Benvenuti su 'Molise Alberi', il blog dedicato agli alberi secolari e ai boschi rigogliosi della regione Molise. Scopri le storie, le curiosità e le meraviglie nascoste dietro ogni tronco e foglia
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Specie: Acero Montano Nome scientifico: Acer pseudoplatanus L., 1753 Circonferenza: 5 mt circa Altezza: 15 metri
Non potevamo non pubblicare la foto dell’amico Giovanni che abbraccia un acero montano un po’ in pendenza. Non c’è solo il grande Acero di Valle Ura, adesso possiamo indicare anche il grande Acero in vicinanza di località Le Forme meglio conosciuta come Valle Fiorita. Giovanni l’ha misurato e secondo noi come si dice “ad occhio e croce” ha una circonferenza intorno ai 5,00 mt e per un acero montano non è poco.
Ci si arriva partendo dal Pianoro le Forme dopo circa 45 minuti direzione la Metuccia. Giovanni ci ha detto che non é stato facile trovarlo, ma la perseveranza premia. Per chi vuole farsi un giro, sempre dietro autorizzazione da parte del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, le coordinate con sistema di riferimento WGS84 sono 41°41’05.24″N, 13°58’19.30″E.
Nome Comune: Roverella Circonferenza (mt): 3,50 Stato Vegetativo: abbastanza buono Altezza (mt): 15-17 Età (anni): 100 circa Quota slm: 805 mt
Guasto è una piccola frazione del comune di Castelpetroso, dove sorge il Santuario della Madonna Addolorata, patrona del Molise. La localita’ ha dato i natali alle due donne testimoni proprio dell’apparizione della Madonna. A Guasto c’é una Chiesetta con facciata in pietra chiamata della Maddalena. E’ raggiungibile facilmente da una stradina che sale a nord della frazione. Lungo l’interpoderale, che porta al luogo sacro, vari oggetti in legno e pietre con inciso date e altre scritte dei devoti. A sinistra della chiesetta un bel calesse in legno con su ben evidente in verde anno 1936. A fianco il nostro albero. Particolarità: il calesse é legato nella ruota con una catena su un massetto di cemento per evitare che qualche male intenzionato se lo porti via.
La pianta ha subito diversi tagli sulle branche almeno sul lato della strada ed il tronco risulta in parte ben ricoperto di edera. Non maestosa ma il connubbio albero silenzioso-calesse é interessante e fa ricordare quel film di Troisi “Pensavo fosse amore invece era un calesse”.
A Guasto c’era, come descritto nel libro i grandi alberi della Provincia di Isernia, una Farnia privata di circa 200 anni e di circonferenza di 4,80 mt. Oggi é visibile con un numero di tronchi e grossi rami ben tagliati e accatastati ed é ubicata al bivio per Cifelli (vecchia strada Isernia/Guasto).
Castelpetroso Frazione di Guasto la quercia e il Calesse
Castelpetroso Frazione di Guasto La quercia e il calesse
Specie: Fagus Sylvatica L. Nome Comune: Faggio Circonferenza (mt): 2.90 Altezza (mt): 17 Quota Slm (mt): 1000
Si sale sulla brecciata per Monte Patalecchia. Montagna molto conosciuta per la presenza delle antenne e di un panorama a 360 gradi da cui si vede un po’ tutto il Molise: le pianure, le montagne ed i boschi, ma non solo, anche le pale eoliche, il grigio riflesso di pannelli solari, il bianco delle cave. Per un turista che vuole vedere un po’ meglio il Molise, Monte Patalecchia é d’obbligo per una camminata anche perchè sta al di sopra del Santuario della Madonna di Castelpetroso, protettrice e patrona del Molise.
