pianoro del  lago Matese. Il sentiero CAI n.100 continua per Colle Tamburo e Monte Miletto (la montagna più alta della catena a 2059 mslm). Appena le pendenze per Colle Tamburo si fanno più elevate, il nostro gruppo di escursionisti devia per chiudere l’anello, sempre tra faggi grandi e piccoli spesso con i classici rami ondulati e contorti anche per l’azione del vento, qui sempre presente. Entriamo in un pianoro che dalla foto di google earth sembra un triangolo. Siamo  in località campo le fosse a quota intorno i 1400 mslm . Si vede un esemplare isolato di faggio. Questa pianta, merita per le sue dimensioni e forma. Per deformazione professionale, sono il primo ad accorgermi della sua maestosità. Ci fermiamo,  rollina intorno al  tronco, si misura  più volte la circonferenza media è di 500 cm., come la fiat 500 incontrata stamattina. Il numero 500 ci ha portato fortuna. La pianta nella sua veste invernale ha una chioma di grande impatto visivo ai margini del pianoro, è riuscita a crescere senza molte difficoltà, senza che l’uomo sia intervenuto. Le branche e i rami sono disposti in modo regolare.  Il colore verde intenso del  muschio sul tronco, qualche cavità,  non si evidenziano segni particolari di sofferenza.  Siamo in inverno e in riposo vegetativo, bisogna tornare a primavera per veder meglio il  nuovo spettacolo della sua ampia chioma.

La fine di un grande re

Il fajone o faon o r’ faone poi chiamato da tutti il “re fajone” è caduto al suolo nella notte tra il 29 e 30 Novembre 2017 .Quella notte tirava in zona un forte vento. Aveva forse più di 300 anni ed era tra i primi faggi in Italia monocormici ad avere una circonferenza del tronco che si avvicinava ai 700 cm . Si può solo dire che non tutto è perduto, almeno per la parte di tronco rimasta saldamente al suolo con un ramo laterale che ancora è in grado, speriamo, di tirar fuori nuovi germogli e foglie. Sarebbe auspicabile far rimanere il tutto come prima togliendo solo rami, branche e frascame secco.  Nella cavità del tronco una volta eliminate le parti “marcescenti” potrebbe ridare dei nuovi “polloni”. Madre natura è sempre maestra, ma non sappiamo come si comporterà. Siamo stati a Vastogirardi nel bosco in località San Nicola nel pomeriggio del 01/12/2017. Ecco alcune foto:

Pescocostanzo il grande faggio del Bosco di Sant’Antonio in autunno

Per chi va in giro nei boschi e alla ricerca di grandi alberi in Abruzzo e Molise deve almeno una volta andare a fotografare i maestosi esemplari di faggi, aceri e perastri del bosco di Sant’Antonio nel comune di Pescocostanzo. Siamo nelle vicinanze della  “Majella” la montagna madre,  tra Monte Rotella e Monte Pizzalto.  Abbiamo acquistato una pubblicazione del Parco, dal titolo:” Alberi e boschi di interesse monumentale del Parco Nazionale della Majella”,  anno 2016 ed è stata la nostra guida. Nel volume sono raccolti censiti e fotografati gli alberi e anche i boschi “vetusti” del Parco Nazionale della Majella. Sono analizzati  gli aspetti naturalistici ed ecologici degli amici alberi. Nella cartografia allegata al volume ben 8 grandi alberi di interesse monumentale su circa 50 censiti nel Parco si trovano nel territorio del Comune di Pescocostanzo e precisamente nel  Bosco di Sant’Antonio. Altri grandi esemplari sono stati catalogati  in altri comuni del Parco nazionale della Majella come un acero montano a Palena, un frassino a San Valentino e alberi che vanno dalle roverelle, all’alloro, all’albero di giuda, ad una cerro sughera a dei perastri, ai cerri, ai  salici, ad un megaleppo, fino al viale dei Gelsi bianchi di Sulmona. I comuni con il maggior numero di grandi alberi individuati sono a Lama dei Peligni,  Palombaro,  Caramico Terme, Sant’Eufemia a Majella, Civitella M.R, Pizzoferrato , diciamo che sono stati catalogati uno o più alberi di interesse monumentale rappresentativi per tutti i comuni del Parco nazionale. Il bosco di Sant’Antonio è un po’ il bosco delle “meraviglie” per i suoi grandi alberi, non potevamo che andare subito a trovare  il “faggione” per eccellenza con i suoi forse quasi 250-300 anni. Questo grande esemplare può sostituire l’ormai scomparso Faggio a candelabro descritto in questi ultimi 40-50 anni in riviste, articoli e libri,  forse l’albero che è stato più fotografato in Abruzzo. Siamo in autunno, ma qualsiasi stagione  è ideale per fare  una breve camminata lungo i sentieri e meditare tra questi colossi della natura.  Il grande faggio del Bosco di Pescocostanzo ha una circonferenza del tronco di 540 cm circa altezza 15 metri, portamento e forma davvero particolari, alto valore ecologico e con numerose branche e ramificazioni  disposte in modo regolare. Tronco caratteristico e inconfondibile, unico.

