Tag archivi: Alberi Monumentali

Sessano del Molise: il grande Tiglio vicino la chiesa della Madonna degli Angeli

Corre l’obbligo di segnalare un grande tiglio di circonferenza di 3,30 mt ai lati della Chiesa della Madonna degli Angeli di Sessano. La zona è meglio conosciuta come cittadella di padre Pio. La chiesa é del 1618. Lo attesta la data posta sull’architrave sormontato anche dallo stemma che appartenne alla famiglia Castagna che in quell’epoca era feudataria di Sessano. (Fonte: luoghi antichi del Molise di Franco Valente).

I Tigli si incrociano fra di loro e spesso danno ibridi e ne deriva che la classificazione delle specie risulta poco agevole, con opinioni contrastanti tra i botanici. Noi ci fermiamo al genere Tiglio anche se con molta probabilità la pianta è un Tilia platyphyllo Scpo, (Tila Europea) noto col nome di tiglio nostrale o tiglio nostrano. Per altri autori sono una sottospecie del Tiglio Europeo o comune.

In merito alla foto eravamo sicuri di trovarla, ma ci accontentiamo di quella di google street view, anche perchè la nostra era ancora più vecchia.


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Isernia – Il Pinus Pinea delle Piane

Specie: Pinus Pinea L.
Nome Comune: Pino Domestico
Circonferenza (mt): 3.9
Stato Vegetativo: buono
Altezza (mt): 25-28
Età (anni): 60-80

Pino domestico isolato alle Piane di Isernia, o meglio in località Tremolicci, facilmente individuabile. Sono rimasti pochi esemplari nelle vicinanze. In particolare lungo le principali vie e su stradine di campagna. La chioma ombrelliforme, il tronco eretto con i rami che dal basso salgono verso l’alto fino quasi al culmine, determinano una bellezza inconfondibile. La circonferenza del tronco, la corteccia color ruggine, la tipica forma e l’elevata altezza, rendono suggestiva questa specie. Forse è l’albero più fotografato ad Isernia, escludendo quelli della Villa comunale.

In effetti nel centro urbano, tranne qualche eccezione, grandi spazi verdi e alberi di un certo pregio non li abbiamo visti. Anzi ci sono alcuni esemplari di sempreverdi lungo alcune strade cittadine che dovrebbero essere meglio potati e in alcuni casi tagliati in quanto quasi completamente secchi. Questi hanno forma quasi unica a “cilindro” e senza o con poca chioma e forse instabili.

Di foto di alberi e brutture di tagli agli alberi ce ne sono un’infinità sulla rete; basta scrivere “capitozzatura di alberi”. Si vedono immagini che fanno mettere le mani nelle “chiome” dei capelli più volte almeno per coloro che si occupano di arboricoltura e per gli addetti a lavori.

Isernia Pinus Pinea in località le Piane
Isernia Pinus Pinea in località le Piane

 

Isernia Pinus Pinea in località le Piane  un po' di anni fà
Isernia Pinus Pinea in località le Piane un po’ di anni fa


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Guardiaregia – I tre Frati (I tre faggi)

Specie: Fagus Sylvatica L.
Nome Comune: I Tre Faggi
Circonferenza (mt): 5.30 – 4.50 – 4.20
Stato Vegetativo: buono
Altezza (mt): 28-32 stimata
Età (anni): 250-400 circa
Quota Slm (mt): 1130

Chi non conosce i tre frati di Guardiaregia nella zona dello splendido Monte Mutria e della riserva regionale gestita dal WWF? Speriamo pochi. Qui ci sono i tre spettacolari faggi, anche se nelle vicinanze se ne vedono di altri di indubbia bellezza. Perchè sono stati chiamati tre frati? Come vuole la leggenda raccontata da Nicola Merola responsabile dell’Oasi WWF: “Tre fratelli per furto di bestiame, furono impiccati sul posto proprio sugli alberi di questa località. I faggi, da allora denominati dei “Tre Frati”, non furono più toccati nei secoli a venire, lasciati lì apposta a futura memoria del tragico ed “esemplare” episodio. Inoltre, leggenda nella leggenda, ancor oggi nelle sere di tempesta, il rumoroso turbinio del vento e della neve sui possenti rami, sembrano quasi ricordare le voci urlanti dei tre fratelli appena catturati e di lì a breve impiccati.” I faggi “un po’ maledetti” non essendo più stati tagliati possono oggi essere visti nella loro bellezza.