Conosciamo meglio il nostro faggio. Salendo dalla Cappella dell’apparizione di Castelpetroso, per intenderci dove c’è una sbarra di ferro, si arriva dopo un po’ ad un bivio a circa 1080 mslm. (non si deve proseguire per Monte Patalecchia). Qui si devia a sinistra, ed inizia una traccia sull’erba. Si prosegue per circa 800 mt sempre mantenedosi in quota per trovarsi in un’area di sosta non più percorribile con mezzi meccanici. Lasciate le automobili, o meglio la bicicletta, a destra in salita si vede un giovane rimboschimento a cedro, abeti e altre specie. A sinistra sotto c’è un bosco misto e una pineta. Dall’area di sosta si scende nella pineta-bosco in direzione Nord. Si raggiunge un evidente vallone e un fosso, un po’ pericoloso, per la presenza di ciottoli e brecciame. Tenendosi sulla sinistra del vallone e facendo un po’ di silenzio a quota intorno ai 1000 si dovrebbe sentire il rumore dell’acqua. Tra la pineta ed una piccola faggeta si giunge a Fonte dei Faggi.
Qui c’è una debole traccia di sentiero. Proprio vicino alla sorgente chiamata “Fonte dei Faggi” un grosso faggio secolare che abbiamo battezzato “Il Faggio di Fonte dei Faggi” (scusate il gioco di parole). Un attento accompagnatore mi ha fatto notare che sulla corteccia di questo “patriarca” c’era una scritta a circa 4 mt da terra ormai ben evidente con la parola “ITALIA” e una stella. Crescendo con la pianta la scritta é diventata sempre più grande. Dalla sorgente in vicinanza un’acqua chiara fresca e fredda (parafrasando il poeta). Farsi accompagnare, visto le pendenze elevate.
Lungo la strada che collega il Bivio di Santa Maria del Molise con la frazione di Indiprete sparse qua e là si vedono alcune piante di Farnia, almeno così ci sembrano, per il fatto che manca il picciolo alle foglie ed alla base delle stesse hanno delle orecchiette. Superato il cartello che indica la frazione, in prossimità di una curva, sulla destra e di fronte ad un fabbricato, si nota subito un vero ed autentico patriarca, che come detto dagli abitanti del luogo è sicuramente tra i più grandi. Infatti un signore che nel 2008 aveva l’età di 83 anni se la ricorda sempre allo stesso modo.
L’albero si trova a quota 665 mslm. Il tronco, che ha subito alcuni tagli, ha una circonferenza del tutto di riguardo. Da qui partono con un’angolatura simile quattro grossi rami (branche). Anche se la foto non rende l’idea, con un po’ di attenzione confrontando l’albero con il retrostante fabbricato, la chioma è davvero molto ampia e regolare. Fotografato nel periodo di ripresa vegetativa (inizio maggio 2008) sembra non avere rivali per rimanere lì fermo a lungo, combattendo anno per anno contro le avversità atmosferiche e i danni dell’uomo. Nemmeno la strada in vicinanza e il terreno non sembrano avergli creato problemi. Un elogio a coloro (che noi non conosciamo) che lo hanno saputo ben curare durante il corso di questi ultimi secoli. Nel 2013 siamo tornati a fotografarla: sta ancora bene.
Si sale dall’abitato di Pizzone verso il pianoro delle Forme per una strada con molti tornanti. Scenari e posti per noi sempre affascinanti ed incantevoli nelle quattro stagioni dell’anno. Noi preferiamo l’inverno, con la neve. Siamo a quota 1400 mslm sul pianoro chiamato “Le Forme”. Molti lo conoscono come “Valle Fiorita”. Un lago é presente nel periodo autunno-invernale per l’accumulo delle acque provenienti dallo scioglimento delle nevi. In estate animali al pascolo. Boschi che rappresentano un mondo da “favola” con gli sfondi delle montagne della Meta, della Metuccia, di Monte Miele della lunga Valle Pagana.
Qui il faggio domina incontrastato fino al limite superiore del bosco a quota 1650-1700 mslm. Siamo nel “cuore” della catena Montuosa delle Mainarde e dei Monti della Meta. Punto di partenza per escursioni a Passo dei Monaci, la Meta, Prati di Mezzo, Val Canneto, Biscurri e ancora più lontano. Acqua e faggete sono le parole chiave di questi luoghi. Molti faggi sono stati censiti come monumenti naturali. Si trovano un po’ sparsi, difficile poi ritrovarli. Ne abbiamo individuati e fotografati alcuni a sud e ad est del pianoro e indicati con alcuni cerchietti nella cartografia allegata. Sono monumenti naturali non solo per il loro diametro del tronco, ma anche per la loro chioma, le forme dei rami e la particolare bellezza. Nelle caldi estate questi sono luoghi per riposare sotto “grandi faggi” evitando di lasciare i rifiuti “plastici”.
Pizzone – Alfedena Cartografia località Le Forme e l’ubicazione di alcuni esemplari di faggio
Ecco una cartografia tematica dell’area, tra i più bei posti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, siamo a Pizzone in Molise.
Pizzone Cartografia località Le Forme
Alcune foto di questi faggi che hanno una circonferenza variabile da 4,50 a 5,50 metri sono in alcuni casi con due e tre fusti uniti, che poi si dividono. Migliaia di foto si trovano scattate nelle faggete di Valle Fiorita e dintorni. Noi abbiamo cercato di fotografare le faggete ma per i pochi spazi di veduta ci è risultato difficile in alcuni casi, forse meglio così, meno disturbo alle faggete.
Specie: Quercus pubescens L. Nome Comune: Roverella Circonferenza (mt): 3,70 Quota Slm (mt): 730
Ad Acquaviva di Isernia spunta, di fronte la Piazza del Municipio, un bel esemplare di roverella. Siamo a quota 730 mslm. Cresce maestosa tra le case in leggera pendenza e con un tronco un po’ inclinato e un intreccio caratteristico di rami. Piu avanti lunga la strada per Forli del Sannio, sempre nel centro abitato, un’altra roverella che con il suo tronco serve da appoggio per la legna già ben “accattastata” per l’inverno. Le piante sicuramente di proprietà privata godono di un buon stato vegetativo. Queste piante secolari hanno l’ottima funzione d’appoggio e di una migliore conservazione del legname già tagliato. Il marciapiede e il muretto in vicinanza forse in futuro potranno creare problemi per la sua stabilità.
Acquaviva di Isernia La quercia con la legna accatastata
Specie: Quercus pubescens L. Nome Comune: Roverella Circonferenza (mt): 6.40 alla base del tronco ad una certa altezza presenta una grande branca orizzontale. Età (anni): 300-350, forse la più vecchia nella zona Quota slm (mt): 590
La grande roverella in località Santa Lucia a quota 590 mslm si trova al di sotto dell’abitato di Castelnuovo, frazione di Rocchetta a Volturno. Sembra un candelabro, ha un altezza superiore ai 20 metri con una grande branca verticale che emerge sulla vegetazione e sugli alberi circostanti. Da questa branca verticale dipartono alcuni rami orizzontali.
All’albero ci si arriva facilmente perchè si trova ai lati della strada che sale verso Monte Marrone prima della chiesetta di Santa Lucia. Purtroppo la pianta non è in buone condizioni da diversi anni. Ha subito danni ai rami e nella parte di inserzione delle branche al tronco. Quest’ultimo deforme e un po’ obliquo verso la scarpata esterna della strada ha comunque una dimensione davvero considerevole. Non è stato facile misurarlo.
Tutti gli abitanti di Castelnuovo la conoscono. Una signora ci ha detto che questa pianta è il riferimento per la salita verso Monte Marrone. Più avanti c’e il ponticello sul Rio Molinello e alcune falesie per l’arrampicata. Posti incantevoli e di suggestiva bellezza quando si comincia a salire da Castelnuovo per Monte Marrone e aumenta la visuale sul paesaggio sottostante. E’ un albero che, se non viene curato, forse non lo rivedremo più ma non sapremo però fra quanti anni; ha già perso molti “pezzi”.
Consigliamo a tutti di recarsi nel parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise in zone meno conosciute tra Monte Castelnuovo, Colle Rotondo e Monte Marrone. ll territorio di Rocchetta a Volturno si dimostra luogo ideale per grandi alberi. Abbiamo trovato molte piante, per lo più di Roverella, che hanno aspetto, forme e fascini particolari. Girovagando a piedi per il territorio del comune alla ricerca di alberi non basta una intera giornata e si possono scoprire e fotografare ancora molti monumenti naturali.
La Grande quercia di Santa Lucia a Castelnuovo a Volturno Frazione di Rocchetta
Specie: Quercus pubescens L. Nome Comune: Roverella Circonferenza (mt): 5,90 Quota slm (mt): 500
Tra il paese di Rocchetta Alta e di Rocchetta Bassa secondo alcuni o tra Rocchetta vecchia e nuova secondo altri, nello splendido scenario delle Mainarde, c’è un “Patriarca” di tutto rispetto ai margini della strada. Un tronco da vero primato, quasi 6 metri di circonferenza, tale da competere con l’altra quercia del centro abitato. Si nota facilmente il tronco robusto un po’ screpolato in alcuni punti, possente e rami che dipartono da tutte le parti; alcune branche (qualcuna è stata tagliata forse perchè dava fastidio alla strada vicina) anch’esse non normali per una pianta del genere. La chioma é ben sviluppata tanto che risulta difficile come al solito fotografarla dalla strada. Anche per coloro che non si soffermano a guardare alberi, questa roverella vale la pena andarla a trovare. Per compensazione noi proponiamo di spostare più la strada che tagliare sempre i rami e branche che danno fastidio al passaggio.
Nel territorio di Rocchetta a Volturno si notano spesso grandi querce, alcune con dimensioni di tutto rispetto, su aie ed incolti in vicinanza di vecchi fabbricati, o meglio ruderi spesso abbandonati. Non possiamo far altro che “inchinarci” ad un esemplare del genere con un età sempre un po’ sbilanciata in avanti presumibile di 250-300 anni. Ecco una foto pre-primaverile del marzo 2013:
Specie: Quercus pubescens L. Nome Comune: Roverella Circonferenza (mt): 3.8 Stato Vegetativo: buono Altezza (mt): 18 Età (anni): 100-150 Quota Slm (mt): 500
A Filignano nelle Mainarde in località Valle un bel albero di Roverella dal grande tronco e da una chioma che descrive un arco al di sotto del quale passano gli automezzi. Strano che ancora nessuno abbia pensato di tagliarlo visto il facile accesso dalla strada. Nel bosco di Cesa Martino inoltre ci sono alcune grandi specie di roverella. Qui è più difficile se non con occhio attento scorgere piante così grandi perchè si trovano all’interno di un bosco e fanno meno effetto che isolate su un terreno al pascolo. Più che la dimensione del tronco, è la forma della chioma che ci ha interessato.
Comune: Castel del Giudice Specie: Cerro Località: Le Vigne Circonferenza: 6,20 mt Età: 200-250 anni
Non ci siamo dimenticati di Lui; siamo tornati a fotografarLo in questo periodo (marzo 2014) prima della sua ripresa primaverile. E’ il cerro tra i più grandi del Molise. La sua chioma svetta un po’ da tutte le parti. Facilmente raggiungibile. In vicinanza c’è un’area attrezzata con cartelloni, tabelle, staccionate, panchine e una fonte, ma senza cestini per la raccolta dei rifiuti.
C’è un cartello sulla strada in vicinanza del cimitero di Castel del Giudice ad indicare la sua presenza. Si può fotografare benissimo in quanto c’è un bel prato in vicinanza. Un po’ d’impatto in veste autunnale è un edificio bianco sullo sfondo. La presenza dell’acqua e del fango nella zona crediamo lo faccia “campare” per molti altri anni. Ci preoccupa una incavatura sul tronco. Stavolta facciamo parlare le foto: