Nevica in questi giorni in Molise. I rami e i tronchi degli alberi sono coperti di bianco. Anche le foglie aghiformi degli alberi sempreverdi come pini, abeti, cedri sono tutte imbiancate. Un albero che esprime meglio il rapporto stretto con la neve è l’Abete Bianco. Lo dice lo stesso nome “Bianco” proprio perchè gli aghi verdi hanno due striature chiare biancastre. Gli abeti bianchi sono presenti per lo più nell’ Alto Molise, nelle riserva MAB Unesco di Collemeluccio tra Pescolanciano Pietrabbondante e Chiauci di solito consociato con il cerro e nel Bosco degli Abeti Soprani di Pescopennataro. A Pescopennataro le abetine possiamo considerarle quasi autoctone, cioè originarie del luogo pur se è intervenuto l’uomo in passato. Fanno parte ormai della storia forestale di quei luoghi. Le abetine quasi pure artificiali e coetanee hanno però qualche problema legata alle mancanza di stabilità e alle malattie. Neve, vento e malattie fungine sono un po’ i nemici dell’abete bianco. Ma non è sempre vero se si effettuano degli interventi forestali (assestamento) che possono cercare di migliorare la stabilità di questi popolamenti. La gestione delle abetine non si deve porre solo come unico obiettivo quello economico-finanziario, ma soprattutto valorizzare le importanti funzioni ecologiche, ricreative e paesaggistiche. Si avranno vantaggi per tutti, in particolare per quelli che si avvicinano per esempio al selviturismo o turismo forestale oppure per quelli che scrivono di Silvoterapia, o terapia del bosco. L’uomo trova nel bosco sempre un rifugio dallo stress e dai problemi della vita. Nei boschi di abete bianco ricoperti di neve il “rifugio” è ancora più sentito. Buon 2019 agli amici di molisealberi.
Nuovo elenco per 62 alberi monumentali in Molise
Con decreto del Ministero delle Politiche agricole e forestali n. 661 del 09/08/2018 sono stati effettuati degli aggiornamenti nell’elenco degli alberi monumentali. Per il Molise ci sono altri 62 alberi monuementali, prevalentemente nella provincia di Campobasso. L’elenco nazionale è scaricabile qui:allegato_A_decreto_n._661_9.8.2018_nuove_iscrizioni (1)
Alberi monumentali d’Italia anno 1989 cos’è cambiato per il Molise nell’anno 2018 ?
L’amico grande cercatore di alberi, Valido Capodarca, ha voluto conoscere come stanno e che fine hanno fatto i 300 alberi che circa 30 anni fa vennero pubblicati nei due volumi “GLI ALBERI MONUMENTALI D’ITALIA” (Edizione Abete anno 1989) a firma di Alessandro Alessandrini, Lucio Bortolotti. Alla fine della ricerca, si potrà tirare un bilancio sulla rapidità con la quale vengono perduti questi monumenti unici, patrimonio di tutta la società. Per la Regione Molise ha chiesto a noi di molisealberi un aggiornamento. Ecco cosa scrive Valido nel gruppo facebook “molisealberi “: “A questa piccola regione, l’opera gli Alberi Monumentali d’Italia rende un’offesa che rasenta l’indecenza. Non osando dubitare della serietà di una persona esperta come il curatore dell’opera, dr. Lucio Bortolotti, possiamo solo pensare, in alternativa, a macroscopica superficialità di chi ha effettuato il censimento, o di chi ha selezionato le schede, riducendo gli alberi da 22 mila a 1500, fra i quali il Bortolotti si è trovato a scegliere. In pratica, selezionati solo 4 alberi, fra i quali è assente quello è stato considerato, ed era, il più grande faggio monocormico d’Italia, il Re Fajone di Vastogirardi. Lo troveremo solo in una anonima riga nell’elenco finale, accreditato di una circonferenza di m. 6,40 (viene da pensare che il Bortolotti non l’abbia nemmeno visto).
Sulla Roverella di Rocchetta viene considerata solo quella in località Santa Lucia di Castelvoturno (nuovo) , frazione di Rocchetta, e le vengono attribuiti solo m. 4,50 di circonferenza (da me misurata col metodo forestale nel 2013 è risultata di m. 6,14); viene completamente ignorata la più grande quercia del Molise, nell’abitato stesso di Rocchetta di m. 6,50 Comunque, ecco l’elenco.
1. Acero di Pizzone, Valle Ura, circ. m. 6,60
2. Due olmi montani, Pizzone, Valle dell’Altare, circ.m. 4,10 e 4,00 rispettivamente, ma uno dei due, già nel 1989, poco prima della pubblicazione, aveva subito una grave mutilazione
3. Roverella di Rocchetta al Volturno, loc.Santa Lucia, circ. m. 4,50
4. 3 Faggi, Guardiagregia, Colle Macchia, circ.m. 4,66 il maggiore
Spero che gli amici di Molisealberi riescano a fare un po’ di chiarezza dicendoci,in pratica
– se esistono ancora gli olmi di Pizzone e i tre faggi di Guardiagregia
– se è ancora viva la roverella di Castelvolturno (le foto più recenti la mostravano in condizioni di estrema sofferenza).
