La fascia fitoclimatica del Fagetum costituisce la zona più alta presente negli Appennini e quindi è al confine con il limite superiore della vegetazione; mentre nelle Alpi rappresenta una fascia intermedia (tra Picetum e Castanetum). Indubbiamente il valore di questa zona su Alpi e Appennini è differente, così come diverse sono le condizioni in cui le piante si trovano.
La fascia è caratterizzata da due specie: l’abete bianco e il faggio, alle quali si aggiungono altre specie delle zone superiori (abete rosso e larice) e inferiori (aceri, olmi…). A queste quote si trovano anche: pino silvestre, pino nero, acero montano
ABETE BIANCO (Abies alba Mill.)
Gli aghi, persistenti, rimangono sui rami per diversi anni; essi sono disposti a spirale sul rametto, ma a causa della torsione basale risultano tutti sullo stesso piano (distici), eccezione è rappresentata dagli aghi dell’ultimo anno che sono disposti a spazzola intorno al rametto. La loro inserzione è diretta sul ramo (a differenza dell’abete rosso che ha un cuscinetto), pertanto quando una foglia viene staccata rimane una cicatrice circolare piatta e non rilevata. Gli aghi sono lunghi 2-3 cm, larghi 2-3 mm, appiattiti, di colore verde lucente nella parte superiore, argentei nella pagina inferiore, inseriti singolarmente sui rametti. Le gemme sono piccole, coniche, prive di resina, di colore bruno. L’apparato radicale è fittonante, da adulto sviluppa forti radici laterali che si affondano nel terreno verticalmente. In terreni poco profondi può risultare superficiale.
La pianta è monoica: i fiori maschili sono riuniti a gruppi nella parte inferiore del ramo di un anno, di colore giallo, ricchi di polline; quelli femminili si trovano nella superiore dei rami di un anno, nella parte alta della chioma, rossi, compaiono in primavera. Gli strobili hanno forma cilindrica, sono lunghi dai 10 ai 18 cm e larghi circa 4 cm, a maturità assumono il colore rosso-bruno, eretti sul ramo. La loro maturazione avviene tra settembre ed ottobre; quando gli strobili sono pronti per disseminare, si aprono e lasciano cadere i semi, mentre l’asse centrale (rachide) resta sul ramo (differenza con l’abete rosso dove il cono cade intero).
L’abete bianco si rinnova per seme, anche se la sua facoltà germinativa non dura più anno, la rinnovazione è molto difficile nei boschi puri di abete bianco, mentre è agevole in boschi misti (ad esempio abete bianco, faggio, abete rosso).
Areale italiano: L’abete bianco è molto diffuso in Italia su Alpi e Appennini, nelle prime si trova concentrato in prevalenza sul settore veneto, e diminuisce sul settore occidentale (dove prevalgono larice e pino silvestre), nell’Appennino è diffuso un po’ ovunque in gruppi sparsi. Nelle Alpi si estende dagli 800 m ai 1600 m, negli Appennini dagli 800 m fino ai 1700 m, quindi aree tipiche del Fagetum con alcune trasgressioni in alto e in basso.
Esigenze: Vuole terreni freschi, profondi, di origine silicea. E’ una specie tipica degli ambienti oceanici (poca escursione termica), è molto sensibile alle gelate tardive e vuole lunghi periodi di riposo vegetativo durante l’inverno. Molto esigente in fatto di umidità: molte precipitazioni ed elevata umidità atmosferica. Specie decisamente sciafila: predilige l’ombra.
Usi: Il legno di abete bianco è leggero, tenero, elastico, di buona qualità. Il legname, di colore giallo chiaro, non ha netta distinzione tra durame ed alburno. Viene impiegato come materiale per cellulosa e da lavoro, un tempo usato per la costruzione degli alberi delle navi e dei remi. Scarso potere calorifico. La corteccia contiene modeste quantità di tannini.
FAGGIO (Fagus sylvatica L.)
La corteccia è liscia, sottile e di colore grigio; queste caratteristiche della corteccia rendono la pianta molto sensibile alle scottature da sole, soprattutto se si trovano improvvisamente isolate per il taglio delle piante circostanti. I giovani rametti sono di colore verde scuro. Le foglie sono alterne, ovali, a margine intero, portate su piccioli di 1-2 cm, di colore verde lucente superiormente, più biancastre nella pagina inferiore. Le lamine fogliari sono attraversate da 6-7 paia di nervature parallele. In autunno, prima della defogliazione, assumono il caratteristico colore rossastro. Le gemme sono fusiformi, appuntite, di colore rosso-bruno.L’apparato radicale del faggio è molto sviluppato e mediamente profondo.
La pianta è monoica, i fiori maschili e femminili appaiono in primavera insieme alle foglie.
Il frutto (la faggiola) è un achenio, contenuto all’interno di una cupola che a maturità si apre in quattro valve. Le piante cominciano a fruttificare attorno a 60 anni, la maturazione del seme è, poi, annuale. Il faggio ha ottima capacità pollonifera, che inizia tra i 25 e i 30 anni.
Areale italiano: In Italia il faggio è presente ovunque, dalle Alpi alla Sicilia, ad esclusione della Sardegna. Il faggio, come dice il nome stesso, è tipico della zona del Fagetum, anche se non è infrequente trovarlo nelle fasce fitoclimatiche adiacenti. Nell’Appennino meridionale si trova anche ai 2000 m di quota, mentre sulle Alpi, in particolare su quelle occidentali, non supera i 1200 m.
Esigenze: Predilige suoli freschi e profondi, di medio impasto e ben drenati. Nonostante ciò si adatta anche a terreni poco fertili, purché privi di ristagni di umidità e troppo compatti. Specie definita miglioratrice del terreno, perché riesce a migliorarne la struttura e ad arricchirlo di sostanze nutritive. Sopporta le basse temperature ma è molto sensibile alle gelate primaverili, vegeta in climi oceanici, cioè con limitate escursioni termiche. Molto esigente di umidità atmosferica (igrofila). Il faggio è tra le specie più sciafile (vive in luoghi ombrosi).