Neve e Abeti bianchi

Pescopennataro Bosco degli Abeti soprani

Nevica in questi giorni in Molise. I rami e i tronchi degli alberi sono coperti di bianco. Anche le foglie aghiformi degli alberi sempreverdi come pini, abeti, cedri sono tutte imbiancate. Un albero che esprime meglio il rapporto stretto con la neve è l’Abete Bianco. Lo dice lo stesso nome “Bianco” proprio perchè gli aghi verdi hanno due striature chiare biancastre. Gli abeti bianchi sono presenti per lo più nell’ Alto Molise, nelle riserva MAB Unesco di Collemeluccio tra Pescolanciano Pietrabbondante e Chiauci di solito consociato con il cerro e nel Bosco degli Abeti Soprani di Pescopennataro. A Pescopennataro le abetine possiamo considerarle quasi autoctone, cioè originarie del luogo pur se è intervenuto l’uomo in passato. Fanno parte ormai della storia forestale di quei luoghi. Le abetine quasi pure artificiali e coetanee hanno però qualche problema legata alle mancanza di stabilità e alle malattie. Neve, vento e malattie fungine sono un po’ i nemici dell’abete bianco. Ma non è sempre vero se si effettuano degli interventi forestali (assestamento) che possono cercare di migliorare la stabilità di questi popolamenti. La gestione delle abetine non si deve porre solo come unico obiettivo quello economico-finanziario, ma soprattutto valorizzare le importanti funzioni ecologiche, ricreative e paesaggistiche. Si avranno vantaggi per tutti, in particolare per quelli che si avvicinano per esempio al selviturismo o turismo forestale oppure per quelli che scrivono di Silvoterapia, o terapia del bosco. L’uomo trova nel bosco sempre un rifugio dallo stress e dai problemi della vita. Nei boschi di abete bianco ricoperti di neve il “rifugio” è ancora più sentito. Buon 2019 agli amici di molisealberi.

Nuovo elenco per 62 alberi monumentali in Molise

Con decreto del Ministero delle Politiche agricole e forestali n. 661 del 09/08/2018 sono stati effettuati degli aggiornamenti nell’elenco degli  alberi monumentali. Per il Molise ci sono altri 62 alberi monuementali, prevalentemente nella provincia di Campobasso. L’elenco nazionale è scaricabile qui:allegato_A_decreto_n._661_9.8.2018_nuove_iscrizioni (1)

Il grande Castagno il località le Cupe di Boiano

Alberi monumentali d’Italia anno 1989 cos’è cambiato per il Molise nell’anno 2018 ?

L’amico grande cercatore di alberi, Valido Capodarca, ha voluto  conoscere come stanno e che fine hanno fatto i 300 alberi che circa 30 anni fa vennero pubblicati nei due volumi “GLI ALBERI MONUMENTALI D’ITALIA” (Edizione Abete anno 1989)  a firma di Alessandro Alessandrini, Lucio Bortolotti.  Alla fine della ricerca, si potrà tirare un bilancio sulla rapidità con la quale vengono perduti questi monumenti unici, patrimonio di tutta la società. Per la Regione Molise ha chiesto a noi di molisealberi un aggiornamento. Ecco cosa scrive Valido nel gruppo facebook “molisealberi “: “A questa piccola regione, l’opera gli Alberi Monumentali d’Italia rende un’offesa che rasenta l’indecenza. Non osando dubitare della serietà di una persona esperta come il curatore dell’opera, dr. Lucio Bortolotti, possiamo solo pensare, in alternativa, a macroscopica superficialità di chi ha effettuato il censimento, o di chi ha selezionato le schede, riducendo gli alberi da 22 mila a 1500, fra i quali il Bortolotti si è trovato a scegliere. In pratica, selezionati solo 4 alberi, fra i quali è assente quello è stato considerato, ed era, il più grande faggio monocormico d’Italia, il Re Fajone di Vastogirardi.  Lo troveremo solo in una anonima riga nell’elenco finale, accreditato di una circonferenza di m. 6,40 (viene da pensare che il Bortolotti non l’abbia nemmeno visto).
Sulla Roverella di Rocchetta viene considerata solo quella in località Santa Lucia di Castelvoturno (nuovo) , frazione di Rocchetta, e le vengono attribuiti solo m. 4,50 di circonferenza (da me misurata col metodo forestale nel 2013 è risultata di m. 6,14); viene completamente ignorata la più grande quercia del Molise, nell’abitato stesso di Rocchetta di m. 6,50  Comunque, ecco l’elenco.
1. Acero di Pizzone, Valle Ura, circ. m. 6,60
2. Due olmi montani, Pizzone, Valle dell’Altare, circ.m. 4,10 e 4,00 rispettivamente, ma uno dei due, già nel 1989, poco prima della pubblicazione, aveva subito una grave mutilazione
3. Roverella di Rocchetta al Volturno, loc.Santa Lucia, circ. m. 4,50
4. 3 Faggi, Guardiagregia, Colle Macchia, circ.m. 4,66 il maggiore
Spero che gli amici di Molisealberi riescano a fare un po’ di chiarezza dicendoci,in pratica
– se esistono ancora gli olmi di Pizzone e i tre faggi di Guardiagregia
– se è ancora viva la roverella di Castelvolturno (le foto più recenti la mostravano in condizioni di estrema sofferenza).