Ecco cosa è successo nel 2018.
Il Fajone ormai non c’è più da Dicembre 2017. A quest’albero è stato dedicata anche una canzone di Guglielmo Messere, se volete ascoltarla a questo link https://soundcloud.com/guglielmo-willy-messere/re-fajone-re-fajone-il-guerriero-sannita-i-secolari-vegliardi/s-VtlcB
L’Acero di Pizzone in località Valle Ura, dalle informazioni assunte è ancora lì, dominante e incontrastato di quel bosco. Dei 2 olmi montani a Pizzone in località Coste dell’Altare, nella Guida Alberi Monumentali d’Italia del 1992 (Edizioni Abete) si sapeva che “vegetano a distanza di 100 metri l’uno dall’altro e sono ubicati a 1800 metri di quota tra le rocce di Coste dell’Altare. Si trovano in una zona impervia di difficile accesso e spesso soggetta a valanghe”
La Roverella in località Santa Lucia di Castelnuovo, frazione di Rocchetta, ha bisogno di interventi per farla mantenere ancora un po’ più in vita. Si trova inclinata sulla scarpata stradale con un tronco e con la sua particolare branca che si incurva verso l’alto. Comunque vive, le radici sono talmente forti che la tengono ancora ferma e che continuano a svolgere la loro funzione. Nella parte più in alta del monumento naturale ci sono alcuni rami secchi.
A Guardiaregia i tre frati ( i tre faggi) in località Colle Macchia, inclusi nella Riserva regionale Guardiaregia Campochiaro, con la loro storia (o leggenda) legata al brigantaggio risultano ancora meta di escursionisti tramite un sentiero denominato appunto dei “Tre Frati”. Pochi sono gli esempi di sentieri creati a posta per valorizzare e conoscere i grandi alberi in Molise, anche se forse, in alcuni casi è meglio così, C’è stato, per esempio, qualche male intenzionato che ha fatto danno come è accaduto nell’anno 2017, l’incendio del tronco del grande Castagno in località le Cupe di Boiano di cui abbiamo già scritto qui http://www.molisealberi.com/il-castagno-di-localita-le-cupe-e-per-santegidio-a-boiano/
La grande Roverella di Rocchetta a Volturno, al centro del paese, si presenta ad aprile 2018, all’inizio della sua ripresa vegetativa così nella foto
Sperando in una maggiore tutela e valorizzazione di questi e altri monumentali alberi, da parte di chi ha cuore la propria terra come il Molise sapendo che prima o poi (per gli alberi è più un poi) la lasceremo ai posteri.
La Quercia delle streghe o meglio di “Pinocchio” di Capannori, da gli alberi di Valido
Non potevamo che scrivere di storia e leggende intorno a quest’albero, forse il più famoso d’Italia per la notevole quantità di articoli, foto, gruppi social, video, wikipedia e altro. Censimento degli alberi monumentali d’Italia, anno 2017, a Capannori sono state censite 4 piante monumentali. Fra queste la Quercia delle streghe, come roverella con circonferenza del tronco di 400 cm, (non è quindi una Farnia) a quota 110 metri sul livello del mare. Da Wikipedia: la Quercia delle Streghe o di Pinocchio (o Farnia delle Streghe ) presenta un’altezza di 15 metri, un tronco dalla circonferenza di circa 4 metri ed una chioma di oltre 40 metri di diametro, misure che consentono alla Quercia di essere classificata seconda in Toscana per dimensioni. La particolarità di questa pianta è la tendenza ad espandere la chioma in direzione parallela al terreno, cosa non comune in questa specie.
Un po’ di Storia
Sempre da Wikipedia: Nei primi anni del secolo scorso, alcuni vandali spezzarono alcuni rami sedendovici sopra. Successivamente, durante la seconda guerra mondiale la quercia fu individuata dagli occupatori nazisti come legna da ardere, ma poi il progetto di abbattere l’albero monumentale fortunatamente sfumò grazie alla mobilitazione degli abitanti di San Martino in Colle. In seguito negli anni Sessanta l’albero fu colpito da un fulmine che gli causò importanti danni.
Valido Capodarca la descrive nei suoi libri agli iniizi degli anni 80. Egli scrive: La Quercia delle Streghe (questa) si trova nei pressi di Gragnano, frazione di Capannori (LU). Specie di appartenenza: benché venga definita da molti farnia, i caratteri sembrano più prossimi alla roverella, ma le cupole delle ghiande sono del cerro, ma cerro, di sicuro, non è. Il nome: le deriva da una credenza popolare secondo la quale sui suoi rami in passato le streghe usassero tenere i loro sabba; sarebbe stato proprio l’andirivieni delle streghe a provocare i tipici contorcimenti dei rami. L’età: da sfatare la fantasiosa idea che la quercia abbia 600 o addirittura 700 anni. Nel “Toscana, cento alberi da salvare”, del 1983, la pianta ha una circonferenza di m. 3,93 (ril. del 1981), la chioma ha un diametro di 37 metri. In “Alberi Monumentali della Toscana” del 2003 (ril. 2002) la circonferenza è di 4,21 e il diametro della chioma 38. I rilevamenti degli ultimi visitatori danno una circonferenza di m. 4,50. Dal 1981 al 2002 la circonferenza è aumentata di 28 cm in 21 anni, con un tasso di crescita di 1,35 cm l’anno. Supponendo una crescita costante, la quercia avrebbe raggiunto i 421 cm in circa 300 anni. Cifra approssimativa,ma la metà di quella favoleggiata. I 38 metri della chioma sono la media fra i 37 della direzione N-S e 39 della direzione E-O (sempre ril. del 2002). All’origine di questa disparità c’è un episodio avvenuto verso il 1930. Il suo proprietario, l’avvocato Giovanni Carrrara, nel 1981, racconta che una scolaresca in visita alla quercia (già allora, come ora, la pianta era oggetto di visite frequenti), si era appesa per gioco ad un lungo ramo che si protendeva verso sud, spezzandolo. Il proprietario di allora padre dell’avvocato, lo fece recidere. “Fosse accaduto oggi – diceva l’avvocato – l’avrei rimesso in sesto e quasi certamente si sarebbe risaldato”.