Il Grande faggio del Bosco di Sant’Antonio

Il grande faggio del Bosco di sant’Antonio a Pescocostanzo

 

 

Monte Marrone il “signor” faggio di 590 cm

Il Marrone (da non confondere con il Morrone) è una  montagna a confine tra Lazio e Molise nota per la battaglia del 1944 in cui gli alpini Italiani costrinsero i nazisti alla fuga. Siamo  lungo la linea Gustav. Un sentiero, chiamato, comunemente degli alpini, ci porta sul monte a quota 1805 mslm.  Da Castelnuovo a Volturno (Frazione di Rocchetta) attraverso una strada, in parte asfaltata,  si entra nella valle del rio Pretara,  (in vicinanza palestre per l’arrampicata), dopo una serie di curve si raggiunge un piazzale. La quota è intorno ai 1000 mslm, qui si lasciano le macchine, per effettaure le escursioni. A Castelnuovo nella parte bassa del paese c’è anche la farnia di Santa Lucia di cui abbiamo parlato spesso. Un articolo inerente la  quercia di Santa Lucia è anche apparso sul quotidiano la Stampa, scritto da Tiziano Fratus (Homoradix) . Sul piazzale notiamo subito un albero diverso, è una Rovere (pianta rara da queste parti). Se si segue un tratto lastricato dal parcheggiio si arriva nell’area monumentale dedicata al Corpo italiano di liberazione

Monumento ai caduti Monte Marrone
Monumento ai caduti di Monte Marrone foto www.molisealberi.com anno 2015

A piedi si segue il Sentiero M3 del Parco, coincidente con il Sentiero Italia. Nel 1999 in questi luoghi  passò il CamminaItalia. Lo ricorda una targa.

Cammina Italia
Cammina Italia 1999 ANA-CAI

Dal piazzale si entra nel bosco seguendo la mulattiera con diversi tornanti; già si notano dei grossi esemplari di faggio. Una sbarra metallica ad indicare che qui c’è l’Orso Bruno (il progetto Life per sua conservazione). Si aggira la sella di Colle Rotondo e si giunge ad una  abbeveratoio con  una nicchia votiva e un faggio. Il faggio non è di grandi dimensioni, 360 cm di circonferenza ed è un po’ malandato, con numerose scritte e incisioni sulla corteccia e una bottiglia di birra Peroni inserita in una cavità del tronco tanto che non siamo riusciti a toglierla.

Il faggio malandato vcino l'abbeveratoio e una nicchia votiva
Il faggio malandato vicino l’abbeveratoio e una nicchia votiva

Siamo nella parte sud del Marrone, la brecciata continua quasi in pianura, poi  comincia a risalire dopo aver attraversato un vallone. Si arriva ad un secondo fontanile in una radura dove c’è un   monumento eretto dai comuni di Scapoli e Rocchetta nel trentennale dalla Liberazione, (un cubo in pietra). Esso ricorda 24 cittadini uccisi dai nazisti nella zona. Qui intorno ci sono grandi faggi molti policormici ma veri  patriarchi della natura. Dal faggione delle Catenelle delle Mainarde che sta nel Lazio con circonferenze che supera  forse i  7 metri, ai nostri faggi. Tra alcuni esemplari misurati abbiamo trovato un vero “signor”  faggio  con crconferenza del tronco di 590 cm a quota intorno i 1240 mslm. Altri faggi in vicinanza non raggiungono circonferenze così elevate, inoltre godono di buona salute. L’abbiamo chiamato “Signor” faggio anche se si tratta di faggi con diversi tronchi (policormico) ma ben saldati fra di loro a formar un unico albero. Non ci sbilanciamo con le età, ma crediamo che  250-300 anni di vita possono bastare a farci capire la loro grande capacità di saper vivere dove l’uomo spesso è assente  e quindi non in grado di arrecare danni.

IFaggio di Monte Marrone

Il Faggio di Monte Marrone circonferenza 590 cm

Faggiodimontemarrone6Per  continuare  il cammino verso il Monte Marrone si raggiunge poi la sorgente di Fonte delle Campate. Qui l’acqua non manca e scende spesso lungo il sentiero e molti fossi.  Si esce dalla faggeta fino  al Passo della Montagnola (1740 mlm) . A  destra, in breve tempo, si tocca la cima del monte Marrone (1805 mslm). Sulla croce la grande aquila di bronzo e il motto “tût per l’Italia” ricordano l’impresa del Battaglione alpino Piemonte. Il panaroma da qui è stupendo.

Monte Marrone
Monte Marrone