Ecco cosa è successo nel 2018.

Il Fajone ormai non  c’è più  da Dicembre 2017. A quest’albero  è stato dedicata anche una canzone di Guglielmo Messere, se volete ascoltarla a questo link https://soundcloud.com/guglielmo-willy-messere/re-fajone-re-fajone-il-guerriero-sannita-i-secolari-vegliardi/s-VtlcB

 

L’Acero di Pizzone in località Valle Ura, dalle informazioni assunte è ancora lì, dominante e  incontrastato di quel bosco. Dei 2 olmi montani a Pizzone in località Coste dell’Altare, nella Guida Alberi Monumentali d’Italia del  1992 (Edizioni  Abete) si sapeva che “vegetano a distanza di 100 metri l’uno dall’altro e sono ubicati a 1800 metri di quota tra le rocce di Coste dell’Altare. Si trovano in una zona impervia di difficile accesso e spesso soggetta a valanghe”

La Roverella in località Santa Lucia di Castelnuovo, frazione di Rocchetta, ha bisogno di interventi per farla mantenere ancora un po’ più in vita.  Si trova inclinata sulla scarpata stradale con un tronco e con la sua particolare branca che si incurva verso l’alto. Comunque  vive, le  radici sono talmente forti che la tengono ancora ferma e che continuano a svolgere la loro funzione. Nella parte più in alta del monumento naturale ci sono alcuni rami secchi.      

A Guardiaregia i tre frati ( i tre faggi) in località Colle Macchia, inclusi nella Riserva regionale  Guardiaregia Campochiaro, con la loro storia (o leggenda)  legata al brigantaggio risultano ancora meta di escursionisti tramite un sentiero  denominato appunto dei “Tre  Frati”. Pochi sono gli esempi di sentieri creati a posta per valorizzare e conoscere i grandi alberi in Molise, anche se forse, in alcuni casi è meglio così, C’è stato, per esempio, qualche male intenzionato che ha fatto danno come è accaduto nell’anno 2017, l’incendio del tronco del  grande Castagno in località le Cupe di Boiano di cui abbiamo già scritto qui  http://www.molisealberi.com/il-castagno-di-localita-le-cupe-e-per-santegidio-a-boiano/       

La grande Roverella di Rocchetta a Volturno, al centro del paese, si presenta ad aprile 2018,  all’inizio della sua ripresa vegetativa così nella foto

Sperando in una maggiore tutela e valorizzazione di questi e altri  monumentali alberi, da parte di chi ha cuore la propria terra come il Molise sapendo che prima o poi (per gli alberi è più un poi) la lasceremo ai posteri.

La Quercia delle streghe o meglio di “Pinocchio” di Capannori, da gli alberi di Valido

Non potevamo che scrivere di  storia e leggende intorno a quest’albero, forse il più famoso d’Italia per la notevole quantità di articoli, foto, gruppi social, video, wikipedia e altro.  Censimento degli alberi monumentali d’Italia, anno 2017, a Capannori sono state censite 4 piante monumentali. Fra queste la Quercia delle streghe, come  roverella con circonferenza del tronco di 400 cm, (non è quindi una Farnia)  a quota 110 metri sul livello del mare. Da Wikipedia:  la Quercia delle Streghe o di Pinocchio (o Farnia delle Streghe )  presenta un’altezza di 15 metri, un tronco dalla circonferenza di circa 4 metri ed una chioma di oltre 40 metri di diametro, misure che consentono alla Quercia di essere classificata seconda in Toscana per dimensioni. La particolarità di questa pianta è la tendenza ad espandere la chioma in direzione parallela al terreno, cosa non comune in questa specie.

Localizzazione della quercia delle streghe

Un po’ di Storia

Sempre da Wikipedia: Nei primi anni del secolo scorso, alcuni vandali spezzarono alcuni rami sedendovici sopra. Successivamente, durante la seconda guerra mondiale la quercia fu individuata dagli occupatori nazisti come legna da ardere, ma poi il progetto di abbattere l’albero monumentale fortunatamente sfumò grazie alla mobilitazione degli abitanti di San Martino in Colle. In seguito negli anni Sessanta l’albero fu colpito da un fulmine che gli causò importanti danni.

Valido Capodarca  la descrive nei suoi libri agli iniizi degli anni 80. Egli scrive: La Quercia delle Streghe (questa) si trova nei pressi di Gragnano, frazione di Capannori (LU). Specie di appartenenza: benché venga definita da molti farnia, i caratteri sembrano più prossimi alla roverella, ma le cupole delle ghiande sono del cerro, ma cerro, di sicuro, non è.  Il nome: le deriva da una credenza popolare secondo la quale sui suoi rami in passato le streghe usassero tenere i loro sabba; sarebbe stato proprio l’andirivieni delle streghe a provocare i tipici contorcimenti dei rami.  L’età: da sfatare la fantasiosa idea che la quercia abbia 600 o addirittura 700 anni. Nel “Toscana, cento alberi da salvare”, del 1983, la pianta ha una circonferenza di m. 3,93 (ril. del 1981), la chioma ha un diametro di 37 metri. In “Alberi Monumentali della Toscana” del 2003 (ril. 2002) la circonferenza è di 4,21 e il diametro della chioma 38. I rilevamenti degli ultimi visitatori danno una circonferenza di m. 4,50. Dal 1981 al 2002 la circonferenza è aumentata di 28 cm in 21 anni, con un tasso di crescita di 1,35 cm l’anno. Supponendo una crescita costante, la quercia avrebbe raggiunto i 421 cm in circa 300 anni. Cifra approssimativa,ma la metà di quella favoleggiata. I 38 metri della chioma sono la media fra i 37 della direzione N-S e 39 della direzione E-O (sempre ril. del 2002). All’origine di questa disparità c’è un episodio avvenuto verso il 1930. Il suo proprietario, l’avvocato Giovanni Carrrara, nel 1981, racconta che una scolaresca in visita alla quercia (già allora, come ora, la pianta era oggetto di visite frequenti), si era appesa per gioco ad un lungo ramo che si protendeva verso sud, spezzandolo. Il proprietario di allora padre dell’avvocato, lo fece recidere. “Fosse accaduto oggi – diceva l’avvocato – l’avrei rimesso in sesto e quasi certamente si sarebbe risaldato”.
Durante la guerra, un reparto di panzer tedeschi usò l’ampio ombrello della chioma per mimetizzarvi i suoi carri armati. Al momento di andarsene, il comandante aveva ordinato di abbattere la quercia per rifornirsi di legna ma alla fine rinunciò; non, come racconta qualche sensazionalista ma poco credibile giornalista, per le proteste dei contadini (ma ve li immaginate i contadini schierarsi con i forconi davanti ai cannoni e alle mitragliatrici, e il colonnello tedesco che si spaventa e si fa intimidire?). Molto più semplicemente, la madre dell’avvocato parlava bene il tedesco e, con gentilezza e diplomazia, fece capire al militare il valore monumentale della pianta e l’opportunità di rifornirsi con le altre querce dei dintorni.
Colpita da un fulmine intorno al 1960 e da una malattia pochi anni dopo,la quercia ebbe sempre le cure necessarie a farla guarire. Morto parecchi anni fa l’avvocato, la proprietà della Quercia è passata alla figlia.
Da qualche tempo, qualcuno ha avuto l’idea di darle un nuovo nome “la Quercia di Pinocchio”, identificandola con quella sotto cui Pinocchio nascose i zecchini di Mangiafuoco.
Non si contano più le pubblicazioni che ne hanno parlato, e i riconoscimenti che la quercia ha ottenuto, a partire dal suo inserimento fra i 300 alberi monumentali d’Italia, nell’omonimo volume del Corpo Forestale.
Negli ultimi anni la quercia, continuando a espandersi, è andata ad appoggiare i suoi rami sull’argine al di là della stradina comunale che le passa a fianco, sì che i proprietari, per consentire il transito, sono stati costretti a puntellare i rami stessi con dei robusti pali.
Sopra l’argine, a pochi metri dalla strada, c’è una casa, dove da un quindicina di anni vive la pittrice Sandra Cortesi, che è felice di svegliarsi ogni mattina con la visione della quercia, che ha scelto come soggetto preferito dei suoi dipinti. La donna ama trascorrere lunghe ore sotto la quercia, e soprattutto ama ascoltare i registrare nella memoria i commenti dei visitatori che, provenienti da ogni dove, sostano incantati sotto la Quercia delle Streghe.

La leggenda e le fiaba  

Secondo la leggenda su questi rami e branche si riunivano le streghe, poi per riti magici o cose del genere i rami si sarebbero allungati  arrivando ad dimensione della chioma di 40 metri  tra le più grandi d’Italia. La Quercia ispirò Collodi nel suo Pinocchio, sarebbe quella dove il burattino più celebre del mondo nascose i denari  da cui sarebbe nato un albero pieno di zecchini d’oro. La quercia, nella fiaba, si trova lungo la strada per il paese dei Balocchi e dove Pinocchio venne impiccato dagli assassini che volevano rubargli le  quattro monete d’oro e vicino alla quale poi il burattino incontrò il Gatto e la Volpe, che lo convinsero a sotterrare i denari nel Campo dei Miracoli nella città di Acchiappacitrulli. Ma questa è un’altra storia.

 

Quercia delle streghe foto da Street view anno 2016 autorei Google

Della Quercia si riporta un articolo su la Stampa di Tiziano Fratus #homoradix

articolo su la Stampa di #homoradixarticolo

Approvazione del primo elenco degli alberi monumentali d’Italia

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 35 del 12/02/2018  il Decreto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali  del 19/12/2017 che approva il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia.