Durante la guerra, un reparto di panzer tedeschi usò l’ampio ombrello della chioma per mimetizzarvi i suoi carri armati. Al momento di andarsene, il comandante aveva ordinato di abbattere la quercia per rifornirsi di legna ma alla fine rinunciò; non, come racconta qualche sensazionalista ma poco credibile giornalista, per le proteste dei contadini (ma ve li immaginate i contadini schierarsi con i forconi davanti ai cannoni e alle mitragliatrici, e il colonnello tedesco che si spaventa e si fa intimidire?). Molto più semplicemente, la madre dell’avvocato parlava bene il tedesco e, con gentilezza e diplomazia, fece capire al militare il valore monumentale della pianta e l’opportunità di rifornirsi con le altre querce dei dintorni.
Colpita da un fulmine intorno al 1960 e da una malattia pochi anni dopo,la quercia ebbe sempre le cure necessarie a farla guarire. Morto parecchi anni fa l’avvocato, la proprietà della Quercia è passata alla figlia.
Da qualche tempo, qualcuno ha avuto l’idea di darle un nuovo nome “la Quercia di Pinocchio”, identificandola con quella sotto cui Pinocchio nascose i zecchini di Mangiafuoco.
Non si contano più le pubblicazioni che ne hanno parlato, e i riconoscimenti che la quercia ha ottenuto, a partire dal suo inserimento fra i 300 alberi monumentali d’Italia, nell’omonimo volume del Corpo Forestale.
Negli ultimi anni la quercia, continuando a espandersi, è andata ad appoggiare i suoi rami sull’argine al di là della stradina comunale che le passa a fianco, sì che i proprietari, per consentire il transito, sono stati costretti a puntellare i rami stessi con dei robusti pali.
Sopra l’argine, a pochi metri dalla strada, c’è una casa, dove da un quindicina di anni vive la pittrice Sandra Cortesi, che è felice di svegliarsi ogni mattina con la visione della quercia, che ha scelto come soggetto preferito dei suoi dipinti. La donna ama trascorrere lunghe ore sotto la quercia, e soprattutto ama ascoltare i registrare nella memoria i commenti dei visitatori che, provenienti da ogni dove, sostano incantati sotto la Quercia delle Streghe.
La leggenda e le fiaba
Secondo la leggenda su questi rami e branche si riunivano le streghe, poi per riti magici o cose del genere i rami si sarebbero allungati arrivando ad dimensione della chioma di 40 metri tra le più grandi d’Italia. La Quercia ispirò Collodi nel suo Pinocchio, sarebbe quella dove il burattino più celebre del mondo nascose i denari da cui sarebbe nato un albero pieno di zecchini d’oro. La quercia, nella fiaba, si trova lungo la strada per il paese dei Balocchi e dove Pinocchio venne impiccato dagli assassini che volevano rubargli le quattro monete d’oro e vicino alla quale poi il burattino incontrò il Gatto e la Volpe, che lo convinsero a sotterrare i denari nel Campo dei Miracoli nella città di Acchiappacitrulli. Ma questa è un’altra storia.
Della Quercia si riporta un articolo su la Stampa di Tiziano Fratus #homoradix
Approvazione del primo elenco degli alberi monumentali d’Italia
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 35 del 12/02/2018 il Decreto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali del 19/12/2017 che approva il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia.