Il piu grande dei tre frati

Il primo, quello più vecchio è un vero e proprio patriarca della natura con un’età stimata in 400 anni circa. Le sue lunghe radici superficiali ricoperte di muschio sembrano come numerose zampe di gallina. Gli altri esemplari dimostrano un età tra i 250 ed i 300 anni. Chiome slanciate branche e rami altissimi. Tra i faggi più conosciuti in Regione i tre frati meritano comunque una visita e una abbraccio del tronco. Bisogna essere almeno in quattro, per quello più grande che si trova più a valle rispetto ai primi due.

Sono tutti e tre vicini, facilmente raggiungibili da una stradina che parte in vicinanza della diga di Arcichiaro da 891 mslm in località San Nicola per fonte Macchio. La strada è denominata comunale Cusano Mutri. Ci si arriva dopo circa 1,30 ore di cammino a quota 1130 mslm e si può poi scendere facendo anche un giro ad anello. Meglio farsi accompagnare comunque da qualcuno se non si conosce bene il posto. I faggi sono ubicati in una piccola conca dove c’é anche un quarto che per grandezza e altezza promette bene. Hanno perso dei rami in basso ma in alto le chiome sono veramente molto belle e regolari.

Uno dei tre Frati

Anche se, come al solito, le foto non rendono l’idea della maestosità dei “frati”, consigliamo di arrivare in questi luoghi percorrendo buona parte il sentiero nella faggeta, non solo per guardarli, ma fermarsi ed osservarli un po’ più a lungo. Respiriamo quindi sotto le imponenti fronde “un’aria che sa di magia e di antiche leggende” come affermato da Nicola Merola responsabile dell’Oasi. Si ringrazia per le informazioni fornite il responsabile dell’Oasi WWF-Riserva regionale di Guardiaregia-Campochiaro.


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Poggio Sannita – Le ramificanti Roverelle a San Cataldo

Nome Comune: Roverella
Specie:  Quercus Pubescens
Circonferenza: 4,70 mt
Altezza: 15 mt circa

Siamo a Poggio Sannita, abitanti 800. Il paese era chiamato Caccavone. Il nome si riferiva al fatto che in antichità la località era sede della produzione del caccavo, una sorta di grande paiolo o pentola di rame usato dai contadini per la coagulazione del latte; tale strumento comunque rimane tuttora presente nello stemma del comune. Caccavone era un feudo intorno all’anno 1000. Nome cambiato in Poggio Sannita solo nel 1921.

Scendendo lungo la strada che da località i Mucchi va verso il fiume Verrino, si possono notare numerose querce sparse in modo disordinato su terreni agricoli. In passato in quell’area ci doveva essere un antico Monastero fondato da San Cataldo. La tipicità di queste piante è la forte ramificazione.

Le querce rendono il paesaggio circostante meno monotono. In passato questi esemplari sparsi per i campi e in vicinanza di ruderi di fabbricati rurali erano sicuramente molti di più. Solo qualche proprietario ha saputo conservare con il tempo queste piante non utilizzandole come legna da ardere. Quattro roverelle sono state censite nel 2009 ed inserite nell’elenco regionale degli alberi monumentali. La più interessante ha una circonferenza di 4,70 mt.

Le Roverelle in Località San Cataldo a Poggio Sannita
Le Roverelle in Località San Cataldo a Poggio Sannita

 


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Civitanova del Sannio – Il faggio e il masso

Specie: Fagus Sylvatica L.
Nome Comune: Faggio
Circonferenza (mt): 3.6
Stato Vegetativo: buono

Siamo sulla Montagnola Molisana tra Sessano – Civitanova – Frosolone, al bivio per le Caselle di Civitanova a 1200 metri sul livello del mare. Al suo fanco un masso. Particolarità: il grosso masso ha quasi la stessa circonferenza del tronco. L’abbiamo fotografato in periodo umido e nebbioso.


