Nel territorio di Cantalupo nel Sannio spesso si vedono sparse grosse Roverelle. Tra le tante viste, colpisce una pianta che sta lungo la strada per il cimitero, che si presenta con due tronchi a formare una specie di U. La Roverella sembra uscire con la sua forza dal lato della strada. Le dimensioni sono sicuramente superiori ai 500 cm, considerati i due tronchi. La chioma è molto espansa. Qualche difetto c’è sui tronchi. Come spesso succede non ho scattato una foto. L’ho comunque facilmente individuata su google earth. Il grande albero ne ha visti passare sicuramente tanti: di funerali.
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Monleale in Piemonte la roverella ormai scomparsa dal libro: “la Linfa nelle Vene” di Tiziano Fratus
Partiamo dall’anno 2005. Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte n. 12 del 24/03/2005 con la Deliberazione della Giunta Regionale 14 febbraio 2005, n. 83 ad oggetto (omissis) LA GIUNTA REGIONALE ..delibera di approvare la dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi dell’art.140 del D.LGS. 22.01.2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) in riferimento all’ Elenco di Alberi Monumentali giudicati di interesse paesaggistico-ambientale e storico-culturale del Piemonte, ai sensi della L.R. n. 50/95 situati nei Comuni di Novi Ligure (AL) Stresa (VB) Pietraporzio (CN) Monleale (AL) Bioglio (BI); di dare atto che i soggetti arborei interessati risultano, nello specifico, come dall’elenco appresso riportato: Novi Ligure (AL) Rovere In strada Castellone n.11 Stresa (VB) Cedro In C.so Re Umberto I n.15 Pietraporzio (CN) Larice Nel Vallone del Piz, Monleale (AL) Roverella In direzione San Sebastiano presso la località Cà del Pep o Pepnei Bioglio (BI) Castagno Nel parco ex Villa della Famiglia Sella.
La storia della Roverella in località Cà del Pepnei o del Pep del Comune di Monleale in provincia di Alessandria c’è la racconta Tiziano Fratus nel sul libro: “La Linfa nelle Vene”. Quest’albero, faceva parte del volume: “Gli Alberi monunematli d’Italia” e nell’elenco dagli alberi monumentali del Piemonte anno 2006 era scritto: “esemplare di singolare bellezza”. Poi non è stato più inserito nel libro degli alberi monumentali del Piemonte (II edizione anno 2008). Per un cercatore di alberi qualcosa non tornava, per cui Fratus si chiese come mai fosse stata esclusa da Alberi monumentali del Piemonte. L’albero come scritto nel libro (anno 2012): è spento è un relitto archeologico, circondato dagli sbancamenti di una cava che hanno ben pensato di attivare a ridosso dlell’albero, di ciò che resta di questo che è stato un albero grandioso. Infatti la circonferenza del tronco misurata era di 576 cm, ma l’aspetto che potrebbe far ridere o piangere nel racconto alla fine e che sul tronco della roverella c’era affisso un documento, protetto dentro una camicia in plastica con su scritto: “Ho resistito quasi 100 anni fino a quando ci ha messo le mani l’Assessoe provinciale (omissis)…. Alla fine Tiziano cita una frase di Alexander von Humboldt e che noi condividiamo:” Vi è qualche cosa d’imponente e maestoso nell’aspetto dei vecchi alberi e la violazione di questi monumenti della natura è severamente punita in paesi privi di monumenti artistici”. Non so se pensare di vivere in una civiltà avanzata oppure in una declinazione prossima al suo complemento.
Ecco alcune foto della ex Roverella di Monleale ultima circonferenza del tronco 575 cm ormai morta Fonte Comune di Monleale è scritto: ora purtroppo seccata, e dal sito sugli alberi monuemntali della Provincia di Alessandria http://digilander.libero.it/alberial/01index/0100hp00.htm Altra Fonte: Terre di grandi alberi di Tiziano Fratus https://homoradixnew.files.wordpress.com/2012/01/terredigrandialberi_doku_elenchialberimonumentali.pdf
Monsampietro Morico “Lu Cerquò” della Valle dell’Ete
Specie: Quercus Pubescens W.
Nome Comune: Roverella, denominata “Lu Cerquò”
Circonferenza: cm 620, primato assoluto come dimensione nella Provincia di Ascoli Piceno da: “Alberi Monumentali delle Marche” di Valido Capodarca; cm 550 (scheda 215) da “Formazioni vegetali monumentali delle Marche” Diametro proiezione chioma: metri 30 circa.
Età da 350 a 500 anni,
Si continua, ogni tanto, a scrivere di grandi alberi. Siamo stati in provincia di Ascoli Piceno. Le emergenze e priorità per molti paesi del centro Italia in questo periodo (ottobre 2016) sono comunque altre. Sfogliando e rileggendo il libro “Alberi Monumentali” delle Marche di “Valido Capodarca” (anno 2008) ci hanno incuriosito le storie dei Cerquò o meglio dei “Lu Cerquò”. Il termine “Lu Cerquò”, non utilizzato dalle nostre parti, nelle Marche e in altri luoghi del Centro Italia sta ad indicare per la gente che vive in quei luoghi una specifica ed individuata pianta e nessun altra. Basta dire quindi “Lu’ Cerquò di Monsampietro Morico” come “Lu Cerquò de Munata” di Porchia, che per qualche comune, ma sono pochi, ce ne sempre uno cosi’ chiamato. Lu Cerquò è un albero che per la vecchiaia, per la storia, per le sue dimensioni per la forma ed età e per la grande ammirazione è quella in cui tutti sono un po’ affezionati. Questa pianta ancora vive. Siamo andati a vederla. C’è una grossa branca a terra. Presenta 3-4 branche da cui partono rami per una chioma davvero considerevole che si vede dalla strada e che sovrasta la vegetazione di arbusti e alcuni alberi di olivo circostanti. Quando avvicinati, anche se non è stato possibile girargli completamente intorno, ci siamo accorti della sua maestosità. Ecco le foto che dimostrano la sua grandezza (ottobre 2016) e la rottura di una branca
Alberi monumentali: cominciamo a mettere almeno una targhetta ?
Riprendiamo un post su facebook sul gruppo molisealberi scritto da Valido Capodarca, in merito alle targhette in vicinanza degli alberi “monumentali”.
— A questo punto si impone una riflessione e una amara conclusione: LA LEGGE SUGLI ALBERI MONUMENTALI E’ UNA AUTENTICA PRESA PER I FONDELLI. In questi viaggi che sto effettuando fra gli alberi monumentali delle Marche, non ne ho trovato uno, che è uno, verso il quale sia stato compiuto un solo gesto di tutela. Sembra quasi una legge costruita e promulgata per togliersi dai piedi, finalmente, quei rompiscatole degli ambientalisti che da 60 anni non la facevano finita. Ieri ne abbiamo avuto l’ultima prova: il glorioso platano di via Gagarin, che aveva riparato dai nazisti i combattenti partigiani, ora ripara dal sole le autovetture della DIBA (autentico vilipendio!).Una quercia già morta e crollata, uccisa dalla pipì delle mucche; grandi querce alle quali la dichiarazione di monumentalità non è bastato ad evitar loro che i trattori arassero fino a raschiare il tronco; grandi olmi con i rami schiantati da anni senza che il comune si degni di mandare un suo operaio a sgomberarli.
Ma poi, diciamolo sinceramente: quanti, ad esempio, in tutta Pesaro, sanno che questo olmo è monumentale e tutelato? Fino a ieri, solo i forestali che avevano effettuato i rilevamenti sei anni fa; da ieri lo sappiamo anche Daniele Cortucci e il sottoscritto, da oggi, si aggiungono coloro che avranno la bontà di leggere questo post. Possibile che trai tanti funzionari dell’ufficio ambiente della Regione, fra i dirigenti del Corpo Forestale, a nessuno sia passata in mente l’iniziativa più elementare, cioè quella di apporre vicino all’albero una targhetta metallica? Vi andrebbe scritto, ad esempio: Albero monumentale nr. , ai sensi della legge xy; a seguire il nome dell’albero, le sue misure, l’età e un breve elenco dei divieti: affissioni, incisioni, lavori di scasso e aratura per tutta l’area coperta dalla chioma, parcheggio di auto sopra l’apparato radicale, ecc.
Troppo complicato pensarci?
Ad Issen un Libocedro o Calocedro o Cedro della California (Calocedrus decurrens Florin)
Non è facile incontrare un Cedro o Cipresso della California dalle nostre parti. Dovremo andare subito nel parco dello Yosemite in California. Eppure in Italia in qualche parco o giardino ci sono dei Calocedri (a Napoli per esempio). Tiziano Fratus nella sua rubrica di cercatore di alberi sul giornale la Stampa del luglio 2015 rimane impressionato da un calocedro policormico, che si trova in Toscana nel famoso Arboreto di Vallombrosa nel comune di Regello (FI). Vedendolo ll calocedro lo riporta immediatamente in California, a Yosemite. Egli scrive “L’albero da solo vale il viaggio. E’ maestoso, la base si spalanca in un ventre circolare (ben 750 cm la sua circonferenza) nel quale posso entrare per sbirciare la fuga verticale delle sei branche primarie in cui si articola. La luce scava nel legno come se fosse una frattura nella roccia d’una grotta. Splendide le nostre foreste e i nostri parchi monumentali, ma che perdita se un giorno non fossero stati accolte queste splendide specie straniere! Bisogna aprire il cuore, usare quel che Dio ci ha messo in testa.” Anche noi di molisealberi abbiamo visto un Calocedro in Toscana a Badia Prataglia e in Valle d’Aosta a Issen. Se non era per la targhetta arancione posta sulla rete metallica che circonda una villa, passava inosservato. Siamo lungo la valle del Lys o Valle di Gressoney in zona Walser.I dati di questo albero si leggono nella foto
Il calocedro, è un albero originario della California con corteccia rossastra con delle fessurazioni e si sfoglia in lunghe strisce sulla base del tronco dei vecchi alberi. Le foglie son di un bel colore verde brillante e squamiformi Il Calocedrus decurrens è una pianta monoica. Il nome generico deriva dal greco ‘kalòs’ (bello) e dal latino ‘cedrus’, nome che designava una conifera; il nome specifico si riferisce alle foglie decorrenti sui rametti. Il suo legno è uno dei principali materiali utilizzati per la realizzazione di matite, facile da temperare. Questa pianta ha un suo fascino, pur se non fa parte del nostri ambienti.
Un Pinus Pinea nel territorio di Pratella (CE)
Vogliamo ringrazire un gruppo di appassionati di alberi del territorio di Pratella e in particolare la Signora Graziella e il Signor Renzo che hanno effettuato una breve ricerca di grandi gli alberi del loro territorio. Il tutto e’ stato inserito anche nella loro pagina Facebook Rocca Sancti Biti.
Selva incolta e boscosa con cerri, e alberi selvatici ….. con montagne, colline, valli, monti e pianure con una totale estensione 1651 tomoli….
(descrizione del territorio di Rocca Vecchia -1808 )….. ( usi civici busta 224, Archivio di Stato di Caserta).
Il paesaggioarboreo Pratellese è abbastanza poliedrico e sfaccettato. Il tessuto dei boschi sempreverdi è permeato da uliveti e querce ora centenarie e solitarie a guardia degli antichi campi, ora in formazioni compatte insieme ad Aceri, Tigli, Pioppi, Olmi e Frassini. Colline e monti con folte schiere di Cerri e Faggi che coprono e proteggono i monti. Tuttavia la conoscenza dei rappresentanti nel mondo vegetale qui a Pratella risulta ancora incompleta e frammentaria.
Tra le poche iniziative volte alla riscoperta della natura e destinate alla tutela, alla valorizzazione e alla conservazione degli “alberi monumentali” è parsa di particolare importanza la fase di accertamento sul territorio degli esemplari arborei degni di riconoscimento e di protezione. L’attenzione sul verde storico in Pratella è rivolta all’albero nella sua presenza reale ed affettiva, intesa come testimonianza storico-culturale del percorso umano. Alberi monumentali che carichi di anni, rimangono documenti viventi e archivi naturali su cui meditare per non perdere l’identità storico-culturale.
Pinus – Pinea
( Pigna ad ombrello )
Via Fontanelle
Rocca Vecchia – Pratella (CE)
Scheda dell’albero
Altitudine m. 284
Latitudine 41.395323
Longitudine 14. 158939
Circonferenza tronco: 345 cm Buon vigore vegetativo Eta’ – Ultracentenaria.
La memoria orale la indica come la “pigna r’ f-licion gl’ americanu.
Ha un valore paesaggistico nonche’ storico – affettivo.
Gli alberi monumentali della Regione Piemonte
Con Determinazione del Settore Foreste n. 3832 del 28/12/2015 la Regione Piemonte in applicazione della legge nazionale 10/2013 ha approvato il nuovo elenco degli alberi monumentali. Ecco l’elenco:
Fonte: Regione Piemonte Settore Foreste http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/tutela/monumentali
Comune | Località | Specie | Nome volgare | Circonf. (cm) | Alt. (m) |
Alba | Giardino “Vittime dei campi di sterminio” | Fagus sylvatica var. asplenifolia | Faggio asplenifolia | 135/140 | 13 |
Acqui Terme | Concentrico | Cedrus atlantica | Cedro dell’Atlante | 460 | 30 |
Acqui Terme | Bagni | Popolus nigra | Pioppo nero | 600 | 32 |
Alba | Strada Castelgherlone | Morus alba | Gelso | 300 | 6 |
Arona | Mercurago di Arona – San Giorgio | Juglans regia | Noce comune | 250 | 16 |
Asti | Giardini Palazzo Alfieri | Platanus Acerifolia | Platano | 520 | 37 |
Avolasca | Tassare | Morus alba | Gelso | 410 | 8 |
Avolasca | Frazione Oliva | Quercus pubescens | Roverella | 430 | |
Bardonecchia | Concentrico | Pyrus communis | Pero domestico | 310 | 16,5 |
Biella | Giardino pubblico A.M. Zumaglini | Cedrus atlantica | Cedro dell’Atlante | 450 | 25,5 |
Biella | Giardino pubblico A.M. Zumaglini | Cedrus deodara | Cedro dell’Himalaya | 670 | 37,5 |
Biella | Giardino pubblico A.M. Zumaglini | Aesculus Hippocastanun | Ippocastano | 380 | 30 |
Bra | Concentrico | Aesculus hippocastanum | Ippocastano | 320 | 20 |
Bra | Lo Monte | Zelkova carpinifolia | Olmo del Caucaso | 715 | 38 |
Buttigliera d’Asti | Via Principe di Piemonte – Parco Maffei | Quercus robur | Farnia | 460 | 22,5 |
Caluso | Piazza Valperga, 2 | Sequoia sempervirens | Sequoia sempreverde | 510 | 38 |
Casalborgone | Bric Turniola | Quercus crenata | Cerro-sughera | 325 | 22 |
Castagneto Po | Strada Chivasso | Fagus sylvatica | Faggio | 415 | 27 |
Castagneto Po | Strada Chivasso | Aesculus hippocastanum | Ippocastano | 430 | 15 |
Castelnuovo Scrivia | Frazione Secco | Populus alba | Pioppo bianco | 458 | 24 |
Cavallermaggiore | Concentrico | Quercus robur | Farnia | 380 | 28 |
Cavallermaggiore | Madonna del Pasco | Aesculus hippocastanum | Ippocastano | 440 | 23 |
Cavallermaggiore | Fraz. Madonna del Prone | Platanus acerifolia | Platano | 620 | 33 |
Comignago | Concentrico | Cedrus deodara | Cedro dell’Himalaya | 600 | 33 |
Coniolo | Argine Morano / | Populus nigra | Pioppo nero | 600 | 28,5 |
Crescentino | Rabeto | Tilia x vulgaris | Tiglio comune | 345 | 24 |
Crodo | Alpe Cheggio | Picea abies | Abete rosso | 410 | 24 |
Cumiana | Torre S. Giacomo | Aesculus hippocastanum | Ippocastano | 270 | 21 |
Cumiana | Frazione Costa | Ulmus laevis | Olmo bianco | 385 | 20 |
Cumiana | Concentrico | Pinus strobus | Pino strobo | 480 | 28,5 |
Dormelletto | Strada Enrico Fermi | Populus nigra | Pioppo nero | 520 | 29 |
Dormelletto | Lungo lago | Salix alba | Salice bianco | 360 | 24 |
Dronero | Centro | Aesculus hippocastanum | Ippocastano | 352 | 24 |
Druento | Lanche Ferloch | Prunus avium | Ciliegio selvatico | 308 | 27 |
Druento | Piano Mule | Quercus petraea | Rovere | 396 | 21 |
Farigliano | Naviante | Quercus pubescens | Roverella | 410 | 18 |
Fenestrelle | Bandita Puy | Larix decidua | Larice | 380 | 25 |
Fenestrelle | Bandita Puy | Larix decidua | Larice | 299 | 37 |
Fenestrelle | Chambons-Depot | Larix decidua | Larice | 395 | 25,6 |
Fontanile | Cornaleja | Salix alba | Salice bianco | 530 | 17 |
Fresonara | Concentrico | Morus alba | Gelso | 280 | 9,5 |
Giaglione | Chiesa Parrocchiale | Castanea sativa | Castagno | 810 | 10,5 |
Ivrea | Sponda sinistra Dora | Carpinus betulus | Carpino bianco | 320/235 | 14 |
Mirabello Monferrato | Strada Comunia, 30 | Quercus pubescens | Roverella | 293 | 18 |
Moiola | Tetto Tederei | Castanea sativa | Castagno | 485 | 22,5 |
Moncenisio | L’Ila | Fagus sylvatica | Faggio | 240/530 | 35 |
Monterosso Grana | Borgata Techè | Castanea sativa | Castagno | 610 | 27 |
Nichelino | Corte della Palazzina di Stupinigi | Quercus robur | Farnia | 488 | 27 |
Nichelino | Parco Naturale Stupinigi | Salix alba | Salice bianco | 352 | 20 |
Novara | Cimitero urbano | Cedrus atlantica | Cedro dell’Atlante | 240/190 | 18,5 |
Novara | Frazione Olengo – Villa Segù | Juglans nigra | Noce nero | 495 | 30 |
Oulx | Beaulard – Puy S. Chiara | Larix decidua | Larice | 385 | 22 |
Oulx | Beaulard – Puy Refour | Larix decidua | Larice | 335 | 16,6 |
Oulx | Borgata Beaume (Bandita soprastante) | Pinus sylvestris | Pino silvestre | 250 | 15 |
Piobesi d’Alba | Garbianetto | Salix alba | Salice bianco | 420 | 3,5 |
Premosello-Chiovenda | Cuzzago | Taxus baccata | Tasso | 362 | 8,5 |
Rivara | Parco sede del Comune | Cupressus sp. | Cipresso | 590 | 20 |
Rivara | Parco sede del Comune | Magnolia hypoleuca | Magnolia | 109 | 12 |
Rivara | Parco sede del Comune | Sequoia sempervirens | Sequoia sempreverde | 467 | 35 |
Rocchetta Tanaro | Val Du Ge’ | Fagus sylvatica | Faggio | 315 | 25 |
Rocchetta Tanaro | Fraz. S. Emiliano | Juniperus virginiana | Ginepro virginiano | 290 | 14 |
Rorà | Borgata Rounzéi | Fraxinus excelsior | Frassino maggiore | 480 | 23 |
San Sebastiano Curone | Gazzarola | Cedrus atlantica | Cedro dell’Atlante | 580/160 | 33 |
Serravalle Langhe | Concentrico | Aesculus hippocastanum | Ippocastano | 300 | 21,5 |
Torino | Parco del Valentino | Celtis australis | Bagolaro | 475 | 23 |
Torino | Parco del Valentino | Quercus robur | Farnia | 400 | 28 |
Torino | Parco del Valentino Borgo Castello | Quercus robur | Farnia | 280 | 27 |
Torino | Giardini Cavour | Gingko biloba | Gingko biloba | 370 | 27 |
Torino | Giardino Sambuy | Pterocarya fraxinifolia | Noce del Caucaso | 605 | 27 |
Torino | Giardini Reali | Zelkova carpinifolia | Olmo del Caucaso | 350 | 24 |
Torino | Cimitero Monumentale di Via Catania | Platanus acerifolia | Platano | 494 | 27 |
Torino | Villa Rey | Platanus acerifolia | Platano | 640 | 13,5 |
Torino | Giardini Cavour | Platanus acerifolia | Platano | 550 | 33,5 |
Torino | Parco Valentino – Fontana dei 12 mesi | Platanus acerifolia | Platano | 550 | 39,5 |
Torino | Parco del Valentino – Dietro Borgo Medievale | Platanus acerifolia | Platano | 510 | 36 |
Torino | Parco Tesoriera | Platanus acerifolia | Platano | 665 | 28 |
Torino | Parco del Valentino – Fronte locale Eridano | Platanus acerifolia | Platano | 600 | 26 |
Trofarello | Valle Sauglio | Quercus robur | Farnia | 430 | 30 |
Valdieri | Terme di Valdieri | Fagus sylvatica | Faggio | 330 | 30,5 |
Valmacca | Cascina Mezzano | Platanus acerifolia | Platano | 505 | 41 |
Vernante | Palanfrè | Fagus sylvatica | Faggio | 495 | 25,5 |
Vernante | Vallone Grande | Ulmus glabra | Olmo montano | 326 | 30 |
Vignale Monferrato | Centro storico | Cedrus atlantica | Cedro dell’Atlante | 405 | 23 |
Fonte Regione Piemonte Settore Foreste
Felice 2016
Monte Marrone il “signor” faggio di 590 cm
Il Marrone (da non confondere con il Morrone) è una montagna a confine tra Lazio e Molise nota per la battaglia del 1944 in cui gli alpini Italiani costrinsero i nazisti alla fuga. Siamo lungo la linea Gustav. Un sentiero, chiamato, comunemente degli alpini, ci porta sul monte a quota 1805 mslm. Da Castelnuovo a Volturno (Frazione di Rocchetta) attraverso una strada, in parte asfaltata, si entra nella valle del rio Pretara, (in vicinanza palestre per l’arrampicata), dopo una serie di curve si raggiunge un piazzale. La quota è intorno ai 1000 mslm, qui si lasciano le macchine, per effettaure le escursioni. A Castelnuovo nella parte bassa del paese c’è anche la farnia di Santa Lucia di cui abbiamo parlato spesso. Un articolo inerente la quercia di Santa Lucia è anche apparso sul quotidiano la Stampa, scritto da Tiziano Fratus (Homoradix) . Sul piazzale notiamo subito un albero diverso, è una Rovere (pianta rara da queste parti). Se si segue un tratto lastricato dal parcheggiio si arriva nell’area monumentale dedicata al Corpo italiano di liberazione
A piedi si segue il Sentiero M3 del Parco, coincidente con il Sentiero Italia. Nel 1999 in questi luoghi passò il CamminaItalia. Lo ricorda una targa.
Dal piazzale si entra nel bosco seguendo la mulattiera con diversi tornanti; già si notano dei grossi esemplari di faggio. Una sbarra metallica ad indicare che qui c’è l’Orso Bruno (il progetto Life per sua conservazione). Si aggira la sella di Colle Rotondo e si giunge ad una abbeveratoio con una nicchia votiva e un faggio. Il faggio non è di grandi dimensioni, 360 cm di circonferenza ed è un po’ malandato, con numerose scritte e incisioni sulla corteccia e una bottiglia di birra Peroni inserita in una cavità del tronco tanto che non siamo riusciti a toglierla.
Siamo nella parte sud del Marrone, la brecciata continua quasi in pianura, poi comincia a risalire dopo aver attraversato un vallone. Si arriva ad un secondo fontanile in una radura dove c’è un monumento eretto dai comuni di Scapoli e Rocchetta nel trentennale dalla Liberazione, (un cubo in pietra). Esso ricorda 24 cittadini uccisi dai nazisti nella zona. Qui intorno ci sono grandi faggi molti policormici ma veri patriarchi della natura. Dal faggione delle Catenelle delle Mainarde che sta nel Lazio con circonferenze che supera forse i 7 metri, ai nostri faggi. Tra alcuni esemplari misurati abbiamo trovato un vero “signor” faggio con crconferenza del tronco di 590 cm a quota intorno i 1240 mslm. Altri faggi in vicinanza non raggiungono circonferenze così elevate, inoltre godono di buona salute. L’abbiamo chiamato “Signor” faggio anche se si tratta di faggi con diversi tronchi (policormico) ma ben saldati fra di loro a formar un unico albero. Non ci sbilanciamo con le età, ma crediamo che 250-300 anni di vita possono bastare a farci capire la loro grande capacità di saper vivere dove l’uomo spesso è assente e quindi non in grado di arrecare danni.
Il Faggio di Monte Marrone circonferenza 590 cm
Per continuare il cammino verso il Monte Marrone si raggiunge poi la sorgente di Fonte delle Campate. Qui l’acqua non manca e scende spesso lungo il sentiero e molti fossi. Si esce dalla faggeta fino al Passo della Montagnola (1740 mlm) . A destra, in breve tempo, si tocca la cima del monte Marrone (1805 mslm). Sulla croce la grande aquila di bronzo e il motto “tût per l’Italia” ricordano l’impresa del Battaglione alpino Piemonte. Il panaroma da qui è stupendo.
Criteri dimensionali per definire la monumentalità di un albero. Meglio lasciar perdere (prima parte)
Riprendiamo l’articolo di Valido Capodarca sul nostro gruppo facebook “molisealberi” e alcuni spunti dal “Manuale del perfetto cercatore di alberi” di Tiziano Fratus. Alla domanda, quali sono i criteri perché un albero possa essere definito monumentale? La risposta più appropriata come dice lo stesso Valido dopo una sua lunga ponderazione, è quella del titolo, cioè: meglio lasciar perdere.
Non possiamo far altro che confermare il tutto. Per il censimento degli alberi monumentali d’Italia la circolare del Corpo forestale dello Stato protocollo n. 8870 del 19/02/2015 individua i valori minimi di circonferenza del tronco per i criteri dimensionali. Premettiamo che per la monumentalità di un l’albero il diametro e quindi la circonferenza del tronco, sono indicativi in quanto, come dice la stessa normativa, il parametro dimensionale non è solo l’unico per definire la monumentalità. Esso rappresenta un elemento di filtro per una selezione iniziale ma non è imprescindibile qualora gli altri criteri siano di maggiore significatività ai sensi della lettera a) comma 1 art. 5 del decreto interministeriale del 23/10/2014. Inoltre se l’albero vegeta in condizioni non adatte alla specie, le dimensioni minime di circonferenza possono essere ulteriormente ridotte come si legge anche nella circolare. Partendo da queste premesse e considerando il solo criterio dimensionale e quindi escludendo gli altri criteri, vediamo specie per specie cosa succede almeno nei nostri luoghi qui in Molise.
Specie: Abies A. alba Mill. A. cephalonica Loudon A. nebrodensis (Lojac.) Mattei A. nordmanniana (Steven) Spach A. pinsapo Boiss circonferenza minima del tronco per la monumentalità 350 cm.
Per l’abete bianco abbiamo scritto un articolo e siamo arrivati alla conclusione che considerando solamente una circonferenza del tronco minima di 350 cm non avremo forse nessun albero monumentale qui in Molise. Nel bosco degli Abeti soprani (Pescopennataro) e nella riserva di Collemeluccio (Pescolanciano) e nel vicino Abruzzo (Abetina di Rosello) abbiamo abeti bianchi con circonferenze di 270-300 cm e altezze di 40-50 mt alberi tra i più alti d’Italia. Quindi è l’altezza in questo caso da fare da filtro per la monumentalità non tanto la circonferenza del tronco.
Anzi dalle misurazioni di alcuni abeti da noi effettuate nel bosco degli Abeti soprani trovare circonferenze di 340 cm risulta difficile. Le tavole dendrometriche dei boschi di abete bianco in appennino arrivano in media ad 80 cm di diametro quindi a circonferenze al massimo di 280 centimetri.
Se poi riuscissimo a trovare in Molise anche degli Abies cephalonica Loudon, (Abete greco), Abies nebrodensis (Lojac.) Mattei, Abies nordmanniana (Steven) Spach Abies pinsapo Bois (Abeti di Spagna) anche di circonferenza inferiore a 350 cm dovremo definirli monumentali? Avete mai visto un Abete di Spagna in Molise o in Italia? Pare che l’Abies Pinsapo Bois si trova solo con alcuni nuclei nel sud della Spagna e forse in qualche ortobotanico in Italia.