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I Grandi Alberi del Molise

Il decreto sul censimento degli alberi monumentali d’Italia del 2014 la solita “confusione” (prima parte)

Roverella nei pressi di Isernia
Roverella nei pressi di Isernia

Dopo 18 mesi dalla legge  14 gennaio 2013, n. 10, del 2013 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana Serie generale n. 268 del  18-11-2014 è stato pubblicato DECRETO del MIPAF MIBAC MIATM  del  23 ottobre 2014: ”  Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento. Cerchiamo di capire qualcosa in particolare quanti elenchi di alberi “monumentali ” occorre fare e chi è coinvolto nel censimento.

Il censimento degli alberi monumentali deve essere fatto dai Comuni, il periodico aggiornamento dalle Regioni e la gestione invece è affidata al Corpo Forestale. Poi considerato che, nelle more della legiferazione statale in materia di alberi monumentali, ai sensi dell’art. 117  della Costituzione è  esclusiva per ciò che riguarda la tutela, e concorrente, per quel che attiene alla valorizzazione già si crea (crediamo) un conflitto di competenze tra  Stato e Regioni e Province autonome. Alcune regioni e province autonome hanno già disciplinato con leggi e regolamenti, stabilendo principi per l’individuazione  degli alberi monumentali e criteri sia per l’effettuazione  dei censimenti nel territorio amministrativo di relativa competenza che per la raccolta delle informazioni in appositi elenchi, individuando altresì misure di valorizzazione degli esemplari arborei censiti. Inoltre molte regioni pur se obbligate non hanno ancora  recepito  la definizione di albero monumentale stabilita ai sensi dell’art. 7, comma 3 della legge 14 gennaio  2013, n. 10.

I criteri indicati dalle norme regionali per stabilire se un albero possa considerarsi monumentale  sono simili tra loro ma tuttavia eterogenei e che pertanto  si rende necessaria l’uniformazione degli stessi;  Inoltre  molte regioni, in osservanza alle singole normative regionali, hanno già realizzato un censimento  degli alberi monumentali del territorio di loro  competenza, hanno redatto e approvato i relativi elenchi  nonché in alcuni casi hanno dato avvio alle procedure  previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e dalle normative regionali in materia di urbanistica e paesaggio  ai fini della loro inclusione nell’elenco dei beni di rilevante interesse paesaggistico (ancora confusione in quanto ci sono da considerare gli elenchi di alberi monumentali che sono  beni anche di rilevante interesse paesaggistico in zone sottoposte a vincolo paesaggistico per esempio). 

Abeti nella Riserva di Collemeluccio
Abeti bianchi nella Riserva di Collemeluccio

Vediamo gli articoli:

Articolo 1

Il  decreto stabilisce, ai sensi dell’art. 7, comma 2, della legge 14 gennaio 2013, n. 10, i principi e  i criteri direttivi per il censimento degli alberi monumentali ad opera dei comuni nonché quelli per la redazione ed il periodico aggiornamento, da parte degli stessi, delle regioni  e del Corpo forestale dello Stato, di appositi elenchi rispettivamente a livello comunale, regionale e nazionale. (Abbaimo 3 elenchi di alberi monumentali a livello comunale poi a livello regionale e poi nazionale e noi aggiungiamo ognuno fa il suo elenco che vuole) . Poi il decreto dice al comma 2 dell’art 1. Fatti salvi i lavori di censimento già effettuati (ecco l’elenco delle regioni) e le  iniziative di tutela (altro elenco delle regioni) già poste in essere, l’obbiettivo del  presente decreto è quello di ricondurre ad una maggiore omogeneità l’approccio al riconoscimento e alla selezione degli esemplari monumentali, nonché l’archiviazione del dato informativo, ciò nel presupposto che le regioni  abbiano recepito a livello legislativo la definizione di «albero monumentale» fornita dall’art. 7, comma 1, della  legge 14 gennaio 2013, n. 10. (Tutte le regioni, ripetiamo, quindi devono recepire  la definizione di albero monumentale  stabilita ai sensi dell’art. 7, comma 3 della legge 14 gennaio  2013, n. 10)

Articolo  2.
Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia
1. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, della legge 14 gennaio 2013, n. 10, è istituito l’elenco degli alberi monumentali  d’Italia. Alla sua gestione provvede centralmente il Corpo forestale dello Stato- Ispettorato generale, e in particolare il Servizio II – Divisione 6ª, avente competenze in materia
di monitoraggio ambientale.