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Castelpizzuto – Una delle prime foto di grandi alberi

Specie: Quercus cerris L.
Nome Comune: Cerro
Stato Vegetativo: buono
Quota Slm (mt): 850

Inizi anni 90. Strada che collega Longano a Castelpizzuto, anche se la memoria fa un po’ gli scherzi. Si utilizavano macchine fotografiche con rollino e non si scattavano molte foto, anche perchè la fotografia era un hobby costoso. Si doveva saper scegliere come fotografare il paesaggio e gli alberi. Dalla foto di questa quercia è nata un po’ la passione e la ricerca di grandi alberi. Particolare di questa quercia è o forse era il suo tronco. Non ci sfuggì la sua solenne figura, giusto il tempo per un solo scatto. Non sappiamo quanti anni avrà ora questa pianta. Così a memoria d’uomo nessuno lo potrà mai sapere. Forse non c’è più. Godiamoci la bellezza di questo “patriarca della natura” almeno per un istante.

Una delle prime querce fotografate da noi di molisealberi
Una delle prime querce fotografate da noi di molisealberi

Pizzone – Località le Forme (Valle Fiorita) un acero montano

Specie: Acero Montano
Nome scientifico: Acer pseudoplatanus L., 1753
Circonferenza: 5 mt circa
Altezza: 15 metri

Non potevamo non pubblicare la foto dell’amico Giovanni che abbraccia un acero montano un po’ in pendenza. Non c’è solo il grande Acero di Valle Ura, adesso possiamo indicare anche il grande Acero in vicinanza di località Le Forme meglio conosciuta come Valle Fiorita. Giovanni l’ha misurato e secondo noi come si dice “ad occhio e croce” ha una circonferenza intorno ai 5,00 mt e per un acero montano non è poco.

Ci si arriva partendo dal Pianoro le Forme dopo circa 45 minuti direzione la Metuccia. Giovanni ci ha detto che non é stato facile trovarlo, ma la perseveranza premia. Per chi vuole farsi un giro, sempre dietro autorizzazione da parte del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, le coordinate con sistema di riferimento WGS84 sono 41°41’05.24″N, 13°58’19.30″E.

Pizzone acero di valle fiorita
Giovanni che abbraccia l’acero montano

 

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Castelpetroso Frazione di Guasto: La quercia e il calesse

Nome Comune: Roverella
Circonferenza (mt): 3,50
Stato Vegetativo: abbastanza buono
Altezza (mt): 15-17
Età (anni): 100 circa
Quota slm: 805 mt

Guasto è una piccola frazione del comune di Castelpetroso, dove sorge il Santuario della Madonna Addolorata, patrona del Molise. La localita’ ha dato i natali alle due donne testimoni proprio dell’apparizione della Madonna. A Guasto c’é una Chiesetta con facciata in pietra chiamata della Maddalena. E’ raggiungibile facilmente da una stradina che sale a nord della frazione. Lungo l’interpoderale, che porta al luogo sacro, vari oggetti in legno e pietre con inciso date e altre scritte dei devoti. A sinistra della chiesetta un bel calesse in legno con su ben evidente in verde anno 1936. A fianco il nostro albero. Particolarità: il calesse é legato nella ruota con una catena su un massetto di cemento per evitare che qualche male intenzionato se lo porti via.

La pianta ha subito diversi tagli sulle branche almeno sul lato della strada ed il tronco risulta in parte ben ricoperto di edera. Non maestosa ma il connubbio albero silenzioso-calesse é interessante e fa ricordare quel film di Troisi “Pensavo fosse amore invece era un calesse”.

A Guasto c’era, come descritto nel libro i grandi alberi della Provincia di Isernia, una Farnia privata di circa 200 anni e di circonferenza di 4,80 mt. Oggi é visibile con un numero di tronchi e grossi rami ben tagliati e accatastati ed é ubicata al bivio per Cifelli (vecchia strada Isernia/Guasto).


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Castelpetroso – Monte Patalecchia: il Faggio di Fonte dei Faggi

Specie: Fagus Sylvatica L.
Nome Comune: Faggio
Circonferenza (mt): 2.90
Altezza (mt): 17
Quota Slm (mt): 1000

Si sale sulla brecciata per Monte Patalecchia. Montagna molto conosciuta per la presenza delle antenne e di un panorama a 360 gradi da cui si vede un po’ tutto il Molise: le pianure, le montagne ed i boschi, ma non solo, anche le pale eoliche, il grigio riflesso di pannelli solari, il bianco delle cave. Per un turista che vuole vedere un po’ meglio il Molise, Monte Patalecchia é d’obbligo per una camminata anche perchè sta al di sopra del Santuario della Madonna di Castelpetroso, protettrice e patrona del Molise.

Conosciamo meglio il nostro faggio. Salendo dalla Cappella dell’apparizione di Castelpetroso, per intenderci dove c’è una sbarra di ferro, si arriva dopo un po’ ad un bivio a circa 1080 mslm. (non si deve proseguire per Monte Patalecchia). Qui si devia a sinistra, ed inizia una traccia sull’erba. Si prosegue per circa 800 mt sempre mantenedosi in quota per trovarsi in un’area di sosta non più percorribile con mezzi meccanici. Lasciate le automobili, o meglio la bicicletta, a destra in salita si vede un giovane rimboschimento a cedro, abeti e altre specie. A sinistra sotto c’è un bosco misto e una pineta. Dall’area di sosta si scende nella pineta-bosco in direzione Nord. Si raggiunge un evidente vallone e un fosso, un po’ pericoloso, per la presenza di ciottoli e brecciame. Tenendosi sulla sinistra del vallone e facendo un po’ di silenzio a quota intorno ai 1000 si dovrebbe sentire il rumore dell’acqua. Tra la pineta ed una piccola faggeta si giunge a Fonte dei Faggi.

Qui c’è una debole traccia di sentiero. Proprio vicino alla sorgente chiamata “Fonte dei Faggi” un grosso faggio secolare che abbiamo battezzato “Il Faggio di Fonte dei Faggi” (scusate il gioco di parole). Un attento accompagnatore mi ha fatto notare che sulla corteccia di questo “patriarca” c’era una scritta a circa 4 mt da terra ormai ben evidente con la parola “ITALIA” e una stella. Crescendo con la pianta la scritta é diventata sempre più grande. Dalla sorgente in vicinanza un’acqua chiara fresca e fredda (parafrasando il poeta). Farsi accompagnare, visto le pendenze elevate.

Castelpetroso: il Faggio di Fonte dei Faggi
Castelpetroso: il Faggio di Fonte dei Faggi

 

Castelpetroso il Faggio di Fonte dei Faggi
Castelpetroso il Faggio di Fonte dei Faggi

 


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Castelpetroso Fraz di Indiprete – Una farnia tra le più grandi in Molise

Specie: Quercus robur
Nome Comune: Farnia
Circonferenza (mt): 4,80
Altezza (mt): 18-20
Età (anni): 250
Quota slm (mt): 665

Lungo la strada che collega il Bivio di Santa Maria del Molise con la frazione di Indiprete sparse qua e là si vedono alcune piante di Farnia, almeno così ci sembrano, per il fatto che manca il picciolo alle foglie ed alla base delle stesse hanno delle orecchiette. Superato il cartello che indica la frazione, in prossimità di una curva, sulla destra e di fronte ad un fabbricato, si nota subito un vero ed autentico patriarca, che come detto dagli abitanti del luogo è sicuramente tra i più grandi. Infatti un signore che nel 2008 aveva l’età di 83 anni se la ricorda sempre allo stesso modo.

L’albero si trova a quota 665 mslm. Il tronco, che ha subito alcuni tagli, ha una circonferenza del tutto di riguardo. Da qui partono con un’angolatura simile quattro grossi rami (branche). Anche se la foto non rende l’idea, con un po’ di attenzione confrontando l’albero con il retrostante fabbricato, la chioma è davvero molto ampia e regolare. Fotografato nel periodo di ripresa vegetativa (inizio maggio 2008) sembra non avere rivali per rimanere lì fermo a lungo, combattendo anno per anno contro le avversità atmosferiche e i danni dell’uomo. Nemmeno la strada in vicinanza e il terreno non sembrano avergli creato problemi. Un elogio a coloro (che noi non conosciamo) che lo hanno saputo ben curare durante il corso di questi ultimi secoli. Nel 2013 siamo tornati a fotografarla: sta ancora bene.

 


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