Ecco l’unico articolo :

Decreta: 
 
                           Articolo unico 
 
  1. E' approvato il primo Elenco degli alberi monumentali  d'Italia,
ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10 e del decreto
interministeriale 23 ottobre 2014. L'elenco, suddiviso  per  regioni,
province e comuni, costituito da n. 2080 alberi o sistemi omogenei di
alberi, e' riportato al  prospetto  allegato  A  -  sezione  1),  che
costituisce   parte   integrante   e   sostanziale    del    presente
provvedimento. 
  2. E' adottato altresi' l'elenco riportato al prospetto allegato  A
- sezione 2), che costituisce  parte  integrante  e  sostanziale  del
presente  provvedimento,  costituito  da  n.  327  alberi  o  sistemi
omogenei di alberi. Tale elenco si compone  di  tutti  quegli  alberi
rispondenti ai requisiti di monumentalita' e censiti  dalla  regione,
anche in collaborazione con il Corpo forestale dello  Stato,  per  la
cui iscrizione non e' stato ancora perfezionato da parte  del  Comune
l'adempimento  amministrativo  di  presa  d'atto  e   di   successiva
trasmissione della proposta alla Regione.  Trascorso  il  termine  di
centoventi giorni dalla pubblicazione del presente decreto, che sara'
tempestivamente diffuso a cura della regione stessa nelle  forme  che
ritiene opportune, l'elenco di cui al prospetto A -  sezione  2),  in
assenza di osservazioni ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241  e
successive modificazioni e integrazioni e della normativa vigente  in
materia  di  ricorsi  amministrativi,  e'  inteso   come   approvato,
rientrando a far parte, quindi, della sezione 1). 
  3. La Direzione generale  delle  foreste  del  Mipaaf,  alla  quale
spetta il compito di conservare tutta la  documentazione  a  corredo,
provvede a trasmettere ad ogni  regione,  per  quanto  di  competenza
territoriale, l'elenco nelle sue due  sezioni,  affinche'  la  stessa
possa trasmetterlo ad ogni comune interessato. I comuni rendono  noti
gli alberi inseriti nell'elenco nazionale  ricadenti  nel  territorio
amministrativo di competenza mediante affissione  all'albo  pretorio,
in modo tale da permettere al titolare di  diritto  soggettivo  o  al
portatore di interesse legittimo di ricorrere avverso  l'inserimento,
nei modi e termini previsti dalla specifica normativa. 
  4.  Al  fine  di  consentire  le  misure  di  tutela,   conoscenza,
valorizzazione e gestione dei beni  censiti,  l'Elenco  degli  alberi
monumentali d'Italia e' pubblicato nel sito  internet  del  Ministero
delle     politiche     agricole     alimentari      e      forestali
www.politicheagricole.it  -  all'interno  della  sezione:  «politiche
nazionali/alberi monumentali/elenco nazionale alberi monumentali». 
  5. Ogni aggiornamento  dell'elenco  viene  proposto  dalla  regione
mediante invio telematico alla Direzione  generale  delle  foreste  e
successivamente    attraverso    inserimento    delle    informazioni
nell'applicativo Web Gis dedicato, al quale si accede  con  indirizzo
http://www.sian.it/geoalberimonumentali  -  L'approvazione  periodica
delle variazioni  dell'elenco  nazionale  sara'  effettuata  mediante
decreto del Direttore generale delle foreste. 
  6. Della proposta di dichiarazione di notevole  interesse  pubblico
ai sensi dell'art. 138 e seguenti del decreto legislativo 22  gennaio
2004, n. 42 e successive modificazioni  e  integrazioni,  le  Regioni
inviano relativa Comunicazione e documentazione  anche  al  Ministero
dei  beni  e  delle  attivita'  culturali  e  del  turismo,  al  fine
dell'aggiornamento della banca dati del  SITAP  (Sistema  informativo
territoriale ambientale e paesaggistico). 
  7. Gli alberi o sistemi omogenei  di  alberi  iscritti  nell'Elenco
degli alberi monumentali d'Italia sono segnalati in apposite  tabelle
secondo lo schema dell'allegato n. 6 del decreto interministeriale 23
ottobre 2014, apponendo  la  seguente  dicitura  «Albero  monumentale
tutelato ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n.  10»  o
«Sistema omogeneo di alberi monumentali tutelati ai sensi dell'art. 7
della legge 14 gennaio 2013, n. 10». 
  Il presente decreto e' divulgato attraverso il  sito  internet  del
Ministero delle politiche  agricole  alimentari  e  forestali  ed  e'
altresi'  pubblicato  nella  Gazzetta  Ufficiale   della   Repubblica
italiana. 
    Roma, 19 dicembre 2017  
                                          Il Capo Dipartimento: Blasi

Fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italia

http://www.gazzettaufficiale.it/atto/vediMenuHTML;jsessionid=vjk9ZnwnROCzojVBC4F8bQ__.ntc-as1-guri2b?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2018-02-12&atto.codiceRedazionale=18A00988&tipoSerie=serie_generale&tipoVigenza=originario

Noi di molisealberi abbiamo cominciato ad aggiornare la mappa partendo dall’elenco del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali   che si va ad aggiungere al nostro elenco   

 

Gli Alberi monumentali della Regione Molise

Nel dicembre 2017 il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha pubblicato   il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia  redatto ai sensi dell’art.7 della legge 14 gennaio 2013, n.10 e del relativo decreto attuativo del  23 ottobre 2014  Per la Regione Molise l’elenco è il seguente:

pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11260

La mappa dei grandi alberi del Molise

Gli Alberi monumentali della Regione Valle d’Aosta

Nel dicembre 2017 il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha  pubblicato il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia redatto ai sensi dell’art.7 della legge 14 gennaio 2013, n.10 e del relativo decreto attuativo 23 ottobre 2014.  Per la Valle d’Aosta gli alberi monumentali sono 112.

REGIONE VALLE D’AOSTA
ID N. SCHEDA PROVINCIA COMUNE LOCALITA’ LATITUDINE su GIS LONGITUDINE su GIS SPECIE CIRCONFERENZA FUSTO (cm)
NOME SCIENTIFICO NOME VOLGARE
1 01/A326/AO/02 Aosta Aosta Borgo Sant’Orso
45°44’27,39”
7°19’32,99” Tilia platyphyllos Scop. Tiglio nostrale
461
2 02/A326/AO/02 Aosta Aosta Arco d’Augusto
45°44’21,36”
7°19’40,19” Platanus acerifolia (Aiton) Wild Platano comune
471
3 01/A877/AO/02 Aosta Bionaz Gordzé
45°56’14,19”
7°33’33,78” Larix decidua Mill. Larice 540
4 01/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’19,02”
7°44’20,03” Larix decidua Mill. Larice 350
5 02/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’20,05”
7°44’20,07” Larix decidua Mill. Larice 370
6 03/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’20,01”
7°44’20,05” Larix decidua Mill. Larice 359
7 04/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,07”
7°44’21,08” Larix decidua Mill. Larice 341
8 05/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,02”
7°44’21,05” Larix decidua Mill. Larice 412
9 06/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’20,03”
7°44’22,06” Larix decidua Mill. Larice 335
10 07/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’21,01”
7°44’25,04” Larix decidua Mill. Larice 358
11 08/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’24,00”
7°44’24,00” Larix decidua Mill. Larice 426
12 09/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’19,04”
7°44’23,08” Larix decidua Mill. Larice 360
13 10/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’19,09”
7°44’25,05” Larix decidua Mill. Larice 340
14 11/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,09”
7°44’27,01” Larix decidua Mill. Larice 340
15 12/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley
45°41’18,09”
7°44’28,08” Larix decidua Mill. Larice 355
16 13/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’19,08”
7°44’29,07” Larix decidua Mill. Larice 368
17 14/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’20,03”
7°44’29,09” Larix decidua Mill. Larice 340
18 15/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’21,07”
7°44’28,08” Larix decidua Mill. Larice 455
19 16/C594/AO/02 Aosta Challand-Saint-Victor Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13)
45°41’22,08”
7°44’27,04” Larix decidua Mill. Larice 337
20 01/C596/AO/02 Aosta Champdepraz Villa Binel – Viering
45°41’31,29”
7°39’46,76” Sequoiadendron giganteum (Lindl) J. Buchholz Sequoia gigante 830
21 01/C294/AO/02 Aosta Châtillon Castello Barone Gamba 45°44’41,65” 7°36’42,37” Sequoiadendron giganteum (Lindl) J. Buchholz Sequoia gigante 750
22 02/C294/AO/02 Aosta Châtillon Castello Passerin d’Entrèves
45°45’05,01”
7°36’44,68” Cedrus atlantica (Endl.) Carrière “Glauca” Cedro dell’Atlante 506
23 04/C294/AO/02 Aosta Châtillon Castello Passerin d’Entrèves
45°45’37,00”
7°37’08,00” Fagus sylvatica L. Faggio 403
24 05/C294/AO/02 Aosta Châtillon Castello Passerin d’Entrèves
45°44’59,59”
7°36’41,16” Fagus sylvatica L. “Rubra” Faggio rosso 380
25 06/C294/AO/02 Aosta Châtillon Castello Passerin d’Entrèves
45°45’01,95”
7°36’43,48” Tilia platyphyllos Scop. Tiglio nostrale 516
26 07/C294/AO/02 Aosta Châtillon Castello Passerin d’Entrèves
45°45’02,05”
7°36’43,38” Tilia platyphyllos Scop. Tiglio nostrale 420
27 01/C821/AO/02 Aosta Cogne Buthier 
45°36’13,69”
7°20’57,57” Fraxinus excelsior L. Frassino maggiore 472
28 01/D012/AO/02 Aosta Courmayeur Golette
45°47’20,29”
6°57’12,43” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 351
29 01/D338/AO/02 Aosta Donnas Monterey – Via Roma, 97
45°36’10,64”
7°46’24,10” Platanus acerifolia (Aiton) Wild Platano comune 490
30 02/D338/AO/02 Aosta Donnas Monterey – Via Roma,  97
45°36’10,64”
7°46’24,10” Platanus acerifolia (Aiton) Wild Platano comune 385
31 01/D537/AO/02 Aosta Fénis Sopra Alpe Savoney
45°39’26,16”
7°31’59,02” Pinus cembra L. Pino cembro 271
32 01/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Pont-Sec 
45°44’23,94”
7°51’06,83” Fraxinus excelsior L. Frassino maggiore 570
33 02/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Villa Margherita
45°46’37,21”
7°49’37,99” Pinus cembra L. Pino cembro 370
34 03/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Villa  Margherita
45°46’36,43”
7°49’37,32” Pinus cembra L. Pino cembro 368
35 04/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Villa Margherita
45°46’37,12”
7°49’38,09” Pinus cembra L. Pino cembro 470
36 05/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Villa Margherita
45°46’36,22”
7°49’37,89” Pinus cembra L. Pino cembro 367
37 06/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Bosco di Freiderecko 
45°48’25,06”
7°49’15,05” Larix decidua Mill. Larice 349
38 07/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Bosco di Freiderecko 
45°48’26,04”
7°49’16,00” Larix decidua Mill. Larice 422
39 08/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Bosco di di Freiderecko 
45°48’27,01”
7°49’15,08” Larix decidua Mill. Larice 360
40 09/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Bosco di Freiderecko 
45°48’27,08”
7°49’16,08” Larix decidua Mill. Larice 373
41 10/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Bosco di protezione  Freiderecko 
45°48’26,09”
7°49’16,04” Larix decidua Mill. Larice 472
42 11/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint-Jean Bosco di Freiderecko 
45°48’27,05”
7°49’17,07” Larix decidua Mill. Larice 500
43 12/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di di Pont-Sec
45°44’48,06”
7°51’15,07” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 394
44 13/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di  di Pont-Sec
45°44’47,03”
7°51’14,08” Larix decidua Mill. Larice 414
45 14/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di di Pont-Sec
45°44’48,05”
7°51’15,06” Larix decidua Mill. Larice 351
46 15/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di  di Pont-Sec
45°44’47,03”
7°51’14,02” Acer pseudoplatanus L. Acero montano 315
47 16/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di di Pont-Sec
45°44’47,00”
7°51’14,09” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 458
48 17/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di di Pont-Sec
45°44’46,06”
7°51’21,04” Larix decidua Mill. Larice 335
49 18/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di  di Pont-Sec
45°44’42,01”
7°51’18,01” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 375
50 19/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di di Pont-Sec
45°44’43,00”
7°51’18,04” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 350
51 20/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di  di Pont-Sec
45°44’41,01”
7°51’21,00” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 402
52 21/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di di Pont-Sec
45°44’38,05”
7°51’22,02” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 413
53 22/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di di Pont-Sec
45°44’36,05”
7°51’29,07” Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 370
54 23/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’39,02”
7°51’27,05” Acer pseudoplatanus L. Acero montano 304
55 24/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’39,09”
7°51’26,01” Larix decidua Mill. Larice 364
56 25/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’44,30″
7°51’25,10″ Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 438
57 26/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di protezione di Pont-Sec
45°44’47,80″
7°51’24,60″ Larix decidua Mill. Larice 372
58 27/E168/AO/02 Aosta Gressoney-Saint- Jean Bosco di protezione di Pont-Sec 45°44’48,60″ 7°51’18,90″ Picea abies (L) H. Karst. Abete rosso 473
59 01/E369/AO/02 Aosta Issime Champriond
45°41’38,32”
7°51’34,21” Thuja plicata Donn ex D. Don. Tuia gigante 341
60 02/E369/AO/02 Aosta Issime Seingle Superiore
45°40’42,37″
7°51’32,62″ Fagus sylvatica L. Faggio 386
61 01/E458/AO/02 Aosta La Salle Derby
45°43’35,75”
7°05’39,09” Castanea sativa Mill. Castagno 763
62 01/F726/AO/02 Aosta Morgex Grigne Rosse
45°46’54,02”
7°02’59,12” Larix decidua Mill. Larice 507
63 01/F987/AO/02 Aosta Nus Mazod
45°44’30,64”
7°27’30,43” Morus nigra L. Gelso nero 288
64 01/G459/AO/02 Aosta Perloz Pessé 45°37’58,82” 7°47’36,55” Fraxinus excelsior L. Frassino maggiore 381
65 01/G854/AO/02 Aosta Pont-Saint-Martin Giardini pubblici, Via Caduti del Lavoro 21 45°35’24,26” 7°47’54,51” Taxus baccata L. Tasso 263
66 01/G860/AO/02 Aosta Pontey Gimiod
45°43’54,29”
7°35’58,15” Morus nigra L. Gelso nero 250
67 01/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco d Artalle  45°35’44,57″ 7°08’37,04″ Larix decidua Mill. Larice 430
68 02/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco  di Artalle ( 45°35’44,55″ 7°08’38,89″ Larix decidua Mill. Larice 400
69 03/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di di Artalle  45°35’44,67″ 7°08’39,66″ Larix decidua Mill. Larice 370
70 04/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di Artalle  45°35’45,22″ 7°08’00,10″
Larix decidua Mill. Larice 371
71 05/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco   di Artalle  45°35’43,37″ 7°08’39,47″ Larix decidua Mill. Larice 361
72 06/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  5°35’43,03″ 7°08’01,63″
Larix decidua Mill. Larice 399
73 07/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’43,78″ 7°08’01,07″
Larix decidua Mill. Larice 352
74 08/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  5°35’44,18″ 7°08’00,67″
Larix decidua Mill. Larice 411
75 09/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’44,44″ 7°08’01,82″
Larix decidua Mill. Larice 365
76 10/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’45,07″ 7°08’01,26″
Larix decidua Mill. Larice 386
77 11/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’44,74″ 7°08’00,88″
Larix decidua Mill. Larice 394
78 12/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’44,50″ 7°08’02,28″
Larix decidua Mill. Larice 366
79 13/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’43,37″ 7°08’02,93″
Larix decidua Mill. Larice 422
80 14/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle 
45°35’42,59″
7°08’04,73″
Larix decidua Mill. Larice 370
81 15/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’44,42″ 7°08’04,20″
Larix decidua Mill. Larice 409
82 16/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’43,99″ 7°08’04,22″
Larix decidua Mill. Larice 355
83 17/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame i Bosco di  Artalle  5°35’44,66″ 7°08’05,81″
Larix decidua Mill. Larice 352
84 18/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’41,41″ 7°08’14,76″
Larix decidua Mill. Larice 435
85 19/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’42,98″ 7°08’38,79″ Larix decidua Mill. Larice 364
86 20/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle 
45°35’42,50″
7°08’38,73″ Larix decidua Mill. Larice 362
87 21/H262/AO/02 Aosta Rhêmes-Notre-Dame Bosco di  Artalle  45°35’42,38″ 7°08’38,58″ Larix decidua Mill. Larice 390
88 01/H673/AO/02 Aosta Saint-Oyen Château Verdun – Via Flassin, 3
45°49’26,30”
7°12’54,19” Laburnum alpinum (Mill.) Bercht. e Presl Maggiociondolo
305
89 01/H676/AO/02 Aosta Saint-Vincent Viale Piemonte, 72
45°45’10,41”
7°38’30,22” Abies cephalonica Loudon Abete greco 365
90 02/H676/AO/02 Aosta Saint-Vincent Via Billia/Via Marconi
45°45’06,22”
7°38’28,32” Platanus acerifolia (Aiton) Wild Platano comune 472
91 01/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’17,62″
7°02’31,12″
Larix decidua Mill. Larice 491
92 02/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’20,50″
7°02’32,56″
Larix decidua Mill. Larice 364
93 03/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’17,86″
7°02’32,38″
Larix decidua Mill. Larice 489
94 04/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’16,54″
7°02’34,18″
Larix decidua Mill. Larice 388
95 05/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’15,28″
7°02’34,54″
Larix decidua Mill. Larice 387
96 06/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’15,46″
7°02’35,38″
Larix decidua Mill. Larice 427
97 07/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’15,28″
7°02’36,76″
Larix decidua Mill. Larice 361
98 08/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla  45°35’14,32″ 7°02’34,66″
Larix decidua Mill. Larice 400
99 09/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla  45°35’11,00″ 7°02’22,00″ Larix decidua Mill. Larice 376
100 10/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’15,70″
7°02’32,56″
Larix decidua Mill. Larice 463
101 11/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla  45°35’17,08″ 7°02’30,76″
Larix decidua Mill. Larice 572
102 12/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’09,82″
7°02’35,20″
Larix decidua Mill. Larice 355
103 13/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°35’00,16″
7°02’39,76″
Larix decidua Mill. Larice 438
104 14/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla 
45°34’31,22″
7°02’54,58″
Larix decidua Mill. Larice 375
105 15/L582/AO/02 Aosta Valgrisenche Bosco di protezione di Arolla  45°35’39,14″ 7°02’45,82″
Larix decidua Mill. Larice 361
106 01/L647/AO/02 Aosta Valsavarenche Bosco di protezione di Bien  45°34’48,00″ 7°13’32,00″ Larix decidua Mill. Larice 429
107 02/L647/AO/02 Aosta Valsavarenche Bosco di protezione di Bien 
45°34’48,79″
7°13’32,25″ Larix decidua Mill. Larice 438
108 03/L647/AO/02 Aosta Valsavarenche Bosco di protezione di Bien 
45°57’44,80”
7°21’41,90”
Larix decidua Mill. Larice 372
109 04/L647/AO/02 Aosta Valsavarenche Bosco di Bien  45°57’43,50” 7°21’46,50”
Larix decidua Mill. Larice 368
110 05/L647/AO/02 Aosta Valsavarenche Bosco  di Bien  45°57’34,00′ 7°21’46,70”
Larix decidua Mill. Larice 348
111 06/L647/AO/02 Aosta Valsavarenche Bosco di  Bien 
45°57’31,10”
7°21’53,30”
Larix decidua Mill. Larice 358
112 07/L647/AO/02 Aosta Valsavarenche Bosco di  Bien
45°57’30,70”
7°21’54,70”
Larix decidua Mill. Larice 373