2. L’elenco degli alberi monumentali d’Italia si compone degli elenchi regionali di cui all’art. 7, comma 3,  della legge 14 gennaio 2013, n. 10, predisposti oltre che  dalle regioni a statuto ordinario, anche da quelle a statuto speciale e dalle province autonome di Trento e Bolzano,  tenuto conto di quanto stabilito dall’art. 8, comma 1, della legge 14 gennaio 2013, n. 10.

3. Gli elenchi regionali si compongono degli elenchi  predisposti da tutti i comuni del territorio nazionale sulla  base di un censimento effettuato a livello comunale. (Grande lavoro per i comuni)

4. Negli elenchi di cui al presente articolo è fatta espressa  menzione del vincolo paesaggistico sugli alberi monumentali  eventualmente apposto ai sensi dell’art. 136, comma 1, lettera a) , del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui  al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive
modificazioni e del vincolo eventualmente proposto ai sensi  degli articoli 138, 139, 140 e 141 del Codice medesimo. 5. Gli elenchi regionali istituiti ai sensi della normativa  regionale di tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, restano salvi fino al termine indicato dal comma 1 del successivo articolo per la redazione degli  elenchi regionali (cioè fino al 31 luglio 2015)

Secondo noi c’è una serie di composizioni di elenchi nazionali regionali e comunali. Il problema è che tutti gli elenchi regionali restano salvi fino al 31/07/2015. E’ che cosa succede dopo il 31/07/2015 considerato che per fare un censimento del genere da parte dei comuni non ci vogliono 7 mesi (dal 19/11/2014 al 31/07/2015) ma forse un po’ più di 3-5 anni ? Poveri comuni in questo caso. Meno male che i grandi alberi possono aspettare un po’ più di tempo visto che vivono molto a lungo. Che sono 7-12 mesi per la vita di un albero “monumentale” in rapporto ai 150-200 anni?

Art. 3.
Censimento degli alberi monumentali
1. Entro il 31 luglio 2015, i comuni, sotto il coordinamento delle regioni, provvedono ad effettuare il censimento  degli alberi monumentali ricadenti nel territorio di loro competenza; entro il 31 dicembre dello stesso anno,  le regioni provvedono a redigere gli elenchi sulla base delle proposte provenienti dai comuni. Qualora presso le  regioni siano già istituiti degli elenchi regionali ai sensi della normativa regionale di tutela e valorizzazione degli alberi monumentali, tali elenchi sono revisionati, accertando,  attraverso apposite verifiche sugli esemplari già censiti, che sussista rispondenza ai criteri e metodi indicati nel presente decreto.  2. Il censimento sarà realizzato dai comuni stessi sia mediante ricognizione territoriale con rilevazione diretta  e schedatura del patrimonio vegetale sia a seguito di recepimento,  verifica specialistica e conseguente schedatura delle segnalazioni provenienti da cittadini, associazioni,  istituti scolastici, enti territoriali, strutture periferiche del Corpo forestale dello Stato – Direzioni regionali e Soprintendenze  competenti del Ministero dei beni e delle attività  culturali e del turismo.

Ma tutti i comuni d’Italia, in periodi come questi di riduzione di spesa, devono pure spendere soldi per fare sopralluoghi, ricognizioni con rilevazioni dirette, compilare le schede di segnalazione, fare il recepimento, fare la verifica specialistica, fare la schedatura delle segnalazioni che provengono da   cittadini, associazioni,  istituti scolastici, enti territoriali, strutture periferiche del Corpo forestale dello Stato  Direzioni regionali e Soprintendenze  competenti del Ministero dei beni e delle attività  culturali e del turismo. Nuovamente grande lavoro per i comuni di nuovo allora. A noi appare tutto un po’  più complicato del solito.

Per il momento quello che non sappiamo ancora: bastano per l’attuazione dell’art. 7 della legge 10/2013  e quindi per il censimento degli alberi monumentali d’Italia 2 milioni di euro per l’anno 2013 e di 1 milione di euro per l’anno 2014? e per il 2015, quando dovrebbe finire il censimento ci sono le risorse?  A chi saranno destinate?

Per approfondimenti sul  sito del Corpo Forestale dello Stato Il Decreto

http://www.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6309

Salviamo la Quercia di Santa Lucia di Castelnuovo a Volturno? Una lettera

Si ringrazia il Sig Roberto per la lettera che ci ha inviato e che ci ha autorizzato a pubblicare:

In una mail inviata al quotidiano La Stampa di Torino il Sig Roberto fa rilevare un errore storico (gli Americani e non i Tedeschi distrussero per esigenze cinematografiche nel 1944 Castelnuovo al Volturno) riportato nell’articolo del 10 ottobre “La quercia di Santa Lucia nel cuore sperduto del Molise” e ha concluso “Qualcuno la salverà?”. Difatti Tiziano Fratus scrive fra l’altro: “… il monumento verde a bordo strada, combatte ogni giorno una battaglia silenziosa per la sopravvivenza. Il tronco è carico di colonie di muschi, si torce e sputa quattro ramificazioni; quella più in basso si allunga a proboscide e pare la più in salute, una seconda è marmorizzata, le superiori spezzate e secche … Il piede è pesantemente danneggiato dalla parte della strada…” Il Sig Roberto si chiede “Chi si prenderà cura e tenterà di salvare la quercia sotto la quale da ragazzino giocavo più di mezzo secolo fa ogni estate?” Risposta non facile.

ll paese di Castelnuovo al Volturno fu distrutto nell’estate del ’44 dai Tedeschi per esigenze cinematografiche. Vero il fatto, ma non gli attori. Furono infatti gli Americani che il 4 giugno 1944, come citano tutte le fonti, “superarono la fantasia” (Il Paese del 21 gennaio 1949; La Domenica del Corriere n° 23 del 10 giugno 1962; Cronaca dell’11 febbraio 1967 e ABC n°47 del 22 novembre 1964; 1 agosto 2003 quotidiano RINASCITA “Una tragica Hollywood 1944: Castelnuovo al Volturno” Francesco Fossa). I Tedeschi in quel periodo perpetrarono ben altre indicibili azioni. E’ unicamente per amor di storia. Anche della storia della mia famiglia: mio nonno Federico (1865-1948) era fra coloro che furono allontanati prima della distruzione.Come sarebbe bello che qualcuno riprendesse questa storia di 70 anni fa e le altre storie di questo paesino “attaccato con lo sputo” alle grigie montagne del Molise. Grazie Sig. Fratus da parte di quel ragazzino che più di mezzo secolo fa, ogni estate andava a giocare sotto quella quercia.

Qualcuno la salverà?

Le normative sui grandi alberi e sui boschi servono? (prima parte)

Risposta: noi crediamo ancora di si, ma non diciamo “assolutamente sì” oppure diciamo “forse sì”.

La nostra Associazione, come da Statuto del 1994, è impegnata a diffondere la cultura del territorio, dell’ambiente, dei boschi e degli alberi e poi si è orientata anche nella ricerca dei grandi alberi denominati “patriarchi” o “alberi monumentali”. Per molti di loro, alberi conosciuti e quelli scoperti, esiste una legge nazionale, la numero 10 del 2013 e molte leggi regionali. Premettiamo che le leggi servono a ben poco se non c’è il rispetto e la consapevolezza dell’esistenza di un patrimonio vegetale, di monumenti naturali, di boschi da difendere e valorizzare contro i pericoli dell’attività umana (incendi, tagli irrazionali, capitozzature di alberi, ecc..). Problemi di cui i mass-media parlano soprattutto quando cade un albero in luoghi abitati o quando diventa “minaccioso”. Il problema della caduta di una grande albero in un bosco interessa ben poco. Quando poi gli alberi danno fastidio alle abitazioni, ai condomini, alle strade, alle macchine parcheggiate, al proprio giardino (per lo più è l’albero del vicino di casa) allora tutti sono contro loro.

In periodi di crisi economica ed energetica, di mutui da pagare, parlare di grandi alberi, anidride carbonica, biodiversità forestale, interessa ben poco. Ci rendiamo perfettamente conto che la materia e la terminologia forestale legate alla natura degli alberi e del bosco è spesso un po’ complicata. Termini quali: VTA (Visual tree Assessment), capitozzatura, biocenosi, valutazione di incidenza, habitat prioritari, rete natura 2000, condizionalità, unità ambientali e fitoclimatica, termotipi, sintaxa, orno-ostrieti, dendrochirurgia, ipsometria, fitoiatria, fitosociologia, fotobionti, dendrocronologia, ecocertificazione forestale, e sigle varie come FSC, CFC, PFEC, GFS ecc…sono tutte bellissime parole ma stanno complicando la vita anche a chi si occupa di alberi e boschi; poi diverse normative, regolamenti, circolari ecc.. fanno il resto.

Noi fin che possiamo cercheremo di rendere e spiegare i boschi e i grandi alberi in modo comprensibile e semplice. Dovremmo fare un glossario ma forse non lo faremo mai: ne esistono già tanti. Come cita il Capodarca nel suo libro “Alberi monumentali delle Marche”: gli alberi come ogni essere vivente seguono il ciclo eterno stabilito della natura crescono, vivono, fanno carriera, si ammalano e muoiono. Terminologia molto semplice. Si scrive molto, si fanno studi, relazioni, analisi, convegni ecc.. (basta vedere sul nostro sito la Sezione studi sul molise), ma forse ancora si fa ben poco per gli alberi e i boschi mentre le frane, le erosioni, il degrado del territorio, il consumo di suolo, le cementificazioni e gli alluvioni continuano…

Otto anni di molisealberi e 20 anni della nostra Associazione. Grazie a Voi tutti!!

Vogliamo ringraziare tutti quelli che ci seguono da diversi anni ed in particolare i cercatori e gli amici degli alberi. Era il 2006. Non sapevamo del mondo dei grandi alberi e dei cercatori di alberi. Non sapevamo nulla della biologia degli alberi: conoscevamo solo “quercia e pino” e poi “monumentale” era un teralberienevemine che ci suonava strano (pensavamo ai monumenti ai caduti) così come “Patriarca della natura o arboreo”. Gli interessi dell’Associazione Ophrys erano più sul territorio, sul paesaggio e sulle orchidee (anno 1999). Il primo libro sui grandi alberi che ricordo di aver letto era del grande Valido Capodarca “Abruzzo 60 alberi da salvare”, assieme ad articoli e ritagli di giornali; era l’anno 2005.

Si inizio’ a studiare sui boschi e le foreste, ma l’assestamento forestale e la selvicoltura erano materie un po’ complicate. Non potevamo chiamarci moliseboschi o moliseforeste, non siamo mai stai bravi nello studio dei boschi, anche perchè poi suonava male. Allora ci venne l’idea: inventiamoci il sito www.molisealberi.com e parliamo un po’ di alberi, forse è più semplice. Parliamo di luoghi meglio conservati e protetti e di grandi alberi della Provincia di Isernia al fine di promuovere e divulgare una forma nuova di turismo: il “Selviturismo” e di avvicinare attraverso il web, ed oggi anche sui social network, alla cultura del bosco e degli alberi.

Con una corda di tre metri ed una macchina fotografica ci mettemmo a cercare e misurare qualche albero intorno ad Isernia. Qualche cacciatore e cercatore di tartufi rimaneva meravigliato e forse pensavano a degli “stupidi” quando ci vedevano misurare e abbracciare un albero. All’inizio ci interessava soltanto un po’ osservare la forma e gli aspetti più strani e caratteristici e misurare un po’ come si dice ad “occhio”. Sapevamo della legge della regione Molise del 2005 sulla tutela e valorizzazione degli alberi monumentali ma soltanto nel 2007 iniziò un primo censimento di grandi alberi in Molise terminato nel 2009.

Arriviamo al 2008. Ci fu il boom del nostro sito grazie anche alla trasmissione radiofonica di Radio rai 2. Avevamo descritto e censito una cinquantina di alberi in Provincia di Isernia. Siamo diventati poi un po’ meno provincializzati, abbiamo ampliato il nostro arboreto, siamo usciti dai confini.

Nella normativa nazionale si inizia a parlare di alberi monumentali nel 2008 (Dlgs 26 marzo 2008 n.62, relativo ai beni culturali, e n.63, relativo al paesaggio), anche se già nel 1977 con la Legge Regionale dell’Emilia-Romagna n. 2 ci fu il primo atto normativo specificamente varato in Italia per salvaguardare i patriarchi arborei. Nel lontano 1979 Valido Capodarca girava già per l’Italia centrale a cercare grandi alberi e iniziò a scrivere libri.

Alla metà degli anni ‘80 il Corpo Forestale dello Stato completa il censimento avviato nel 1982 su tutto il territorio nazionale che permette di individuare e catalogare oltre 22.000 alberi di particolare interesse, tra cui circa 150 definiti monumentali perché portatori di un valore eccezionale e molti riportati sul nostro sito.

alberiOggi con la legge del 2013 dopo 30 anni si vuole continuare nel censimento di alberi eccezionali, di grande interesse e monumentali. Nel frattempo molti sono diventati cercatori di alberi abbiamo anche il bel manuale di Tiziano Fratus del “Perfetto cercatore di alberi”.

Noi di molisealberi cerchiamo di non stare fermi: vogliamo che siano più conosciute le parole quali “monumenti naturali”, “beni paesaggistici” e “alberi” intesi come di alto valore culturale. Quando finiremo forse entreremo a far parte del patrimonio culturale regionale e nazionale, ma adesso non ci interessa. Siamo anche noi vecchi, maturi o meglio senescenti, ma grazie soprattutto a Voi che ancora ci seguite sul sito. Speriamo di continuare ad andare avanti e a scrivere articoli su www.molisealberi.com.

Buon alberi a tutti!! Andrea.

21 Novembre la Giornata Nazionale dell’Albero, abbracciamone uno contro il dissesto idrogeologico

giornatanazionaledellalberoCon l’hashtag #giornatanazionaledellalbero #abbracciamolo e #molisealberi naturalmente, possiamo ritrovarci insieme sui social network nella Giornata Nazionale dell’Albero del 21/11/2014. Vorremmo che un po’ tutti in questo giorno ci fermassimo un momento ad abbracciarie un albero, in bosco, in città, nel proprio giardino. Possiamo semplicemente guardarli anche dal basso verso l’alto. Se poi si riesce a piantare un albero, ancora meglio.

La Giornata dell’albero, istituita con la legge n. 10/2013, nasce con l’obiettivo di valorizzare e tutelare il patrimonio arboreo e boschivo per le sue numerose funzioni e quest’anno in particolare il tema è: la prevenzione del dissesto idrogeologico. In questo periodo di frane, alluvioni, dissesti, erosioni, allagamenti, smottamenti, ecc.. ogni giorno dovrebbe essere la giornata dell’albero. Vogliamo anche ricordare le vittime “del fango”, persone che hanno perso la vita in eventi legati a dissesti, frane e alluvioni. Oggi più che mai è di attualità la “Giornata dell’Albero” intesa nella conoscenza soprattutto del territorio e della sua difesa.

Gli alberi sono i principali difensori e protettori del territorio. Piantare un albero significa simbolicamente dare un po’ di speranza al futuro dei nostri figli. I Grandi alberi poi sono i simboli e i custodi dei nostri boschi nello spazio e nel tempo.

Consigliamo questo film che noi di molisealberi conosciamo da tempo, “L’uomo che piantava gli alberi” (durata circa 30′) diretto da Frédérick Back, tratto dall’omonimo romanzo di Jean Giono

 

Aosta – Il Tiglio di Sant’Orso (seconda parte)

Siamo stati ad Aosta a vedere anche il Tiglio di Sant’Orso. Albero famosissimo, simbolo della città e di tutta la Regione. Abbiamo già scritto del Tiglio in un precedente post. Le foto del Tiglio erano del 2009. In effetti il Tiglio non sta tanto bene, tra carie del legno e tiranti. Poichè Tiziano Fratus nel suo libro “La Linfa nelle Vene” parla anche a noi di Molisealberi quando descrive questo Tiglio, dicendo che siamo ancora un sito di riferimento per chi si occupa di questi temi, non potevamo far altro che fotografarlo ad agosto 2014 aggiornando le foto precedenti.

Le foto come al solito ci fanno capire un po’ meglio la sua situazione. Molte cure sono state effettuate per tenerlo ancora su, ma la cavità centrale ci preoccupa un po’. Del resto per i suoi 450-500 anni di vita se non più, ha resistito abbastanza…

Tigliodisant'Orso

Vastogirardi il secondo “faggione” a Santa Maria

Specie: Fagus Sylvatica
Nome Comune: Faggio
Circonferenza (mt): 3,80

Non è r’ fajone, il faggio più grande del Molise (il primo dei primi a Vastogirardi) che un po’ tutti conoscono, ma un secondo “faggione” di tutto rispetto che si trova in località Santa Maria in un bosco un po’ “tenebroso” sempre nel Comune di Vastogirardi. Ci si arriva scendendo da masseria Marinelli lungo la strada Vastogirardi-Staffoli. Si entra prima in un boschetto superando un fosso, poi si risale leggermente fino ad incontrare ed attraversare la linea del metanodotto.

Proseguendo si incontra anche una “casella” (ricovero in pietra) ben conservata. Da qui già si può notare, rivolgendo lo sguardo a sud, un albero più alto del solito nel bosco. E’ il nostro faggio che fa da padrone e sembra dire agli altri alberi “qui sono io il più alto”. L’albero ha un unico tronco con un età presumibile di 200-250 anni. La quota è a 1100 mslm. E’ un po’ malaticcio, qualche fungo sta attaccando il suo tronco policormico. Ha anche alcune branche e rami rotti. Ci potrebbero essere altri giganti in zona, in questo bosco un po’ “stregato”.

Comunque, pur se la circonferenza non è da record, l’altezza e il suo aspetto colpiscono subito il visitatore. Per la sua forma, un po’ particolare e bizzarra dovuta forse alla sua età, sembra un “uomo” a braccia aperte. Un ringraziamento ad Anna e Nicola per la scoperta.


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Le Foreste demaniali in Molise, il Bosco San Martino Cantalupo (prima parte)

Le Foreste Demaniali sono l’istituto di protezione delle risorse naturali più antico. L’Azienda di Stato delle Foreste Demaniali fu istituita infatti nel 1910, prima ancora di qualsiasi parco nazionale. Oggi in considerazione dei divieti vigenti, possono essere considerate vere e proprie aree naturali protette oltre ad essere riserve, siti di importanza comunitaria, zone di protezione speciale e luoghi in cui ci sono grandi alberi e di notevole interesse.

Lo stato di naturalità delle Foreste Demaniali, infatti, solo in alcuni casi è stato parzialmente compromesso, sia dalla gestione del sottobosco, per la prevenzione degli incendi, sia dall’immissione nell’ambiente di piante non sempre autoctone, finalizzata nella quasi totalità dei casi alla produzione forestale e al governo o alla prevenzione del dissesto idrogeologico.

Nonostante tali interventi, i divieti di transito in alcuni casi e di esercizio di tutte le attività antropiche, legate alla risorsa bosco, hanno comunque determinato in alcuni casi uno stato di isolamento pari se non superiore a quello di alcune aree naturali protette.

Oggi per la Regione Molise, sono un patrimonio di alto valore forestale, paesaggistico e naturalistico per le quali sarebbero opportuni interventi di miglioramento ed ampliamento come sta accadendo per esempio per la Riserva Mab Alto Alto Molise.

Nel Molise le Foreste Demaniali Regionali, gestite dell’Ex Azienda di Stato sono:

Il Bosco di Monte Capraro (S. Pietro Avellana – IS),

Il Bosco Pennataro (Vastogirardi – IS),

Il Bosco Monte Caruso e Monte Gallo (Monteroduni – IS),

Il Bosco del Barone (Montagano – CB).

Il Bosco S. Martino e Cantalupo (S. Pietro Avellana – IS) di circa 215 ettari si trova a confine con l’Abruzzo. In vicinanza c’è il fiume Sangro, il Tratturo Celano Foggia e la ferrovia Sangritana con la Stazione di San Pietro Avellana e la statale Fondo Valle Sangro. Era un antico Feudo.

Il bosco fu soggetto in passato a tagli e usurpazioni. Masseria Taverna a 760 mslm rappresenta il luogo di entrata in Molise con il vicino “Casello” della linea ferroviaria “Sangritana”. Luogo strategico di sosta di eserciti, e in particolare di pastori con le greggi transumanti. Molti credono che il confine regionale sia dato dal fiume Sangro invece non è così.

La foresta demaniale San Martino-Cantalupo si trova sulla sponda sinistra del fiume Sangro a Nord della Masseria Taverna e a NE del Tratturo Celano Foggia. Il fosso di Cinquemiglia (catastalmente Fosso di Pietransieri) per 1300 metri segna il confine SO della Regione Molise. Poi il confine devia a NE in località Vallocche Frazione del Comune di Roccaraso. Il confine regionale arriva in località a Colle San Francesco fino a 1126 mslm. La Zona si chiama come indicato sulle tavolette IGM anche Vallone del Cupo. Il vallone taglia da Nord a Sud il bosco di latifoglie cosi come una striscia di larga di pista forestale a fascia “parafuoco”.

Definire i confini del Bosco Cantalupo e San Martino non sembra facile. La storia ci dice di un po’ d’uso irrazionale di questi boschi e delle sue risorse (esempio tartufi, funghi, pascolo ecc..) per effetto che ci sono molti terreni privati in vicinanza e all’interno del bosco per cui occorre permettere anche il passaggio. In effetti i boschi sono di tutti, poi qualcuno crede che sono di pochi per un utilizzo solo ed esclusivamente economico, altri invece pensano che non sono di nessuno ma spesso sottoposti al degrado.

Il Bosco Cantalupo che si trova nel comune di San Pietro Avellana spesso viene confuso con il comune di Cantalupo nel Sannio. Una ipotesi dell’origine etimologica del nome “Cantalupo” deriverebbe da “Kata-Lucon” (in mezzo al bosco).

Cartografia Bosco San Martino Cantalupo Fonte Portale cartografico Regione Molise
Cartografia Bosco San Martino Cantalupo Fonte: Portale Cartografico Regione Molise www.geo.regione.molise.it

Le tipologie forestali presenti nella zona del Bosco Cantalupo variano in funzione della quota, dell’esposizione, del tipo del terreno e di altri fattori. Alcune zone si presentano con arbusti submontani con presenza di rose, prugnoli e rovi dovute all’abbandono delle pratiche agricole e del pascolo che ha facilitato la diffusione di questi popolamenti. Esse si trovano nei confini tra foresta terreni privati e zone di passaggio. In vicinanza di fossi e valloni di cui uno principale che attraversa il Bosco di Cantalupo (Vallone del Cupo) c’è la tipica vegetazione ripariale di pioppi e salici.

Il Bosco si presenta coetaneo con quote che vanno da 870 mslm fino a 1100 mslm. La tipologia forestale più rappresentativa è la cerreta mesofila con specie predominante il Quercus cerris e specie minori come Orniello, Carpino nero, Frassino maggiore, e Aceri. La gestione del Bosco Cantalupo crediamo non sia stata facile in passato e nemmeno oggi.

Trattandosi di zona protetta (rientra in area SIC denominata Isola fonte della Luna) il bosco di cerro potrebbe essere gestito favorendo una sua evoluzione naturale, ma noi crediamo alcuni tagli nel medio lungo periodo potrebbero essere attuati con una rinnovazione continua. Si potrebbero adottare misure per una selvicoltura attraverso il modello della fustaia chiara (Ciancio, Iovino, Menguzzoato & Nocentini) mantenendo il bosco a bassi livelli di densità e massa per favorire la rinnovazione continua.

Bosco di San Martino Cantalupo Comune di San Pietro Avellana
Bosco di San Martino Cantalupo Comune di San Pietro Avellana
cartografiaboscocantalupo
Carta uso del suolo parte del Bosco Cantalupo in verde bosco di latifoglie (Cerreta mesofila)in rosso aree a pascolo in viola cespugli e incolti

Monumento verde in pericolo: la Quercia di Santa Lucia nel Cuore sperduto del Molise

Non potevamo perdere sul quotidiano “la Stampa” del 10 Ottobre 2014, l’articolo di Tiziano Fratus che parla del piccolo e isolato Molise e della quercia di Santa Lucia della Frazione di Castelnuovo a Volturno nel Comune di Rocchetta. Il titolo ci è piaciuto molto: è uno dei tanti monumenti verdi in pericolo. Ecco qui l’articolo sul giornale la Stampa Rocchetta a Volturno la Quercia di Santa Lucia.

Una breve visita all’arboreto più antico d’Italia a Badia Prataglia (prima parte)

ArboretoOccupandoci di grandi alberi, non poteva mancare una visita a Badia Prataglia nell’arboreto più antico d’Italia. Impiantato nel lontano 1848, data storica di inizio della prima guerra d’Indipendenza. Siamo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Il Granduca di Toscana Leopoldo II nel 1846 lo affidò alla gestione di un boemo Karl Siemon (Carlo Siemoni). Questi iniziò una raccolta di molte piante forestali provenienti da tutto il mondo, allo scopo di verificarne l’adattamento con l’ambiente dell’Appennino tosco-romagnolo nella prospettiva di impiegarle poi per i rimboschimenti. Abbiamo visitato l’arboreto che comprende molte specie. Noi di molisealberi raramente ci siamo trovati tante piante da riconoscere in spazi affascinanti come questo. Come al solito abbiamo pensato di fotografare alcuni grandi alberi. Siamo partiti da una Sequoia.

Sequoia sempervirens (Lamb) Endl. Sequoia. California, Oregon
Sequoia sempervirens (Lamb) Endl. Sequoia. California, Oregon

Interessante è una Thuja plicata Donn ex D. Don. chiamata il Cipresso rosso occidentale. Originario dell’America settentrionale con un tronco bello grosso e con i caratteristici rami arcuati. Queste piante raggiungono anche i 70 metri di altezza, ma bisogna andare in California e in Canada per vedere un po’ di giganti. Noi ci accontentiamo di questa di Badia Prataglia.

Ci vorrebbero arboreti come questi un po’ in tutta Italia. Quante sfumature di colori verdi si vedono dall’alto, uno spettacolo unico di un centinaio di alberi di diversa specie.

Vicino l’arboreto c’é un museo intitolato allo stesso Siemoni e realizzato nel 1985. Espone soprattutto le principali specie forestali spontanee e quelle introdotte in Italia: esemplari secchi incorniciati, sezioni di tronchi di alberi, legni intaccati da insetti, campioni di legni di specie forestali.