Ecco l’unico articolo :
Decreta: Articolo unico 1. E' approvato il primo Elenco degli alberi monumentali d'Italia, ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10 e del decreto interministeriale 23 ottobre 2014. L'elenco, suddiviso per regioni, province e comuni, costituito da n. 2080 alberi o sistemi omogenei di alberi, e' riportato al prospetto allegato A - sezione 1), che costituisce parte integrante e sostanziale del presente provvedimento. 2. E' adottato altresi' l'elenco riportato al prospetto allegato A - sezione 2), che costituisce parte integrante e sostanziale del presente provvedimento, costituito da n. 327 alberi o sistemi omogenei di alberi. Tale elenco si compone di tutti quegli alberi rispondenti ai requisiti di monumentalita' e censiti dalla regione, anche in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato, per la cui iscrizione non e' stato ancora perfezionato da parte del Comune l'adempimento amministrativo di presa d'atto e di successiva trasmissione della proposta alla Regione. Trascorso il termine di centoventi giorni dalla pubblicazione del presente decreto, che sara' tempestivamente diffuso a cura della regione stessa nelle forme che ritiene opportune, l'elenco di cui al prospetto A - sezione 2), in assenza di osservazioni ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni e integrazioni e della normativa vigente in materia di ricorsi amministrativi, e' inteso come approvato, rientrando a far parte, quindi, della sezione 1). 3. La Direzione generale delle foreste del Mipaaf, alla quale spetta il compito di conservare tutta la documentazione a corredo, provvede a trasmettere ad ogni regione, per quanto di competenza territoriale, l'elenco nelle sue due sezioni, affinche' la stessa possa trasmetterlo ad ogni comune interessato. I comuni rendono noti gli alberi inseriti nell'elenco nazionale ricadenti nel territorio amministrativo di competenza mediante affissione all'albo pretorio, in modo tale da permettere al titolare di diritto soggettivo o al portatore di interesse legittimo di ricorrere avverso l'inserimento, nei modi e termini previsti dalla specifica normativa. 4. Al fine di consentire le misure di tutela, conoscenza, valorizzazione e gestione dei beni censiti, l'Elenco degli alberi monumentali d'Italia e' pubblicato nel sito internet del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali www.politicheagricole.it - all'interno della sezione: «politiche nazionali/alberi monumentali/elenco nazionale alberi monumentali». 5. Ogni aggiornamento dell'elenco viene proposto dalla regione mediante invio telematico alla Direzione generale delle foreste e successivamente attraverso inserimento delle informazioni nell'applicativo Web Gis dedicato, al quale si accede con indirizzo http://www.sian.it/geoalberimonumentali - L'approvazione periodica delle variazioni dell'elenco nazionale sara' effettuata mediante decreto del Direttore generale delle foreste. 6. Della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi dell'art. 138 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni e integrazioni, le Regioni inviano relativa Comunicazione e documentazione anche al Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, al fine dell'aggiornamento della banca dati del SITAP (Sistema informativo territoriale ambientale e paesaggistico). 7. Gli alberi o sistemi omogenei di alberi iscritti nell'Elenco degli alberi monumentali d'Italia sono segnalati in apposite tabelle secondo lo schema dell'allegato n. 6 del decreto interministeriale 23 ottobre 2014, apponendo la seguente dicitura «Albero monumentale tutelato ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10» o «Sistema omogeneo di alberi monumentali tutelati ai sensi dell'art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10». Il presente decreto e' divulgato attraverso il sito internet del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed e' altresi' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 19 dicembre 2017 Il Capo Dipartimento: Blasi
Fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italia
http://www.gazzettaufficiale.it/atto/vediMenuHTML;jsessionid=vjk9ZnwnROCzojVBC4F8bQ__.ntc-as1-guri2b?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2018-02-12&atto.codiceRedazionale=18A00988&tipoSerie=serie_generale&tipoVigenza=originario
Noi di molisealberi abbiamo cominciato ad aggiornare la mappa partendo dall’elenco del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che si va ad aggiungere al nostro elenco
Gli Alberi monumentali della Regione Molise
Nel dicembre 2017 il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha pubblicato il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia redatto ai sensi dell’art.7 della legge 14 gennaio 2013, n.10 e del relativo decreto attuativo del 23 ottobre 2014 Per la Regione Molise l’elenco è il seguente:
pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11260
La mappa dei grandi alberi del Molise
Gli Alberi monumentali della Regione Valle d’Aosta
Nel dicembre 2017 il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha pubblicato il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia redatto ai sensi dell’art.7 della legge 14 gennaio 2013, n.10 e del relativo decreto attuativo 23 ottobre 2014. Per la Valle d’Aosta gli alberi monumentali sono 112.
REGIONE VALLE D’AOSTA | |||||||||
ID | N. SCHEDA | PROVINCIA | COMUNE | LOCALITA’ | LATITUDINE su GIS | LONGITUDINE su GIS | SPECIE | CIRCONFERENZA FUSTO (cm) | |
NOME SCIENTIFICO | NOME VOLGARE | ||||||||
1 | 01/A326/AO/02 | Aosta | Aosta | Borgo Sant’Orso | 45°44’27,39” |
7°19’32,99” | Tilia platyphyllos Scop. | Tiglio nostrale |
461 |
2 | 02/A326/AO/02 | Aosta | Aosta | Arco d’Augusto | 45°44’21,36” |
7°19’40,19” | Platanus acerifolia (Aiton) Wild | Platano comune |
471 |
3 | 01/A877/AO/02 | Aosta | Bionaz | Gordzé | 45°56’14,19” |
7°33’33,78” | Larix decidua Mill. | Larice | 540 |
4 | 01/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’19,02” |
7°44’20,03” | Larix decidua Mill. | Larice | 350 |
5 | 02/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’20,05” |
7°44’20,07” | Larix decidua Mill. | Larice | 370 |
6 | 03/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’20,01” |
7°44’20,05” | Larix decidua Mill. | Larice | 359 |
7 | 04/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’18,07” |
7°44’21,08” | Larix decidua Mill. | Larice | 341 |
8 | 05/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’18,02” |
7°44’21,05” | Larix decidua Mill. | Larice | 412 |
9 | 06/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’20,03” |
7°44’22,06” | Larix decidua Mill. | Larice | 335 |
10 | 07/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’21,01” |
7°44’25,04” | Larix decidua Mill. | Larice | 358 |
11 | 08/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’24,00” |
7°44’24,00” | Larix decidua Mill. | Larice | 426 |
12 | 09/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’19,04” |
7°44’23,08” | Larix decidua Mill. | Larice | 360 |
13 | 10/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’19,09” |
7°44’25,05” | Larix decidua Mill. | Larice | 340 |
14 | 11/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’18,09” |
7°44’27,01” | Larix decidua Mill. | Larice | 340 |
15 | 12/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley | 45°41’18,09” |
7°44’28,08” | Larix decidua Mill. | Larice | 355 |
16 | 13/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13) | 45°41’19,08” |
7°44’29,07” | Larix decidua Mill. | Larice | 368 |
17 | 14/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13) | 45°41’20,03” |
7°44’29,09” | Larix decidua Mill. | Larice | 340 |
18 | 15/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13) | 45°41’21,07” |
7°44’28,08” | Larix decidua Mill. | Larice | 455 |
19 | 16/C594/AO/02 | Aosta | Challand-Saint-Victor | Bosco di protezione di Biuley (p.c. 13) | 45°41’22,08” |
7°44’27,04” | Larix decidua Mill. | Larice | 337 |
20 | 01/C596/AO/02 | Aosta | Champdepraz | Villa Binel – Viering | 45°41’31,29” |
7°39’46,76” | Sequoiadendron giganteum (Lindl) J. Buchholz | Sequoia gigante | 830 |
21 | 01/C294/AO/02 | Aosta | Châtillon | Castello Barone Gamba | 45°44’41,65” | 7°36’42,37” | Sequoiadendron giganteum (Lindl) J. Buchholz | Sequoia gigante | 750 |
22 | 02/C294/AO/02 | Aosta | Châtillon | Castello Passerin d’Entrèves | 45°45’05,01” |
7°36’44,68” | Cedrus atlantica (Endl.) Carrière “Glauca” | Cedro dell’Atlante | 506 |
23 | 04/C294/AO/02 | Aosta | Châtillon | Castello Passerin d’Entrèves | 45°45’37,00” |
7°37’08,00” | Fagus sylvatica L. | Faggio | 403 |
24 | 05/C294/AO/02 | Aosta | Châtillon | Castello Passerin d’Entrèves | 45°44’59,59” |
7°36’41,16” | Fagus sylvatica L. “Rubra” | Faggio rosso | 380 |
25 | 06/C294/AO/02 | Aosta | Châtillon | Castello Passerin d’Entrèves | 45°45’01,95” |
7°36’43,48” | Tilia platyphyllos Scop. | Tiglio nostrale | 516 |
26 | 07/C294/AO/02 | Aosta | Châtillon | Castello Passerin d’Entrèves | 45°45’02,05” |
7°36’43,38” | Tilia platyphyllos Scop. | Tiglio nostrale | 420 |
27 | 01/C821/AO/02 | Aosta | Cogne | Buthier | 45°36’13,69” |
7°20’57,57” | Fraxinus excelsior L. | Frassino maggiore | 472 |
28 | 01/D012/AO/02 | Aosta | Courmayeur | Golette | 45°47’20,29” |
6°57’12,43” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 351 |
29 | 01/D338/AO/02 | Aosta | Donnas | Monterey – Via Roma, 97 | 45°36’10,64” |
7°46’24,10” | Platanus acerifolia (Aiton) Wild | Platano comune | 490 |
30 | 02/D338/AO/02 | Aosta | Donnas | Monterey – Via Roma, 97 | 45°36’10,64” |
7°46’24,10” | Platanus acerifolia (Aiton) Wild | Platano comune | 385 |
31 | 01/D537/AO/02 | Aosta | Fénis | Sopra Alpe Savoney | 45°39’26,16” |
7°31’59,02” | Pinus cembra L. | Pino cembro | 271 |
32 | 01/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Pont-Sec | 45°44’23,94” |
7°51’06,83” | Fraxinus excelsior L. | Frassino maggiore | 570 |
33 | 02/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Villa Margherita | 45°46’37,21” |
7°49’37,99” | Pinus cembra L. | Pino cembro | 370 |
34 | 03/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Villa Margherita | 45°46’36,43” |
7°49’37,32” | Pinus cembra L. | Pino cembro | 368 |
35 | 04/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Villa Margherita | 45°46’37,12” |
7°49’38,09” | Pinus cembra L. | Pino cembro | 470 |
36 | 05/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Villa Margherita | 45°46’36,22” |
7°49’37,89” | Pinus cembra L. | Pino cembro | 367 |
37 | 06/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Bosco di Freiderecko | 45°48’25,06” |
7°49’15,05” | Larix decidua Mill. | Larice | 349 |
38 | 07/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Bosco di Freiderecko | 45°48’26,04” |
7°49’16,00” | Larix decidua Mill. | Larice | 422 |
39 | 08/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Bosco di di Freiderecko | 45°48’27,01” |
7°49’15,08” | Larix decidua Mill. | Larice | 360 |
40 | 09/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Bosco di Freiderecko | 45°48’27,08” |
7°49’16,08” | Larix decidua Mill. | Larice | 373 |
41 | 10/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Bosco di protezione Freiderecko | 45°48’26,09” |
7°49’16,04” | Larix decidua Mill. | Larice | 472 |
42 | 11/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint-Jean | Bosco di Freiderecko | 45°48’27,05” |
7°49’17,07” | Larix decidua Mill. | Larice | 500 |
43 | 12/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’48,06” |
7°51’15,07” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 394 |
44 | 13/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’47,03” |
7°51’14,08” | Larix decidua Mill. | Larice | 414 |
45 | 14/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’48,05” |
7°51’15,06” | Larix decidua Mill. | Larice | 351 |
46 | 15/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’47,03” |
7°51’14,02” | Acer pseudoplatanus L. | Acero montano | 315 |
47 | 16/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’47,00” |
7°51’14,09” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 458 |
48 | 17/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’46,06” |
7°51’21,04” | Larix decidua Mill. | Larice | 335 |
49 | 18/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’42,01” |
7°51’18,01” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 375 |
50 | 19/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’43,00” |
7°51’18,04” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 350 |
51 | 20/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’41,01” |
7°51’21,00” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 402 |
52 | 21/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’38,05” |
7°51’22,02” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 413 |
53 | 22/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di di Pont-Sec | 45°44’36,05” |
7°51’29,07” | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 370 |
54 | 23/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di protezione di Pont-Sec | 45°44’39,02” |
7°51’27,05” | Acer pseudoplatanus L. | Acero montano | 304 |
55 | 24/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di protezione di Pont-Sec | 45°44’39,09” |
7°51’26,01” | Larix decidua Mill. | Larice | 364 |
56 | 25/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di protezione di Pont-Sec | 45°44’44,30″ |
7°51’25,10″ | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 438 |
57 | 26/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di protezione di Pont-Sec | 45°44’47,80″ |
7°51’24,60″ | Larix decidua Mill. | Larice | 372 |
58 | 27/E168/AO/02 | Aosta | Gressoney-Saint- Jean | Bosco di protezione di Pont-Sec | 45°44’48,60″ | 7°51’18,90″ | Picea abies (L) H. Karst. | Abete rosso | 473 |
59 | 01/E369/AO/02 | Aosta | Issime | Champriond | 45°41’38,32” |
7°51’34,21” | Thuja plicata Donn ex D. Don. | Tuia gigante | 341 |
60 | 02/E369/AO/02 | Aosta | Issime | Seingle Superiore | 45°40’42,37″ |
7°51’32,62″ | Fagus sylvatica L. | Faggio | 386 |
61 | 01/E458/AO/02 | Aosta | La Salle | Derby | 45°43’35,75” |
7°05’39,09” | Castanea sativa Mill. | Castagno | 763 |
62 | 01/F726/AO/02 | Aosta | Morgex | Grigne Rosse | 45°46’54,02” |
7°02’59,12” | Larix decidua Mill. | Larice | 507 |
63 | 01/F987/AO/02 | Aosta | Nus | Mazod | 45°44’30,64” |
7°27’30,43” | Morus nigra L. | Gelso nero | 288 |
64 | 01/G459/AO/02 | Aosta | Perloz | Pessé | 45°37’58,82” | 7°47’36,55” | Fraxinus excelsior L. | Frassino maggiore | 381 |
65 | 01/G854/AO/02 | Aosta | Pont-Saint-Martin | Giardini pubblici, Via Caduti del Lavoro 21 | 45°35’24,26” | 7°47’54,51” | Taxus baccata L. | Tasso | 263 |
66 | 01/G860/AO/02 | Aosta | Pontey | Gimiod | 45°43’54,29” |
7°35’58,15” | Morus nigra L. | Gelso nero | 250 |
67 | 01/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco d Artalle | 45°35’44,57″ | 7°08’37,04″ | Larix decidua Mill. | Larice | 430 |
68 | 02/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle ( | 45°35’44,55″ | 7°08’38,89″ | Larix decidua Mill. | Larice | 400 |
69 | 03/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di di Artalle | 45°35’44,67″ | 7°08’39,66″ | Larix decidua Mill. | Larice | 370 |
70 | 04/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’45,22″ | 7°08’00,10″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 371 |
71 | 05/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’43,37″ | 7°08’39,47″ | Larix decidua Mill. | Larice | 361 |
72 | 06/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 5°35’43,03″ | 7°08’01,63″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 399 |
73 | 07/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’43,78″ | 7°08’01,07″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 352 |
74 | 08/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 5°35’44,18″ | 7°08’00,67″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 411 |
75 | 09/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’44,44″ | 7°08’01,82″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 365 |
76 | 10/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’45,07″ | 7°08’01,26″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 386 |
77 | 11/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’44,74″ | 7°08’00,88″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 394 |
78 | 12/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’44,50″ | 7°08’02,28″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 366 |
79 | 13/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’43,37″ | 7°08’02,93″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 422 |
80 | 14/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’42,59″ |
7°08’04,73″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 370 |
81 | 15/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’44,42″ | 7°08’04,20″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 409 |
82 | 16/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’43,99″ | 7°08’04,22″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 355 |
83 | 17/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | i Bosco di Artalle | 5°35’44,66″ | 7°08’05,81″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 352 |
84 | 18/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’41,41″ | 7°08’14,76″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 435 |
85 | 19/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’42,98″ | 7°08’38,79″ | Larix decidua Mill. | Larice | 364 |
86 | 20/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’42,50″ |
7°08’38,73″ | Larix decidua Mill. | Larice | 362 |
87 | 21/H262/AO/02 | Aosta | Rhêmes-Notre-Dame | Bosco di Artalle | 45°35’42,38″ | 7°08’38,58″ | Larix decidua Mill. | Larice | 390 |
88 | 01/H673/AO/02 | Aosta | Saint-Oyen | Château Verdun – Via Flassin, 3 | 45°49’26,30” |
7°12’54,19” | Laburnum alpinum (Mill.) Bercht. e Presl | Maggiociondolo |
305 |
89 | 01/H676/AO/02 | Aosta | Saint-Vincent | Viale Piemonte, 72 | 45°45’10,41” |
7°38’30,22” | Abies cephalonica Loudon | Abete greco | 365 |
90 | 02/H676/AO/02 | Aosta | Saint-Vincent | Via Billia/Via Marconi | 45°45’06,22” |
7°38’28,32” | Platanus acerifolia (Aiton) Wild | Platano comune | 472 |
91 | 01/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’17,62″ |
7°02’31,12″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 491 |
92 | 02/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’20,50″ |
7°02’32,56″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 364 |
93 | 03/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’17,86″ |
7°02’32,38″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 489 |
94 | 04/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’16,54″ |
7°02’34,18″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 388 |
95 | 05/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’15,28″ |
7°02’34,54″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 387 |
96 | 06/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’15,46″ |
7°02’35,38″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 427 |
97 | 07/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’15,28″ |
7°02’36,76″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 361 |
98 | 08/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’14,32″ | 7°02’34,66″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 400 |
99 | 09/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’11,00″ | 7°02’22,00″ | Larix decidua Mill. | Larice | 376 |
100 | 10/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’15,70″ |
7°02’32,56″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 463 |
101 | 11/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’17,08″ | 7°02’30,76″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 572 |
102 | 12/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’09,82″ |
7°02’35,20″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 355 |
103 | 13/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’00,16″ |
7°02’39,76″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 438 |
104 | 14/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°34’31,22″ |
7°02’54,58″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 375 |
105 | 15/L582/AO/02 | Aosta | Valgrisenche | Bosco di protezione di Arolla | 45°35’39,14″ | 7°02’45,82″ |
Larix decidua Mill. | Larice | 361 |
106 | 01/L647/AO/02 | Aosta | Valsavarenche | Bosco di protezione di Bien | 45°34’48,00″ | 7°13’32,00″ | Larix decidua Mill. | Larice | 429 |
107 | 02/L647/AO/02 | Aosta | Valsavarenche | Bosco di protezione di Bien | 45°34’48,79″ |
7°13’32,25″ | Larix decidua Mill. | Larice | 438 |
108 | 03/L647/AO/02 | Aosta | Valsavarenche | Bosco di protezione di Bien | 45°57’44,80” |
7°21’41,90” |
Larix decidua Mill. | Larice | 372 |
109 | 04/L647/AO/02 | Aosta | Valsavarenche | Bosco di Bien | 45°57’43,50” | 7°21’46,50” |
Larix decidua Mill. | Larice | 368 |
110 | 05/L647/AO/02 | Aosta | Valsavarenche | Bosco di Bien | 45°57’34,00′ | 7°21’46,70” |
Larix decidua Mill. | Larice | 348 |
111 | 06/L647/AO/02 | Aosta | Valsavarenche | Bosco di Bien | 45°57’31,10” |
7°21’53,30” |
Larix decidua Mill. | Larice | 358 |
112 | 07/L647/AO/02 | Aosta | Valsavarenche | Bosco di Bien | 45°57’30,70” |
7°21’54,70” |
Larix decidua Mill. | Larice | 373 |
Fonte Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali anno 2017
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11260
Campitello Matese un faggio che abbraccia una pietra
Tra alcuni grandi esemplari di faggio che si trovano in vicinanza del pianoro di Campitello Matese, stazione sciistica del Molise, c’è ne uno molto interessante non solo per le sue dimensioni del tronco che supera i 400 cm. Il suo grande fusto pare abbracciare un grosso sasso bianco che a distanza sembrava della neve ben scolpita. Hanno sempre un fascino le radici e i tronchi dei faggi che vogliono “proteggere” grosse pietre. I faggi nascono dalle cavità di qualche pietra ? Ma le radici dei faggi a contatto con il terreno ci sono sempre?
Roccamandolfi località campo le fosse un faggio da 500 cm e una fiat 500 gialla
Siamo sui monti del Matese, ci siamo incontrati con gli amici di Molise Explorer che organizzano da diversi anni dei trek tour, sempre interessanti, soprattutto dopo le camminate, per gli ottimi cibi a base di formaggi, salumi, dolci vino e altre bevande che ogni escursionista condivide con gli altri. Quando si parla di Roccamandolfi viene da pensare al “brigantaggio” e alla forra del torrente Callora. Il territorio del comune ha luoghi spesso inaccessibili, che erano stati in passato nascondigli per i briganti, la forra invece è ideale per chi fa torrentismo. E’ facile perdersi nelle faggete se non si ha un po’ di senso di orientamento. C’è stata una breve nevicata la notte prima dell’escursione, l’aria mattutina come si dice è “frizzante”, anche se non so cosa significa, penso sempre ad un buon “spumantino”. Con Michele, che ci fa da guida, dovremo percorrere ad anello 11 km. Speriamo di trovare anche qui, a quota sopra i 1300 mslm, qualche grande faggio. Si parte dall’accogliente rifugio-ristorante Guado la Melfa, per il pianoro di Campitelli. Ci fermiamo a vedere una vecchia fiat cinquecento, si parla delle loro “avventure” sulla neve;
Le vecchie 500 vanno un po’ dappertutto. Pensavo, potremo trovare anche un bel faggio con circonferenza del tronco da 500 cm. Leggiamo i toponimi sulla cartografia: Monte Valle dei Lupi, Monte Morzone, Serra delle Vallocchie scure, Campo delle Fosse, Colle del Caprio. Sono nomi di luoghi come da film di avventura, affascinanti, ombrosi spesso per la presenza di estese faggete intervallate qua e la da pianori, rocce e creste affioranti. I faggi sono quasi tutti uguali, qualcuno più vecchio è stato segnato sul tronco con una vernice gialla perchè in una zona SIC (sito della rete natura 2000) occorre lasciare piante da destinare all’invecchiamento indefinito. I faggi che sono spesso policormici, con più fusti derivanti da ceppaie, ci raccontano sempre la storia forestale e non solo di un luogo. Notiamo piante martellate, con qualche “NO” scritto in rosso sui tronchi a far capire a chi dovrebbe tagliarli che deve lasciare sempre “il meglio” di una pianta, per la rinnovazione del bosco e per le leggi della natura e dell’uomo. Seguiamo delle piste di esbosco e un sentiero non sempre evidente che sulla carta escursionistica del Matese è indicato con il numero 100 DM (Dorsale Matese), Siamo ai confini con la Campania, i panorami dalle creste rocciose a sud ovest affacciano sul territorio di Letino (Sorgenti dell’acqua Lete) come Michele esperto conoscitore del Matese e in particolare dell’Alto Molise ci descrive. Si vede l’ampio pianoro del lago Matese. Il sentiero CAI n.100 continua per Colle Tamburo e Monte Miletto (la montagna più alta della catena a 2059 mslm). Appena le pendenze per Colle Tamburo si fanno più elevate, il nostro gruppo di escursionisti devia per chiudere l’anello, sempre tra faggi grandi e piccoli spesso con i classici rami ondulati e contorti anche per l’azione del vento, qui sempre presente. Entriamo in un pianoro che dalla foto di google earth sembra un triangolo. Siamo in località campo le fosse a quota intorno i 1400 mslm . Si vede un esemplare isolato di faggio. Questa pianta, merita per le sue dimensioni e forma. Per deformazione professionale, sono il primo ad accorgermi della sua maestosità. Ci fermiamo, rollina intorno al tronco, si misura più volte la circonferenza media è di 500 cm., come la fiat 500 incontrata stamattina. Il numero 500 ci ha portato fortuna. La pianta nella sua veste invernale ha una chioma di grande impatto visivo ai margini del pianoro, è riuscita a crescere senza molte difficoltà, senza che l’uomo sia intervenuto. Le branche e i rami sono disposti in modo regolare. Il colore verde intenso del muschio sul tronco, qualche cavità, non si evidenziano segni particolari di sofferenza. Siamo in inverno e in riposo vegetativo, bisogna tornare a primavera per veder meglio il nuovo spettacolo della sua ampia chioma.
La fine di un grande re
Il fajone o faon o r’ faone poi chiamato da tutti il “re fajone” è caduto al suolo nella notte tra il 29 e 30 Novembre 2017 .Quella notte tirava in zona un forte vento. Aveva forse più di 300 anni ed era tra i primi faggi in Italia monocormici ad avere una circonferenza del tronco che si avvicinava ai 700 cm . Si può solo dire che non tutto è perduto, almeno per la parte di tronco rimasta saldamente al suolo con un ramo laterale che ancora è in grado, speriamo, di tirar fuori nuovi germogli e foglie. Sarebbe auspicabile far rimanere il tutto come prima togliendo solo rami, branche e frascame secco. Nella cavità del tronco una volta eliminate le parti “marcescenti” potrebbe ridare dei nuovi “polloni”. Madre natura è sempre maestra, ma non sappiamo come si comporterà. Siamo stati a Vastogirardi nel bosco in località San Nicola nel pomeriggio del 01/12/2017. Ecco alcune foto: