In località le Forme nel Comune di Pizzone ai confini con il territorio del comune di Alfedena numerosi faggi sparsi con le loro “forme” strane. Tra questi un grande faggio che con i suoi tronchi che partono quasi tutti da terra. Ne abbiamo contati 5. Si allarga imponente a dominare la grande valle sottostante. Sullo sfondo innevato Monte Meta.
Gli amici di Dimensione Explorer, hanno una lunga esperienza nel campo della cartografia. Recentemente (anno 2021) hanno realizzato una Cartoguida turistica del Comune di Cantalupo del Sannio, uno dei tanti paesi dell’area matesina. Nella guida sono segnalati dei grandi e monumentali alberi. A noi di molisealberi ha fatto molto piacere che un puntino, una icona o un simbolo indica la presenza di un albero monumentale. In questo periodo in cui le mappe digitali, spesso errate, risultano prevalere sulle vecchie mappe turistiche e trovarsi fra le mani una cartografia “di carta” è sempre bello e interessante per conoscenza e studiare un territorio. Ancora di più se sono indicate anche le specie e le caratteristiche di grandi alberi alcuni monumentali e iscritti nell’elenco nazionale. Per dettagli il loro sito
Autunno in Alto Molise nel Comune di Capracotta da Monte Capraro e Monte Civetta si vedono ampi panorami e boschi di faggio.
Faggete dell’Alto Molise
Lungo la cresta di Monte Civetta a quota 1676 mtslm si vedono le foglie giallo rosse dei faggi. Sparsi altri colori quelli verdi degli aghi dei tassi, che non sono animali, ma piante chiamate “gli alberi della morte” perchè contengono degli alcaloidi velenosi. Nella faggeta di Monte Civetta in aree rocciose dove le piante rimangono spesso piccole e contorte emerge un tasso di di altezza di circa 8-10 metri. Grazie all’amico Michele abbiamo scoperto questa pianta di grandi dimensioni, forme e portamento. Pur avendo diversi tronchi esso appare unico con una chioma molto ampia. I sui aghi di colore verde scuro toccano a quasi a terra. Impressionante la sua capacità di “resistenza” nel vivere in un ambiente difficile. Del resto il suo legno è molto duro, usato in passato per costruire gli archi. Gli uccelli fanno il loro lavoro per diffondere questa pianta. Mangiando gli arilli, che non sono proprio dei frutti, rilasciano i semi. Questi semi possono rimanere molto tempo nel terreno prima di germinare, poi la pianta cresce molto lentamente Come spesso accade le foto non sempre rendono l’idea della sua grandezza. Non sapremo mai la sua età.
Riportiamo una delle tante storie di grandi alberi del nostro amico Valido Capodarca:
Pizzone pianoro Le forme Foto del 1987 di Valido Capodarca tratta dal gruppo facebook di molisealberi descritto nel libro “Abruzzo, 60 Alberi da salvare”
Altro albero molisano descritto nel mio libro “Abruzzo, sessanta alberi da salvare” è un grande faggio che si trova a Valle Fiorita, una conca di origine glaciale sempre in comune di Pizzone .In realtà il pianoro si chiamava Le Forme, ma da poco tempo gli era stato conferito il nome, più accattivante ai fini turistici, di Valle Fiorita. Qui, gli alberi monumentali, sarebbero tantissimi; ne scelsi uno che, a un primo assaggio, mi sembrava il più grande. La circonferenza era di ben m. 6.85 misurata nel 1987. Il terzo inferiore del fusto è metà legno e metà pietra. Il faggio cioè, dopo essere nato vicino a un masso, nel corso dei decenni o secoli, lo ha inglobato. Oggi, o almeno nel 1987, la parte di roccia sembra quasi una protesi messa lì a sostituire una parte di fusto mancante. Ad accompagnarmi sono i soliti guardaparco Spina e Di Cianni e, mentre la macchina va, continuano gli aneddoti e i racconti. Un contadino di Pizzone, proprietario di alcune piante di ciliegi, si era accorto che durante la notte un misterioso ladro si intrufolava nel suo orto e faceva man bassa di ciliegie. Non solo, ma il vandalo non si limitava a mangiarle, bensì provocava anche danni con la rottura di diversi rami. Fu così che una notte, deciso a dare il fatto suo al malandrino, si nascose in un angolo buio armato di bastone. Nel pieno della notte, ecco avvicinarsi un’ombra indistinta la quale, fra un crepitio di rami spezzati, cominciò ad arrampicarsi su un ciliegio. L’uomo uscì furibondo dal suo nascondiglio e, vibrando in alto il bastone, si portò velocemente verso il misterioso individuo. Quando gli fu quasi addosso, un raggio di luna, emerso improvviso dalle nuvole, illuminò il viso del ladro: era l’orso! L’uomo nascose subito il bastone dietro la schiena e, indietreggiando con finta calma verso la porta di casa, mormorò, rivolto all’orso: “Ah, sei tu? Mangia, mangia!”
logo di molisealberi creato dalla nostra amica Nadia Comegna
Già nell’anno 1000 Bernardo da Chiaravalle (1091-1153) scriveva: ” gli alberi ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”. In questo periodo a molti manca di camminare in bosco e ricercare e fotografare grandi alberi. Il bosco per le numerose funzioni che svolge, l’elenco abbiamo più volte richiamato in questo sito https://www.molisealberi.com/le-funzioni-del-bosco/ è oggi più che mai fonte di emozioni. I vecchi e monumentali alberi in bosco sempre unici con le loro forme più strane e le loro dimensioni particolari hanno anche un grande valore spirituale e religioso che i libri non possono insegnare. La frase di San Bernardo da Chiaravalle di circa 1000 anni fa è sempre attuale.
anche dopo un taglio del tronco l’ albero ti insegna cose che nessun maestro ti dirà
Nome comune dell’albero:Cedro del Libano Nome scientifico dell’albero: Cedrus deodara Altezza stimata (m): 22 ca Circonferenza (cm): 300 Tipo: Alberi in gruppo Numero esemplari: 5 L’albero ha un solo fusto?: no L’albero ha più fusti?: si
Comune di: BERGAMO Località: QUARTIERE DI BORGO PALAZZO Indirizzo: VIA VIVALDI, 11 Indicazioni utili per raggiungere l’albero: E’ la prima traversa a sinistra di Viale Pirovano, guardando il Cimitero da Via Borgo Palazzo Proprietà: privata Di chi é l’albero monumentale: sarà donato al Comune come facente parte di un parco di nuovo impianto di 5000 mq
Ambiente Urbano: verde privato Ambiente Extraurbano: La pianta é segnalata per: Forma o portamento particolari, Rarità botanica, Valore storico-culturale Descrizione della motivazione: Piantati da antica famiglia ottocentesca a celebrazione di ogni nuovo nato. Ad oggi ancora simbolo di vita e resilienza per tanti grandi anziani che lo ricordano attraverso epoche buie di guerre e sofferenze. Situati in area destinata a breve a Parco Pubblico. Richiedono assistenza immediata a causa di imminente capitozzatura aberrante in questi giorni. Minacce: Errata gestione e manutenzione, Urbanizzazione ed edificazione
Curare un patrimonio arboreo “monumentale” non solo quello dei circa 3300 alberi e formazioni vegetali che fanno parte dell’elenco nazionale ma anche molti altri alberi, filari, gruppi che potrebbero essere considerati monumentali risulta complesso perchè si devono gestire piante vecchie, delicate, fragili, spesso malate, uniche, eccezionali, non facilmente rinnovabili. Se per la cura si considerano anche gli aspetti biologici, economici e tecnici, la gestione e la tutela dei nostri “patriarchi arborei” si complica ancora di più, anche per gli addetti ai lavori e che si occupano di arboricoltura. I tecnici, che potremo chiamare “medici e guaritori” dei nostri grandi e monumentali alberi non possono essere considerati dei manutentori del verde. Occorre competenza, conoscenza ed esperienza per la loro cura e salvaguardia. Nelle linee guida, scaricabile qui intese come buone pratiche, per gli interventi e cura degli alberi monumentali redatta a dicembre 2019 dal Ministero delle Politiche agricole la gestione e la tutela di questo patrimonio devono essere “quanto più rispettosi dei più intimi meccanismi biologici che regolano la vita di un albero e si misurino con le tante implicazioni fitopatologiche, agronomiche ed arboricolturali che possono discostarsi anche molto da quelle considerate nelle ordinarie pratiche di manutenzione del verde. La gestione degli alberi monumentali dovrà essere, pertanto, coordinata in ogni fase da figure professionali competenti e condotta da ditte esecutrici specializzate: tecnici di comprovata esperienza nell’ambito dell’arboricoltura e con le specifiche competenze e abilitazioni definite dalle norme relative all’esercizio delle professioni, e imprese scelte in base a documentata esperienza nel campo dell’arboricoltura e in particolare nella cura degli alberi monumentali rappresentano, pertanto, le figure a cui necessariamente si deve fare riferimento” L’albero è un sistema energetico e biologico assai complesso specialmente un vecchio e grande albero dove non bastano solo le normali tecniche e studi dell’ arboricoltura per essere sicuri di ottenere dei risultati per tenerlo ancora più a lungo in vita senza “accanimenti”. Potremo riuscire a misurare il lento accrescimento del tronco, i rami che crescono, vedere annualmente i germogli, le foglie, i fiori ogni tanto qualche frutto. I nostri grandi alberi, anche senza molte cure, sanno risolvere i loro problemi di vecchiaia anche favorendo la vita di altri esseri viventi (se si pensa al solo valore biologico di un tronco ) per cui ci si chiede spesso se o no intervenire su alberi con interventi drastici (capitozzature) o non toccarli e lasciarli fermi a completare il loro ciclo di vita. Gli alberi, in particolare quelli malandati e vecchi diventano un problema e un fastidio per noi uomini in quanto ci dimentichiamo che sono essere viventi.
Quercia delle Streghe o di Pinocchio ?
Le conclusioni indicate nella guida redatta dal Ministero sono da condividere: ” L’approccio con un albero monumentale dovrebbe avvenire con umiltà, ma allo stesso tempo deve essere libero da condizionamenti e presunzioni: un approccio interdisciplinare, olistico, capace di raccogliere da ogni esperienza, da ogni conoscenza, elementi utili alla comprensione e alla risoluzione dei tanti problemi che un albero, soprattutto se senescente, manifesta “
In vicinanza del Tratturo Pescasseroli – Candela nel Comune di Sepino, la chioma di questa quercia mi appare nella sua maestosità. Mi trovo a poche centinaia di metri da Altilia (zona archeologica tra le più importanti del Molise ). Mi avvicino all’albero per scattare alcune foto, un anziano signore mi vede e mi viene incontro. Aveva capito, che stavo dirigendomi verso l’albero. Lo saluto e gli dico se l’albero è di sua proprietà. Lui mi risponde che non è suo ma è del “Padre Eterno” . Gli rispondo che se è un bene cosi bello del “Padre Eterno” non dovremmo lasciarlo con tubi, ferri e legname e materiale vario accumulato sotto il tronco. L’albero si trova a 560 mtslm ha una circonferenza del tronco di 380 cm, una chioma ampia e regolare.
Peccato che il materiale ferroso accumulato alla base dell tronco non permette di goderselo nella sua bellezza.
Nome comune dell’albero:quercia da sughero Altezza stimata (m): 25 Circonferenza (cm): 180 Tipo: Albero singolo Numero esemplari: 1 L’albero ha un solo fusto?: si Comune di: MONTALTO DI CASTRO Località: Campomorto Indirizzo: Campomorto Indicazioni utili per raggiungere l’albero: si trova sulla strada
che da tuscania porta a montalto di castro vicino al provinciale circa
un km prima della vecchia strada che portava a Canino Proprietà: privata Di chi é l’albero monumentale: non conosco
Ambiente Urbano: verde privato Ambiente Extraurbano: Coltivi La pianta é segnalata per: Valore paesaggistico Descrizione della motivazione: bellissimo esemplare isolato collocato in punto molto panoramico Minacce: Fuoco
Nome comune dell’albero: Salice Nome scientifico dell’albero: Salix Caprea Altezza stimata (m): 9 Circonferenza (cm): 3,20 Tipo: Albero singolo Numero esemplari: 1 L’albero ha un solo fusto?: si
Comune di: San Biase Località: Strada comunale colle giiaminco Indirizzo: Strada comunale sopra valle Proprietà: pubblica Ambiente Urbano: verde pubblico Ambiente Extraurbano: Altro La pianta é segnalata per: Forma o portamento particolari Descrizione della motivazione: Si tratta di un salice situato all’altezza di 850 m. sul livello del mare. Cresce sui margini di una strada comunale che raggiunge terreni privati. Minacce: Rischio di taglio