Fonte Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali  anno 2017

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11260

Campitello Matese un faggio che abbraccia una pietra

Il grande faggio di Campitello Matese

Tra alcuni grandi esemplari di faggio che si trovano in vicinanza del  pianoro di  Campitello Matese, stazione sciistica del Molise, c’è ne uno molto interessante non solo per le sue dimensioni del tronco che supera i 400 cm. Il suo grande fusto pare abbracciare un grosso sasso bianco che a distanza  sembrava della neve ben scolpita. Hanno sempre un fascino le radici e i tronchi dei faggi  che  vogliono “proteggere”  grosse pietre.  I faggi nascono  dalle  cavità di qualche pietra ? Ma le radici dei faggi a contatto con il terreno ci sono sempre?

Il grande faggio a Campitello Matese

La pietra abbracciata dal grande faggio

Il grande faggio di Campitello Matese

Roccamandolfi località campo le fosse un faggio da 500 cm e una fiat 500 gialla

Roccamandolfi il grande faggio di Campo le Fosse (foto di Michele Minotti)

Siamo sui monti  del Matese, ci siamo incontrati con gli amici di Molise Explorer che organizzano  da diversi  anni dei trek tour, sempre  interessanti, soprattutto  dopo le camminate, per gli ottimi cibi a base di formaggi, salumi, dolci  vino e altre bevande che ogni escursionista condivide con gli altri.  Quando si parla di Roccamandolfi viene da pensare al “brigantaggio” e alla  forra del torrente Callora. Il territorio del comune ha luoghi spesso inaccessibili, che erano stati in passato nascondigli per i briganti, la forra invece è ideale per chi fa torrentismo. E’ facile perdersi nelle faggete se non si ha un po’ di senso di orientamento. C’è stata una breve nevicata la notte prima dell’escursione, l’aria mattutina come si dice è “frizzante”, anche se non so cosa significa, penso sempre ad un buon “spumantino”. Con Michele, che ci fa da guida, dovremo percorrere ad anello 11 km.  Speriamo di trovare anche qui, a quota sopra i 1300 mslm,  qualche grande faggio. Si parte dall’accogliente rifugio-ristorante Guado la Melfa, per il  pianoro di Campitelli. Ci fermiamo a vedere una vecchia fiat cinquecento, si parla delle loro “avventure”  sulla neve;

Le vecchie 500 vanno un po’ dappertutto. Pensavo, potremo trovare anche un bel faggio con circonferenza del tronco da 500 cm. Leggiamo i toponimi sulla cartografia: Monte Valle dei Lupi, Monte Morzone, Serra delle Vallocchie scure, Campo delle Fosse, Colle del Caprio. Sono nomi di luoghi come da film di avventura, affascinanti, ombrosi spesso per la presenza di estese faggete intervallate qua e la da  pianori,  rocce e creste affioranti. I faggi sono quasi tutti uguali,  qualcuno più vecchio è stato segnato sul tronco con una vernice gialla perchè  in una zona  SIC (sito della rete natura 2000) occorre lasciare piante da destinare all’invecchiamento indefinito. I faggi che sono spesso policormici, con più fusti derivanti da ceppaie, ci raccontano sempre  la  storia forestale e non solo di un luogo. Notiamo piante martellate, con qualche “NO” scritto in rosso sui tronchi a far capire a chi dovrebbe tagliarli che deve lasciare sempre “il meglio” di una pianta, per la rinnovazione del bosco e per le leggi della natura e dell’uomo. Seguiamo delle piste di esbosco e un sentiero  non sempre evidente che sulla carta escursionistica del Matese è indicato con il numero 100 DM (Dorsale Matese), Siamo ai confini  con la Campania, i panorami dalle creste rocciose  a sud ovest affacciano sul territorio di  Letino  (Sorgenti dell’acqua Lete) come Michele esperto  conoscitore del Matese e in particolare dell’Alto Molise ci descrive. Si vede l’ampio  pianoro del  lago Matese. Il sentiero CAI n.100 continua per Colle Tamburo e Monte Miletto (la montagna più alta della catena a 2059 mslm). Appena le pendenze per Colle Tamburo si fanno più elevate, il nostro gruppo di escursionisti devia per chiudere l’anello, sempre tra faggi grandi e piccoli spesso con i classici rami ondulati e contorti anche per l’azione del vento, qui sempre presente. Entriamo in un pianoro che dalla foto di google earth sembra un triangolo. Siamo  in località campo le fosse a quota intorno i 1400 mslm . Si vede un esemplare isolato di faggio. Questa pianta, merita per le sue dimensioni e forma. Per deformazione professionale, sono il primo ad accorgermi della sua maestosità. Ci fermiamo,  rollina intorno al  tronco, si misura  più volte la circonferenza media è di 500 cm., come la fiat 500 incontrata stamattina. Il numero 500 ci ha portato fortuna. La pianta nella sua veste invernale ha una chioma di grande impatto visivo ai margini del pianoro, è riuscita a crescere senza molte difficoltà, senza che l’uomo sia intervenuto. Le branche e i rami sono disposti in modo regolare.  Il colore verde intenso del  muschio sul tronco, qualche cavità,  non si evidenziano segni particolari di sofferenza.  Siamo in inverno e in riposo vegetativo, bisogna tornare a primavera per veder meglio il  nuovo spettacolo della sua ampia chioma.

La fine di un grande re

Il fajone o faon o r’ faone poi chiamato da tutti il “re fajone” è caduto al suolo nella notte tra il 29 e 30 Novembre 2017 .Quella notte tirava in zona un forte vento. Aveva forse più di 300 anni ed era tra i primi faggi in Italia monocormici ad avere una circonferenza del tronco che si avvicinava ai 700 cm . Si può solo dire che non tutto è perduto, almeno per la parte di tronco rimasta saldamente al suolo con un ramo laterale che ancora è in grado, speriamo, di tirar fuori nuovi germogli e foglie. Sarebbe auspicabile far rimanere il tutto come prima togliendo solo rami, branche e frascame secco.  Nella cavità del tronco una volta eliminate le parti “marcescenti” potrebbe ridare dei nuovi “polloni”. Madre natura è sempre maestra, ma non sappiamo come si comporterà. Siamo stati a Vastogirardi nel bosco in località San Nicola nel pomeriggio del 01/12/2017. Ecco alcune foto: